tag:blogger.com,1999:blog-12121552246669744122024-03-13T04:52:40.101-07:00Heidelberg contro il Lodo AlfanoHeidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.comBlogger504125tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-25214260745945423542012-05-06T07:29:00.000-07:002012-05-06T07:32:42.120-07:00Vai Movimento 5 Stelle!<object height="315" width="560"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/YTpqiDZkud4?version=3&hl=it_IT">
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Indovinate quante tasche possiedono i soldi che circolano in Italia?<br />
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<a href="http://www.repubblica.it/economia/2012/01/08/news/i_patrimoni_italiani_in_poche_mani_quasi_la_met_al_10_delle_famiglie-27751433/?ref=HRER1-1">Leggi l'articolo</a>.Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-69120188818070417982011-05-30T16:16:00.000-07:002011-05-30T16:17:20.194-07:00In piena autonomia!<object width="640" height="390"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/m_XApI7IKVI&rel=0&hl=en_US&feature=player_embedded&version=3"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowScriptAccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/m_XApI7IKVI&rel=0&hl=en_US&feature=player_embedded&version=3" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" allowscriptaccess="always" width="640" height="390"></embed></object>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-67981170956521852972011-04-09T01:58:00.001-07:002011-04-09T02:03:25.210-07:00Bellezza e Libertà<em>Dalla rubrica Saturno de Il Fatto Quotidiano una parte dello scritto </em>inedito del Nobel Liu Xiaobo<br /><em><br /></em><span style="font-size:130%;">“Bellezza e Libertà”</span><em><br /><br /></em><em>L’uomo è nato libero, ma ovunque è in catene</em>. Questa celebre frase di Rousseau ci ricorda che difficilmente l’<strong>umanità</strong> si può liberare dal suo tragico destino.<br /><br />Non bisogna credere che io inizi con questa frase tanto per sorprendere. Chiunque desideri realmente ripensare sé stesso, può credere che queste parole indicano soltanto una semplice verità. Tuttavia la <strong>paura</strong> istintiva dell’uomo la copre, strato dopo strato. Non importa che l’umanità, con chissà quanta intelligenza e abilità, nasconda questa semplice verità. Verrà un momento critico in cui l’intelligenza di qualcuno la svelerà, facendo così sospirare gli studiosi pavidi.<br /><br />Il sistema delle regole oggettive non prende mai in considerazione i <strong>desideri</strong> soggettivi. L’umanità non ha altra scelta che assecondare questi desideri o reprimerli, a prescindere da quanto essi siano virtuosi. Le regole della fisica hanno da sempre permesso […] che la vita si risolva in un meccanismo soggetto alle inevitabili regole del <strong>determinismo</strong> della materia inorganica, come una particella del cosmo infinito.<br /><br />Ma in tutto ciò: l’<strong>individuo</strong>? L’uomo ha l’intelletto, per questo si crede superiore agli animali e ritiene di poter dominare su tutte le cose del mondo. Attraverso il <em>noumeno</em> della metafisica e il dio della religione trascende le consuetudini secolari. Ma le infinite regole, leggi, norme, dogmi e teoremi stabiliti dalla ragione, costringono in maniera evidente l’esistenza a un appiattimento dottrinale, facendo sì che l’uomo sia così limitato dalle sue stesse creazioni da non riuscire nemmeno a muovere un passo. [...]<br /><br />L’uomo ha creato una società nella quale solo combattendo la natura con tutte le proprie forze ottiene un certo grado di <strong>libertà</strong> ma, allo stesso tempo, egli è intrappolato da una rete tessuta da privilegi, leggi e morale – tanto da non riuscire più a liberarsi. I privilegi fanno sì che l’uomo sia passivo e servile; le leggi impediscono all’uomo di agire liberamente; la morale assegna all’uomo norme e regole di vita a cui tutti devono aderire. [...]<br /><br />La dialettica inconciliabile tra l’illimitatezza di ogni tipo di speranza e la finitezza propria dell’esistenza, determina infine che l’uomo si trovi spesso in un’eterna delusione, scissione, lotta interiore e, allo stesso tempo, in un’eterna speranza, aspirazione e ricerca. Proprio in questa continua alternanza tra speranza e delusione la vita dell’uomo acquista splendore. Ma allora: che cos’è la <strong>speranza</strong> dell’uomo? Dov’è? Come si può ottenere? Basta volerlo.<br /><br />Guardando con diffidenza l’universo e la società, i saggi dell’umanità spesso cadono in una delusione pessimista. La filosofia è eccessivamente astratta, la scienza è troppo fredda, la religione troppo oscura. Ma ciò che mi lascia attonito è che inaspettatamente l’umanità ha trovato una <strong>fessura</strong>, ha creato un istante in cui tutto si può superare e, sebbene essa sia misteriosa e breve, lirica e illusoria, essa svanisce come un sogno senza lasciare traccia.<br /><br />Ma nell’animo di moltissimi talenti, questo fugace momento sarà considerato eterno e illimitato. Questa è l’unica scorciatoia che l’uomo può percorrere per arrivare alla libertà: l’<strong>estetica</strong>.<br /><br /><strong>Confucio</strong> è il filosofo che più ha tenuto in considerazione le norme, eppure il suo “godere dello studio delle arti” ha come fine ultimo il controllo dei riti sul mondo e la costruzione di un governo benevolo. Per lui un’esperienza estetica è il limite più alto dell’esistenza: «a primavera inoltrata, i vestiti leggeri, con cinque o sei adulti col copricapo e sei o sette ragazzi, vorrei bagnarmi nel fiume Yi, godermi la brezza presso l’altare della pioggia e cantare, prima di tornare indietro» [<em>Dialoghi, 11.25</em>, <em>ndt</em>]. I filosofi taoisti invece si oppongono a ogni norma […]. Proprio una simile <strong>attitudine</strong> <strong>esistenziale</strong> ha prodotto la licenziosità dei costumi delle dinastie Wei e Jin [220-420 d.C., <em>ndt</em>] e le arti contemplative tradizionali cinesi come le poesie e le pitture paesaggistiche.<br /><br />L’umanità, risvegliandosi, ha poi scoperto la propria alienazione e, ancor di più, ha riposto sull’estetica la speranza di raggiungere la libertà. […]<br /><br />Nell’esperienza estetica le inclinazioni soggettive possono superare i principi oggettivi; la forza delle emozioni può superare i precetti razionali; il godimento spirituale può superare i desideri materiali; il <strong>destino</strong> <strong>individuale</strong> può superare le pressioni sociali. Solo così l’uomo può superare la limitatezza del proprio essere. Ma va ricordato che questo superamento è temporaneo e illusorio, quindi né eterno né reale.<br /><br />In altre parole, l’uomo quando è costretto in una realtà necessariamente limitata, decide di creare a livello illusorio una libertà illimitata. C’è chi ritiene che questa sia la “commedia” dell’umanità. Io ritengo che proprio questa irrisolvibile contrapposizione tra realtà e illusione dia vita al <strong>carattere tragico dell’esistenza</strong>.<br /><br />[tratto da Liu Xiaobo, <em>Estetica e libertà dell’uomo</em>, Beijing Normal University Press, 1988; traduzione dal cinese di Cecilia Attanasio Ghezzi e Edoardo Gagliardi]<br /><br /><em></em><em>Saturno, Il Fatto Quotidiano, 1 aprile 2011</em><em></em>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-13171780846461666592011-03-21T01:56:00.001-07:002011-03-21T02:01:40.253-07:00Preghiera per ChernobylDal Fatto di oggi...<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Chernobyl, la triste fine dei “liquidatori” </span> <p class="fleft w620 f14 lh14 nero grazie bold"><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-style: italic;">I 50 kamikaze di Fukushima stanno facendo la stessa fine degli eroi che si immolarono per spegnere il reattore numero 4 della centrale ucraina. Il Fatto vuole ricordarli attraverso la testimonianza straziante di una vedova, Valentina Panasevich, raccolta da Svetlana Alekseievic nel capolavoro “Preghiera per Chernobyl"</span></p> <div class="fleft w620 f14 lh20 nero" id="testoarticolo"> <div class="w300 fleft"><img src="http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/themes/ilfatto/thumb/295x0/wp-content/uploads/2011/03/Chernobyl1.jpg" class="fleft" style="margin: 0pt 20px 10px 0pt;" /></div>Chernobyl è il punto di incontro fra Dante e la Fantascienza.<br /><br />La foresta nucleare che si è impadronita delle strade di Pripyat , la città che ospitava i lavoratori della centrale, è la versione moderna del “<strong>bosco dei suicidi</strong>”, mentre la torre di cemento e acciaio che copre il reattore N°4 incute lo stesso irriducibile terrore che emana ancora dai forni crematori o dai giganti immersi nel ghiaccio del Canto 31 dell’Inferno (“Sappi che non son torri, ma giganti..”).<br /><br />Sulle pareti dei palazzi, le scritte di che inneggiano a <strong>Lenin</strong> hanno resistito alla pioggia, alla neve e alla perestroika, per cui si potrebbe dire che Pripyat è la Pompei del socialismo sovietico.<br /><br />Gli unici abitanti della città sono i soldati che la proteggono (dicono) da saccheggiatori e criminali in fuga e le guide , che ti portano – non oltre 10 minuti – davanti al reattore n°4 per mostrarti, con un piccolo contatore <strong>Geiger</strong>, che la radioattività è nella norma.<br /><br />Dalle pareti degli appartamenti abbandonati tentacoli di muffa biancastra si avventano sul visitatore e sugli oggetti abbandonati in fretta e furia il 26 aprile del 1986: una scarpa da donna, un davanzale, un pianoforte una bambola, degli spartiti…<br /><br />A <strong>Pripyat</strong>, non si sente cantare un uccello. E’ come se fossero stati zittiti per sempre e nella foresta che circonda la città morta si vedono cartelli che vietano di accendere fuochi perché anche un piccolo incendio potrebbe disperdere nell’atmosfera i radionucleidi che avvelenano quello che una volta era la “natura”.<br /><br />Quando nel 2002 ho filmato Chernobyl per il settimanale “<strong><em>Link</em></strong>” di Canale 5, ho incontrato i rifugiati che erano stati allontanati dall’area della centrale e che erano tornati a vivere a 7 km dal reattore. Mi dissero che, dopo aver girovagato per anni in campi profughi dove non avevano neppure la legna per scaldarsi, avevano deciso di tornare.<br /><br />Le loro case , piccole isbe con le caratteristiche stufe di muratura alla russa, si distinguevano perché sorgevano linde e ben tenute in mezzo a centinaia di edifici abbandonati, scuole, villette, uffici, completamente conquistati dai rampicanti e dal bosco .<br /><br />“<strong>Le radiazioni?</strong>” mi dissero “Non ci pensiamo. Ormai siamo vecchi. Qui almeno abbiamo una casa.Vogliamo morire qui”. Sullo sfondo, la torre del reattore N°4 emanava un bagliore viola.<br /><br />A Chernobyl ho filmato anche il monumento più triste del mondo: le statue di cemento grigio che ricordano i “<strong>Liquidatori</strong>” della centrale, i pompieri e gli operai che scelsero di andare incontro alla morte per spegnere il Moloch nucleare.<br /><br />Oggi la parola “<strong>kamikaze</strong>” ha connotati solo negativi. Le stragi di civili di Al Qaeda o di Hamas hanno fatto dimenticare che anche la Resistenza ebbe delle squadre suicide come il commando di partigiani cecoslovacchi che giustiziò Reinhard Heydrich, detto “il boia” (der Henker) 25 anni dopo, a 8000 km di distanza , i 50 kamikaze di Fukushima stanno compiendo lo stesso sacrificio dei “Liquidatori” . Questi ultimi verranno ricordati tra poco più di un mese, il 26 aprile dal “Chernobyl day” insieme alle centinaia di migliaia di morti di cancro (500.000 secondo il Guardian) causati dall’incidente del reattore N°4.<br /><br />Noi vogliamo ricordarli attraverso il ricordo di una vedova, <strong>Valentina Panasevich</strong> raccolto da Svetlana Alekseievic nel capolavoro “Preghiera per Chernobyl”.