giovedì 26 febbraio 2009

Appello sul testamento biologico

Appello per il diritto alla libertà di cura

Rispettiamo l'Articolo 32 della Costituzione

Il Parlamento, con molti anni di ritardo e sull'onda emotiva legata alla drammatica vicenda di Eluana Englaro, si prepara a discutere e votare una legge sul testamento biologico.

Dopo quasi 15 anni di discussioni, chiediamo che il Parlamento approvi questo importantissimo provvedimento che riguarda la vita di ciascun cittadino. Il Parlamento, dove siedono i rappresentanti del popolo, deve infatti tenere conto dell'orientamento generale degli italiani.

Rivendichiamo l'indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie, come scritto nella Costituzione.

Rivendichiamo tale diritto per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi ha perso l'integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà.

Chiediamo che la legge sul testamento biologico rispetti il diritto di ogni persona a poter scegliere.

Chiediamo una legge che dia a chi lo vuole, e solo a chi lo vuole, la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi.

Chiediamo una legge che anche nel nostro Paese dia le giuste regole in questa materia, ma rifiutiamo che una qualunque terapia o trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà espressa del cittadino.

Vogliamo una legge che confermi il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie.

Vogliamo una legge di libertà, che confermi ciò che è indicato nella Costituzione.


Primi Firmatari

Ignazio Marino, chirurgo e senatore
Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio
Corrado Augias, scrittore
Bianca Berlinguer, giornalista
Alessandro Cecchi Paone, conduttore televisivo
Maurizio Costanzo, giornalista
Guglielmo Epifani, Segretario Generale CGIL
Paolo Franchi, giornalista
Silvio Garattini, scienziato, farmacologo
Massimo Giannini, giornalista
Franzo Grande Stevens, avvocato
Marcello Lippi, Commissario tecnico della Nazionale italiana
Luciana Littizzetto, attrice e cabarettista
Alessandra Kustermann, medico, ginecologa
Miriam Mafai, giornalista e scrittrice
Vito Mancuso, teologo
Erminia Manfredi, regista
Simona Marchini, attrice e autrice
Rita Levi Montalcini, premio Nobel
Giuseppe Remuzzi, scienziato, immunologo
Stefano Rodotà, giurista
Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La Repubblica
Umberto Veronesi, oncologo
Mina Welby, delegato municipale ai diritti civili
Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale


domenica 22 febbraio 2009

In difesa della Costituzione: Noi ci siamo!


Da un post di Marco Travaglio su Voglioscendere:

Mentre scrivo, gli amici in piazza Farnese per la manifestazione di MicroMega per la libertà di scelta e contro il governo Berlusconi mi dicono che la piazza è gremita, e anche le strade vicine. Dieci giorni fa in piazza Santi Apostoli, pur dimezzata dal recinto dei tremebondi organizzatori del Pd, c’erano poche centinaia di persone ad ascoltare Oscar Luigi Scalfaro in difesa della Costituzione assaltata dal duce di Arcore mentre moriva una povera ragazza in coma vegetativo da 17 anni.

Mentre il Pd si avvia al suicidio definitivo, respingendo la richiesta di nomi nuovi e primarie subito che sale dalla base, e nominando dall’alto tal Franceschini alla guida del principale (ancora per poco) partito di opposizione, l’unica presenza visibile e crescente contro il regime berlusconiano è quella della società civile che chiede una politica nuova e pulita, cioè una politica. Motivo in più per non scoraggiarsi e per insistere. Motivo in più per cogliere ogni occasione utile per mostrare che ci siamo, e siamo in tanti.

Qualche mese fa, quando nessuno lanciava l’allarme per la Costituzione minacciata, Massimo Fini mi propose un appello. L’abbiamo messo in rete e abbiamo raccolto, praticamente a mani nude, quasi 30 mila firme. Grazie ai tanti cittadini comuni che han fatto girare la voce e ai tanti blog che l’hanno fatto proprio. Ora molti amici di questo blog ci domandano che cosa ne facciamo di quelle firme. Ci abbiamo pensato anche noi. Mandarle a qualche partitocrate, perché le cestini? Spedirle al Quirinale, magari per ricevere una letterina di un burocrate che ci ringrazia e assicura la massima attenzione? No, meglio lasciar perdere. Il valore di quelle firme è in quelle firme: un segnale visibile, una presenza importante, un sasso nello stagno. Non una lista di nomi, ma una comunità viva e vitale di persone che “ci mettono la faccia” per far sapere che la Costituzione sono pronti a difenderla a ogni costo. Ora sappiamo su quanti e su chi possiamo contare, e non è escluso che presto o tardi potremo coinvolgerli in qualche iniziativa più concreta.

Nessuna manifestazione, nessun appello, nessuna petizione è sufficiente, da sola, a cambiare le cose. Come nessuno di noi, da solo, può incidere più di tanto su una realtà che non ci piace. Ma tutti insieme, con tutte le armi legali che ci sono consentite, possiamo fare molto. Il regime comincia a scricchiolare, anche se riesce ancora a nascondere bene i suoi scricchiolii. Un giorno, magari non troppo lontano, quando meno ce lo aspettiamo, cederà di colpo. Come il muro di Berlino, nel 1989. Come la Prima Repubblica, nel 1992-’93. E noi saremo lì, pronti. Anzi, ci siamo già.

Assassini laicisti


Piazza Farnese: Sì al testamento biologico, no alla tortura di stato







sabato 21 febbraio 2009

Berlusconi corruttore politico!

Qui di seguito la serie di video che traccia la storia dell'accusa da parte di Di Pietro ai danni di Berlusconi di essere un corruttore politico.

