sabato 20 dicembre 2008

La corruzione inconsapevole che affonda il paese

La cosa enormemente tragica che emerge in questi giorni è che nessuno dei coinvolti delle inchieste napoletane aveva la percezione dell'errore, tantomeno del crimine. Come dire ognuno degli imputati andava a dormire sereno. Perché, come si vede dalle carte processuali, gli accordi non si reggevano su mazzette, ma sul semplice scambio di favori: far assumere cognati, dare una mano con la carriera, trovare una casa più bella a un costo ragionevole. Gli imprenditori e i politici sanno benissimo che nulla si ottiene in cambio di nulla, che per creare consenso bisogna concedere favori, e questo lo sanno anche gli elettori che votano spesso per averli, quei favori. Il problema è che purtroppo non è più solo la responsabilità del singolo imprenditore o politico quando è un intero sistema a funzionare in questo modo. Oggi l'imprenditore si chiama Romeo, domani avrà un altro nome, ma il meccanismo non cambierà, e per agire non si farà altro che scambiare, proteggere, promettere di nuovo. Perché cosa potrà mai cambiare in una prassi, quando nessuno ci scorge più nulla di sbagliato o di anomalo. Che un simile do ut des sia di fatto corruzione è un concetto che moltissimi accoglierebbero con autentico stupore e indignazione. Ma come, protesterebbero, noi non abbiamo fatto niente di male! E che tale corruzione non vada perseguitata soltanto dalla giustizia e condannata dall'etica civile, ma sia fonte di un male oggettivo, del funzionamento bloccato di un paese che dovrebbe essere fondato sui meccanismi di accesso e di concorrenza liberi, questo risulta ancora più difficile da cogliere e capire. La corruzione più grave che questa inchiesta svela sta nel mostrarci che persone di ogni livello, con talento o senza, con molta o scarsa professionalità, dovevano sottostare al gioco della protezione, della segnalazione, della spinta. Non basta il merito, non basta l'impegno, e neanche la fortuna, per trovare un lavoro. La condizione necessaria è rientrare in uno scambio di favori. In passato l'incapace trovava lavoro se raccomandato. Oggi anche la persona di talento non può farne a meno, della protezione. E ogni appalto comporta automaticamente un'apertura di assunzioni con cui sistemare i raccomandati nuovi.


Non credo sia il tempo di convincere qualcuno a cambiare idea politica, o a pensare di mutare voto. Non credo sia il tempo di cercare affannosamente il nuovo o il meno peggio sino a quando si andrà incontro a una nuova delusione. Ma sono convinto che la cosa peggiore sia attaccarsi al triste cinismo italiano per il quale tutto è comunque marcio e non esistono innocenti perché in un modo o nell'altro tutti sono colpevoli. Bisogna aspettare come andranno i processi, stabilire le responsabilità dei singoli. Però esiste un piano su cui è possibile pronunciarsi subito. Come si legge nei titoli di coda del film di Francesco Rosi "Le mani sulla città: "I nomi sono di fantasia ma la realtà che li ha prodotti è fedele". Indipendentemente dalle future condanne o assoluzioni, queste inchieste della magistratura napoletana, abruzzese e toscana dimostrano una prassi che difficilmente un politico - di qualsiasi colore - oggi potrà eludere. Non importa se un cittadino voti a destra o a sinistra, quel che bisogna chiedergli oggi è esclusivamente di pretendere che non sia più così. Non credo siano soltanto gli elettori di centrosinistra a non poterne più di essere rappresentati da persone disposte sempre e soltanto al compromesso. La percezione che il paese stia affondando la hanno tutti, da destra a sinistra, da nord a sud. E come in ogni momento di crisi, dovrebbero scaturirne delle risorse capaci di risollevarlo. Il tepore del "tutto è perduto" lentamente dovrebbe trasformarsi nella rovente forza reattiva che domanda, esige, cambia le cose. Oggi, fra queste, la questione della legalità viene prima di ogni altra. L'imprenditoria criminale in questi anni si è alleata con il centrosinistra e con il centrodestra. Le mafie si sono unite nel nome degli affari, mentre tutto il resto è risultato sempre più spaccato. Loro hanno rinnovato i loro vertici, mentre ogni altra sfera di potere è rimasta in mano ai vecchi. Loro sono l'immagine vigorosa, espansiva, dinamica dell'Italia e per non soccombere alla loro proliferazione bisogna essere capaci di mobilitare altrettante energie, ma sane, forti, mirate al bene comune. Idee che uniscano la morale al business, le idee nuove ai talenti. Ho ricevuto l'invito a parlare con i futuri amministratori del Pd, così come l'invito dell'on del Pdl Granata ad andare a parlare a Palermo con i giovani del suo partito. Credo sia necessario il confronto con tutti e non permettere strumentalizzazioni. Le organizzazioni criminali amano la politica quando questa è tutta identica e pronta a farsi comprare. Quando la politica si accontenta di razzolare nell'esistente e rinuncia a farsi progetto e guida. Vogliono che si consideri l'ambito politico uno spazio vuoto e insignificante, buono solo per ricavarne qualche vantaggio. E a loro come a tutti quelli che usano la politica per fini personali, fa comodo che questa visione venga condivisa dai cittadini, sia pure con tristezza e rassegnazione. La politica non è il mio mestiere, non mi saprei immaginare come politico, ma è come narratore che osserva le dinamiche della realtà che ho creduto giusto non sottrarmi a una richiesta di dialogo su come affrontare il problema dell'illegalità e della criminalità organizzata. Il centrosinistra si è creduto per troppo tempo immune dalla collusione quando spesso è stato utilizzato e cooptato in modo massiccio dal sistema criminale o di malaffare puro e semplice, specie in Campania e in Calabria. Ma nemmeno gli elettori del centrodestra sono felici di sapere i loro rappresentanti collusi con le imprese criminali o impegnati in altri modi a ricavare vantaggi personali. Non penso nemmeno che la parte maggiore creda davvero che sia in atto un complotto della magistratura. Si può essere elettori di centrodestra e avere lo stesso desiderio di fare piazza pulita delle collusioni, dei compromessi, di un paese che si regge su conoscenze e raccomandazioni. Credo che sia giunto il tempo di svegliarsi dai sonni di comodo, dalle pie menzogne raccontate per conforto, così come è tempo massimo di non volersela cavare con qualche pezza, quale piccola epurazione e qualche nome nuovo che corrisponda a un rinnovamento di facciata. Non ne rimane molto, se ce n'è ancora. Per nessuno. Chi si crede salvo, perché oggi la sua parte non è stata toccata dalla bufera, non fa che illudersi. Per quel che bisogna fare, forse non bastano nemmeno i politici, neppure (laddove esistessero) i migliori. In una fase di crisi come quella in cui ci troviamo, diviene compito di tutti esigere e promuovere un cambiamento. Svegliarsi. Assumersi le proprie responsabilità. Fare pressione. È compito dei cittadini, degli elettori. Ognuno secondo la sua idea politica, ma secondo una richiesta sola: che si cominci a fare sul serio, già da domani.
Roberto Saviano

venerdì 19 dicembre 2008

J. J. Rousseau

"Vi fidate dell´ordine attuale della società senza pensare che tale ordine è soggetto a inevitabili rivoluzioni e che vi è impossibile tanto prevedere quanto prevenire quella che riguarda i vostri figli. Il grande diventa piccolo, il ricco diventa povero, il monarca diventa suddito; i colpi del destino sono forse così rari che voi possiate ritenervene indenni? Ci avviciniamo a un periodo di crisi e al secolo delle rivoluzioni. Chi può prevedere ciò che diventerete? Tutto ciò che gli uomini fanno, gli uomini possono distruggerlo; gli unici segni indelebili sono quelli impressi dalla natura, e la natura non crea né príncipi, né ricchi, né gran signori. Cosa farà dunque, nella bassezza, quel satrapo che avrete allevato solo per la grandezza? Cosa farà nella povertà quel pubblicano che sa vivere soltanto nell´oro? Cosa farà, sprovvisto di tutto, quel fastoso imbecille che non sa avvalersi di sé stesso e si affida solo a ciò che è estraneo a lui? Fortunato quindi chi sa abbandonare la condizione che lo abbandona, e rimanere uomo a dispetto della sorte! Che si lodi quanto si vorrà il re sconfitto che come un folle vuol essere sepolto sotto le macerie del suo trono; per lui io provo disprezzo; vedo che egli esiste solo con la sua corona in testa, e che non è più nulla se non è re; ma colui che la perde e sa farne a meno è allora al di sopra di essa. Dal rango di re, che un vile, un malvagio, un folle può adempiere come chiunque altro, sale alla condizione di uomo, che pochi uomini sanno adempiere..."

J.J. Rousseau, Emile, 1762

mercoledì 17 dicembre 2008

6 punti per migliorare la Giustizia

Si può migliorare il sistema giudiziario in Italia senza distruggere l'autonomia del terzo potere?