<br /><br /><em>“Poco fa ero così felice. Tutto è rimasto in un altro mondo. Non capisco come riesco a vivere. Mi sentivo paralizzata. La mattina mi svegliavo, cercavo di abbracciarlo. Dov’è? C’è il suo cuscino, il suo odore. Di sera la figlia mi dice che ha finito i compiti. All’istante mi accorgo che ho dei figli. Ma dove è lui? Lo penso finché non mi addormento… Non piangerò. Ormai ho perso questa capacità… Non mi lascia un’idea strana: ho visto quello che nessuno ha visto prima d’ora… Siamo primi a scoprire qualcosa di terribile.E’ andato a Chernobyl il giorno del mio compleanno. Faceva da montatore arrampichino. Viaggiava per tutto il paese ed io lo aspettavo sempre. Facevamo una vita da innamorati. Quel giorno erano preoccupate solo le nostre mamme. Noi invece eravamo tranquilli. La sua squadra, sette persone, sono morti tutti. Quando dopo tre anni è morto il primo pensavamo, che magari fosse un caso. Dopo è morto il secondo, il terzo… Ognuno già aspettava il suo turno. Mio marito è morto per ultimo. Era robusto, alto quasi due metri, pesava 90 chili, come si poteva immaginare? Staccavano la luce nei paesi abbandonati…Ah, quanto ero felice!</em><br /><br /><em>Era tornato. Era sempre una festa quando tornava. Indossavo una bella camicia da notte che avevo per quest’occasione. Conoscevo ogni angolo del suo corpo. A volte anche sognavo di essere una parte del suo corpo, eravamo indivisibili. Sentivo un dolore fisico quando andava via. Questa volta è tornato con i nodi linfatici sul collo. Li ho sentiti subito appena l’ho baciato. Sono nata per amare. Le mie compagne di scuola facevano progetti per il futuro: iscriversi all’università, partecipare a qualche impresa di Komsomol. Io invece volevo sposarmi ed amare, solo amare come Natascia Rostova in “Guerra e pace”. A nessuno potevo rivelarlo perché allora era lecito pensare solo di qualche impresa di komsomol, di coltivare la Siberia. L’ho conosciuto quando sono andata a lavorare alla centrale telefonica. Sono stata io a dirgli:”Sposami, ti voglio tanto bene!”. Mi sono innamorata da matta, volavo fra le nuvole…A volte cerco di consolarmi: magari la morte non è la fine, magari lui vive in qualche altro mondo. Leggevo libri e giornali, parlavo con la gente, volevo sapere tutto sulla morte per trovare qualche consolazione… Non posso stare da sola, eravamo indivisibili. Non voleva andare dal medico perché non sentiva nessun dolore. I nodo linfatici aumentavano. Ho insistito. L’hanno mandato subito dall’oncologo.</em><br /><br /><em>Dopo una settimana è stato operato. Gli hanno tolto completamente la tiroide e la parte di faringe. Ora capisco che questo era ancora un periodo felice… Ho imparato a dargli da mangiare tramite una cannuccia. Non sentiva ormai né odori, né sapori. Andavamo qualche volta al cinema e ci baciavamo lì: così ci sentivamo aggrappati alla vita. Poi un giorno non è più riuscito ad alzarsi dal letto. Avevamo ancora un anno tutto per noi, lui stava sempre peggiorando a vista d’occhio per tutto l’anno. Tutti i suoi colleghi erano già morti. Questo pensiero era insopportabile, nessuno sapeva che cosa vuol dire Chernobyl. Si scriveva tanto su questo argomento, ma siamo stati noi per primi a scoprire l’aspetto più orribile.</em><br /><br /><em>Volete sapere come si muore dopo Chernobyl? L’uomo che amavo, così che non avrei potuto amarlo di più neanche se fosse stato mio figlio, si trasformava sotto i miei occhi in un mostro, in un extraterrestre. Gli si è deformato il naso aumentando di circa tre volte. Gli occhi si sono spostati ed hanno assunto un’espressione sconosciuta. Ma questo non mi spaventava. Ero soltanto preoccupata che lui si vedesse così come era. Però insisteva affinché gli portassi uno specchio, me lo scriveva ripetutamente (comunicavamo scrivendo perché egli non riusciva nemmeno a sussurrare). Ma io facevo finta di niente. Dopo tre giorni sono stata costretta a portarglielo. Ci è rimasto male. Cercavo di consolarlo: non ti preoccupare, appena guarirai andremo a stare in qualche paesino abbandonato e ci vivremo noi due da soli. Non lo ingannavo, ero pronta ad andarmene in capo al mondo per lui. Mi confondo, non riesco a parlare.</em><br /><br /><em>Avevo 16 anni quando l’ho conosciuto. Aveva 7 anni più di me. Quando andavo all’appuntamento con lui scendevo alla fermata dopo per vedere da lontano che bel ragazzo mi aspettava. Per due anni non me ne accorgevo se era estate o inverno. Quanto ero felice! Non cambierei nulla in vita mia anche se le stelle mi avessero avvertita del mio destino. Il giorno del matrimonio non abbiamo trovato il suo passaporto. “E’ un brutto segno”, – piangeva la mia mamma. Non era amore, piuttosto un lungo innamoramento. Non so se sia lecito parlarne. Ci sono dei misteri, dei segreti. Anche adesso non capisco che cosa fosse. Aveva dei desideri fino all’ultimo mese. Mi chiamava di notte, mi amava più forte di prima. Di giorno quando lo guardavo non riuscivi a credere a ciò che era successo di notte. Non volevamo separarci. Lo sfioravo coccolando, mi ricordavo i momenti più felici della nostra vita. Non voleva morire. Ma cosa potevo offrirgli oltre i farmaci? Quale speranza? Non voleva morire…</em><br /><br /><em>Alla mamma non raccontava nulla, non avrebbe capito perché non era un solito tumore, era il tumore di Chernobyl, molto più terribile. I medici mi hanno spiegato: se le metastasi si fossero sviluppate dentro all’organismo sarebbe morto presto. Invece sono uscite tutte fuori. Le formazioni nere hanno coperto il corpo fino alla vita, era sparito il mento, il collo. La lingua uscita fuori, era diventata come una borsetta. Sanguinava perché si rompevano le vene. Gli mettevo sotto un catino. Anche adesso sento quel suono di zampilli di sangue. Non sapevo come aiutarlo. Al pronto soccorso ci conoscevano già e non volevano venire: non possiamo fare nulla per suo marito. Una volta è venuto un medico giovane, appena entrato mi ha detto:”Mia cara, le auguro che lui muoia al più presto” e lui l’ha sentito. Un’altra volta un’infermiera non ce l’ha fatta ad entrare in camera. Ho imparato a fare da me le punture di stupefacenti. Gridava dal dolore, gridava per tutto il giorno. A questo punto ho trovato la soluzione: gli versavo tramite la cannuccia una bottiglia di vodka. Così si assopiva.</em><br /><br /><em>Una volta gli ho chiesto:”Ti dispiace che sei andato a Chernobyl?”. Mi ha risposto di no. Ero così felice con lui. Lo guardavo mentre si faceva la barba, mentre mangiava, mentre camminava per strada. Non potevo saziarmi, come se avessi un presentimento che non sarebbe durato a lungo. Non capisco come può piacere il proprio lavoro. A me piaceva soltanto lui. Amavo soltanto lui. Di notte grido nel cuscino per non spaventare i figli.</em><br /><br /><em>I parenti mi avevano suggerito di portarlo in un ospedale dove morivano gli ammalati come lui. Anche lui mi supplicava, ha consumato un quaderno per convincermi. Alla fine ho deciso di farlo. Ci sono andata con suo fratello. L’ospedale si trovava in periferia di un paesino. Quando ho visto una grande casa in legno col pozzo rovinato, i servizi fuori, la vecchiette vestite in nero, non sono nemmeno uscita dalla macchina. Gli ho detto: non ti ci porterò mai. Mai!Hanno telefonato i suoi colleghi, volevano venire a trovarlo. Gli hanno portato un diploma d’onore, una cartella rossa con il profilo di Lenin. Lo guardai e pensai: per cosa muore? I giornali scrivevano che era esploso non solo Chernobyl, ma anche il comunismo. Il profilo sulla cartella è rimasto comunque. I colleghi volevano parlargli. Lui invece si copriva la testa, aveva già paura della gente, accettava solo me.Le ultime settimane sono state più orribili. L’uomo muore da solo, in solitudine. Durante il funerale gli ho coperto la faccia con un fazzoletto. Una sua amica che mi aveva chiesto di scoprire la faccia è svenuta. Quando è morto nessuno riusciva ad avvicinarsi. I parenti non possono lavare e vestire il defunto. Ho chiamato due impiegati dell’obitorio. Anche loro che ne hanno visto di tutti i colori, mi hanno rivelato che è la prima volta che vedevano questo orrore. Ormai so come moriremo dopo una guerra atomica, dopo Chernobyl. Anche morto era caldo-caldo. Non si poteva toccarlo. Ho fermato l’orologio, erano le sette. Anche oggi è lì fermo, non si riesce a farlo partire. Il meccanico dice che il meccanismo non è rotto, però non funziona più. Mistero.</em><br /><br /><em>I primi giorni senza di lui. Avevo sonno, ho dormito per due giorni. Mi alzavo solo per prendere un po’ d’acqua. Prima di morire mi ha scritto: “Fai bruciare il mio corpo, non voglio che tu abbia paura”. Perché ha deciso così? Ho letto che la gente si aggira senza avvicinarsi alle tombe dei vigili del fuoco di Cernobyl morti negli ospedali di Mosca e sepolti nei dintorni, a Mytishi. Non seppelliscono accanto neanche i loro defunti, hanno paura perché nessuno sa cosa è Chernobyl. Ero seduta accanto a lui quando era appena morto. Improvvisamente ho visto una nuvola salire sopra il suo corpo. Era la sua anima. Nessuna l’ha vista, io invece sì. Ho avuto l’impressione che ci siamo rivisti un’altra volta… Chi me l’ha tolto? Per quale diritto? Hanno portato il precetto il 19 di ottobre 1986. Come se fosse la guerra…</em><br /><br /><em>Ero felicissima da impazzire. Non so come vivrò. Cosa mi ha salvato? Il nostro figlio. E’ ammalato. E’ già cresciuto, ma guarda il mondo con gli occhi felici di un bambino di 5 anni. Si trova nell’ospedale psichiatrico. Questa era la sentenza dei medici: per sopravvivere deve rimanere sempre lì. Ci vado ogni fine settimana. Mi chiede sempre: “Dove è il papà? Quando verrà?”. Chi altri me lo potrà mai chiedere? L’aspetta. Vivremo insieme con mio figlio. Io reciterò la mia preghiera di Chernobyl e lui guarderà il mondo con gli occhi da bambino…</em><br /><br /><strong>di Mimmo Lombezzi</strong></div>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-67490186521887621922011-03-01T02:21:00.000-08:002011-03-01T02:23:21.285-08:00Let's be gay!!<object classid="clsid:d27cdb6e-ae6d-11cf-96b8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=10,0,0,0" width="640" height="390"><param name="movie" value="http://tv.repubblica.it/static/swf/z_adv_player.swf"></param><param name="allowScriptAccess" value="always"><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param value="bgColor=black&autostart=false&keyT=&key=&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&file=repubblicatv/file/2011/03/soracesiragay010311.mp4&repeat=false&logo=0&strip=0&nielsenBrand=repubblicatv_&brand=brand_repubblicaradio&dState=normal&scaleMethod=fit&rel=false&fsType=fl&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&videoTitle=Gay, il ritorno della Sora Cesira&streamURL=http://tv.repubblica.it/copertina/gay-il-ritorno-della-sora-cesira/63104?video&nielsenBrand=repubblicatv_&pub=politica###" name="flashvars"><embed src="http://tv.repubblica.it/static/swf/z_adv_player.swf" allowscriptaccess="always" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="640" height="390" flashvars="bgColor=black&autostart=false&keyT=&key=&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&file=repubblicatv/file/2011/03/soracesiragay010311.mp4&repeat=false&logo=0&strip=0&nielsenBrand=repubblicatv_&brand=brand_repubblicaradio&dState=normal&scaleMethod=fit&rel=false&fsType=fl&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&videoTitle=Gay, il ritorno della Sora Cesira&streamURL=http://tv.repubblica.it/copertina/gay-il-ritorno-della-sora-cesira/63104?video&nielsenBrand=repubblicatv_&pub=politica###"></embed></object>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-45327279884446125882011-02-15T15:31:00.001-08:002011-02-15T15:35:59.160-08:00Ti sputtanerò<span class="InfoComponentTextChunk"><div class="InfoComponentTextHedLine_hl1"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> Grandissimi Luca e Paolo a Sanremo!!!