Il Cavaliere si difende con una telefonata a Ballarò, ma mente. Dice di aver contattato Di Pietro senza sapere che da magistrato aveva mandato in prigione delle persone innocenti. Di Pietro è stato contattato nel 1994 e nel 1995, cioè quando si era già dimesso da magistrato.

Nell'ultimo video Di Pietro spiega che l'accusa di essere "corrruttore politico" non è un reato, ma sottilinea la valenza politica dei gesti di "corruzione politica" e sottolinea che dovrebbero essere gli elettori a fare da giudici dei politici. Ma a quanto pare agli elettori del centro destra non interessa niente che il primo ministro sia una persona plurindagata, pluriprescritta, amnistiata (falsa testimonianza P2). Cioè sia una persona con processi pendenti (corruzione di Mills e corruzione dei parlamentari del governo Prodi) e con processi nei quali si è accertato che sia colpevole, ma poi salvato dall'amnistia. O processi dai quali è uscito per decorrenza dei termini, ma non perché sia stato dichiarato innocente.

Alla fine Di Pietro ricorda che Rete4 sta occupando abusivamente le frequenze appartenenti ad Europa7. La risposta del giornalista che lo intervista è incredibile. Dice che la cosa si risolverà con la cessione di Rai1 ad Europa7. La replica di Di Pietro è indignata. Un'indignazione nel vedere come ormai venga accettato da tutti che le cose in Italia non vadano per il verso giusto. Rete4 è abusiva? Si risolve cedendo Rai1. Sì, dice Di Pietro, il primo ministro fa una legge (non conforme con il sistema normativo vigente per cui "una legge illegale", cioè una cosa che può esistere solo in Italia) a se stesso come imprenditore per occupare abusivamente delle frequenze televisive, poi sempre da primo ministro cede una parte del patrimonio pubblico (Rai1) ad un altro imprenditore per correggere il malfatto. Così ci rimettono gli italiani due volte. Una perché hanno nell'etere la spazzatura di Rete4 e due perché la pagano con il canone Rai! La Rai, che viene addirittura privata di un organo. Siamo passati dall'eccentrico alla deformazione della razionalità. Tutto questo non è irrazionale, è semplicemente una deformazione della razionalità. Torna tutto normale se lo si guarda con gli occhi degli elettori del PdL. Con gli occhi degli elettori dell'IdV si vede tutto fuori posto in modo insopportabile. Mentre c'è da fare un distinguo per il caso PD. Con gli occhi degli elettori del PD sarebbe tutto distorto e quundi inaccettabile. Con gli occhi invece della dirigenza del PD non si vedrebbe nulla, o meglio, sarebbe come quei casi di cecità in cui poi si scopre che il cieco ha una licenza da tassista e la usa giornalmente per lavorare. Riguardo a questo punto prossimamente riporterò un filmato che testimonia che i dirigenti del PD sanno, cioè vedono, ma fanno finta di non vedere.





Appello: "Sì al testamento biologico"


Dal sito di MicroMega un Appello:

“Sì alla vita, no alla tortura di stato” - Roma, piazza Farnese, sabato 21 febbraio ore 15

FIRMA L'APPELLO di Lorenza CARLASSARE, Andrea CAMILLERI, Furio COLOMBO, Umberto ECO, Paolo FLORES D'ARCAIS, Margherita HACK, Pancho PARDI, Stefano RODOTA':

"La vita di ciascuno non appartiene al governo e non appartiene alla Chiesa. La vita appartiene solo a chi la vive. Il decreto legge di Berlusconi, trasformato in disegno di legge dopo che il presidente Napolitano, da custode della Costituzione, ha rifiutato di firmarlo, vuole sottrarre al cittadino il diritto sulla propria vita e consegnarlo alla volontà totalitaria dello Stato e della Chiesa. Rendendo coatta l’alimentazione e l’idratazione anche contro la volontà del paziente, impone per legge la tortura ad ogni malato terminale.

Pur di imporre questa legge khomeinista, Berlusconi ha dichiarato che intende sovvertire la Costituzione repubblicana. E’ arrivato ad oltraggiare una delle costituzioni più democratiche del mondo, la nostra, definendola “filosovietica”, mentre non perde occasioni per elogiare il suo “amico Putin”, ex-dirigente del Kgb. Al governo Berlusconi che ha ormai dichiarato guerra alla Costituzione repubblicana, è dovere democratico di ogni cittadino opporre un fermo “ora basta!”.

venerdì 20 febbraio 2009

Ricapitoliamo



Il Capo dello Stato, Napolitano, ha firmato il Lodo Alfano e ha rilasciato una nota del Quirinale per giustificare questa azione. Andiamo di nuovo a leggere la comunicazione e cerchiamo di capire perché Napolitano avrebbe potuto non firmare il Lodo della Vergogna.

Dal comunicato del Quirinale si legge:

Al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata sottoposta oggi, per la promulgazione, la legge in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato.
Già il 2 luglio, in riferimento alla autorizzazione alla presentazione alle Camere del disegno di legge (ora approvato dal Parlamento), si era reso noto che “punto di riferimento per la decisione del Capo dello Stato è stata la sentenza n. 24 del 2004 con cui la Corte Costituzionale dichiarò l’illegittimità costituzionale dell’art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato. A un primo esame – quale compete al Capo dello Stato in questa fase – il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei Ministri è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza. La Corte, infatti, non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale.
Giudicò inoltre ‘un interesse apprezzabile’ la tutela del bene costituito dalla ‘assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche’, rilevando che tale interesse ‘può essere tutelato in armonia con i princìpi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale’, e stabilendo a tal fine alcune essenziali condizioni”.
Non essendo intervenute, in sede parlamentare, modifiche all’impianto del provvedimento, salvo una integrazione al comma 5 dell’articolo unico diretta a meglio delimitarne l’ambito di applicazione, il Presidente della Repubblica ha ritenuto, sulla base del medesimo riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale, di procedere alla promulgazione della legge.