Di Pietro dice la sua. In sostanza bisogna investire sulla magistratura e renderla più efficiente con alcune modifiche del sistema attuale. Qui in una intervista indica 6 punti necessari per migliorare la situazione. È tutto fattibile a breve, non c'è bisogno di ricattare il parlamento come ha fatto Berlusconi che per avere il Lodo Alfano ha minacciato di bloccare 100.000 processi!

Dal sito di Di Pietro:

"L'Italia dei Valori ha già presentato, e lo voglio dire al mio amico Walter, ben 21 disegni di legge, alla Camera e al Senato. Abbiamo messo, sul tavolo istituzionale, disegni di legge dove non si parla di riforme dei massimi sistemi, di divisione del Csm, della discrezionalità dell'azione penale ... Non parlano di massimi sistemi, ma di cose concrete, tra cui:

  1. l'aumento del 30% delle risorse finanziarie attraverso il ricorso a quelli che sono i fondi attualmente sequestrati e confiscati;
  2. l'aumento del 30% del personale para giudiziario che è stato ridotto con la legge Brunetta;
  3. la riduzione dei tempi processuali attraverso una rivisitazione del sistema delle impugnazioni e delle notificazioni;
  4. la risistemazione e ridefinizione delle circoscrizioni giudiziarie, perché ci sono alcuni tribunali che sono pieni di carte e altri pieni di ferie;
  5. l'eliminazione totale di tutti gli incarichi esterni dei magistrati, cosi che tornino a fare i magistrati.
  6. C'è, inoltre, una magistratura che si chiama “magistratura militare”, oltre a quella onoraria. Questi magistrati, che hanno studiato e hanno fatto il concorso, invece di far niente, dobbiamo impiegarli nel civile.
Sa qual'è la differenza tra me ed Alfano? Che lui ha depositato il “Lodo Alfano”, io ho depositato i 21 disegni di legge per far funzionare la Giustizia. Lui per fermarla, io per farla camminare. Scegliete voi."

martedì 16 dicembre 2008

L'Onda torinese


Riporto un post di Sabina Guzzanti sul suo incontro con gli studenti torinesi.

aule magne

ho trovato un resoconto fatto dagli universitari di torino dopo il nostro incontro. lo pubblico perché possiate avere un’idea sia pur sintetica di quello di cui discutiamo.

E’ martedì 9 dicembre 2008, l’Onda Anomala torinese oggi ha un’ospite d’eccezione. Intorno alle 12 un’ovazione rompe la normale quiete della Facoltà di corso Regina Margherita. Sabina Guzzanti riceve, riconoscente, gli applausi della platea. Un sorriso lascia trasparire soddisfazione. Non perde tempo l’attrice comica romana, inizia subito a parlare, raccontare. Ha un piglio serio e deciso, chi si aspettava un personaggio giocondo e disponibile allo scherzo ne rimarrà deluso.

La Guzzanti fissa subito alcuni concetti sui quali tornerà spesso in seguito. Bandisce dal dibattito le espressioni che rimandano alla stanchezza, alla mancanza di forze degli studenti e delle studentesse dell’Onda. E’ lapidaria. Sostiene, quasi scocciata, che per lei non è concepibile essere stanchi. Solo con il continuo movimento, l’ininterrotto studio, i nostri cervelli possono riposarsi, se si fermano è la fine. Ammonisce, determinata, che ogni cambiamento, ogni lotta, ogni vittoria significano fatica, lavoro, duro impegno e abnegazione. Vietato lamentarsi.

A chi sostiene che l’Onda in questa ultime settimane scarseggia di partecipazione risponde ricordando che tutte le più grandi conquiste nella storia dell’umanità, soprattutto in tema di diritti, sono state fatte da minoranze.

L’incontro prosegue. A tratti pare di stare ad una lectio magistralis. La Guzzanti, in cattedra, tiene perfettamente il ruolo. Si alternano, moltissime, le domande e le riflessioni dal pubblico. Lei ribatte ad ognuna come medesima passione ed ottima retorica, difficile replicare. Ha voglia di darci la scossa, allontanarci da false paure e fuorvianti certezze. Sente l’entusiasmo scarseggiare, ne vuole iniettare. Ci ricorda che non dobbiamo attendere l’aiuto di qualcuno, semplicemente perchè quel qualcuno non esiste. Nessuno è in grado o non vuole aiutarci. Scaccia con forza “l’effetto santone” che lei stessa potrebbe provocare. La consapevolezza che tocca a noi, ultima speranza per questo maledetto paese, capire quale strada prendere e con quali mezzi. A questo ci tiene molto la Guzzanti, lo ribadisce più volte, è quasi un assillo. Il messaggio è sempre più chiaro, desolante e al tempo stesso stimolante: non avete alibi sta a voi, solamente a voi, la ricerca delle soluzioni.

Studiate, studiate, studiate. L’unica vera ricetta che l’attrice comica romana si sente di darci. Banale, come solo le cose vere sanno esserlo. “L’unica possibilità che avete – afferma la Guzzanti - è riflettere, analizzare, approfondire. Una continua ricerca ostinata. Se siete competenti e preparati nessuno vi può fermare.” Ci riporta all’essenziale, ci obbliga a focalizzare bene i nostri obiettivi e spendere al meglio le nostre energie, sfruttandole al massimo. Il “cosa dire” piuttosto del “come dire”, questa deve essere la rotta. Basta preoccuparsi di finire in tv e sui giornali. Basta piagnistei e vittimismi di qualunque sorta. Insomma “il futuro è nelle nostre mani”. Sono i contenuti la vera soluzione, solo la loro autorevolezza potrà aiutarci.

Sono passate quasi due ore e mezza, la Guzzanti deve andare, prima però di lasciarci ci racconta un aneddoto: la prima volta che ha incontrato di persona Silvio Berlusconi. A colpirla fu la sua estrema ignoranza. E’ divertente ascoltarla, è brava. Tante sono le risate che accompagnano il suo narrare. A pensarci bene però il nostro non può che essere un riso amaro, perchè è proprio contro quella ignoranza che noi oggi stiamo lottando.

Collettivo “Bonobo” Scienze Politiche Torino

Solidarietà con la Grecia


In decine di città è l'Onda a trasformare lo sciopero e a generalizzarlo con cortei autonomi, azioni, blocchi delle strade e delle università. Migliaia di studenti scesi piazza a scioperare, hanno attraversato le metropoli: non solo non paghiamo la crisi, ma la crisi la agiamo e la creiamo noi, per reclamare reddito e servizi. Abbiamo cominciato a riapprorpiarci del presente e non ci fermeremo più!

NOI LA CRISI VE LA FAREMO PAGARE!

Perchè lo sciopero sociale di studenti, dottorandi, ricercatori, e assieme all'Onda dei migranti, movimenti di lotta per la casa, per i beni comuni, operatori sociali, precari e precarie non rappresentabili ha segnato questa giornata con una dato virtuoso da aggiungere allo sciopero dei sindacati di base COBAS-CUB-SDL ( centinaia di migliaia in tutta italia) e della Cgil ( più di un milione nelle varie piazze). Bloccata la produzione metropolitana, nelle fabbriche, nelle cooperative sociali, nelle scuole e nelle università!


da www.uniriot.org

domenica 14 dicembre 2008

Repubblica informa (?)


Ecco come è stata data inizialmente da Repubblica la notizia delle elezioni in Abruzzo.

Nel titolo come potete leggere bene in grande: SFIDA PD-PDL

In piccolo nel sottotitolo: SULLO SFONDO IL MATCH TRA DI PIETRO E BERLUSCONI

La Repubblica scriverà solo molte ore dopo, nel titolo (nel corpo dell'articolo ovviamente era già menzionato), che Costantini è il candidato di IdV. È sostenuto dal PD, che dopo la figuraccia di Del Turco non ha voluto metterci un nome tirato fuori dalla rosa dei propri candidati.
La sfida si sa è tra IdV e PdL. Il PD in Abruzzo ha già perso la sfida avendo l'ex governatore agli arresti domiciliari. La sfida sulla questione morale il PD l'ha persa quando, dopo aver annunciato liste per le politiche prive di pregiudicati, ha candidato persone che avevano già problemi con la giustizia. La sfida sulla questione morale il PD l'ha persa quando non ha saputo mandare a casa Bassolino prima che cominciasse il processo. Avrebbe dovuto farlo preventivamente, per rispetto agli elettori. Ora, invece, che il processo è cominciato gli assicurano una candidatura alle europee.

PS: ho scritto un commento al citato articolo di Repubblica, dato che il sito invitava i lettori a farlo. Repubblica dichiara che non tutti i commenti vengono visualizzati, perché prima vengono letti dalla redazione. Il mio ovviamente non è stato visualizzato. Non c'era turpiloquio, nessuna espressione meleducata. Ho solo detto quello che penso e cioè che Repubblica sta perdendo più lettori degli altri giornali concorrenti proprio perché dà delle notizie che sono troppo parziali, rasentano la manipolazione. Pur sapendo che è un gionale di partito e gli si passa una certa presa di posizione.

