domenica 11 luglio 2010

I nuovi barbari

Dall'editoriale di Scalfari di oggi su Repubblica.
L'articolo completo per questioni di copyright lo trovate QUA.
Consiglio alnche la lettura del nuovo libro di Scalfari "Per l'alto mare aperto" che viene citato qui. È un viaggio attraverso la modernità a partire da Montaigne e Cervantes passando per Hegel e Kant fino a Joyce e Montale.

La cena di Vespa per sedurre Casini

di EUGENIO SCALFARI

LE DOMENICHE di afa e di solleone incitano al raccoglimento e a pensieri non degradati dall'attualità. Emerge per esempio - ed è inconsueta la fonte dalla quale provengono questi segnali - un sentimento d'infelicità, una noia di vivere tra immagini false e verità mascherate, il senso d'un declino inarrestabile, la necessità di ricominciare da zero abbandonando ogni retaggio lungo una strada erta di sassi e opaca per la polvere che la sommerge.

Le fonti che emettono questi segnali sono inconsuete perché fino a poco tempo fa essi erano del tutto diversi: si esaltavano conquiste di buon governo, prevalenza di spiriti liberali, dominanza d'un privato efficiente e sano e un lodevole ritrarsi d'un pubblico ancora inquinato da ideologie e impoverito da sprechi e ruberie.

Sembrava - e così veniva fatto credere - che fossimo finalmente entrati in una fase costruttiva della quale perfino una rinata fede religiosa contribuiva a rafforzare i lineamenti e gli obiettivi fornendo un plus di valori ad una buona laicità capace di coniugare la fede con la ragione.

Come mai, nel volger di pochi mesi e addirittura di poche settimane questo quadro positivo ha lasciato il posto allo sconforto? Perché le tinte rosee che lo illuminavano hanno di colpo assunto colori foschi dominati da nubi plumbee cariche di pioggia e di fulmini? Viene in mente che la causa possa essere di materia economica, la crisi che ha investito l'intero pianeta e in particolare le economie occidentali dei paesi opulenti.

Ma non è così, non è questa l'origine dei segnali di sconforto: la crisi infatti è cominciata da oltre due anni e secondo gli esperti ha superato la fase più acuta; anche se molte preoccupazioni persistono, esse non spiegano quel sentimento di frustrazione che si va diffondendo e che molti "laudatores" delle nuove libertà registrano con sconsolato scoramento.

Personalmente non mi stupisco di questo capovolgimento di atmosfera, di questa caduta di speranze e opacità di futuro. Ho scritto un libro in cui si racconta la storia di un'epoca che ha alle sue spalle quattro secoli ed ora dà segnali di estenuazione. Può darsi che non sia il solo ad aver colto il gran finale della modernità, che ha rappresentato il culmine della civiltà occidentale ed ora si decompone di fronte ad una sorta d'invasione barbarica che azzera i retaggi e inventa nuovi linguaggi e nuovi modelli.

La modernità ha dato ciò che poteva ma non si è ancora spenta: sta difendendo i suoi valori che i nuovi barbari imbrattano e insultano. Può darsi - me lo auguro - che alcuni intellettuali organici a quel nuovo e barbaro potere si siano resi conto della deriva in corso e siano diventati disorganici, secondo una felice definizione di Umberto Eco. Sarebbe un evento fausto. Spero che non sia un vago miraggio destinato rapidamente a dissipare.

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