Roma, 23 luglio 2008

Quindi Napolitano dice che la legge così com'è non poteva fare a meno di promulgarla, perché nel 2004 la Corte Costituzionale non ha espressamente scritto nella sentenza che la norma doveva essere adottata come legge costituzionale. È vero, ma la Corte dice esplicitamente che non è questo il problema. Ed è anche vero che la Corte giudica "inoltre ‘un interesse apprezzabile’ la tutela del bene costituito dalla ‘assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche’" come si legge nel comunicato di Napolitano, ma termina con una dichiarazione di illegittimità costituzionale in particolare per la violazione dell'articolo 3 e 24 della Costituzione. Cioè per la violazione del principio di uguaglianza e del diritto di difendersi. Il nuovo Lodo Schifani, chiamato Alfano, risolve il conflitto con l'Art 24 nel Comma 2 introducendo la Rinuncia alla sospensione. Ma come la mettiamo con l'inviolabile articolo sull'uguaglianza?

Art 3 dei PRINCIPI FONDAMENTALI della La Costituzione della Repubblica Italiana

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art 24

Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.

La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.

Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione.

La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.



LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori:

Presidente: Riccardo CHIEPPA;
Giudici: Gustavo ZAGREBELSKY, Valerio ONIDA, Carlo MEZZANOTTE, Fernanda CONTRI, Guido NEPPI MODONA, Piero Alberto CAPOTOSTI, Annibale MARINI, Franco BILE, Giovanni Maria FLICK, Francesco AMIRANTE, Ugo DE SIERVO, Romano VACCARELLA, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO,

ha pronunciato la seguente SENTENZA:

dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, comma 2, della legge 20 giugno 2003, n.140 (Disposizioni per l'attuazione dell'art. 68 della Costituzione nonché in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato);



dichiara, ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, commi 1 e 3, della predetta legge n. 140 del 2003.


Di seguito trovate parte della motivazione che potete leggere integralmente QUI:

"[...] l'on. Berlusconi rileva che la ratio della norma stessa è quella di salvaguardare le più alte cariche dello Stato, durante lo svolgimento del mandato, dagli inevitabili turbamenti conseguenti all'esercizio di ogni azione penale.
[...]
La situazione cui si riconnette la sospensione disposta dalla norma censurata è costituita dalla coincidenza delle condizioni di imputato e di titolare di una delle cinque più alte cariche dello Stato ed il bene che la misura in esame vuol tutelare deve essere ravvisato nell'assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche.
[...]
Si tratta di un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale.
[...]
Occorre ora accertare e valutare come la norma incida sui principi del processo e sulle posizioni e sui diritti in esso coinvolti.5. La sospensione in esame è generale, automatica e di durata non determinata.
Ciascuna di siffatte caratteristiche esige una chiarificazione.
La sospensione concerne i processi per imputazioni relative a tutti gli ipotizzabili reati, in qualunque epoca commessi, che siano extrafunzionali, cioè estranei alle attività inerenti alla carica, come risulta chiaro dalla espressa salvezza degli artt. 90 e 96 della Costituzione.
Essa è automatica nel senso che la norma la dispone in tutti i casi in cui la suindicata coincidenza si verifichi, senza alcun filtro, quale che sia l'imputazione ed in qualsiasi momento dell'iter processuale, senza possibilità di valutazione delle peculiarità dei casi concreti.Infine la sospensione, predisposta com'è alla tutela delle importanti funzioni di cui si è detto e quindi legata alla carica rivestita dall'imputato, subisce, per quanto concerne la durata, gli effetti della reiterabilità degli incarichi e comunque della possibilità di investitura in altro tra i cinque indicati. E non è fondata l'obiezione secondo la quale il protrarsi dell'arresto del processo sarebbe da attribuire ad accadimenti e non alla norma, perché è questa a consentire l'indefinito protrarsi della sospensione.6.
Da quanto detto emerge anzitutto che la misura predisposta dalla normativa censurata crea un regime differenziato riguardo all'esercizio della giurisdizione, in particolare di quella penale.La constatazione di tale differenziazione non conduce di per sé all'affermazione del contrasto della norma con l'art. 3 della Costituzione. Il principio di eguaglianza comporta infatti che, se situazioni eguali esigono eguale disciplina, situazioni diverse possono implicare differenti normative. In tale seconda ipotesi, tuttavia, ha decisivo rilievo il livello che l'ordinamento attribuisce ai valori rispetto ai quali la connotazione di diversità può venire in considerazione.Nel caso in esame sono fondamentali i valori rispetto ai quali il legislatore ha ritenuto prevalente l'esigenza di protezione della serenità dello svolgimento delle attività connesse alle cariche in questione.
Alle origini della formazione dello Stato di diritto sta il principio della parità di trattamento rispetto alla giurisdizione, il cui esercizio, nel nostro ordinamento, sotto più profili è regolato da precetti costituzionali.
[...]
Si è affermato, per sostenere la legittimità costituzionale della legge, che nessun diritto è definitivamente sacrificato, nessun principio costituzionale è per sempre negletto.
La tesi non può essere accolta.
All'effettività dell'esercizio della giurisdizione non sono indifferenti i tempi del processo. Ancor prima che fosse espressamente sancito in Costituzione il principio della sua ragionevole durata (art. 111, secondo comma), questa Corte aveva ritenuto che una stasi del processo per un tempo indefinito e indeterminabile vulnerasse il diritto di azione e di difesa (sentenza n. 354 del 1996) e che la possibilità di reiterate sospensioni ledesse il bene costituzionale dell'efficienza del processo (sentenza n. 353 del 1996).8.
La Corte ritiene che anche sotto altro profilo l'art. 3 Cost. sia violato dalla norma censurata. Questa, infatti, accomuna in unica disciplina cariche diverse non soltanto per le fonti di investitura, ma anche per la natura delle funzioni e distingue, per la prima volta sotto il profilo della parità riguardo ai principi fondamentali della giurisdizione, i Presidenti delle Camere, del Consiglio dei ministri e della Corte costituzionale rispetto agli altri componenti degli organi da loro presieduti.
[...]
Non è superfluo soggiungere che, mentre vengono fatti salvi gli artt. 90 e 96 Cost., nulla viene detto a proposito del secondo comma dell'art. 3 della legge costituzionale 9 febbraio 1948, n. 1, che ha esteso a tutti i giudici della Corte costituzionale il godimento dell'immunità accordata nel secondo comma dell'art. 68 Cost. ai membri delle due Camere. Ne consegue che si riscontrano nella norma impugnata anche gravi elementi di intrinseca irragionevolezza.La questione è pertanto fondata in riferimento agli artt. 3 e 24 della Costituzione.
Resta assorbito ogni altro profilo di illegittimità costituzionale."