Dall'Espresso del 4 dicembre si legge la perdita in percentuale dei gionali dal 2007 al 2008:

  • Repubblica -15%
  • Corriere -7.6%
  • Il Gazzettino -3.2%
  • Il Secolo XIX -2.5%
  • Il Giornale -1.9%
  • La Nazione -1.6%

Appello Fini-Travaglio



Cliccate sull'immagine per leggere l'appello di Massimo Fini e Marco Travaglio e aderire firmando.

"Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano."

Leggi il RESTO.

venerdì 12 dicembre 2008

Cosa vuol dire modificare la costituzione?

Vignetta di Molly Bezz

Il governo Berlusconi vuol modificare la costituzione
. Lo vogliono fare per cambiare il sistema della giustizia. Gustavo Zagrebelsky, costituzionalista e presidente emerito della Corte costituzionale, spiega a Repubblica cosa comporta una modifica della carta costiutuzionale in questo caso.

Riporto alcune parti dell'intervista. Il resto leggetelo QUA.

L'art. 138 della Costituzione regola le leggi di revisione della Costituzione.
"Appunto, l'art. 138 prevede che le riforme costituzionali debbano essere approvate con un ampio consenso raccogliendo il voto della maggioranza e di una parte dell'opposizione".

Qual era il significato di questo consenso qualificato?
"Che la Costituzione, la sua manutenzione, le sue modifiche non dovessero essere appannaggio della pura maggioranza. Poi però le leggi elettorali hanno cambiato il sistema politico, polarizzandolo su due sponde e ora chi ha il sopravvento nella competizione elettorale e conquista la maggioranza si fa da sé le riforme costituzionali".

[...] ci sono due nozioni di Costituzione. La prima considera la Costituzione come strumento di chi governa. Per Cromwell, la Costituzione, è appunto Instrument of Government. Siamo qui alla presenza di Platone, Aristotele, Hobbes, Schmitt. Per venire al presente o al passato prossimo, non c'è in Sud America vincitore di elezioni, capo-popolo o colonnello, che non abbia e annunci un suo progetto costituzionale: è lo strumento di cui intende servirsi per esercitare il potere".

Qual è la seconda nozione?

"E' la nostra. Qui il riferimento è John Locke. La Costituzione è inclusiva. Non è scritta da chi vince contro gli sconfitti. La Costituzione non si occupa di chi sia il vincitore. Scrive principi per tutti, garantisce i diritti di tutti. Noi siamo figli di questo costituzionalismo. La nostra Carta fondamentale è nata con la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite del 1948, con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà del 1950. La Costituzione italiana si colloca in questa tradizione. E' nata per essere inclusiva, per valere per tutti. Non è uno strumento di potere ma di garanzia contro gli abusi del potere. Berlusconi invece vuole fare il Cromwell. Può essere ancora più chiaro se ritorniamo al 138. Quell'articolo prevede che anche un accordo politico ampio possa essere bocciato da una minoranza del corpo elettorale. Come si sa, il referendum costituzionale non ha il quorum e, se vanno a votare il 20 per cento degli italiani, l'11 per cento può bocciare la nuova legge. Il progetto di Berlusconi capovolge questa logica. Non riconosce al referendum un potere distruttivo, ma pretende che sia confermativo della riforma votata soltanto dalla coalizione di governo. Diciamo che la manovra, di tipo demagogico, manomette la Costituzione, annullando lo spirito di convivenza che la sostiene, e la trasforma in strumento di governo, in strumento di potere".

Lei condivide la previsione che la separazione del pubblico ministero dal giudice anticipa la sottomissione della magistratura requirente all'esecutivo?
"Ci sono molti aspetti discutibili nella divisione del Consiglio superiore della magistratura in due, ma uno è chiaro fin d'ora. Se un pubblico ministero non è un magistrato a pieno titolo, che cos'è se non un funzionario dell'esecutivo? E evidente allora che, secondo logica, quel funzionario dovrà dipendere da un'autorità di governo, così pregiudicando l'indipendenza della funzione giudiziaria e cancellando la separazione dei poteri. Mi chiedo: che bisogno c'è?".

[...] dalle inchieste di Catanzaro sono emersi collegamenti della magistratura con ambienti politici, finanziari, malavitosi. La soluzione che propone il governo - l'attrazione del pubblico ministero nell'area della politica governativa - rafforza quei legami e non elimina quindi le cause delle disfunzioni, mentre bisognerebbe lavorare per rendere effettiva l'autonomia della magistratura dai poteri economici, amministrativi, politici e, naturalmente, criminali. Il disegno di riforma, codificando una dipendenza, avrà un solo effetto: eliminerà la notizia di quei legami, non la loro esistenza. Continueranno a esserci, ma non si vedranno".

Lei crede che questa riforma costituzionale alla fine si farà davvero?
"Si può sperare che nella maggioranza ci sia qualcuno che si renda conto della delicatezza delle questioni. Sono in gioco le garanzie, i diritti, i principi e l'eguaglianza del cittadino di fronte alle legge. Perché se la giustizia è controllata dalla politica, la funzione giudiziaria diventa strumento di lotta politica. Mi appare incredibile che si vada avanti su una strada così pericolosa e non ci siano voci responsabili che denuncino il pericolo, anche all'interno della maggioranza".

Se il governo, come dice Berlusconi, tirasse diritto...
"Siamo in una situazione tristissima. Penso che occorra far breccia nelle convinzioni collettive, spiegare all'opinione pubblica che non si buttano via da un giorno all'altro secoli di storia e di valori civili".

giovedì 11 dicembre 2008

Clima - Energia

Comunicato stampa

Ue: Clima - Energia: Jeremy Rifkin, l’Università dell’Idrogeno e il Movimento Federalista Europeo scrivono a Napolitano, Berlusconi, Sarkozy, Barroso e Poettering, 11 dicembre 2008 Bruxelles

11 dicembre 2008

L’Italia deve favorire il varo del pacchetto clima-energia che sarà in discussione da oggi nel Consiglio Europeo e si deve impegnare per l’attribuzione all’Unione Europea di adeguate risorse proprie e alla Commissione di reali poteri di governo nei settori dell’energia e dell’ambiente, per l’attuazione delle misure che verranno adottate e per lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica su scala europea. Sono questi i punti forti della lettera aperta inviata questa mattina dal Presidente della Foundation on Economic Trends Jeremy Rifkin, dal Presidente dell’Università dell’Idrogeno Nicola Conenna e dal Movimento Federalista Europeo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, al Presidente del Senato Renato Schifani, al Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini e per conoscenza al Presidente del Consiglio dell’Unione Europea Nicolas Sarkozy, al Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso ed al Presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Poettering.

"Si tratta- è scritto nella lettera- di misure che, pur non essendo sufficienti a risolvere i problemi presenti su scala planetaria, vanno nella giusta direzione. Noi, firmatari di questa lettera, siamo fermamente convinti che la risposta fondamentale da dare alla crisi mondiale sia una forte accelerazione nel passaggio da un’economia basata essenzialmente sui combustibili di provenienza fossile come fonte energetica primaria, ad una nuova economia basata prevalentemente sul ricorso alla radiazione solare come energia primaria e all’idrogeno come accumulatore/vettore di tale energia. Questo, sia per quanto attiene il settore dei trasporti, sia per gli edifici e la rete elettrica in generale, da riorganizzare secondo un nuovo schema decentrato, mutuato dal modello di Internet. Noi pensiamo che un forte investimento di risorse economiche in questa direzione non comporti un danno ed un sacrificio insostenibile in un periodo di crisi, bensì un investimento essenziale per rilanciare l’economia e l’occupazione messe a rischio dalla crisi in atto." La lettera si chiude sulle prossime scadenze internazionali dell’Unione Europea sull’ambiente. “E’ fondamentale poi-scrivono Rifkin, l’H2U e il Movimento Federalista Europeo- che Unione Europea e Stati Uniti d’America si ritrovino affiancati in questo intento in occasione della Conferenza di Copenaghen 2009. Ed è evidente come il varo del pacchetto europeo clima-energia del prossimo dicembre costituisca un importantissimo passo in tale direzione.”

Per aderire alla lettera aperta è necessario inviare l’adesione con i propri dati a :


Le firme raccolte saranno consegnate al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio ed ai Presidenti delle Camere.

mercoledì 10 dicembre 2008

Sciopero generale e generalizzato

ANCORA UN'ALTRA VOLTA, ANCORA UN'ALTRA ONDA, QUELLA DELLO SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO!



Studenti e precari dell'Onda Anomala costruiscono cortei e blocchi delle città: irrappresentabili e irriducibili anche ai sindacati, cortei autonomi attraverseranno le metropoli e in parte i cortei sindacali: i precari, gli studenti, i migranti, i movimenti di lotta per la casa e per i beni comuni saranno in piazza per dire ancora una volta

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

Con Alexis nel cuore, travolgiamo tutto!

Uso criminoso della TV pubblica

Da "La Repubblica" del 18-04-2002

Biagi in tv: "E' in gioco la libertà di espressione"

"Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni non è il caso di commemorarsi. Eventualmente è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità che restare al prezzo di certi patteggiamenti". Enzo Biagi si è rivolto così stasera al pubblico di Raiuno, dopo aver spiegato le dichiarazioni di Silvio Berlusconi contro di lui e Michele Santoro.