<br /><br /><object classid="clsid:d27cdb6e-ae6d-11cf-96b8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=10,0,0,0" width="640" height="390"><param name="movie" value="http://tv.repubblica.it/static/swf/z_adv_player.swf"><param name="allowScriptAccess" value="always"><param name="allowFullScreen" value="true"><param value="bgColor=black&autostart=false&keyT=&key=&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&file=repubblicatv/file/2011/02/sanremo_150211.mp4&repeat=false&logo=0&strip=0&nielsenBrand=repubblicatv_&brand=brand_repubblicaradio&dState=normal&scaleMethod=fit&rel=false&fsType=fl&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&videoTitle=Sanremo: Luca e Paolo cantano Fini e Berlusconi&streamURL=http://tv.repubblica.it/copertina/sanremo-luca-e-paolo-cantano-fini-e-berlusconi/62224?video&nielsenBrand=repubblicatv_&pub=spettacoli_e_cultura###" name="flashvars"><embed src="http://tv.repubblica.it/static/swf/z_adv_player.swf" allowscriptaccess="always" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" flashvars="bgColor=black&autostart=false&keyT=&key=&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&file=repubblicatv/file/2011/02/sanremo_150211.mp4&repeat=false&logo=0&strip=0&nielsenBrand=repubblicatv_&brand=brand_repubblicaradio&dState=normal&scaleMethod=fit&rel=false&fsType=fl&baseURL=http://tv.repubblica.it/static/images/player/&videoTitle=Sanremo: Luca e Paolo cantano Fini e Berlusconi&streamURL=http://tv.repubblica.it/copertina/sanremo-luca-e-paolo-cantano-fini-e-berlusconi/62224?video&nielsenBrand=repubblicatv_&pub=spettacoli_e_cultura###" width="640" height="390"></embed></object><br /><br />...e poi dal Fatto di oggi<span> (16 febbraio 2011)</span><span style="font-weight: bold;">...<br /><br /> </span> <span style="font-weight: bold;" class="InfoComponentTextPara">Silvio Pelvico </span> </span> </div> <span> <div class="InfoComponentTextByline"><br /><span style="font-style: italic;"> </span> <span style="font-style: italic;" class="InfoComponentTextPara">di Marco Travaglio </span> </div> </span> <span class="InfoComponentTextContent"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"><br /> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Alla fine, depositato il polverone politico-mediatico del Truman Show, restano i fatti nudi e crudi, che il gip Cristina Di Censo descrive con una semplicità disarmante. Una sera di maggio un cittadino telefona in Questura per far rilasciare una minorenne marocchina fermata per furto senza documenti né fissa dimora, spacciandola per la nipote del presidente egiziano Mubarak. Se fosse un passante, lo manderebbero a prendere per il trattamento sanitario obbligatorio. Trattandosi del presidente del Consiglio, trattengono le risa e obbediscono a lui anziché al pm minorile e affidano la ragazza a una procace consigliera regionale che si è precipitata sul posto in compagnia di una prostituta brasiliana, nelle cui mani poi la consigliera scarica la minorenne. Le due immigrate vengono poi sorprese a rissare furiosamente e a rinfacciarsi la loro professione, la più antica del mondo. Indagini, interrogatori e intercettazioni per scovare chi organizza il giro di squillo: saltano fuori i nomi della consigliera regionale, di un direttore di telegiornale e di un impresario di star dalla dubbia fama (lui, non le star). L’utilizzatore finale invece è il presidente del Consiglio, che paga in soldi, favori, gioielli, appartamenti in comodato gratuito: ecco perché ha telefonato in Questura. Dalle perquisizioni affiorano i soldi, elargiti un po’ dal premier un po’ dal suo ragioniere, che però non può essere perquisito </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">perché abita in una succursale della Presidenza del Consiglio. Ci vuole il permesso della Camera. I giudici lo chiedono. La Camera rispedisce il faldone al mittente senza dire né sì né no, sostenendo che è competente il Tribunale dei ministri perché il premier chiamò la Questura per sventare una crisi diplomatica con l’Egitto. Vivo stupore in Egitto, dove nessuno è stato avvertito del fatto che il capo del governo italiano racconta in giro che Mubarak ha una nipote prostituta e che questa presta abitualmente servizio in casa sua (del capo del governo italiano). Anche perché, in tal caso, l’Italia rischierebbe non solo l’incidente diplomatico, ma un attacco missilistico. Alla Procura di Milano bastano meno di tre mesi per tirare le somme: pagare una minorenne in cambio di sesso è reato (prostituzione minorile), indurre la Questura a compiere un atto indebito a favore di un’amica è reato (concussione). E, siccome in casi così rapidi ed evidenti il Codice prevede il rito immediato, i pm lo chiedono. Il gip Di Censo sa quel che le accadrà se lo accorderà: verrà insultata, spiata, screditata, dossierata, trascinata alla Consulta. Eppure mantiene i nervi saldi e decide secondo coscienza, sine spe ac metu, uniche bussole il Codice penale e la Costituzione. Dopo i 5 giorni canonici, rinvia B. a giudizio immediato. Ritiene che le accuse siano provate e meritino il vaglio processuale. Il Tribunale stabilirà se è provata anche la colpevolezza dell’imputato B. Incidentalmente il gip spiega anche </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">perché il caso è roba da tribunale ordinario: basta leggere la Costituzione per sapere che è reato ministeriale quando un membro del governo abusa delle proprie funzioni. Ma il premier non ha poteri sulle Questure (non è il ministro dell’Interno né il capo della Polizia): ergo, chiamando quella di Milano, non abusò delle funzioni, ma della qualità di capo del governo. Reato ordinario, tribunale ordinario. Tutto semplice, elementare, lapalissiano. Ci arriverebbe uno studente al primo giorno di Giurisprudenza. Non, dunque, legioni di politici e opinionisti servi. Il 6 aprile, se vorrà, B. comparirà in tribunale. Se non vorrà, peggio per lui: lo processeranno lo stesso. Dopo vent’anni di urla, strepiti, leggi su misura, censure, epurazioni, ricorsi, ricusazioni e centinaia di milioni spesi in avvocati, giudici, testimoni e deputati per trasformare il Parlamento e il Paese intero in un gigantesco collegio di difesa, si ritroverà solo, impotente, nudo come un verme davanti all’incubo che lo insegue da sempre: la Giustizia. </span> </span> </span></span>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-44018629929581616722011-02-13T06:16:00.000-08:002011-02-13T06:19:26.460-08:00"Mo' lo ringraziamo pure perché non ci ha fatto fare la guerra da Mubarak"<iframe title="YouTube video player" src="http://www.youtube.com/embed/SpBmeFVEvHo" width="480" frameborder="0" height="390"></iframe>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-7820219083731969542011-02-05T05:36:00.000-08:002011-02-05T05:39:12.387-08:00Avviso a chi pubblica le foto del "vecchio porco"<div class="InfoComponentTextHedLine_hl1"><span class="InfoComponentTextPrimitive"><span class="InfoComponentTextPara">Dal Fatto di oggi.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Ghedini sotto il letto </span></span> </span> </div> <span> <div class="InfoComponentTextByline"><br /> <span style="font-style: italic;"></span> <span class="InfoComponentTextPara"><span style="font-style: italic;">di Marco Travaglio</span> </span> </div> </span> <span class="InfoComponentTextContent"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"><br /> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Dicono che B. sia un grande comunicatore. Balle: è solo il padrone dei mezzi di comunicazione. Basta vedere come gestisce gli scandali sessuali che lo inseguono da tre anni, da quando il trapianto di pompetta gli restituì almeno l’illusione del ritorno agli anni verdi. Avrebbe potuto dire, escludendo reati e sfidando i pm a dimostrarli: “La sera, dopo una giornata trascorsa con Bondi, Cicchitto, Capezzone e Bonaiuti, roba che non auguro al mio peggior nemico, mi piace allungare le mani sulle mie amiche consenzienti con un gruppo di vecchi sporcaccioni, poi alcune me le porto a letto e, se fanno le prostitute, le pago”. Il Vaticano avrebbe protestato un paio di minuti, poi sarebbe tornato a cuccia in cambio di qualche milione in più alle scuole private. Mons. Fisichella avrebbe invitato a “contestualizzare il bungabunga”, come del resto le bestemmie. E lui si sarebbe liberato di tutti i ricatti di quell’orda di velociraptor siliconate che ora vanno in giro per le redazioni a offrire foto e video col Papi desnudo. Invece, giurando a reti unificate “mai pagato una donna in vita mia” e “mai frequentato minorenni”, ha trasformato in notizie d’interesse pubblico qualsiasi particolare della sua vita privata. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">Comprese le foto. Perché si tratta di stabilire se il capo del governo dice la verità o mente. Se avesse ammesso di essere un “vecchio porco”, come ha scritto l’amico Belpietro, avrebbe trasformato in violazione della privacy (dunque reato) la pubblicazione di qualunque foto o video di bungabunga & affini (salvo quelle che dimostrassero il reato di sesso a pagamento con minorenni). Non l’ha fatto e così ha reso quelle foto pubblicabili in nome del diritto, anzi dovere di cronaca, visto che sembrano sbugiardarlo. Queste cose dovrebbe saperle molto meglio di noi il Garante della Privacy: organismo solitamente sonnacchioso, riprende improvvisamente vita non appena sente le parole “foto” e “Berlusconi”. Infatti ieri ci ha inviato un fax dal titolo: “Diffusione di dati personali relativi all’on. Silvio Berlusconi”. Svolgimento: “Si trasmette l’allegata segnalazione inviata dagli avv. Ghedini e Longo, in nome e per conto dell’on. Berlusconi, al fine di acquisire ogni elemento ritenuto utile alla valutazione del caso segnalato, con particolare riguardo all’articolo ‘Un’asta per le foto’. Si prega di dare riscontro...”. In pratica il Garante fa il postino degli avvocati del premier, che in una letterina di due pagine ci avvertono che B. “ha conferito incarico a questi difensori di procedere in ogni sede a sua tutela per i fatti di cui in premessa”, cioè la notizia delle foto all’asta, perché – tenetevi forte – “foto del Presidente svestito in atteggiamenti intimi con ragazze, laddove effettivamente esistenti, devono ritenersi sicuramente false, frutto di fotomontaggi e/o di manipolazioni”. Se </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">ne deduce che B., quando si spoglia per fare le sue cose, tiene sempre Ghedini e Longo sotto il letto o nel guardaroba a controllare. Il guaio è che poi i due, sul più bello, si abbioccano. Ghedini giurò che la D’Addario non era mai entrata a Palazzo Grazioli e che le registrazioni della sua notte con B. erano false, poi si scoprì che era tutto vero, ma lui s’era assopito. Gli On. Avv. avvertono poi che “chi rivela o diffonde notizie o immagini indebitamente procurate che attengono alla vita privata e si svolgono nei luoghi di abitazione” commette reato. Non sanno forse, né il Garante-postino li informa, che la privacy vien meno davanti al dovere di cronaca sui personaggi pubblici. In ogni caso esprimiamo agli avvocati da spogliatoio la più sentita solidarietà. Così come al Garante, che dovrà presto occuparsi di un’altra drammatica denuncia: quella del membro leghista del Csm Matteo Brigandì, sottoposto a “perquisizione corporale” e financo “spogliato” dalla polizia. Una pratica davvero umiliante e disumana. Passi rischiare la pelle per 1.500 euro al mese, ma vedere Brigandì nudo no: questo, per un poliziotto, è davvero troppo. </span> </span> </span>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-62948127264908443912011-02-03T13:29:00.000-08:002011-02-03T13:36:54.010-08:00Intervistatore o suggeritore?<div class="InfoComponentTextHedLine_hl1"><span class="InfoComponentTextPrimitive"><span class="InfoComponentTextPara">Dal Fatto di oggi.