giovedì 19 febbraio 2009

Comunicato stampa SICP-FCP

Qui di seguito un comunicato stampa della SICP e FCP sul disegno di legge sul fine vita.
Dal sito: http://www.sicp.it/SICP_news.asp?ID=86

Società italiana di Cure Palliative e Federazione Cure Palliative:

“Attenzione all'imposizione di idratazione e alimentazione per tutti i malati. Non la si può imporre a chi sta morendo”.

Un grave rischio ci impone di intervenire nel difficile e delicato dibattito su idratazione ed alimentazione: la veloce approvazione di una legge sulle direttive anticipate dopo anni di discussioni interminabili, con la formulazione che sembra configurarsi nel testo che approda alla discussione di Camera e Senato in queste ore, potrebbe causare una situazione clinica ed assistenziale le cui conseguenze non sembrano chiare a tutti.
Proprio per questo noi, operatori di cure palliative, che ogni giorno ci troviamo di fronte alle situazioni di confine tra la vita e la morte, con l’obiettivo di accompagnare fino al termine della loro esistenza le persone colpite da una malattia cronica in fase terminale e la “missione” di non farle soffrire, sentiamo il dovere di mettere in luce che, se dovesse essere approvata una legge che esplicitamente ed indiscriminatamente impone l'idratazione e l’alimentazione per tutti i pazienti, ci troveremmo di fronte a tale obbligo anche per coloro che vivono una fase di inevitabile e prossima terminalità, per le quali non si tratta di non iniziare o sospendere una terapia ma di accompagnarle a una fine dignitosa con tutte le conoscenze e gli strumenti che la medicina oggi ci offre.
È incontrovertibile che, nell'accompagnamento del processo di morte naturale, per evidenti cause cliniche, il paziente non è più in grado di ricevere acqua e cibo proprio perché sta morendo.
E’ il corpo stesso della persona che sta vivendo gli ultimi giorni della sua vita che non sente più il bisogno di mangiare e bere, come sa chiunque abbia assistito alla fine di una persona cara. Per non andare contro questa possibile legge cosa dovremmo fare allora? Dovremmo mettere in atto un trattamento clinicamente inappropriato aumentando la probabilità di un peggioramento di quei sintomi, di quella sofferenza, che noi stessi siamo chiamati a curare? Questo disegno di legge, è evidente, ci imporrebbe, in ambito palliativo, di attuare delle pratiche contrarie al bene dei pazienti.
Nel condividere e rispettare l'appello al silenzio nei confronti della singola vicenda di Eluana Englaro, su cui ci pare che da più parti si stiano travalicando i limiti del buongusto, chiediamo alla politica di ripensare il suo ruolo e di fermarsi di fronte a una decisione che potrebbe avere delle ricadute concrete e dolorose sulla fine, naturale e faticosa, di tante persone come conseguenza di malattie per cui purtroppo non c'è guarigione, ma per cui rimane possibile un percorso di cura che sappia dare senso anche agli ultimi giorni.

Milano, 9 Febbraio 2009

mercoledì 18 febbraio 2009

Processo Berlusconi-Mills: la sentenza



Dal sito di Daniele Martinelli:

La sentenza di primo grado è arrivata nel pomeriggio (di ieri 17 febbraio 2009, n.d.r.) alle 15:15 nell’aula 6 della decima sezione penale del tribunale di Milano. E’ durata un minuto e mezzo. La corte giudicante presieduta da Nicoletta Gandus ha condannato l’avvocato David Mills a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari.

Fu corrotto da Silvio Berlusconi con 600 mila dollari per mentire nei processi sui diritti televisivi Mediaset.
Mills sarà interdetto dai pubblici uffici per 5 anni e dovrà risarcire la presidenza del consiglio dei ministri italiano con 250 mila euro.
Entro 90 giorni la sentenza sarà depositata con le motivazioni. La pubblicherò non appena sarà disponibile.
Le telecamere presenti in aula per darne notizia, a parte la mia, erano quelle di La7, Sky, Telelombardia e un service che credo passerà qualcosa alla Rai e non credo a Mediaset.
Tuttavia erano più numerosi i giornalisti stranieri venuti un po’ da tutto il mondo, fra di loro anche gli inviati dell’Indipendent e del Times.