"Da Sofia, il presidente del consiglio non trova di meglio che segnalare tre biechi individui - ha detto Biagi - Michele Santoro, Enzo Biagi, Daniele Luttazzi" che "dovrebbero togliere il disturbo". "Signor presidente Berlusconi, dia disposizione di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho per me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri".

"Sono ancora convinto - ha proseguito il giornalista - che in questa nostra Repubblica ci sia spazio per la libertà di stampa. E ci sia perfino in questa azienda, che essendo proprio di tutti come lei dice, chi vorrà far sentire tutte le opinioni. Perché questo, signor presidente, è il principio della democrazia. Sta scritto, dia un'occhiata, nella Costituzione".

Biagi ha citato anche il Watergate: "In America, ne avrà sentito parlare, Richard Nixon dovette lasciare la Casa Bainca per un'operazione chiamata Watergate, condotta da giovani cronisti alle dipendenze di quel grande e libero editore che era la signora Catherine Graham, propietaria del Washington Post".

Poi è tornato a Viale Mazzini: "La nostra, tra l'altro, viene presentata come tv di Stato anche se qualcuno tende a farla di governo. Ma è il pubblico che giudica. Nove volte su dieci, controllare, 'Il Fatto' è la trasmissione più vista della Rai. Lavoro qui dal 1961 e sono affezionato a questa azienda. Le voglio bene. Ed è la prima volta che un presidente del consiglio decide il palinsesto, cioé i programmi, e chiede che due giornalisti, Biagi e Santoro, dovrebbero entrare nella categoria dei disoccupati. L'idea poi di cacciare il comico Luttazzi è più da impresario, quale del resto lei è, che da statista".

"Signor presidente Berlusconi - ha concluso Biagi - non tocca a lei licenziarmi. Credo che qualcuno mi accuserà di uso personale del mio programma che del resto faccio da anni ma in questo caso per raccontare una storia che va la di là della mia trascurabile persona e che coinvolge un problema fondamentale: quello della libertà di espressione".

(18 aprile 2002)


martedì 9 dicembre 2008

Gli amanti di Berlusconi


Guardate il video cliccando la foto!

Da www.giornalettismo.com:

Mass Merda è una rubrica che raccoglie il peggio del peggio pubblicato ogni settimana dai principali organi di informazione del Belpaese. Una specie di rassegna stampa al contrario, tra errori, comicità involontaria e semplici fesserie.

La televisione di qualità, si sa, non è certo quella dei reality o di Buona Domenica: è quella dell’informazione, della cultura, dell’approfondimento. E’ quella fatta dai giornalisti dove vengono invitati altri giornalisti. Ad esempio prendete Otto e mezzo, venerdì 14 novembre, ospiti Daniele Capezzone e Marco Travaglio. L’argomento della trasmissione è “Berlusconi: o si ama o si odia?” (tema fresco e per nulla abusato negli ultimi quindici anni), ma ben presto l’atmosfera si scalda. Basta iniziare a parlare di televisioni e nel giro di pochi minuti la Gruber perde il controllo del dibattito. Si va avanti a colpi di “Questa è una battuta che ti potevi risparmiare”, “dove si stacca la macchinetta, devo capire se avete un interruttore, voi radicali” e “quando ti sarai dimesso da qualcosa ne riparleremo” per un po’, poi parte l’escalation finale: “Fai lingua in bocca con Grillo”, “maggiordomo”, “io non mi faccio insultare da nessuno”, “sei fastidioso”, “ma pensa a te” – e capite bene che qui l’approfondimento culturale tocca livelli storici. Infine, il capolavoro: Capezzone critica Di Pietro per aver paragonato Berlusconi a Videla e ai suoi generali; Travaglio ribatte che erano nella P2 insieme, e Capezzone perde il controllo: “Quelli stavano nella P2, ma tu stai nella Pcoglione. Raffinata questa.


PS: Capezzone, ora portavoce di Forza Italia, è una delle definizioni più adeguate del termine voltagabbana. Uno sguardo alle vicende politiche degli ultimi tempi che lo riguardano vi dà un'idea della personcina!

Su Wiki il suo profilo!

lunedì 8 dicembre 2008

Trasparenza e imparzialità


Appello alle massime cariche dello stato dai centomila firmatari della petizione a favore di De Magistris.

I Centomila firmatari della petizione per de Magistris chiedono trasparenza e imparzialità al Presidente della Repubblica, al CSM ed al Ministro Alfano.
Alla luce degli avvenimenti delle ultime ore, notiamo come inizino ad agitarsi animosi i soliti insabbiatori e delegittimatori, gli stessi che manovrando sono riusciti a togliere di mezzo di volta in volta tutti i Magistrati che volevano andare a fondo sulla vicenda Why Not, ad iniziare dal PM napoletano Luigi De Magistris, Bruni e Greco a seguire.

Il comitato promotore della Petizione
Promossa dalle associazioni aderenti alla Rete per la Calabria

Leggi il RESTO dal sito www.ammazzatecitutti.org

Per chi come ha fatto il sottoscritto volesse scrivere una mail al Capo dello Stato per informarlo che si appoggia quest'appello, QUI trovate la sua mail.

Denunciati i dissidenti

Vignetta di Molly Bezz


Leggo sul Piccolo di oggi 4 dicembre 2008 che un ricercatore precario e sette studenti dell’Università di Trieste sono stati denunciati per avere gridato il loro dissenso contro questo governo e la sua politica disastrosa nei confronti della scuola, dell’università, della ricerca durante il vertice italo-tedesco fra Berlusconi e la cancelliera Merkel del 18 novembre scorso. Spesso ci chiediamo se questa è ancora una democrazia o siamo già a un regime che usa la televisione al posto del manganello.
Questo fatto ci da la risposta. Fra breve succederà come sotto il fascismo: durante le visite di illustri personaggi, i dissidenti, opportunamente schedati dalle questure, erano ospiti per qualche giorno delle patrie galere.

Margherita Hack, 4 dicembre 2008

I denunciati rispondono così:

«È vero - ammette Luca Tornatore, ricercatore del Dipartimento di astronomia, l’unico non studente che si è preso la denuncia - siamo stati autori di una piccola forzatura. Ma, ci chiediamo, non si deve disturbare proprio mai quest’ordine costituito, che sta distruggendo la formazione pubblica? Abbiamo agito in modo pacifico, mica usando violenza». «Comprendiamo, certo, di aver messo in imbarazzo qualcuno, qui a Trieste, ma al tempo stesso non abbiamo paura», chiude il ricercatore. Il quale annuncia che, nelle prossime ore, arriverà agli organi di stampa una nota congiunta dei denunciati. Poi partirà pure una serie di lettere «indirizzate agli uomini di cultura di questo territorio: Magris, Rumiz e Moni Ovadia - quelli citati in prima battuta da Tornatore - cui chiederemo una presa di posizione».

Informazione libera in Italia (?)

Dal sito di Piero Ricca si legge una postilla sul suo post che riguarda Piersilvio Berlusconi. Il video dell'incontro l'ho linkato qua nei giorni precedenti. Questa faccenda dà un'idea di come vengano filtrate certe notizie...

Se vi ricordate Piero chiede a Piersilvio: "Mangano era un eroe anche quando ti portava a scuola? "

Da "Affari Italiani":

Ecco come la testata ON LINE Affari Italiani ha riportato il dialogo di QML con l’erede di Silvio.

“Mentre lasciava il circolo Arci, Piersilvio Berlusconi è stato avvicinato da un uomo che gli ha chiesto con tono provocatorio: “Hai avuto un’infanzia difficile a farti accompagnare a scuola dai genitori?” Pronta la risposta del vice-presidente Mediaset: “Guarda io sono cresciuto bene lo stesso. Questa è la cosa che conta.”

Piersilvio alla domanda vera non ha trovato risposta, forse ha ancora qualcosa da imparare dal padre in quanto a "faccia tostaggine"! L'incontro con Piersilvio lo vedete QUA.

domenica 7 dicembre 2008

Forza Italia e la P2: Cicchitto capogruppo con tessera n. 2232

CICCHITTO: "La riforma della giustizia è doverosa"

Sì, ma chi è Cicchitto? Prima di ascoltare queste parole proviamo a vedere chi le pronuncia. Da Wikipedia si trova il seguente profilo.

Fabrizio Cicchitto (Roma, 26 ottobre 1940) è un politico italiano.

22 anni si è laureato in giurisprudenza, mentre in seguito ha ottenuto una specializzazione in economia.

È stato negli anni Settanta segretario della FGSI (Federazione Giovanile Socialista Italiana), membro del PSI, nella corrente di sinistra dei lombardiani da socialista marxista vicino alla politica di compromesso storico perseguita dal Partito Comunista Italiano: in questo periodo è stato molto critico verso la CIA, i servizi segreti italiani (come il SID) e la Democrazia Cristiana, che secondo lui avrebbe approfittato del caso Moro e delle Brigate Rosse per escludere il PCI dal governo.