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Da Minzolingua a Renzullingua </span></span> </span> </div> <span> <div class="InfoComponentTextByline"><br /><span style="font-style: italic;"> </span> <span style="font-style: italic;" class="InfoComponentTextPara">di Marco Travaglio </span> </div> </span> <span class="InfoComponentTextContent"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"><br /> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Il Tg1 ha scritto ieri sera un altro pezzo di grande televisione. Stavolta Minzolingua non ha leccato in proprio, ma ha paracadutato a Palazzo Grazioli uno dei suoi più scalpitanti cavalli di razza: Daniele Renzulli. Chi era costui? I colleghi più anziani ricordano che arrivò al Tg1 con fama di amico dell’autista di Fanfani, dunque democristiano, dunque giornalista. Poi quel gran genio di Johnny Raiotta pensò bene di promuoverlo caporedattore dell’Economia. Il sopraggiungere di Scodinzolini non lo colse comunque di sorpresa: Renzullingua divenne un minzoliniano di ferro, firmando tutti i documenti di solidarietà al direttorissimo ingiustamente criticato per la sua rocciosa indipendenza. Ieri finalmente è scoccata la sua ora: “Dai, Renzulli, passa dal barbiere, mettiti il vestito buono, lucida le scarpe, succhia una mentina, avverti amici e parenti e presentati a Palazzo Grazioli da Lui. Non preoccuparti per le domande: te le detta Bonaiuti e comunque servono solo a rendere un po’ meno palloso il vecchio bollito, ché l’ultimo videomessaggio ha messo in fuga pure Bondi. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">Occhio a non sbagliare: certe occasioni capitano una volta nella vita”. Il giovanotto, gli va riconosciuto onestamente, non ha tradito le attese. Nonostante la salivazione azzerata, l’occhio pallato e la sudorazione a Vajont, ha tenuto testa da par suo al presidente del Consiglio, mettendolo spesso all’angolo con domande ficcanti. La prima: “Presidente, negli ultimi due anni l’Italia ha tenuto alto l’argine della stabilità dei conti, come hanno riconosciuto l’Europa e il Fondo monetario: è il momento di tornare a crescere, in che modo?”. Colpito e affondato dalla virulenza dell’intervistatore, B. vacilla, per riprendersi a stento: e ha spiegato che la colpa della crescita zero è dell’articolo 41 della Costituzione, curiosamente in vigore anche negli anni del boom economico, ma ora sarà prontamente abolito. Il nostro eroe, però, non è tipo da lasciarsi invischiare dalle risposte dell’avversario, infatti è già pronto col secondo uppercut: “Lei è sceso in campo nel '94 promettendo la rivoluzione liberale: per dare una scossa alla nostra economia è venuto il momento di andare fino in fondo?”. Qui il Cainano, già legnoso sulle gambe a causa delle notti insonni, si accascia alle corde con lo sguardo che implora pietà. E, in stato confusionale, biascica supercazzole tipo “piano casa... Sud... fiscalità di vantaggio... federalismo”. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">Implacabile, Renzulli lo finisce con il ko: “Lei ha fatto una proposta di collaborazione all’opposizione, che ha risposto che non è credibile. Dietro questo rifiuto, secondo lei, aleggia il partito della patrimoniale, la vecchia ricetta che punta sempre sulla scorciatoia dell’aumento della pressione fiscale?”. Il nano bollito, dal tappeto, delira: “Il problema principale è il debito pubblico che abbiamo ereditato dai governi del passato... moltiplicato 8 volte dal 1980 al '92 dalle vecchie forze politiche, con i comunisti in primo piano, negli anni del consociativismo”. Qui si chiude l’intervista, ma solo per i telespettatori. Renzulli invece rimane lì e si scatena, ricordando a B. alcune verità scomode. Dal 1980 al '92 si susseguirono i premier Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Craxi, Goria, De Mita, Andreotti, Amato: 6 Dc, 2 Psi, 1 Pri, nessun comunista (il Pci era all’opposizione). È grazie a loro se, in quei 12 anni, il debito pubblico passò dal 60 al 118% del Pil. Consociativismo? L’aumento più vertiginoso si registrò nei quattro anni di Craxi (1983-'87: da 456 a 890.000 miliardi di lire). Di cui B. era amico, finanziatore ed elettore. E chi erano i consiglieri economici di Craxi negli anni in cui il debito raddoppiava? Tremonti, Siniscalco, Brunetta e Sacconi. B. li ha promossi tutti e quattro ministri. Queste e altre verità Renzullingua ha ricordato al premier in coda all’intervista. Purtroppo, sul più bello, l’hanno tagliato.<br /><br /><br />Guardate come le domande non sono domande, ma suggerimenti per un discorso propagandistico.<br /><br /><iframe title="YouTube video player" width="640" height="390" src="http://www.youtube.com/embed/cq1ws2d0xZM" frameborder="0"></iframe><br /><br /></span> </span> </span>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-29670619473467552462011-02-01T16:07:00.000-08:002011-02-01T16:10:57.575-08:00The Arcore's nights<object style="height: 390px; width: 640px"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/SEk_aPqTK9M?version=3"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowScriptAccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/SEk_aPqTK9M?version=3" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" allowscriptaccess="always" width="640" height="390"></embed></object>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-8335905130290192602011-01-30T11:43:00.000-08:002011-01-30T12:14:30.551-08:00Ausmerzen: la Scienza non produce necessariamente Coscienza<iframe title="YouTube video player" class="youtube-player" type="text/html" width="640" height="390" src="http://www.youtube.com/embed/yKth6wfh1ko" frameborder="0"></iframe><br /><br />Ausmerzen, lo spettacolo che Marco Paolini ha dato all'ex manicomio Paolo Pini a Milano e ripreso da La7 e' un colpo al cuore, allo stomaco, alla memoria al quale consiglio a chiunque di non sottrarsi.<br /><br />Guardate il video al seguente link. Lo spettacolo dura piu' di due ore. A questo segue una discussione che Gad Lerner conduce facendo parlare le persone presenti. Alla grandezza di Paolini non segue la grandezza nel condurre una discussione difficile e se vogliamo scomoda, ciononostante ci sono degli spunti interessanti per l'attualita' d'Italia.<br /><br />Guardate Paolini, cliccate qui sotto o cercate sul sito di <a href="http://www.la7.it/">La7</a> lo spettacolo Ausmerzen.<br /><br /><a href="http://www.la7.tv/richplayer/?assetid=50200767">http://www.la7.tv/richplayer/?assetid=50200767</a>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-90119022687502816142011-01-30T05:22:00.000-08:002011-01-30T05:28:27.294-08:00Intervento del Capo dello StatoLa mia lettera al Capo dello Stato.<br /><br />On. Presidente Napolitano,<br /><br />spero che la mia voce si unisca a quella di tantissime altre persone che si rivolgono a lei.<br /><br />Le chiedo di intervenire in modo concreto su una situazione che intacca la dignità e il rispetto delle persone e della loro intelligenza e soprattutto il decoro del nostro Paese.<br /><br />Non è più sopportabile la presenza di Berlusconi alla presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.<br /><br />Non è più accettabile vedere una carica istituzionale come la sua, Onorevole Presidente, vissuta con onore e rispetto, affiancata dal degrado morale della persona di Berlusconi in quanto primo ministro.<br /><br />Faccia qualsiasi cosa la Carta Costituzionale le impone di fare in una situazione in cui un'alta carica dello Stato abbia dimostrato altissimo spregio per le Istituzioni.<br /><br />Cordiali salutiHeidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-60059146604757961462011-01-18T10:23:00.000-08:002011-01-18T10:26:50.097-08:00Compagna stabile<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhScZI4s9W64pd2GBSKh8PG60bjzHSk1ubbn_h_Y_nNKHzMeFexlRWNx2ZVZ58ez_e-DLrbfot81hxgIhjsDVk9z1hsIIhK-jiZNlLl5Vx6WYgFpzdx0YLpx3UBs0pkr9cnz7akkmVflYFg/s1600/compagana_stabile.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 294px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhScZI4s9W64pd2GBSKh8PG60bjzHSk1ubbn_h_Y_nNKHzMeFexlRWNx2ZVZ58ez_e-DLrbfot81hxgIhjsDVk9z1hsIIhK-jiZNlLl5Vx6WYgFpzdx0YLpx3UBs0pkr9cnz7akkmVflYFg/s320/compagana_stabile.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5563593374338256690" border="0" /></a>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-55297953741940642892011-01-15T10:08:00.000-08:002011-01-15T10:18:17.086-08:00Sono venuto per servire<object width="640" height="385"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/dEQeJM3Hhzw?fs=1&hl=de_DE"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/dEQeJM3Hhzw?fs=1&hl=de_DE" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="640" height="385"></embed></object><br /><br />Dal Fatto Quotidiano un articolo di Don Gallo<br /><br /><div style="font-weight: bold;" class="InfoComponentTextHedLine_hl1"><span class="InfoComponentTextPrimitive"><span class="InfoComponentTextPara">“Il Papa mi delude anche più del Cavaliere” </span> </span> </div> <div style="font-weight: bold;" class="InfoComponentTextHedLine_hl2"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">DON ANDREA GALLO CONTRO LA CHIESA CHE PERDONA TUTTO PER SALVARE I PRIVILEGI </span> </span> </div> <span> <div class="InfoComponentTextByline"><br /><span style="font-style: italic;"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><span style="font-style: italic;">di Beatrice Borromeo</span><br /><br /></span> </div> </span> <span class="InfoComponentTextContent"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Com’è possibile che dal cardinal Ruini a Bagnasco, da Fisichella fino al Santo Padre nessuno si indigni per il comportamento di Silvio Berlusconi?”. Don Andrea Gallo, animatore della comunità genovese di San Benedetto del Porto, è famoso per essere ostile alle caste vaticane. E il Cavaliere non gli è mai piaciuto. Ma nel giorno in cui rimbalza per il mondo la notizia che il presidente del Consiglio è sotto inchiesta per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile, il prete genovese è molto più arrabbiato con il Papa che col premier. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Don Gallo, si stupisce ancora del fatto che la Chiesa non abbia niente da dire? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Sono ripugnato. A 82 anni e mezzo mi sento autorizzato a dire che è insopportabile che non ci sia una presa di posizione contro queste sconcezze. Anzi: le gerarchie ecclesiastiche continuano a sostenere Berlusconi. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />C’è una soglia oltre la quale anche il Vaticano dirà “adesso basta davvero”? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Non c’è, perché alla Chiesa non importa più nulla dei poveri e dei deboli. Vive di privilegi, </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">vuole difenderli e ne vuole conquistare di nuovi. Le pare normale che il Papa vada a trovare il sindaco di Roma in Campidoglio il giorno dopo che ha azzerato la giunta? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Quali sono le contropartite concrete, per la Chiesa, di questa benevolenza? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Basti pensare all’8 per mille o ai contributi alle scuole cattoliche, che poi di cattolico non </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">hanno proprio nulla. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Tutto qui? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />C’è anche l’esenzione fiscale sugli immobili della Chiesa, che non pagano l’Ici. O le politiche bioetiche. Il Santo Padre è tornato a parlare contro l’educazione sessuale, senza capire che togliere la consapevolezza ai ragazzi è proprio ciò che li spinge a svendersi, drogarsi, autodistruggersi. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Che opinione si è fatto delle ragazzine che, come disse Veronica Lario, “si offrono al drago”? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Il problema è che da almeno un decennio i giovani crescono senza un’idea di futuro, sapendo che non avranno lavoro né aiuti. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Forse però Ruby era soddisfatta di mettere un piede nel mondo di Arcore. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Certe ragazze capiscono che vendersi è una possibilità per ottenere quello che vogliono, ma è anche un processo di autodistruzione con sofferenze indicibili. Nella mia comunità lavoro da anni con le prostitute: sono rovinate, vuote dentro. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Non sviluppano una corazza per evitare di soffrire del loro lavoro? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">No. Penso che Ruby e le altre vedano Berlusconi come una porta d’accesso, che sfruttino i suoi </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">vizi. Ma si vergognano, sono schifate da chi hanno davanti. E si fanno anche schifo da sole. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Se i racconti di queste ragazze sono veri, il presidente del Consiglio cerca proprio questo tipo di donna. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Questo perché è un amorale. Un uomo che agisce fuori dalla Costituzione, dalla giustizia, dalla legalità. E dalla civiltà. Dice che lavora tanto e che si toglie qualche sfizio, ma nella sua vita vedo solo sfacelo e tristezza. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />I suoi colleghi la pensano diversamente: continuano anche a dargli la comunione. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Sostengono che è single, pur sapendo benissimo che è doppiamente divorziato. Monsignor Rino Fisichella ha detto che bisogna contestualizzare persino le sue bestemmie! </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Che effetto ha questa indulgenza ad personam sui fedeli? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Ovviamente si allontanano dalla Chiesa, così come dalla politica. Le gerarchie non capiscono che questa incoerenza farà scomparire la Chiesa, e morire la religione. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span><br /><br /><span class="InfoComponentTextPara">Quindi? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><br /><br />Sia i cittadini che la Chiesa devono riscoprire la capacità di indignarsi e di reagire. Perché siamo tutti responsabili. </span> </span> </span>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-58865468437587160832010-12-21T03:21:00.000-08:002010-12-21T03:24:36.593-08:00Servire negare mutareDal sito <a href="http://www.uniriot.org/">www.uniriot.org</a><br /><span style="font-size:130%;"><br /><span style="font-weight: bold;"> Bologna - Riprendiamoci il presente, costruiamo il nostro futuro </span></span><h2 class="contentheading"></h2> <div class="article-meta"> <span class="createdate"> Monday, 20 December 2010 15:44 </span> <span class="createby"> Uniriot Network </span> </div><br />Cercare i nostri eguali osare riconoscerli<br />lasciare che ci giudichino guidarli esser guidati<br />con loro volere il bene fare con loro il male<br />...e il bene la realtà servire negare mutare. <p>Quello che vedremo al senato, la settimana prossima, sarà quello che abbiamo visto tante volte negli ultimi anni: un parlamento ormai irrimediabilmente separato dal paese reale, che si beffa di una società intera.<br />Molto probabilmente Mercoledi 22 Dicembre la riforma Gelmini passerà, sarà oggetto di accordi e compravendite che non tengono conto delle critiche che da mesi studenti e ricercatori portano avanti con ogni mezzo. In Senato il governo ha una maggioranza schiacciante, ma noi che stiamo fuori dall'aula abbiamo la voglia, la capacità, la rabbia e soprattutto l'intelligenza per sperimentare nuovi modi di fare democrazia. L'istituzione parlamentare è ormai una nave in bottiglia, senza mare e senza onde, protetta dal vetro sottile che la circonda.<br />Oltre quel vetro di quella bottiglia c'è tutto il resto. Un mondo variegato, composito, non ricostruibile in qualche articolo o servizio televisivo. Pensiamo, solo per fare un esempio, al mondo della cultura e della formazione. Persone differenti, che mai si erano parlate prima, si stanno muovendo in maniera diversa, senza trovare un unico punto su cui convergere, senza trovare un nome che racchiuda tutto ciò che si muove. Se non possiamo dare un nome a questo movimento, possiamo però leggerne le passioni, le intensità, le differenze e le tante domande a partire dalle quali reinventare la politica. C'è la rabbia di chi non viene mai ascoltato, di chi in questi mesi tenta ogni strategia comunicativa e politica per far valere le proprie ragioni, ma sente la sua voce bloccata da istituzioni chiuse a riccio su sè stesse.<br />E c'è l'amore per quello che si fa ogni giorno, nonostante i ricatti, la mancanza di futuro, la precarietà imposta. L'amore di chi continua a mettersi in gioco, di chi continua a costruire, perché è quello che vuole fare, perché è ciò in cui crede.<br />A lungo sentiremo ancora parlare del 14 dicembre come momento in cui tutto è venuto a convergere, come apice, come D-Day irripetibile, evento epocale. Si tratta ora di ricominciare a camminare, di concepire l' evento come salto in grado di riaprire un futuro a partire dagli slanci che hanno contribuito a produrlo: le proteste dei ricercatori di settembre, le piazze piene di studenti medi a ottobre,gli studenti universitari sui tetti nel mese di novembre, le strade, le stazioni e i monumenti occupati.<br />Siamo convinti che questo sia il momento di parlarsi, di riconoscersi, di costruire un'agenda politica comune in grado di creare spazi di partecipazione pubblica a partire dal prossimo Gennaio. Non solo è il momento di parlare tra noi, ma di parlare alla società intera: il terreno della crisi infatti è utilizzato dal nostro governo e dai poteri forti di questo paese per attaccare i diritti di tutti e tutte, per moltiplicare i ricatti, per aggredire il diritto di sciopero, per ridefinire i rapporti sociali sui posti di lavoro quanto nella società.<br />Per farlo abbiamo pensato a un'assemblea in un luogo centrale della città, la piazza all'interno della biblioteca Sala Borsa. Invitiamo non solo gli studenti medi, i docenti, i precari dell'università e i ricercatori, ma anche tutta la cittadinanza, i comitati per i beni comuni, i bibliotecari in lotta, gli insegnanti precari, a fare un primo passo verso il 2011. Per riprenderci tutti insieme il presente e costruire giorno per giorno il nostro futuro.</p> <p>Mercoledì 22 Dicembre, ore 16 assemblea in Sala Borsa.</p> Studenti e precariHeidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-38476356960961274342010-12-21T03:17:00.000-08:002010-12-21T03:19:04.598-08:00In piazza!Dal sito <a href="www.uniriot.org">www.uniriot.org</a><br /><h2 class="contentheading"> </h2><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: bold;">Centomila in piazza, rivolta contro il governo! Comunicato dalla Sapienza in mobilitazione </span></span> <div class="article-meta"><span class="createdate">Friday, 17 December 2010 18:14 </span> <span class="createby"> Uniriot Network </span> </div><br /><br />Quella del 14 dicembre è stata una giornata che ha segnato un dato di partecipazione fuori dall'ordinario. Oltre centomila tra studenti universitari e medi hanno manifestato con forza e determinazione per le strade di Roma bloccando ancora una volta la mobilità e riempiendo le strade con la loro indignazione verso l'operato del governo. Sfiducia dal basso per il governo, si era detto, e sfiducia dal basso per il governo è stata, nel momento in cui tutta la pluralità di soggetti che hanno animato e costruito la resistenza nei confronti di un governo incapace, hanno sfilato per le vie di Roma assediando tutti assieme i luoghi decisionali del paese. <p><br />Due elementi sono emersi ieri nella città di Roma. Il primo è una democrazia viva, incarnata nei desideri e nei bisogni di una intera generazione, che costruisce ogni giorno il proprio diritto al futuro e ad una formazione di qualità, che vive sulla propria pelle le conseguenze della precarietà del lavoro e della vita. Una generazione che ha deciso di non accettare divieti nella giornata di martedì, e che ha cercato di raggiungere il Senato della Repubblica, per esprimere</p> <p>con forza il proprio dissenso. L'altro elemento è quello di un governo oramai in trincea, separato dal paese reale, ostaggio della propria corruzione e del proprio decadimento, espressione di una compravendita di voti impensabile in un paese europeo.<br /><br />Proprio la notizia della fiducia alla Camera ha provocato un'esplosione di rabbia senza precedenti in Piazza del Popolo. Una rabbia che si è espressa collettivamente nei confronti di un governo che ha deliberatamente scelto di ignorare un'intera generazione in lotta da anni. La rabbia e la determinazione esplose nel pomeriggio sono la diretta conseguenza dell'atteggiamento del governo, che ha deciso di passare sopra ogni istanza e spinta proveniente dai movimenti studenteschi, come da quelli dei lavoratori, dei comitati di Terzigno e</p> <h3><img src="http://www.globalproject.info/public/resources/images/max/1_67.jpg" alt="http://www.globalproject.info/public/resources/images/max/1_67.jpg" style="border: 0pt none ; margin: 3px; float: right;" border="0" height="207" width="307" /></h3> <p>dell'Aquila e di tutte le componenti sociali in piazza il 14 dicembre, comprandosi letteralmente la possibilità di continuare a governare questo paese.<br /><br />Per questo ci teniamo a sottolineare che non ci appartengono vecchie etichette proprie di movimenti passati: black block, estremisti, violenti, sono termini che non ci appartengono. Ci appartiene invece l'indignazione e l'esplosione di una rabbia sociale diffusa, l'ansia per il futuro e la voglia di continuare a costruirlo giorno dopo giorno. Proprio per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli studenti e alle studentesse arrestati, perché la voglia di futuro non si può arrestare né rinchiudere in una gabbia.<br /><br />Nelle prossime settimane torneremo a far sentire la nostra voce, contro il d.d.l. Gelmini e contro questo governo, costruendo assieme agli altri movimenti la possibilità concreta di una trasformazione reale.<br /><br /><br />SAPIENZA IN MOBILITAZIONE</p>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-69765300013216399252010-12-21T03:08:00.000-08:002010-12-21T03:11:00.435-08:00Avanti popolo!<!-- BEGIN: CONTENT --> <div id="ja-pathway"> </div> <h2 class="contentheading"></h2> Dal sito <a href="http://www.uniriot.org">www.uniriot.org</a><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: bold;"><br /><br />Il 14 dicembre può succedere sempre! Editoriale Uniriot</span><br /></span><br /> <div class="article-meta"><span class="createdate">Saturday, 18 December 2010 21:39 </span> <span class="createby"> Uniriot Padova </span> </div><br /><br />Ci spiace per voi. Ci spiace per tutti quelli che non c'erano. Per tutti quelli che non hanno voluto esserci e per tutti quelli che non hanno potuto esserci. E ci spiace anche per tutti quelli che nei giorni successivi alla battaglia di piazza del Popolo hanno giudicato, accusato, denigrato quella splendida piazza che il 14 dicembre ha portato un nuovo vento di dignità nel paese. <p>Ci spiace perché sentiamo troppe parole proferite da chi non c'era e da chi non c'è mai stato. Ci spiace per tutti voi, perchè ancora una volta non avete voluto capire niente. Ci spiace certo, ma non ci stupisce e tutto sommato ci consegna un'altra prova di quanto questo movimento faccia paura a tutti quelli che sentono di non riuscire più a governare con le bugie questa splendida nuova generazione.</p> <p><br /><br />Non ci stupisce perché in questi mesi abbiamo già affrontato e respinto con forza ogni tentativo di cavalcare questo movimento per esigenze di palazzo. Noi c'eravamo dentro le facoltà occupate quando migliaia di studenti, alle immagini dell'unico tetto in Italia in cui avrebbero potuto farlo, quello mediatizzato di Architettura a Roma, hanno fischiato e insultato Bersani e i finiani allo stesso modo, con la stessa indignazione. Noi c'eravamo quando nelle assemblee condividevamo la certezza che la responsabilità di aver distrutto la nostra università, di averci sottratto il futuro, di aver svenduto il nostro mondo al profitto è di un'intera classe politica e intellettuale senza dignità e senza scrupoli. Noi c'eravamo anche quando nelle assemblee , in massa, decidevamo fosse legittimo tutelarsi e difendersi con il book block dagli attacchi violenti del governo che attraverso le questure tentava invano di arginare un dissenso ormai generalizzato. C'eravamo anche quando le assemblee decidevano collettivamente di rompere i divieti e praticare i blocchi delle città, e quando questo veniva assunto come obbiettivo anche di fronte alle provocazioni del governo e della polizia.