David Mills in Inghilterra non sta più lavorando come legale e sua moglie ministro della cultura del governo Brown ha chiesto la separazione già dal 2006 in seguito a questo scandalo. Ha mantenuto la carica ma l’Inghilterra si era indignata tutta, del fatto che la ministra potesse essere stata in qualche modo coinvolta nella vicenda del marito. Secondo fonti non confermate avrebbe firmato documenti in buona fede del consorte avvocato, collegati col giro di tangenti di provenienza berlusconiana.
Il corruttore Silvio Berlusconi, qui, è e rimane il presidente del consiglio. In tutto il resto del mondo è definitivamente sputtanato.

lunedì 16 febbraio 2009

Sempre più a fondo



Tradotto dall'originale della Süddeutsche Zeitung da Italia dall'estero

La situazione della nazione e’ disastrosa, la politica e’ corrotta, l’economia e’ agli sgoccioli. E l’unico che avrebbe il potere di fare qualcosa al riguardo è il capo del governo. Ma a lui interessa solo la sua ricchezza. Italia, che cosa sei diventata?

Alcuni politici sono segnati per tutta la loro vita per un’unica stupida battuta. Con Silvio Berlusconi e’ invece difficile anche tenersi a mente i suoi più recenti deragliamenti linguistici. A proposito del centro di prima accoglienza per profughi sull’isola di Lampedusa e sulle indegne condizioni di vita in esso, ha detto recentemente che “non e’ un campo di concentramento” e che gli immigrati presenti “possono sempre andarsi a bere una birra”. In materia di stupro, ha detto che in linea di principio non e’ possibile evitarli in Italia “perché le nostre donne sono troppo belle”. E dopo le elezioni presidenziali americane, definì Barack Obama “abbronzato”.

Queste sono le parole di un magnate dell’industria abituato ad essere circondato da subalterni e lecchini che automaticamente ridono per ogni stupido scherzo. Un uomo che ha un tale potere da non far più distinzione tra comportamento pubblico e privato, che si comporta in tutto il mondo come se fosse a casa sua dove anche una barzelletta priva di tatto causerebbe
sicuramente delle risate. E Berlusconi è anche abituato al poco critico panorama mediale italiano che lo sorprende quando la stampa internazionale non gli riserva lo stesso approccio di sottomissione.

Si tratta di uno dei più strani e insoliti fenomeni politici dei nostri giorni: da 14 anni, l’Italia è stata quasi ininterrottamente governata da un capriccioso miliardario con 17 procedimenti penali sulle spalle e che nonostante cio’ ha ancora il supporto di una grande maggioranza degli italiani. Berlusconi all’estero può apparire come un pagliaccio, tuttavia la sua popolarità nel suo paese e’ superata solo dal suo narcisismo.

Pertanto, Berlusconi ha potuto vincere svariate elezioni sin dalla sua prima apparizione sulla scena politica nel 1993, nonostante nello stesso periodo l’Italia sia stata protagonista di un drammatico declino: Da una delle più grandi storie di successo europeo è diventata una delle economie più deboli nel continente.

Il fatto che l’Italia non solo accetti Berlusconi e le sue sciocchezze, ma le condivida pure, è un sintomo di un paese in profonda crisi con una travagliata economia stagnante. Un paese paralizzato e profondamente frustrato, nelle mani di pochi gruppi di interesse, e in una situazione per cui non e’ né in grado né disposto a cambiare qualcosa. Un paese dove la popolazione e’ fondamentalmente disgustata dalla classe politica e per questo vota un uomo che per lo meno non nasconde di voler fare innanzitutto i propri interessi.

Nel 2006 Berlusconi era ancora visto anche in Italia come il problema più grande dell’Italia. I suoi innumerevoli affari e il conflitto di interessi come uomo più ricco d’Italia, primo grande proprietario di un impero mediatico, famoso indagato contemporaneamente Primo Ministro, hanno ridotto il paese allo stallo e causato una crescita economica quasi pari a zero.

Molti elettori pensavano che, una volta liberatisi di Berlusconi, il paese si sarebbe di nuovo ripreso. Ma il governo di Romano Prodi, supportato da una fragile coalizione di nove partiti con una piccola maggioranza di un solo voto al Senato italiano, non ha saputo fare molto meglio. Quando ha cercato di introdurre alcune riforme del mercato, gli stessi comunisti al governo si opposero. Per quanto riguarda altre proposte di legge, come ad esempio il riconoscimento delle unioni omosessuali, l’ammutinamento venne da un’altra parte della coalizione: dal gruppo dei cattolici nel governo.

Una delle poche leggi che passarono fu un’amnistia generale per i criminali per la quale Berlusconi insistette molto e che fu articolata in modo da salvare il suo avvocato Cesare Previti da una pena detentiva per corruzione di un giudice. Un po’ più tardi la popolazione italiana si adiro’ per i 26.000 criminali rilasciati, molti dei quali tornarono rapidamente a compiere furti, stupri e omicidi. Ma tra questi c’erano anche una folla di criminali per reati economici, tra cui Previti, che poterono cosi’ ritornare ai loro domicili e godersi le comodita’ illegalmente acquisite.

Sotto Prodi, l’economia ha proseguito la sua discesa e nel 2006 e nel 2007 sono da segnalare altri due anni di crescita zero. Nello stesso periodo, vanno accumulandosi mucchi di spazzatura e rifiuti tossici a Napoli e dintorni. E nonostante questi problemi i partiti della coalizione di centro-sinistra continuarono a litigare in pubblico. Gli elettori non hanno quindi riscontrato praticamente alcuna differenza tra destra e sinistra e hanno cominciato a considerare la politica nella sua interezza come una casta che si occupa soprattutto della sua auto-conservazione e si distribuisce privilegi straordinari e eccessive prebende.