Dopo essersi poi iscritto (fascicolo n. 945, tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980) alla loggia massonica P2, venne estromesso dal PSI. Ripescato verso la fine degli anni Ottanta da Bettino Craxi, seppure in ruoli marginali, Cicchitto ha poi adottato le posizioni del segretario Craxi, fino alla dissoluzione del PSI a causa delle inchieste di Mani Pulite. Prima di aderire a Forza Italia, ha fondato nel 1994 a Roma, a seguito del congresso di scioglimento del PSI, insieme ad Enrico Manca, il Partito socialista riformista (PSR).

Parlamentare del PSI per tre legislature, ha partecipato ai lavori della Commissione Bilancio della Camera e alla Commissione Industria del Senato.

Ha inoltre contribuito alla definizione della posizione dell'Italia sul sistema monetario europeo, sul trattato di Maastricht e ha partecipato al dibattito sulle privatizzazioni.

Dal 1998 è editorialista de Il Giornale e anche, succesivamente membro della direzione de L'Avanti. Nel luglio del 1999 è diventato membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia e responsabile del Dipartimento Nazionale Lavoro e relazioni Sindacali.

È stato altresì vicepresidente del gruppo parlamentare di Forza Italia alla Camera dei deputati e vicecoordinatore del partito.

Il 18 novembre 2007 viene duramente contestato dalla platea di una festa organizzata ad Assisi (PG) dal partito Alleanza Nazionale, alleato di Forza Italia fin dal 1994.

Nel 2008 è capogruppo alla Camera del Popolo della Libertà.

sabato 6 dicembre 2008

Intimidire la Procura di Salerno

Il dito e la luna

di Marco Travaglio, l'Unità, 5 dicembre 2008

L’operazione è chiara e spudorata: intimidire la Procura di Salerno che sembra aver trovato le prove del complotto contro De Magistris e gabellare l’indagine sulle toghe calabro-lucane come una “lotta fra procure”, una guerra per bande che qualcuno deve fermare per il bene di tutti. E stabilire una volta per tutte che sui politici e i loro protettori non si indaga. Non c’è alcuna guerra per bande, almeno non da tutte le parti. I pm salernitani, competenti per legge sulle vicende giudiziarie di Catanzaro, sono stati investiti da denunce di e contro De Magistris. Hanno indagato per un anno in silenzio, e alla fine non han trovato prove sulle denunce contro De Magistris, mentre le han trovate sui gravissimi fatti denunciati dal pm. Come la legge li obbliga a fare, hanno archiviato le prime e approfondito i secondi, indagando i magistrati calabresi sospettati e perquisendone gli uffici. Fin qui, tutto normale. Le anomalie sono accadute ieri: l’atto di insubordinazione del Pg di Catanzaro, che definisce “atto eversivo” un’indagine doverosa nei suoi uffici; gli avvisi di garanzia partiti da Catanzaro contro i pm di Salerno (Catanzaro non è competente su Salerno: lo è Napoli, le competenze incrociate sono abolite da 10 anni) e il contro-sequestro degli atti acquisiti dai salernitani; l’ispezione a piedi giunti del cosiddetto ministro Alfano, gravissima interferenza politica in un’inchiesta in corso. Insolita è anche la richiesta degli atti dal capo dello Stato. Si spera almeno che quelle carte inducano il Csm a mettere finalmente il naso nel vero scandalo: Salerno è il dito che indica la luna, ma la luna sta a Catanzaro.

L'ottimismo anticrisi II




Vignetta di Molly Bezz

venerdì 5 dicembre 2008

Pier Silvio



La parola al figlio del padrone.

I ragazzi di Qui Milano Libera sono andati a chiedere due cosine a Pier Silvio:
  1. cosa intende fare riguardo all'abusivismo di Rete 4?
  2. Mangano era già un eroe quando lo portava a scuola?
Le risposte nel video...

Approfondimento:

Vittorio Mangano (Palermo, 18 agosto 194023 luglio 2000) è stato un criminale italiano legato a Cosa Nostra, conosciuto - attraverso le cronache giornalistiche che hanno seguito le vicende processuali che lo hanno visto coinvolto - con il soprannome de lo stalliere di Arcore.

il resto leggetelo QUA.

giovedì 4 dicembre 2008

I casi De Magistris e Forleo

Vignetta di Molly Bezz


Due giudici da riabilitare

di Marco Travaglio, l'Unità, 4 dicembre 2008

Dice bene il presidente Napolitano sul verminaio campano: occorre “forte capacità di autocritica e autoriflessione nel Mezzogiorno sull’impoverimento culturale e morale della politica”. Ora però, visto che l’autocritica non può ridursi a un “tua culpa, tua maxima culpa” battuto sul petto altrui, s’impone qualche parola sul Csm. Il Csm che, sotto la sua presidenza, ha cacciato in malo modo da Catanzaro un pm perbene come Luigi De Magistris che, pur con possibili e rimediabili errori, aveva scoperchiato altri letamai politico-affaristici in Calabria e Lucania. Il Csm che ha espulso a pedate da Milano una gip onesta come Clementina Forleo, colpevole di aver difeso De Magistris e sventato le scalate illegali a Bnl, Antonveneta ed Rcs facendo i nomi dei politici di destra e sinistra che proteggevano la Banda Furbetti. De Magistris e Forleo han dovuto emigrare a Napoli e a Cremona per “incompatibilità ambientale”. E mai formula si rivelò più azzeccata: per fortuna abbiamo ancora magistrati galantuomini (sempre più rari), dunque incompatibili con certi ambienti putridi. Ora, con il blitz della Procura di Salerno al palazzo di giustizia di Catanzaro per stanare i persecutori di De Magistris, comincia ad affiorare la trama che portò all’incredibile scippo delle sue indagini più scottanti. Una trama illustrata un anno fa dai pm salernitani al Csm. Che però finse di non sentire e procedette come un caterpiller contro i due reprobi. Ora urge una “forte capacità di autocritica” del Csm. E’ già tardi per cacciare da Catanzaro i magistrati inquisiti, reintegrarvi De Magistris e riabilitare la Forleo. Ma non è mai troppo tardi.

mercoledì 3 dicembre 2008

L'evasione delle slot machine

Domani 4 dicembre si terrà la prima udienza della Corte dei Conti sul caso delle concessionarie delle Slot Machine. Saranno presenti sicuramente alcuni bloggers, un inviato di Beppe Grillo e Daniele Martinelli. Non è chiaro se la stampa "ufficiale" si interesserà a questa faccenda che vede in gioco una cifra che supera i 90 MILIARDI di EURO. Sì avete capito bene, una cifra che corrisponde a 4/5 finanziarie! Io personalmente ho mandato delle mail a Repubblica e al Secolo XIX (di quest'ultimo è l'inchiesta del 2007 che ha reso pubblico questo fatto), ma senza ottenere una risposta. Nel frattempo come vedete più sotto Repubblica ha pubblicato due articoli, ma li ha pubblicati nella rubrica "Giochi&Scommesse"! Come se nel caso di un'evasione della Fininvest, per esempio, si scrivesse l'articolo nella rubrica "Sport e Spettacolo" o solo nella versione di Repubblica di Milano! E si tratta di 90 MILIARDI di EURO!

Ecco tre articoli sul Secolo XIX:

«Fuori i soldi delle slot»: su Internet, 4700 firme

Slot machine tutte da cambiare, è bufera

Slot, colpo di spugna sui novanta miliardi


Ferruccio Sansa, il giornalista del Secolo XIX autore dell'inchiesta, al V-Day:



Un servizio su Striscia la Notizia:



Due articoli su Repubblica:

NOTARE BENE: DUE ARTICOLI SU UN CASO DI EVASIONE FISCALE VENGONO INFILATI NELLA RUBRICA "Giochi&Scommesse", viva l'informazione in Italia!

Il danno erariale rappresenterebbe la traduzione economica del valore del controllo pubblico non effettuato

Il recupero si preannuncia come minimo complicato

Firma la petizione:

http://www.firmiamo.it/petition/share/url/98miliardidieuroevasi

Invita i tuoi amici a firmare!

venerdì 28 novembre 2008

I costi della politica dal 2008 al 2013: 1 MILIARDO 809 MILIONI di EURO



Quanto costa la politica in italia?

Da una parte ci sono gli stipendi (~14000 Euro al mese) e i privilegi (per esempio pensione dopo 30 mesi) dei parlamentari, cifre ragguardevoli. Dall'altra c'è il finanziamento pubblico, cioè fatto con soldi nostri, ai partiti.