<br /><br />Ed è con questa nuova grande consapevolezza di essere potenza, che il 14 dicembre, come momento di incontro e di contaminazione con tutti gli studenti e tutti gli altri movimenti che in questi mesi hanno finalmente rivoluzionato il dibattito politico del nostro paese, riportandolo fuori dai palazzi, nelle strade, nelle università e nei luoghi di lavoro, é stato accolto dai movimenti come una grande occasione per dimostrare a tutti, proprio tutti, che questo nuovo soggetto non è più sottomesso, non è più in silenzio.<br />In tutte le città si è scatenato l'inferno. I pullman non bastavano mai. Ogni ora se ne aggiungeva uno. Tutti volevano esserci, tutti volevano essere protagonisti del proprio presente, nonostante le intimidazioni e le minacce che governo e media hanno messo in scena nei giorni precedenti. Ed è così che allo scoccare delle mezzanotte, da Padova 12 pullman autorganizzati e autogestiti sono partiti con la consapevolezza di andare a fare la storia. “Que se vayan todos” si cantava nel viaggio, quel giorno gli unici protagonisti saremo stati noi e la nostra rabbia.<br /><br />Alle dieci il corteo parte dalla Sapienza, dove già tutti sapevano che l'accesso a Montecitorio era impedito dalla costruzione di un fortino protetto da migliaia di poliziotti e mezzi blindati. Nessuna sorpresa, il governo ha paura e i palazzi sono sempre più distanti dalla vita reale. Ed è da qui che il racconto da chi era nel corteo si allontana anni luce da chi invece cerca di leggere quello che succede dal di fuori, con l'atteggiamento di chi sa tutto, di chi ci spiega come si devono fare le cose anche se le cose non le ha mai fatte.<br />Da quel momento, un intero corteo ha deciso di rompere gli indugi e di urlare al mondo intero che ci siamo di nuovo, che non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare il sogno di trasformazione che in questi mesi abbiamo costruito collettivamente. Con il book block in testa, abbiamo cercato di riconquistarci il diritto ad arrivare in piazza Montecitorio, sotto il luogo in cui si stava decidendo del nostro futuro. Un primo tentativo dimostra da subito quale sarebbe stato l'atteggiamento del governo verso chi manifestava il dissenso. Cariche fermi e lacrimogeni. Avanti, si continua. Ed è in quel momento che nel corteo arriva la notizia della fiducia comprata miseramente.<br />Già da quei primi momenti si percepiva che qualcosa di nuovo e importante stava succedendo in piazza. Nessuno scappava, nessuno era sorpreso, nessuno si è indignato per quell'esplosione di rabbia degna. Ed è così, che il corteo arriva in Piazza del Popolo, dove qualcosa di straordinario si è messo in moto e dove la rabbia è esplosa, sincera e limpida come non mai.<br /><br />Chi era in piazza quel giorno sa quanto sono false e pretestuose le ipotesi per cui a respingere le violentissime cariche della polizia che cercava di irrompere in Piazza del Popolo sia stata una sparuta minoranza. Il corteo è rimasto li, complice e solidale con gli studenti e i compagni che difendevano la libertà di esprimere il dissenso in quella piazza tanto eterogenea quanto unita e compatta.</p> <p>Tra le fiamme delle barricate e con gli occhi già distrutti dalle centinaia di lacrimogeni lanciati nel vano tentativo di disperdere il corteo, la rabbia si trasformava in gioia, in quel sentimento immenso che è esploso nel cuore di chi percepiva di essere protagonista di un momento unico, di un nuovo inizio dal quale non si poteva più tornare indietro.<br />Questo è quello che è stato per noi piazza del Popolo. Per noi studenti, per noi precari, per noi che desideriamo e produciamo, per noi che in tantissimi abbiamo invaso Roma.<br /><br />Il resto lo lasciamo ai tristi governanti e ai nuovi profeti. Lasciamo a loro i vuoti moralismi sul volto coperto o meno. Lasciamo a loro i paragoni con la storia passata del nostro paese, noi all'orizzonte scorgiamo il futuro insieme agli studenti inglesi, spagnoli, francesi, greci e irlandesi. Lasciamo a loro anche intrighi e svendite di palazzo, noi rimaniamo nelle strade e nelle piazze con gli operai, i migranti, i movimenti per i beni comuni, per costruire insieme un altro mondo.</p> <p>Signori, non abbiamo più bisogno di voi, il 14 dicembre può succedere sempre.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Davide – Reality Shock Padova</span></p>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-779111507443926582010-12-18T10:38:00.001-08:002010-12-18T10:39:48.980-08:00Anni di piombo? Ma fammi il piacere!<div class="InfoComponentTextHedLine_hl1"><span class="InfoComponentTextPrimitive"><span class="InfoComponentTextPara">Dal Fatto di oggi...<br /><br /><span style="font-weight: bold;">IL PIOMBO È SOLO NELLE ORECCHIE DI CHI NON ASCOLTA </span></span> </span> </div> <div class="InfoComponentTextHedLine_hl2"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"><span style="font-weight: bold;"> </span> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">Spinelli: “Non sono gli anni ‘70, questi ragazzi lasciati fuori dalla politica” </span> </span> </div> <span> <div class="InfoComponentTextByline"><br /><span style="font-style: italic;"> </span> <span style="font-style: italic;" class="InfoComponentTextPara">di Silvia Truzzi </span> </div> </span> <span class="InfoComponentTextContent"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"><br /> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Anni di piombo è diventato un tormentone: inutile, e al tempo stesso banale e provocatorio. Ma il metallo sembra essere nelle orecchie di chi non sa ascoltare: parola di Barbara Spinelli. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Giovedì ad Annozero Santoro ha detto ai politici in studio: noi domandiamo ai ragazzi se si vogliono dissociare dagli episodi di violenza, ma se loro non ci rispondono quello che vogliamo sentirci dire – come poi è accaduto – dobbiamo essere in grado di parlare con loro. D’accordo? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Completamente. È più che legittimo chiedere ai giovani di riflettere suoi pericoli che i gesti violenti possono ingenerare. Ma la questione qui non è il dissociarsi dei ragazzi, ma il dissociarsi dei politici da una discussione su una manifestazione di cittadini. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">Bisogna dare uno spazio di dialogo: i giovani che erano in piazza non hanno compiuto un attentato, non sono gente con il sangue nelle mani. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">La Russa ha dato dei vigliacchi ai ragazzi. Se ne voleva andare, ma è rimasto. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">So che va molto di moda la parola canagliesca, detta d’istinto, ma un ministro non dà queste risposte. Non minaccia d’andarsene, appena uno comincia a parlare. Forse sarebbe meglio se se ne andasse davvero, se non sa fare il suo mestiere. Nel curriculum di ogni terrorista c’è il non riconoscimento delle istituzioni, della politica stessa che è risoluzione dei conflitti tramite ricorso alla parola della ragione. La Russa fa come i terroristi: dice ai ragazzi e implicitamente alla politica: “Io non vi riconosco”. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Ma loro sono cittadini. Vuol dire che lo Stato non riconosce gli elettori? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Certo, questo Stato si mette fuori, perché è in guerra, tra l’altro non si capisce con chi, e sfrutta le paure della gente. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Casini da Santoro ha detto: i poliziotti erano lì per tutelare la culla della democrazia. E uno dei manifestanti ha avuto il coraggio di far osservare come quella culla fosse la bara di una democrazia “mercantile”. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">I politici che lanciano l’appello a tutelare le istituzioni, le pensano in buona salute. La culla della democrazia parlamentare è vuota. Non dico che quindi bisogna tirare i sassi, ma ha ragione lo studente quando dice che questa non è la democrazia di Pericle. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Quella culla è anche un posto da cui si evoca con una certa frequenza il partito dell’odio. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Ogni dissenso, anche pacifico, </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">ormai è criminalizzato, oltre che inascoltato. Plutarco scrive che nei paesi asiatici si diceva sempre sì, mentre in Europa, dove c’erano democrazie, si diceva no. Sto con Plutarco. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Un luogo comune logoro vuole che la società civile si sia progressivamente staccata dalla politica. In analisi logica, un moto da luogo della società. Non sarà che è la politica ad aver aumentato in maniera abissale la distanza che la separa da ciò che i cittadini chiedono? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Sì, è una responsabilità della politica, e se il divario diventa molto profondo vuol dire che la società non ha altri luoghi e modi di manifestare se stessa e i propri disagi diversi dalla piazza. I moti violenti sono pericolosissimi. Ma sono anche un monito che la classe politica deve ascoltare, pena la propria sconfitta. Lo si è visto nella rivolta dei ghetti neri a Los Angeles nel ’92: fu allora che venne coniata una parola nuova: sottoveglianza, cioè l’inverso della sorveglianza</span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara"> denunciata da Foucault. La società cominciava a sorvegliare il potere dal basso verso l’alto, era soggetto e non più solo oggetto d’un controllo. La novità in Italia è che questa sottoveglianza ormai esiste. E la politica deve tenerne conto, sapere che è sotto controllo costante. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Quindi la ricetta è una società aperta. Ma quali sono gli spazi di un dialogo finora non possibile? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">I luoghi cui accedono i politici devono accogliere anche i giovani, gli stessi che avranno come pensione 360 euro al mese. Penso alla tv, per esempio. E poi non ci devono essere restrizioni di manifestazione del pensiero sul web. I politici devono cominciare ad ascoltare, perché non sono di fronte a terroristi. Penso alle dichiarazioni dei giovani nella rivolta delle banlieue parigine. Dicevano in tv: “Noi non riusciamo a parlare”. La domanda è di essere ascoltati, di entrare nell’agorà. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">Oggi c’è una forma di ghettizzazione: è come se una generazione intera fosse chiamata negra. Quando ho visto l’immagine di quel ragazzo picchiato in piazza del Popolo, l’altro giorno, mi è tornato alla mente il filmino sul pestaggio di Rodney King nel ‘91. Ripreso da persone che stavano lì – e qui torna la sottoveglianza – nel momento in cui la polizia picchiava il giovane nero. La rivolta dei ghetti nacque da lì. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Saviano ha scritto: “Gli infiltrati ci sono sempre, da quando il primo operaio ha deciso di sfilare. E da sempre possono avere gioco solo se hanno seguito. È su questo che vorrei</span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara"> dare l'allarme. Non deve mai più accadere. Così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com'è possibile non riconoscerla? Com'è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? Quegli incappucciati sono i primi nemici </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">da isolare”. Non sarà un po’ limitata la sua analisi? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Come lui condanno la violenza anche perché controproducente rispetto a ciò che si vuole ottenere. È vero anche che un movimento, anche di tipo diverso da quello degli anni di piombo, può essere accompagnato da una strategia della tensione e avere quindi gli stessi risultati. Approvo dunque la messa in guardia di Saviano. Al tempo stesso, la messa in guardia non può essere l’unica premessa, a mio parere, del discorso con questi giovani, perché in loro non c’è un disegno politico di tipo classico. C’è un disegno di chi è relegato fuori in maniera radicale dalla politica e vuole entrarci. Questo è un atto politico di persone che sono fuori dalla gestione pacifica dei conflitti. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Si fa il paragone con gli anni di piombo. Ma queste proteste non hanno nulla di ideologico. In piazza c’erano precari senza futuro, terremotati senza case, ricercatori che rischiano di sparire, napoletani sommersi dai rifiuti. Alemanno – uno che a qualche manifestazione non pacifica ha partecipato</span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara"> – ha detto: ”Non dobbiamo tornare agli anni ’70. Tutte le istituzioni facciano muro contro questa azione violenta perché non è più tollerabile”. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Sono un po’ stanca di sentire ricordati gli anni 70 e anche della frase “bisogna stare in guardia”. Dire “tutte le istituzioni facciano muro” significa solo che salta la pluralità delle istituzioni. Che tutte devono rispondere al comando di un unico capo. È la logica di un paese in guerra. Fare muro è un giudizio negativo sulla magistratura che ha appena scarcerato i giovani. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">C’è poi un dato: il rapporto Stato-cittadini. Lo Stato non può chiamarsi fuori perché il rapporto non è paritetico. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Le analisi migliori le ho viste nei pezzi di Bonini e Bianconi. In quelle dei politici ho visto solo il desiderio di compiacere quella che loro immaginano sia la maggioranza silenziosa. Non vogliono risolvere i problemi, vogliono solo che la vetrina non sia rotta. Questo non è governare, è la risposta per ottenere una buona reazione da un eventuale sondaggio. Anche quella dei politici che si sottraggono al confronto è violenza. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Il direttore del Giornale, Sallusti, ha detto: "Se un uomo a 37 anni non può pagarsi il mutuo è colpa sua: vuol dire che </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">è un fallito". </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Nemmeno gli avversari del '68 usavano aggettivi simili. Dici a un’intera generazione che è fallita: tanto vale farla fuori. </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Maggioranza e opposizione, salvo qualche eccezione, sembrano aver dismesso il mandato di rappresentanza dei cittadini. Vero? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Vedo anch’io una dismissione del mandato politico. In questi anni c’è stata una svendita: nessuno si occupa dei cittadini. Ogni giorno sentiamo politici appellarsi alla sovranità di un popolo per legittimare il loro agire politico. Ma come si permettono? C’è un enclave di persone che comandano e un muro che le separa dai barbari. Ma i barbari, attenzione, sono gli italiani. </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Miopia o dolo? </span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">L’errore maggiore è non saper prevedere, non ascoltare domande e non dare risposte . L’errore non è fare politiche austere, come dimostrano i casi di Grecia e Irlanda. L’errore è far fare i sacrifici solo a chi è già emarginato. Bisognava riconoscere la crisi, il nostro governo l’ha sempre negata, sostenendo che è un’invenzione dei media. Ma quando si vive nella menzogna, la bolla scoppia. Chi semina miseria senza spiegare perché raccoglie collera. E questo è vero da migliaia di anni.</span></span></span>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-79956529434109594572010-12-16T10:25:00.000-08:002010-12-16T10:30:34.634-08:00Il dopo 14 dicembre<header> <h1></h1></header>Dal sito <a href="http://www.spinoza.it/">www.spinoza.it</a> i due post del dopo 14 dicembre. Esilaranti! Grandi ragazzi!<br /><br /><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: bold;"><br />Camera con Visa<br /><br /></span></span> <p>Mozione di <a href="http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/380007/">sfiducia</a>: 314 <i>“No”</i> e 311 <i>“Oh, cazzo”</i>.</p> <p>(Berlusconi è sceso così in basso che è riuscito a non cadere)</p> <p>Il governo resiste per tre voti. Ora ci attende una nuova era di benessere.</p> <p>Berlusconi ottiene la fiducia con 314 voti. Voi invece come spenderete la vostra tredicesima?</p> <p>(Messaggio a tutte le minorenni: in questi giorni non uscite assolutamente. In qualche modo vorrà sicuramente festeggiare)</p> <p>Dubbi fino all’ultimo sulle tre deputate partorienti. Ancora non si sa quale dei tre sia l’Anticristo.</p> <p>Il premier era partito guadagnandosi la fiducia dei senatori. La base di tutte le truffe agli anziani.</p> <p>(Questo voto di fiducia è stato talmente sconcio che i diplomatici americani riferiranno direttamente a Wikileaks)</p> <p>Il Pd si presenta al gran completo e vota in modo compatto. Certe volte non li capisco proprio quelli lì. </p> <p>Berlusconi aveva invitato i finiani a non rompere l’unità dei moderati. Che graziosa metafora!</p> <p>(Il premier sperava di fare un patto coi moderati. Ma quelli all’inferno ci credono)</p> <p>Di Pietro prende la parola e Berlusconi lascia l’aula. Voleva che il suo voto rimanesse una sorpresa.</p> <p>Il premier: <i>“Sono il leader più amato in Europa”</i>. E vattene lì.</p> <p>L’opposizione: <i>“È una vittoria di Pirro”</i>. Gasparri: <i>“No no, di Berlusconi”</i>.</p> <p>Rutelli: <i>“La giornata di oggi sancisce la nascita del terzo polo”</i>. Guarda, anche noi l’abbiamo interpretata così.</p> <p>Dopo il voto Berlusconi va da Napolitano. A versare la caparra.</p><p><br /></p> <h1><a href="http://www.spinoza.it/2010/12/15/golpe-piccolo-borghese/" rel="bookmark" title="Permanent Link to Golpe piccolo borghese"></a></h1><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: bold;">Golpe piccolo borghese</span></span> <span style="font-style: italic;"><br /><br /><br /></span><a href="http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_dicembre_14/fiducia-cortei-studenti-18170240070.shtml">Roma</a> a ferro e fuoco. Berlusconi ottiene la fiducia, ma per errore lancia lo stesso il piano B. <p>Emilio Fede: <i>“Roma invasa da criminali ben pagati”</i>. Esagerato, erano solo 314.</p> <p>(Il cesarismo, il regime fascista, i moti rivoluzionari, il ’68. Con la riforma Gelmini la storia si studia in piazza!)</p> <p>Decine di macchine incendiate nel centro della città. Erano tutte della Polidori.</p> <p><i>“Danni senza precedenti all’immagine della capitale”</i> ha detto Alemanno riassumendo il suo mandato.</p> <p>Berlusconi: <em>“Il paese non ha bisogno di personalismi. Lasciate fare a me”</em>.</p> <p>Da Vespa <a href="http://www.repubblica.it/rubriche/dekoder/2010/12/15/news/dekoder_15_dicembre-10220748/">il plastico</a> di Montecitorio. Si potrà analizzare la traiettoria delle mazzette.</p> <p>Dopo la fiducia, il premier <a href="http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2010/12_dicembre/15/governo_berlusconi_a_colle_per_pranzo_con_napolitano,27465342.html">pranza</a> con Napolitano. È bello, nei giorni di festa, sedersi a tavola con la servitù.</p> <p><em>“Sono <a href="http://notizie.virgilio.it/notizie/politica/2010/12_dicembre/14/governo_casini_a_deputati_udc_sono_fiero_vostra_lealta_nel_voto,27452561.html">fiero</a> dei miei deputati” </em>ha dichiarato Casini, tastandoseli. </p> <p>Delusione delle deputate in dolce attesa presenti in aula. Berlusconi per ora non intende reincarnarsi.</p> <p><a href="http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/governo-roma-letame-palazzo-grazioli-678530/">Letame</a> a palazzo Grazioli. La maggioranza si ricompatta.</p> <p>Calderoli: <em>“Il governo <a href="http://www.bergamonews.it/politica/articolo.php?id=35432">mangerà</a> il panettone, ma non la colomba”</em>. E che cazzo l’avete comprata a fare?</p> <p><em>“L’unica igiene è il voto”</em> <a href="http://www.asca.it/news-GOVERNO__BOSSI_E_MARONI__L_UNICA_IGIENE_E__IL_VOTO-974479-ORA-.html">ha detto</a> Bossi, chiedendo con urgenza una scheda.</p> <p><em>“Elezioni? Meglio risparmiare quei soldi e darli agli italiani”</em> ha dichiarato Scilipoti, nella sua veste di rappresentante degli italiani.</p> <p>(Poco prima Scilipoti aveva confessato la sua indecisione a Veltroni. Voleva far colpo su di lui)</p> <p>Scilipoti: <em>“</em>Annozero<em> ha importunato mia madre”</em>. Però anche lei, andare in giro in quel modo.</p> <p>Gasparri <a href="http://it.notizie.yahoo.com/19/20101214/tpl-governo-pdl-senato-esulta-voto-polid-1204c2b.html">alza</a> il dito medio verso Fini. Se lo era segnato col pennarello.</p> <p>Bersani: <em>“Non cambia <a href="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-12-15/bersani-cambia-nulla-cosi-063700.shtml?uuid=AYRC4prC">nulla</a>”</em>. È questo il problema, fagiano!</p>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-24368592262448226372010-12-11T12:43:00.000-08:002010-12-11T12:44:22.592-08:00Sì piccola opera<object width="480" height="385"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/I6KKFiF-5bI?fs=1&hl=de_DE"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/I6KKFiF-5bI?fs=1&hl=de_DE" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="480" height="385"></embed></object>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-77264851381429377532010-12-10T06:57:00.000-08:002010-12-10T07:07:40.123-08:00I falsi Diari di Mussolini e le Opinioni (pubbliche o private)<strong><span style="font-weight: normal;">Cominciamo da questo brano dell'articolo di</span></strong> Di Pasquale Chessa sul Fatto Quotidiano di ieri.<br /><br /><strong style="font-style: italic;">La Storia non è un’opinione<br /><br /></strong><span style="font-style: italic;"> Nella civiltà dell’opinione di massa, c’è un deficit di illuminismo: la democrazia si è rivelata incapace di escogitare un meccanismo efficace con cui regolare, come con il voto si è trovato il modo di regolare democraticamente la rappresentanza, anche la formazione dell’opinione pubblica. Il mercato dell’opinione infatti non distingue fra buono e cattivo, vero e falso. Fino al punto che la politica trova nella bugia la sua arma migliore. Spetta allora all’informazione cercare di raddrizzare il legno storto della democrazia. Come? Per esempio facendo le domande giuste.<br /><br /></span>Le parole chiavi sono civiltà <span style="font-weight: bold;">dell'opinione di massa</span> e <span style="font-weight: bold;">formazione dell’opinione pubblica</span><span style="font-style: italic;"></span>.<br /><br />Ma leggiamo ora tutto l'articolo, che forse fa capire una volta di più cosa vuol dire fare giornalismo. Un grazie alla redazione del Fatto!<br /><br />Dal sito del Fatto:<br /><br />Dal libro “L'ultima lettera di Benito” di Pasquale Chessa e Barbara Raggi emerge il ritratto di un uomo che ancora s'illudeva di rianimare con il suo carisma il morente fascismo repubblichino: “Hai già saputo che ho sempre girato in piedi sul predellino”, scriveva il dittatore raccontando il suo trionfale ingresso a Milano. Lei invece si lamentava dei loschi figuri che gli piazzavano intorno ragazze a pagamento per spodestarla: “Queste sono donne che la tua segreteria politica, quel gruppo di greppinati fetidi, ti servono per eliminare definitivamente me … Di una marchettara possono servirsene anche loro e manovrarla”. Mussolini è preoccupato: “Allo stato delle cose tutto ciò esce dal campo domestico per entrare in quello politico”. Così la storia di ieri sembra somigliare a quella di oggi. Con ragazze come Myriam che vuole fare l'attrice a Berlino e chiede a Benito di essere raccomandata a Gobbels. E il fratello della Petacci che fa “delle richieste fantastiche”, domandando favori che nemmeno il Duce può esaudire perché “in tutta l'Italia repubblicana non c'è quanto chiesto”<br /><br /><a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/08/il-nuovo-benito-modello-dell%E2%80%99utri/80727/"><span style="font-weight: bold; font-style: italic;">Il nuovo Benito, modello dell’Utri</span></a>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-89105299380799558832010-12-09T11:26:00.000-08:002010-12-09T11:29:56.502-08:00La partita dell'OGM<div style="color: rgb(51, 51, 51);" align="left">Riporto una mail di Greenpeace Italia. Se volete fare delle eventuali donazioni sotto c'è il link.