E Berlusconi era uno di loro, agli elettori cio’ ando’ bene e non diedero molta importanza ad un altro scandalo di Berlusconi alla vigilia delle elezioni del 2008: verso la fine del 2007, Berlusconi fu accusato dal procuratore della Repubblica di Napoli di aver corrotto Agostino Saccà, un funzionario a capo del dipartimento del cinema della Rai.

Nelle registrazioni delle intercettazioni, che la rivista “L’Espresso” ha messo in Internet, si può ascoltare come Berlusconi cerchi di convertire l’emittente televisiva statale in una sorta di “divano di casa”. Infatti chiese a Saccà di trovare dei ruoli per alcune giovani attrici, che Berlusconi nelle intercettazioni chiama “le fanciulle mie”. In alcuni casi, questo servirebbe solo per “rallegrare il capo” (cioè Berlusconi). In un caso specifico, Berlusconi ha detto a Saccà di aver bisogno di un ruolo per un’attrice che ha una relazione con un senatore del governo Prodi. Berlusconi voleva, come ha ribadito lui stesso, dare a quel senatore delle motivazioni per passare di campo e causare la caduta del governo Prodi.

Ma mentre l’opinione pubblica italiana registrava quasi apaticamente i gravi reati attribuiti a Berlusconi per questo caso, quali la corruzione di funzionari pubblici ai fini della caduta di un governo, improvvisamente scoppio’ un grande interesse in merito ad un possibile scandalo sessuale. Questo fu dovuto alle voci circolanti a riguardo di altre registrazioni riguardanti Berlusconi e tre donne eccezionalmente attraenti del suo gabinetto.

A seconda del campo politico le voci erano diverse. Gli oppositori di Berlusconi favorivano l’immagine di una cariatide settantenne con un debole per le pompette da pene e per il Viagra. I suoi sostenitori lo festeggiavano invece come un instancabile Don Giovanni che si trova in grado di soddisfare due o tre donne allo stesso tempo.

In queste voci circolava anche il nome del Ministro per le Pari Opportunita’ Mara Carfagna, una trentatreenne ex candidata per l’elezione di Miss Italia che ha fatto carriera in qualità di co-presentatrice nel gruppo di Berlusconi e che per un lungo periodo era visibile soprattutto in mini gonne mozzafiato e camicie scollate. Durante una grande riunione di protesta a Roma nel mese di luglio, l’artista comica Sabina Guzzanti ha fatto notare in relazione a Mara Carfagna che: “Non si può nominare un Ministro per le Pari Opportunita’ solo perché ha succhiato l’uccello di qualcuno!”. La Carfagna ha negato qualsiasi relazione personale con Berlusconi e ha denunciato la Guzzati per calunnia.

Con la visione delle cose semi-monarchica del primo ministro non stupisce che nel 2006 sia entrata in vigore una nuova legge elettorale che affida ai capi dei partiti una discrezionalita’ di scelta dei candidati pressoche’ illimitata. In precedenza, l’elettore poteva ancora scegliere i singoli candidati, con il nuovo sistema gli elettori possono votare solo per una parte politica e i leader dei partiti fanno le liste elettorali. Di conseguenza, Berlusconi puo’ portare in Parlamento chi vuole, sia amici personali, dipendenti o qualcuno che sia anche solo di bell’aspetto. Cosi’ Berlusconi ha portato sia in Parlamento che nel suo gabinetto tutta una serie di vallette e attricette diventate famose nel suo impero televisivo. Ed è anche orgoglioso di questo: “Sono come una buona fatina: erano topine e io le ho trasformate in parlamentari”.

Il vero scopo dell’occupazione del Parlamento da parte di Berlusconi è che Berlusconi sta cercando solo di ridurre il ruolo del Parlamento italiano ad una funzione cerimoniale. Recentemente, ha chiesto che solo i presidenti delle rispettive parti dovrebbero fare lo sforzo di votare nel Parlamento. In questo modo, il valore politico degli altri 500 membri parlamentari sarebbe solo da interpretare come un rituale. “Ci stiamo muovendo verso una sorta di modello sudamericano della democrazia”, spiega Bruno Tabacci, un ex democristiano.

Come questo poi potrebbe sembrare si sta già intravedendo. All’inizio della legislatura del 2008 un fotografo e’ riuscito a fotografare con un teleobiettivo un pezzo di carta scritto da Berlusconi con delle note destinate a due belle, giovani, donne parlamentari, Gabriella Giammanco e Nunzia de Girolamo: “Gabri, Nunzia, siete una grande coppia! Grazie di rimanere in Parlamanto, ma non è necessario. Se avete un invito per un pranzo romantico, sarò lieto di darvi il permesso per andarvene! Baci ad entrambe! Il ‘vostro’ Presidente”. Il fotografo riusci’ anche a catturare con la sua macchina fotografica la risposta: “Caro Presidente, gli inviti romantici li accettiamo solo da lei..”.

Il fatto che cio’ non provochi reazioni negative nell’opinione pubblica italiana, la dice lunga circa l’interpretazione della politica degli italiani in relazione al potere mediatico di Berlusconi, ma anche a riguardo della frammentata e quasi scomparsa opposizione di centro-sinistra con la quale ha a che fare Berlusconi. Anche a causa della mancanza di alternative la maggioranza del popolo italiano consente a Berlusconi il potere che ha perche’ visto come uomo forte e deciso. E Berlusconi sfrutta questo che a sua volta promuove la sua immagine di uomo del fare: Così, nel 2008 Berlusconi ha abolito l’ICI ovvero la tassa sulla proprietà della prima casa. E nonostante queste mancate entrate dovranno essere coperte da altre tasse, l’abolizione dell’ICI e’ stata molto popolare. Con il rapido intervento dell’esercito ha anche eliminato la spazzatura dalle strade di Napoli e alla conclusione di questa operazione ha affermato di aver riportato la città nel mondo occidentale in soli 58 giorni. In questo modo gli italiani erano dalla sua parte.