Gli italiani nel 1993 dopo la valanga di "mani pulite" hanno spazzato via con un referendum il famigerato "finanziamento pubblico ai partiti". I partiti hanno cercato di finanziarsi prima con il 4 per mille dell'irpef. Cioè hanno provato a vedere se in forma volontaria i cittadini li sostengono. Risultato: picche! Le persone non hanno sborsato di tasca propria e volontariamente per mantenere i partiti. Loro, i politici, non si sono demotivati. Perché? Perché siedono nella stanza dei bottoni, girano una manovella e come d'incanto rispuntano i finanziamenti sotto altro nome, ma questa volta DOPPI! Eh sì, perché se una legislatura finisce anzitempo (come quella del "governicchio Prodi" = "voto bipartisan all'indulto", esclusi Lega, AN e IdV) i partiti che erano stati eletti si intascano i soldi per tutti i 5 anni, in aggiunta ai "rimborsi" della nuova legislatura!

TOTALE: 564 MILIONI di EURO per le politiche del 2008.

Sommando le cifre che riguardano tutte le chiamate alle urne da oggi al 2013 si arriva alla spropositata cifra di 1 MILIARDO e 809 MILIONI di EURO!

Non c'è alcuna possibilità di controllare che sia tutto "legittimo", perché l'organo di controllo addetto alla revisione dei conti ha la possibilità SOLO di controllare eventuali irregolarità FORMALI.

Nessuno può dire ai partiti: "state spendendo troppo o male!"

Come dice Giovanardi (PdL) la democrazia ha un costo! Sí, ma chi paga e chi intasca? E non si può ridurre questo costo? Certo! Guardate il video di La7, vedrete quanto spendono veramente (spese accertate) i partiti e quanto ricevono come "rimborso".

Spese accertate dalla Corte dei Conti per il 2006:

......................................................SPESE............................................RIMBORSO
Forza Italia...............................50 MILIONI .................................128,7 MILIONI
Ulivo........................................7,6 MILIONI.................................80 MILIONI
AN............................................6 MILIONI ...................................65 MILIONI

Dal 1993 a oggi - da una ricerca dei Radicali - i partiti hanno aumentato i propri contributi del 600 per cento.

Alla faccia dell'ottimismo a comando!

giovedì 27 novembre 2008

L'ottimismo anticrisi

Avviso: aggiornerò il sito a partire da martedì. Ci sarà un post sui costi della politica. Lascio intanto questo post su Emegency, perché credo che questo sia un tema importante. La politica può aspettare, internet alle volte è troppo veloce...



Il premier ci consiglia l'ottimismo per aumentare i consumi e così affrontare la crisi.
Noi vi consigliamo di fare un giro sul sito di Emergency e fare una donazione. Fate una donazione come regalo di Natale per amici e parenti e poi donate loro la ricevuta di pagamento, così sapranno che il loro regalo è andato a quelle persone che ne hanno più bisogno. L'anno scorso ho fatto i conti di quanti soldi avrei speso per fare un regalo a tutti i miei amici e parenti, ho preso quella cifra e l'ho donata a Emergency. Anche quest'anno voglio fare lo stesso. Il consumismo lasciamolo agli ottimisti del governo.

Vi informo inoltre che sul sito di Emergency è disponibile il calendario "Emergency 2009" illustrato con 12 vignette di Vauro. I proventi del calendario andranno a finanziare l'impegno per la pace e per l’attuazione dei diritti umani di Emergency: dalla lotta alle mine antiuomo all'impegno per l'accesso a una sanità gratuita e di qualità per tutti i cittadini del mondo.

Pubblico il commento di Biba che ringrazio, perché ci dà una lista di altre associazioni alle quali si può mandare un aiuto in alternativa ad Emergency:

"Magari, per qualche motivo vostro, Emergency vi sta antipatica.
Prima possibilità, fatemi sapere perché, che tenterò di farvi cambiare idea.
Seconda possibilità (e terza, quarta, quinta...)":

www.aiutateciasalvareibambini.org
www.cesvi.org
www.terredeshommes.org
www.mediciconlafrica.org
www.fioridistrada.it
www.lvia.it
www.amref.org
www.amnesty.org
www.pangeaonlus.org
www.coloresperanza.org
www.lila.it
www.mdmcentrosud.org
www.asia-ngo.org
www.biodiversityinternational.org


"Per scrivervi questi indirizzi ho bruciato i biscotti che avevo in forno, perché me ne sono completamente dimenticata. Fate che questo sacrificio non sia vano..."


I biscotti di Biba bruciati :_-)

Intercettazioni telefoniche

Vignetta di Molly Bezz

La politica degli affari e l'opposizione di IdV

Pubblico una intervista di Donadi rilasciata ad Affaritaliani.it lo scorso giovedi 20 novembre in relazione all'episodio di Latorre che riporto qua nel video.

Donadi è capogruppo di Italia dei Valori ed è un politico che parla la lingua di quelli che come noi si sono stancati di stare a guardare mentre un gruppo di delinquenti si appropria delle istituzioni democratiche in Italia.



Massimo Donadi: Sicuramente c'è una parte del Partito Democratico che è contro di noi. I fatti accaduti in questi ultimi giorni, penso in particolare all'elezione di Villari ma se andiamo più indietro nel tempo non solo... fanno capire che c'è davvero una parte del Pd che lavora per il "Re di Prussia".

Affaritaliani.it: Ovvero per Berlusconi...
Massimo Donadi: Sì, lavora ovviamente non in senso proprio. Due fatti si sommano in questo momento. C'è da un lato il partito trasversale Raiset (cioè Rai-Mediaset) che nel Centrodestra si impersona nello stesso blocco di comando, è Berlusconi, sono i suoi interessi e il gran ciambellano Romani. E più la situazione è difficile a causa della crisi e più si stringe il giogo sull'informazione che deve servire per mantenere il consenso. Dall'altro lato però c'è quella parte di politica nel Centrosinistra che nel corso degli anni ha pensato di contrastare Berlusconi non opponendo un modello diverso ma cercando di copiare il suo stesso modello. Cercando quindi di creare una rete di potere economica-finanziaria-mediatica che si potesse contrapporre a quella del Cavaliere, a partire dal controllo totale di quella parte della Rai su cui riuscivano a mettere le mani. E' quella parte che ha denunciato tre anni fa Arturo Parisi durante l'estate dei furbetti del quartierino, quando denunciò che c'era una questione morale non risolta in una parte dell'allora Ds.

Affaritaliani.it: Si riferisce a D'Alema e alla sua corrente?
Massimo Donadi: A un'area del Partito Democratico, della quale non penso proprio faccia parte Massimo D'Alema, ma persone che in questi giorni si sono spese per sostenere prima le ragioni di Villari, poi, quando noi ci siamo tirati fuori dalla partita della Vigilanza Rai, si sono scoperte tutte le frottole che sono state raccontate. Questa parte del Pd cerca di mantenere in piedi solo macerie. D'Alema è una persona intelligente e penso che abbia capito che quella battaglia è persa per sempre, nel senso che oggi di quella lotta il Pd ha ereditato solo macerie: contrapporre a Berlusconi un'armata di potere economico e mediatico è impossibile. Tutti quelli che erano stati messi insieme nel campo economico sono passati armi e bagagli con il premier, e lo si vede nell'operazione Cai e nel fatto che Berlusconi si ritrova un Corriere della Sera offerto dal suo direttore su un vassoio d'argento. Poi sul piano dell'informazione D'Alema si è fatto la sua tv.

Affaritaliani.it: Quindi contro chi punta il dito Donadi?
Massimo Donadi: Parlo di Latorre, Follini, Velardi e altri del Pd che, in virtù di una politica che ritengono solo come gestione di un potere, pensano sia più utile dialogare con chi il potere ce l'ha, anche se di una coalizione contrapposta, e contrattare briciole di potere piuttosto che contrapporsi con una forza politica come la nostra che poggia le ragioni etiche sul modo di fare politica. Chi ricerca la mediazione di interessi particolari vede l'alleanza con l'Italia dei Valori come il male assoluto perché toglie ogni speranza per quel tipo di governo nel quale credono.

mercoledì 26 novembre 2008

Radiografia dell’Onda


Dal sito di MicroMega

Radiografia dell’Onda

Abbiamo chiesto a studenti (medi e universitari), dottorandi, ricercatori che si riconoscono nell'Onda di rispondere ad un questionario per poter aprire un dibattito all'interno del movimento su alcuni temi chiave: le strategie di lotta, l'autoriforma dell'università, le prospettive politiche del movimento.
Tutti gli studenti e i ricercatori che stanno partecipando in queste settimane alle mobilitazioni sono invitati a rispondere (potete scaricare il questionario qui e inviarlo a redazione@micromega.net) e a prendere parte così al dibattito. Le risposte sono a titolo individuale e vanno indicati nome, cognome, ruolo (studente/ricercatore ecc), scuola/università, eventuale collettivo/organizzazione di cui si fa parte.

Risponde Michele Costa, studente di Matematica, università La Sapienza di Roma

1) Una delle accuse che vengono rivolte dai sostenitori della “riforma” Gelmini (ammesso che di riforma si possa parlare) al movimento di protesta è quella di rappresentare interessi corporativi ed esprimere istanze conservatrici.
E’ una critica fondata secondo te? Se si/no perché? Qual è l’idea di scuola e di un’università che questo movimento esprime? Quali sono le direttici di riforma che – se pur confusamente, come non potrebbe essere diversamente visto il carattere multiforme e composito del movimento – questa protesta tende a delineare?