<br /><br />Ciao,<br /><br />abbiamo girato l’Europa, partecipato a conferenze, incontrato politici ma soprattutto abbiamo chiesto la vostra partecipazione. Alla fine eccoci al traguardo: <strong>insieme ad Avaaz, abbiamo raccolto oltre un milione di firme per chiedere all’Unione europea alimenti sicuri e senza OGM e le abbiamo appena consegnate al commissario alla Salute dell’Ue, John Dalli.</strong> Ad accogliere i politici, davanti alla sede della Commissione, un'enorme rappresentazione in 3D di un campo agricolo biologico, realizzata dall'artista di fama mondiale Kurt Wenner.<br /><br /><strong>Non è solo una petizione. Per la prima volta stiamo facendo valere i nostri diritti di cittadini europei.</strong> Grazie all’ “iniziativa dei cittadini”, prevista dal Trattato di Lisbona del dicembre 2009, gli europei possono chiedere all’Ue di modificare leggi comunitarie. Noi chiediamo di vietare gli OGM fino a quando verrà istituito un nuovo organo tecnico scientifico, più indipendente e competente dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa).<br /><br />La petizione è stata lanciata lo scorso marzo <strong>in seguito all'approvazione, da parte della Commissione, della patata OGM resistente agli antibiotici, autorizzata nonostante rilevanti dubbi a livello scientifico.</strong> Molti Paesi stanno citando la Commissione alla Corte europea di giustizia per questa autorizzazione. <br /><br /><strong>E Galan?</strong> Il nostro ministro delle Politiche agricole deve piantarla con l'ostruzionismo verso le Regioni che stanno agendo a tutela della nostra agricoltura e dichiarare ufficialmente l’Italia libera dagli OGM.<br /><br /><strong>Grazie al sostegno di persone come te, continueremo a portare avanti la nostra campagna contro gli OGM!</strong> <a name="12ccc50fa6f780e7_www_greenpeace_it_sostieni_ind" href="http://links.mailing.greenpeace.org/ctt?kn=2&m=36069213&r=NjE1NjQxMjQ4MAS2&b=0&j=ODkyOTM2OTES1&mt=1&rt=0" target="_blank"> <strong>Dona ora!</strong></a></div> <div style="background-color: rgb(255, 255, 255); width: 100%;" align="center"><a name="12ccc50fa6f780e7_www_greenpeace_it_sostieni_ind" href="http://links.mailing.greenpeace.org/ctt?kn=2&m=36069213&r=NjE1NjQxMjQ4MAS2&b=0&j=ODkyOTM2OTES1&mt=1&rt=0" target="_blank"><img alt="DONA ORA" border="0" /></a></div><br /> <table border="0" cellpadding="0" cellspacing="1" width="90%"><tbody><tr><td colspan="2">Grazie!</td> </tr> <tr> <td width="112"><div align="center"><img alt="" border="0" /></div></td> <td width="309"><p><span>Federica Ferrario <br /> </span><em>Responsabile campagna OGM<br /> Greenpeace Italia </em></p></td></tr></tbody></table>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-74130770123261634762010-12-09T00:05:00.000-08:002010-12-09T00:07:05.093-08:00Appello a tutte le scuole e università<h2 class="contentheading"> Sapienza in mobilitazione: appello a tutte le scuole e le università verso il 14 dicembre </h2> <div class="article-meta"> <span class="createdate"> Wednesday, 08 December 2010 02:47 </span> <span class="createby"> Uniriot Network </span> </div><br /><br />Le straordinarie giornate di mobilitazione delle scorse settimane ci consegnano un dato importante: in tutta Italia migliaia di studenti e ricercatori sono scesi in piazza creando una reale opposizione non solo al Ddl Gelmini, ma a tutte le devastanti politiche economiche e sociali di questo governo. Le nostre mobilitazioni sono state anche e soprattutto una presa di parola da parte di un'intera generazione che ha espresso con forza la volontà di riprendersi il proprio futuro, di rivendicare finanziamenti per l'accesso alla cultura, per le scuole e l'università, nuove forme di welfare per chi le garanzie non ce le ha avute mai. <p>Occupazioni delle facoltà e delle scuole, dei binari, dei monumenti, blocchi stradali, assedi ai luoghi del potere sono le forme con le quali siamo riusciti in tutte le città a dar vita ad una pratica vera di sciopero generalizzato, a bloccare il paese, a irrompere sulla scena pubblica aprendo una nuova fase: non c'è pacificazione sociale possibile in un paese il cui governo, con violenza ed arroganza, vuole fare pagare la crisi a chi non l'ha creata.</p> <p> </p> <p>Lo slittamento della votazione in Senato del Ddl Gelmini, determinato dalla forza dei conflitti, rappresenta già di per sé una prima vittoria del movimento.</p> <p><strong>Per questo la data del 14 dicembre, giorno in cui il Parlamento voterà la fiducia, assume un'importanza ancora più grande.</strong> Non solo perché le sorti del Ddl sono ormai legate indissolubilmente al destino di questo governo, ma anche perchè abbiamo dimostrato che l'unica alternativa a queste politiche di gestione della crisi non può darsi se non a partire dalle esperienze di lotta e di democrazia diretta che i movimenti sociali stanno costruendo.</p> <p>All'attacco portato avanti nei confronti dei diritti dei lavoratori, al razzismo di stato che dilaga in questo paese, ad un governo che devasta l'ambiente e nega un presente ed un futuro degno a milioni di giovani, di studenti e di precari, non possiamo che rispondere costruendo uno spazio comune per le lotte sociali in continuità con la grande manifestazione del 16 ottobre. Le lotte e le mobilitazioni di queste settimane ci dimostrano che il 14 non saranno né gli intrighi di palazzo né le contraddizioni di questa maggioranza a sfiduciare il governo.</p> <p>Quel giorno in piazza saranno gli studenti delle università e delle scuole di tutta Italia, i movimenti sociali e lgbtq, i sindacati, i migranti e i comitati territoriali contro la devastazione ambientale a mandare a casa il governo.</p> <p><strong>Da Terzigno a L'Aquila, dagli operai di Pomigliano ai migranti di Brescia, passando per chi lotta contro la privatizzazione dei beni comuni e la difesa del territorio, diremo tutti assieme "Noi non ci fidiamo"!</strong></p> <p>Una sfida che riguarda tutti e che di non si ferma di certo a quella giornata, ma ci parla della scommessa di un futuro degno da riprenderci e da inventare tutti insieme.<br /><strong>Per questo martedì 14 invitiamo le studentesse e gli studenti di tutti gli atenei e delle scuole alle ore 10 a piazzale Aldo Moro per assediare i palazzi del potere, per ribadire che non avranno mai la nostra fiducia, per riconquistare i nostri diritti, per riprenderci il futuro!</strong></p> <p><br /><strong>Sapienza in Mobilitazione</strong></p>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1212155224666974412.post-67752888555786657762010-12-09T00:00:00.000-08:002010-12-09T00:03:24.810-08:00Incentivi alla auto-rottamazione<div class="InfoComponentTextHedLine_hl1"><span class="InfoComponentTextPrimitive"><span class="InfoComponentTextPara">Dal Fatto di oggi...<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Romanzo di un giovane vecchio </span></span> </span> </div> <span> <div class="InfoComponentTextByline"><br /><span style="font-style: italic;"> </span> <span class="InfoComponentTextPara"><span style="font-style: italic;">di Marco Travaglio</span><br /><br /></span> </div> </span> <span class="InfoComponentTextContent"> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextIndent"> </span> <span class="InfoComponentTextPara">Il libro d’oro dei pellegrini in processione alla villa di Arcore si arricchisce di un nuovo, bizzarro visitatore: Matteo Renzi, il giovane sindaco di Firenze che voleva rottamare la vecchia dirigenza del Pd. Giovane si fa per dire: per esserlo, non basta essere nati da poco. In un sol giorno, nel viaggio da casello a casello Firenze-Arcore-Firenze (680 km), è riuscito a invecchiare di 50 anni. E, quando ha cominciato a esternare sul perché e il percome della visita, ne ha presi altri 50. Ora è ultracentenario. “Solo in un paese malato – dice – si può pensare che ci sia qualcosa sotto”. Già. In un paese sano un sindaco del Pd va a baciare la pantofola al nemico pubblico numero uno del suo partito (o almeno dei suoi elettori). Per giunta a pranzo. Per giunta nella sua residenza privata. Per giunta mentre si scopre che quel luogo – oltre a Mangano, Previti, Dell’Utri, Mora, Fede – ha ospitato anche decine di signorine addette al bunga-bunga. Per giunta di nascosto (la notizia è trapelata dall’entourage di B. e solo un furbo molto ingenuo poteva pensare che la notizia restasse top secret, visto il proverbiale riserbo del padrone di casa). Non è dato sapere se ci sia stato il tempo per una fugace visita al mausoleo di Arcore, ma presto il settimanale Chi di Alfonso Signorini pubblicherà il book dell’incontro (ha presente, Renzi, quel vaso di petunie sul comò del Cavaliere? </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">Ecco, era Signorini in uno dei suoi più riusciti travestimenti). Beccato col sorcio, anzi col nano in bocca, il giovane vecchio fa il ganassa e dice che lo rifarebbe “per il bene di Firenze”. Perché – spiega – “mi interessa portare a casa una legge speciale per Firenze da 15 milioni. B. me l’aveva promessa”. L’altro giorno a tavola gliel’ha ripromessa. Ora firmerà pure un Contratto con i Fiorentini, alla presenza di Vespa con tanto di scrivania in ciliegio. Poi dirà che, per colpa di Bin Laden e dell’11 settembre, non se ne fa nulla. Su Facebook, i poveri elettori del Pd che – disperati – speravano in Renzi, lo prendono a male parole. Lui assicura che “mi sto divertendo come un matto a leggere i commenti”. Non lo insospettisce neppure il vedersi difendere dal Giornale, da Libero e financo da Daniele Capezzone, uno che quando ti difende sporgi querela a prescindere perché vuol dire che hai torto marcio (il famoso Capezzone fumante). Un barlume di dubbio, in verità, lo sfiora: “Mi colpiscono certe reazioni avvelenate della gente comune: danno il senso del clima che si respira nel Paese”. Ma è un attimo. Anziché domandarsi il perché di quelle reazioni e di quel clima (magari lo sdegno per un premier che da 16 anni distrugge l’Italia facendosi gli affari suoi e per un’opposizione che non si oppone), il Renzi si risponde: “Viviamo da tre lustri in un derby continuo, ci vorranno anni per ripulire le menti”. E chissà quanto ci vorrà per ripulire la sua da quello che Gaber chiamava “il Berlusconi in me” </span> </span> <span class="InfoComponentTextPrimitive"> <span></span> <span class="InfoComponentTextPara">giudicandolo peggiore del “Berlusconi in sé”: cioè dall’insensibilità ai conflitti d’interessi, al galateo istituzionale, a valori antichi e ormai desueti come la dignità, la sobrietà, la reputazione, il senso dell’opportunità e del limite. Persino il rottamato Bersani, dopo aver detto sciaguratamente “andrei ad Arcore anche a piedi pur di avere una riforma del mercato del lavoro”, fa notare in un lampo di lucidità che un sindaco incontra il premier a Palazzo Chigi, non a villa Bungabunga. Renzi gli risponde con una toppa che è peggio del buco: “Se B. mi invita ad Arcore che devo dirgli: ci vediamo allo svincolo autostradale di Monza?”. Poi peggiora ulteriormente la situazione: “Bastonano me perché parlo con B. e vogliono fare un governo o un’alleanza con Fini”. Dal che si deduce che il presunto avversario delle “ideologie” preferisce la destraccia affaristica del Cainano a quella più presentabile (o meno impresentabile) di Fini. Così chi voleva rottamare il politburo piddino ha regalato ai vecchi marpioni del partito un’arma formidabile per rottamare lui. Il giovane vecchio è anche un furbo fesso. </span> </span> </span>Heidelberg contro il Lodo Alfanohttp://www.blogger.com/profile/03475376128824059599noreply@blogger.com0