Resta il fatto tuttavia che l’Italia, nel corso degli ultimi 14 anni in cui Berlusconi ha caratterizzato la politica italiana, e’ sprofondata drammaticamente. Per più di 40 anni, dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1990 circa, l’economia italiana era una delle più floride al mondo - in un soffio assieme al Giappone e alla Germania occidentale. Negli anni Cinquanta e Sessanta, l’economia cresceva in media di circa il cinque per cento l’anno, negli anni settanta e ottanta di altri solidi tre per cento l’anno. In un paese che ha per molti anni è stata caratterizzato dalla fatica e dall’emergenza questo porto’ prosperità, istruzione e un generoso stato sociale.

Per gli studenti della politica contemporanea l’Italia ha rappresentato un affascinante paradosso: da un lato, il paese sembrava avere uno spaventoso sistema politico. I governi si susseguivano uno dietro l’altro, gli scandali e le crisi di governo erano diffusi assieme ad un alto livello di corruzione, sprechi, e una burocrazia inefficiente. Dall’altro l’economia cresceva di anno in anno. Fino a circa 1989, l’Italia aveva un prodotto interno lordo pari a quello della Gran Bretagna.

Ma negli ultimi 15 anni l’insolita equazione italiana, corruzione e sabbia nel motore più elevata crescita economica, non ha piu’ funzionato. Il prodotto interno lordo italiano è aumentato dal 1996 al 2006 in media dell’1,1 per cento l’anno, rispetto al 2,3 per cento in Gran Bretagna, il 2,8 per cento in Spagna e l’1,7 per cento in tutta la zona Euro. Con il risultato che la crescita italiana e’ del venti per cento inferiore a quella del Regno Unito ed è stata superata anche dalla Spagna.

Il sistema italiano, che funzionava ragionevolmente in un periodo di mercati protetti, nell’era della UE, della moneta unica e dell’intensa concorrenza con paesi a basso salario in Asia ne ha molto risentito. Aprire una società in Italia costa in media 5012 Euro e occorrono 62 giorni con fino a 16 diverse pratiche burocratiche. Per confronto, in Gran Bretagna la stessa operazione costa 381 euro, quattro giorni e cinque operazioni amministrative, negli Stati Uniti 167 euro, quattro giorni e quattro passaggi amministrativi.

La sabbia nel motore ormai stride in quasi tutti i settori della vita italiana, in un modo da dare origine ad un incomprensibile effetto sinergico negativo. Ad esempio, la minaccia di una paralisi del sistema giudiziario rischia di bloccare lo Stato di diritto, una pietra angolare di un sistema economico funzionante. La durata media dei procedimenti per violazione di contratto è in Italia di 1210 giorni (quasi quattro anni), in Spagna (al secondo posto come paese in questo senso) è di 515, quindi nemmeno la meta’, in Francia 331 e in Gran Bretagna di soli 217 giorni. In Italia, ci vogliono inimmaginabili novanta mesi, quasi otto anni, per poter sfrattare di casa un affittuario inadempiente. In Gran Bretagna sono necessari circa dieci mesi, in Francia 17 e sei mesi in Danimarca.

Un tale sistema può sembrare come una brillante follia, ma dietro a cio’ vi e’ un metodo: è stato intenzionalmente progettato per renderlo indispensabile ai partecipanti. La moltiplicazione delle procedure amministrative, la concessione di licenze, regolamenti e strozzature burocratiche crea un numero estremamente elevato di leve con cui il governo puo’ controllare, ritardare, o seppellire prima possibile qualsiasi progetto.

Ciascuno di questi passi è un’opportunità per l’esercizio del potere e del nepotismo, per la richiesta e la concessione di favori. Un’autostrada, il cui costo di costruzione raddoppia in via di esecuzione, ha grandi vantaggi - non solo per i politici che percepiscono mazzette, ma anche per tutti coloro che ci lavorano. Ovvio: per il resto del paese questo porta solo svantaggi. La si deve combattere con delle infrastrutture scadenti, tasse alte, cattivi servizi e di un sistema che e’ diventato l’esatto contrario di una societa’ dei servizi. Non stupisce quendi che l’Italia sia scivolata dal 32mo al 64mo posto nel Global Competitiveness Index, l’indice mondiale per la competitività economica.

Incredibilmente, nei suoi 14 anni di politica Berlusconi ha addirittura migliorato la sua immagine di uomo del fare. In un’intervista all’inizio del 2008, per meta’ si vantava e per meta’ brontolava di essere trattato come una rock star o un re con il potere di guarigione al solo tocco. “Madri incinte mi chiedono di mettere la mia mano sul loro ventre. Altri mi chiedono di toccargli gli occhi perché vedono male… altri di toccarne la testa perché stanno diventando calvi. Ma a loro io do solo il numero di telefono del mio medico “.

E nel settembre 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria, Berlusconi ha assicurato, dopo una lunga notte in una discoteca, che aveva ancora abbastanza energia per fare tutto il possibile: “Dopo tre ore di sonno ho slancio per ulteriori tre ore di sesso”. Ma per liberare l’Italia dal suo attuale stato di caos c’e’ bisogno di molto più della mano regale di Berlusconi e dei suoi vanti post pubertari.