2) Al di là delle strumentali posizioni sostenute dal governo, è oggettivamente difficile difendere la scuola, ma soprattutto l’università, così come sono oggi. Quest’ultima è il regno della gerontocrazia, dell’immobilismo, del feudalesimo accademico, della totale mancanza di meritocrazia. Quali sono secondo te le linee su cui dovrebbe essere impostata una “riforma organica” del sistema formativo e della ricerca?
Quali provvedimenti concreti si potrebbero adottare per migliorare le cose? Es. diverse regole per i concorsi, per l’assegnazione dei fondi, revisione delle lauree 3+2 e del sistema dei crediti, commissioni internazionali per la ricerca, nuovo sistema per la definizione degli insegnamenti, ecc…
Su questi temi sarebbero auspicabili proposte dettagliate.

I primi due punti mi sembrano molto simili, quindi vi rispondo in un'unica battuta.
Accusare il movimento di difendere interessi corporativi è quanto di più fuorviante ci possa essere e fa parte della strategia del governo per delegittimarlo e svilirne il messaggio. Strategia che puntualmente fallisce, come provato dall'enorme consenso che il movimento riceve dalla società tutta.
Basta affacciarsi ad una qualsiasi assemblea studentesca per capire che l'università dei baroni, dei privilegi e degli "impicci" non è quella che difendiamo, anzi è proprio quella che combattiamo e che invece le misure governative favoriscono. Basti pensare alla questione del blocco del turn over: se le assunzioni di giovani ricercatori vengono limitate da 1 a 1 a 1 a 5 è chiaro che passeranno ancora di più, in percentuale, raccomandati e "figliocci" dei baroni vari; basti pensare al criterio con cui la Gelmini vorrebbe qualificare le "università virtuose": non quelle che creano ricerca e didattica di alta qualità, ma quelle che spendono di meno in stipendi per il personale; basti pensare al fatto che ci opponiamo alle fondazioni private, in primis, perchè queste rappresenterebbero una gestione degli atenei, e quindi del sapere pubblico, meno trasparente e piu clientelare di quanto non lo sia oggi.
L'idea di scuola e università che l'Onda propone si basa su tre direttrici: accessibilità a tutti e tutte, riqualificazione dell'offerta formativa pubblica come tutela per le classi medio-basse, autonomia e promozione della ricerca e della didattica qualificata come fonte di progresso per la società tutta. Per questo ci opponiamo ai gravissimi tagli e al disegno complessivo di dismissione dell'università e della scuola pubblica, perchè questi significheranno il progressivo abbattimento del diritto costituzionale alla formazione uguale per tutti e quindi il venir meno di una tutela sociale oggi quanto mai indispensabile. Accessibilità a tutti significa sostegno agli studenti a basso reddito attraverso forme di welfare adeguate; riqualificazione significa revisione complessiva del sistema dei crediti e del 3+2 che oggi è funzionale solo all'abbattimento del costo del lavoro; sostegno alla ricerca e alla didattica significa innanzitutto ridare centralità e dignità a figure lavorative come ricercatori e professori, eliminare la precarietà, non tagliare, ma invece portare i fondi per scuole università e ricerca almeno ai livelli europei. Infine l'Onda chiede una revisione dei processi di gestione e accesso al sistema formativo in senso di democrazia e trasparenza; questo da una parte tramite un coinvolgimento maggiore degli studenti e dei lavoratori di scuole e università nei processi decisionali, dall'altra tramite un processo di selezione (questo si basato sul merito) basato su concorsi pubblici e non sulla cooptazione per l'accesso alla ricerca.
Oggi il movimento studentesco delle università si prepara quindi ad un'assemblea nazionale, il 15 e 16 novembre, che declinerà le linee guida per una autoriforma dell'università, una riforma che nasce "dal basso", dalle esigenze degli studenti. Non a caso le nostre "proposte di riforma" nascono da ambiti assembleeari e democratici: perchè rivendichiamo con forza la partecipazione dei "reali soggetti" dell'università alle decisioni su di essa.
E' chiaro però che in questo momento una qualsiasi riforma dell'università e della scuola deve passare, in primis, dalla difesa del suo carattere pubblico e quindi dal rigetto totale delle leggi 133 e 137 e di tutti i disegni di legge che vorrebbero relegare la formazione di qualità a istitui semi-privati accessibili a pochi. E' anche chiaro che difendere il sistema di formazione pubblico significhi difendere quelli che oggi lo sostengono: ricercatori e professori. Quindi difenderne le tutele salariali e lavorative e combatterne la precarietà.
Per questo le nostre richieste partano da un assunto semplice: che ci diano più soldi. E poi parliamo di riforma.

3) Vista l’assoluta trasversalità di questo movimento, che riunisce praticamente tutte le figure del variegato sistema formativo italiano (studenti, insegnati, maestre, dottorandi, ricercatori precari, professori di ogni ordine e grado) è possibile che esso trovi la forza e la “maturità politica” per districarsi tra interessi che possono rivelarsi anche molto contrastanti tra loro se posti di fronte a proposte concrete di riforma? Ogni seria riforma – e per essere seria non può che porsi come obiettivo anche quello di rimescolare rapporti di forza consolidati da decenni – tende a toccare interessi molto concreti. Così come si è configurato questo movimento, può fare i conti con queste sfide? Ne è all’altezza? Quali interessi corporativi è disposto a colpire?

Penso di aver risposto in parte già nel punto precedente. La trasversalità del movimento ne costituisce, a mio parere, la forza maggiore. Questo perchè gli permette di uscire da un ambito puramente generazionale e ribellistico per entrare nel mondo della politica "reale". I movimenti degli studenti degli anni passati hanno puntualmente perso proprio perchè non sono riusciti a trasformarsi in movimenti generali, a coinvolgere nelle proprie istanze quei soggetti che naturalmente andrebberro coinvolti: se si difende la scuola e l'università pubblica questo è interesse di tutti, dalle famiglie agli insegnanti ai ricercatori. E' questo che da un connotato "di classe" a questo movimento e lo rende forte.
Va però considerato anche un altro fattore, che è giustamente quello della maturità politica. Il discredito di cui la politica gode e il disinteresse generale per il bene pubblico (generato da anni di incultura televisiva e berlusconismo rampante) hanno dato i loro frutti, oggi ci troviamo di fronte ad una situazione sostanzialmente prepolitica in cui è compito difficile ma necessario trovare quei denominatori minimi che permetto ad un movimento di uscire dagli interessi corporativi. Ma un mese di straordinaria mobilitazione ha scalfito questa situazione, in maniera forse profonda, stimolando l'autodeterminazione delle persone, stimolando pensiero critico e creazione di identità comune; un'identità che si va consolidando attorno a principi semplici: la difesa del bene pubblico contro gli interessi del privato, la difesa della cultura contro l'arroganza del potere, la promozione della qualità della formazione come garanzia sociale, la consapevolezza che ancora una volta questa destra reazionaria e neoliberista vuole scaricare i costi della crisi economica sulle classi popolari e sui loro diritti conquistati in passato.
Se queste idee continueranno a vincere credo che non avremo problemi a colpire duramente i privilegi e la corruzione nelle università e a chiedere una gestione degli atenei più trasparente, democratica e attenta ai bisogni degli studenti e alla qualità dell'insegnamento che agli interessi dei baroni. Non a caso la maggior parte dei rettori (tra cui il nostro pessimo Luigi Frati) dopo dichiarazioni da "barricaderos" stanno oggi in attesa di elemosinare qualche briciola dal governo e sono sostanzialmente d'accordo col passaggio alle fondazioni; con questi poteri abbiamo ben poco da spartire.

4) Il governo – scottato dal crollo dei consensi che la protesta universitaria ha provocato – sembra voler procedere con maggiore prudenza nella riforma dell’università. Dopo una prima fase di straordinaria mobilitazione, riuscirà il movimento a mantenere alta la tensione e il coinvolgimento delle persone? Quali sono gli obiettivi di medio termine che dovrebbe porsi? Come dovrebbe procedere la mobilitazione? Quali idee concrete possono essere messe in campo per proseguire la lotta?

Com'era prevedibile ad un momento di mobilitazione spontanea e straordinaria fa seguito il classico "riflusso" del movimento. Non va sottovalutato però il fatto che si è creata una rete intelligente e trasversale (dagli studenti ai ricercatori ai docenti) di collettivi e assemblee nelle scuole e nelle università, pronta e disposta a continuare la lotta e a ricoinvolgere grandi masse nei momenti cruciali della mobilitazione.
Un primo obiettivo di medio termine è l'assemblea nazionale delle università che si terrà il 15 e il 16 novembre alla Sapienza. In questo contesto saranno definiti da un lato la proposta di autoriforma dell'università, dall'altro la proposta e l'agenda politica del movimento. Contemporaneamente (il 15) a Firenze ci sarà l'assemblea nazionale delle scuole e contemporaneamente si preparano gli incontri nazionali del movimento degli insegnanti e dei ricercatori precari.
Credo che i passi fondamentali da fare in questo momento siano 2:
1- stabilizzare il "nucleo" della mobilitazione, cioè quella rete di attivismo militante che si è creata in questo mese. per fare questo va però formalizzata un proposta ed una linea guida politica e a questo serviranno le assemblee nazionali. Inoltre è chiaro che si dovrà lavorare per creare una rete nazionale il più possibile coordinata che stabilisca l'agenda politica e coordini il movimento.
2- mantenere alto il livello di informazione e comunicazione sia negli atenei e nelle scuole, sia col resto della società. Continuare a proporre assemblee e gruppi di riflessione, ma anche momenti di mobilitazione diffusa sono probabilmente le "armi" migliori che abbiamo. In questo senso si dovrà pensare ad una mobilitazione locale diffusa sul piano nazionale (cioè in tutte le città) sullo stile del 7 novembre, da fare per fine mese.
Per quanto riguarda il termine più lungo, invece il discorso si fa più complesso: un movimento straordinario come questo non può vincere (ce lo insegna la storia) se non si fa "movimento generale", se non trova un punto di contatto col mondo del lavoro e con la società civile. La progressiva dismissione dell'istruzione pubblica si inserisce infatti in un disegno ampio di restrizione della spesa pubblica (tramite privatizzazioni, liberalizzazioni e deregulation) e abbattimento delle tutele sociali (tramite l'attacco ai contratti collettivi di lavoro, l'attacco al diritto allo sciopero, l'introduzione di forme di precarietà sempre più feroci), che costituisce la risposta di queste destre e del capitale finanziario alla crisi economico-finanziaria. Il discorso è semplice: c'è la crisi finanziaria, che rischia di diventare crisi dell'economia reale, per questo il Governo pensa di "fare cassa" tagliando la spesa pubblica, privatizzando i servizi (scuola, sanità, acqua pubblica) e rendendo "più produttivo" il lavoro; cioè vuole scricare tutti i costi della crisi sui ceti medio-bassi. Dall'altra parte c'è la nostra risposta, che è quella degli studenti e delle scuole, ma anche quella del mondo del lavoro e di parte delle sinistre progressiste (prendiamo ad esempio Obama) e quindi di parte del capitale produttivo: sostegno ai consumi dei ceti bassi, aumento delle tutele sociali, miglioramento delle condizioni del lavoro, maggior benessere sociale per garantire la ripresa dei consumi. E soprattutto puntare sulla scuola e la ricerca come risorsa strategica per il paese per uscire democraticamente e pacificamente dalla crisi.
Per far vincere questa seconda proposta, però, c'è bisogno di forza e costanza e soprattutto di una mobilitazione di massa e (se posso permettermi) di classe. Per questo un obiettivo che il movimento già si pone è l'intervento e il sostegno nelle lotte dei lavoratori, dall'Alitalia allo sciopero della FIOM e del comparto pubblico del 12 dicembre; per questo il movimento chiede a gran voce a tutti i sindacati di indire lo Sciopero Generale.

5) Si è discusso molto sulla presunta “apoliticità” del movimento. E’ una lettura realistica e soddisfacente secondo te? Secondo te si tratta veramente di un movimento apolitico o forse è più che altro un movimento “apartitico”? Quali aspetti – se ve ne sono – ne determinano la “politicità”? Questo superamento delle tradizionali collocazioni – se c’è stato – ha aiutato il movimento a diffondersi o può essere una sua fonte di debolezza quando dalla protesta si passa alla proposta?

L'Onda non è un movimento apolitico, non lo è mai stato, sia perchè raccoglie al suo interno persone con precise identità politiche che vi interagiscono realmente creando senso e messaggio politico, sia perchè di per se esprime politicità.
L'Onda è politica perchè parla innanzi tutto di emancipazione sociale nei termini della difesa del diritto allo studio pubblico e uguale per tutti e, nel farlo, si oppone nettamente alle politiche neoliberiste delle destre al governo; inoltre parla di democrazia e partecipazione, perchè chiede e pratica la partecipazione democratica di massa alle decisioni su scuole e università; infine nasce da uno slogan semplice ma profondo: NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!. Questo significa rivendicare il diritto di non pagare i costi di una crisi provocata dall'alta finanza e in sostanza dai padroni (pagarla in termini di privatizzazioni e restrizione delle tutele sociali), ma farla pagare ai diretti responsabili. E tutto questo, volenti o nolenti, appartiene alla cultura storica delle sinistre.
Non a caso chi tenta di sancirne l'apoliticità sono prima i fascisti (per giustificare il loro ingresso) poi il governo o quest'opposizione imbelle e incapace di opporsi concretamente alle politiche del governo, per depotenziare la proposta politica del movimento, per delegittimarlo e ridurlo a semplice. Solo loro che vogliono l'Onda apolitica, perchè ne vogliono abbassare i toni, far rientrare tutto nei termini di una revisione dei tagli e magari qualche misero incentivo alla ricerca, perchè non vogliono che l'Onda studentesca si avvicini ai lavoratori e ai settori sociali colpiti dalla crisi economica e dai soprusi delle destre. Perchè, credo, loro hanno paura, paura di pagare di tasca loro i costi della crisi. Rifiutare con decisione l'apoliticità del movimento e contemporaneamente difenderne l'autonomia sono quindi due passi essenziali per farlo vivere e per farne esprimere tutte le potenzialità.
E poi perchè dobbiamo lasciare il concetto di POLITICA solo ai partiti? Noi siamo la politica reale,siamo noi che realmente spostiamo consensi e assi politici nel paese, che produciamo senso e identità collettiva, che produciamo messaggi che vengono raccolti da tutta la nazione.
In realtà credo che non ci sia stato alcun superamento delle tradizionali collocazioni, semplicemente è la sinistra istituzionale di questo paese (e qui parliamo di tutta, anche di quella "radicale") a non saper più intercettare e rappresentare le ragioni e le lotte dei movimenti popolari, come di quelli dei lavoratori. Per questo il movimento non ammette rappresentanza da parte di chi effettivamente non ne rappresenta le posizioni, per questo il movimento è apartitico. Questo, a mio parere, non è necessariamente un bene (anzi è forse, in prospettiva, un elemento di debolezza organizzativa), ma è semplicemente la realtà dei fatti.

6) E’ condivisibile che si ricerchi un’intesa anche con organizzazioni studentesche esplicitamente di destra in nome dell’unità della protesta studentesca oppure no? La partecipazione di queste organizzazioni a manifestazioni pubbliche dovrebbe essere incoraggiata, tollerata, oppure concretamente osteggiata?

Partiamo sempre dalla realtà. Nessuno ha mai pensato, ne penserà, di chiedere "la tessera" a chi viene ai cortei. Studenti di destra e di sinistra, o anche che si defiscono apolitici, sono ovviamente ben accetti, perchè chiaramente la lotta è comune. Questo non può e non deve però giustificare in alcun modo la presenza di organizzazioni neofasciste all'interno delle nostre manifestazioni e della mobilitazione. I motivi non si collocano sul piano della sterile opposizione ideologica, ma sono qualcosa di molto più concreto. Prima di tutto la destra neofascista e le sue emanazioni (da Forza Nuova, all'area di Casapound e Blocco Studentesco, all'Area Identitaria, che peraltro sta anche al governo insieme al PdL...) non ha nulla da spartire, culturalmente e politicamente, con questo movimento: da una parte c'è chi parla di democrazia reale, di diritto allo studio, di difesa delle tutele sociali e del lavoro; dall'altra chi si propone anticultura, intolleranza, gerarchizzazione dei rapporti sociali, antidemocraticità, revisione della storia e pratica costantemente violenza e squadrismo nei quartieri delle nostre città. Chi da sempre è stato nemico dei movimenti popolari, chi nelle scuole e nei quartieri di Roma (ad esempio) propaganda odio e violenza verso gli immigrati, gli omosessuali o gli studenti (e i professori) "di sinistra" non può essere accettato nell'Onda, semplicemente perchè si pone fuori dai suoi orizzonti culturali e dai suoi obiettivi.
Ma c'è anche un secondo fattore. Da sempre fascisti e neofascisti tentano di entrare nei movimenti spontanei prima per depotenziarne la proposta politica e trarre visibilità per le proprie insignificanti organizzazioni, poi per portare destabilizzazione e violenza e permettere al governo di turno di bollare tutto il movimento come una banda di facinorosi. In questo senso le organizzazioni neofasciste si dimostrano asservite e funzionali alle destre di governo che in questo momento rappresentano i nostri avversari; questo è peraltro comprovato dalla sostanziale impunità di cui godono le loro azioni squadriste. I fatti di questi giorni, la vigliacca aggressione di Piazza Navona contro studenti 16enni e professori delle scuole (a cui ha fatto seguito la legittima reazione dei compagni arrivati DOPO L'AGGRESSIONE dalle università) mi sembrano essere una prova piuttosto palese di tutto questo.
E' chiaro quindi che la prima definizione d'identità politica dell'Onda sia l'antifascismo.