[Articolo originale di Alexander Stille]


domenica 15 febbraio 2009

Cicchito tessera P2 numero 2232



La gente ignorante che ascolta le parole di questi voltagabbana non sa per esempio che Cicchito era "vicino alla politica di compromesso storico perseguita dal Partito Comunista Italiano: in questo periodo è stato molto critico verso la CIA, i servizi segreti italiani (come il SID) e la Democrazia Cristiana, che secondo lui avrebbe approfittato del caso Moro e delle Brigate Rosse per escludere il PCI dal governo.
Dopo essersi poi iscritto (fascicolo n. 945, tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980) alla loggia massonica P2, venne estromesso dal PSI. Ripescato verso la fine degli anni Ottanta da Bettino Craxi, seppure in ruoli marginali, Cicchitto ha poi adottato le posizioni del segretario Craxi, fino alla dissoluzione del PSI a causa delle inchieste di Mani Pulite."

Chicchito tessera P2 n. 2232, per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Fabrizio_Cicchitto

domenica 8 febbraio 2009

Bloggando

Dalla pagina della Cronaca di Repubblica si legge:

15:00 Antonio Di Pietro: "Idv sta con Napolitano senza se e senza ma"

"L'Italia dei Valori sta in questo caso - senza se e senza ma - con il Presidente della Repubblica. Bene ha fatto Napolitano a stoppare il decreto legge che avrebbe messo il Parlamento di fronte al fatto compiuto e, invece, è bene che una materia delicatissima come "il testamento biologico" (vale a dire il diritto di ognuno di poter staccare la spina quando è arrivato allo stremo delle proprie forze) vada prima discusso e ben valutato dal Parlamento". Lo scrive Antonio Di Pietro sul suo blog.


Per la prima volta un politico usa un blog per comunicare con il suo elettorato o semplicemente per comunicare. Se un giornale vuole scrivere cosa pensa Di Pietro, deve fare riferimento a cose che Di Pietro ha scritto pubblicamente e quindi raggiungibili da chiunque e non liberamente interpretabili.

Per la prima volta il blog di un politico diventa il suo canale primario di comunicazione, superando (avrei detto bypassando :-) la mediazione di altri organi di comunicazione! È un fatto importantissimo in un paese come il nostro in cui si "vede ad occhio nudo" che la stampa e la televisione sono imbavagliate.

A mantenere un blog ci aveva provato anche Mastella, ma avendo visto che si riversavano critiche pesanti aveva eliminato la possibilità di postare dei commenti. Il suo blog è stato clonato col nome di "demente mastella" e le critiche sono state deviate là. Potete vedere il blog al seguente indirizzo, che oramani non è più attivo essendo Mastella uscito dalla sfera d'influenza politica:

http://dementemastella.blogspot.com/


La rete ha delle potenzialità enormi. Per usarle basta non perdere la credibilità, vero Mastella?

sabato 7 febbraio 2009

Divieto di segnalazione



Medici Senza Frontiere (MSF), Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI), Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) e Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) lanciano un appello per chiedere ai Senatori di respingere l'emendamento che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria.
L'attuale Testo Unico sull'Immigrazione (Decreto Legislativo 286 del 1998) prevede che «l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».
Il rischio di essere segnalato creerebbe nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza, in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie. Ciò potrebbe creare condizioni di salute particolarmente gravi per gli stranieri - con aumenti dei costi legati alla necessità di interventi più complessi e prolungati - e ripercussioni sulla salute collettiva - con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili.
La cancellazione del principio di non segnalazione vanificherebbe inoltre un'impostazione che nei 13 anni di applicazione (il principio è presente nell'ordinamento italiano già dal 1995) ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri: riduzione dei tassi di Aids, stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno-infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale…).


MSF, SIMM, ASGI e OISG invitano la società civile a sottoscrivere l'appello ai Senatori, che ha già raccolto 11232 adesioni.

giovedì 5 febbraio 2009

I baroni



Gli studenti di Studi Orientali il 4 febbraio hanno contestato il rettore della Sapienza:

"Alla vista degli striscioni, animato anche lui da un sano spirito di rivolta, ha chiesto agli studenti: "Ma voi da che parte state?", i quali hanno riposto: "Evidentemente non dalla sua, ma da quella dell'università pubblica. Oggi per noi questa è l'inaugurazione della chiusura!"."

Di seguito riporto la prima parte di un articolo dell'espresso del 12 gennaio 2007, che potete leggere in originale qui:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Il-barone-Frati/1477028/8

Il barone Frati

di Primo Di Nicola e Marco Lillo
L'appoggio dei politici. Le cattedre. I concorsi. I fondi delle società farmaceutiche. Chi è l'uomo che governa da 16 anni la facoltà di Medicina

I mali del Policlinico? Rosi Bindi non ha mai avuto dubbi. Nel 1999, quando esplose il caso delle infezioni in corsia all'Umberto I, la Bindi, a quel tempo ministro della Sanità, disse chiaro e tondo al Parlamento: "Ritengo che la prima causa di quello che accade sia la gestione diretta da parte dell'università". Sono passati otto anni, quattro governi e una lunga serie di direttori generali, ma i rifiuti nei tunnel del Policlinico sono rimasti al loro posto. Come Luigi Frati, da 16 anni preside della facoltà di Medicina dell'Università la Sapienza, corresponsabile insieme alla Regione dello sfascio. Nato dal sindacato, dotato di ottime relazioni con le case farmaceutiche e con i politici, Frati dal 1990 muove i fili dei concorsi e decide i destini dei primari che governano l'attività ospedaliera del nosocomio più disastrato d'Italia. Immune a indagini e polemiche, a ogni elezione viene riconfermato con un plebiscito dai suoi colleghi. Al Policlinico non si muove foglia che Frati non voglia."Tutti gli dobbiamo qualcosa", ammette un illustre cattedratico che chiede di restare anonimo: "I professori vogliono che i propri allievi possano andare in cattedra con un posto da ordinario o da associato. Frati può aiutarci a esaudire i nostri desideri. Come? Bandendo il concorso al momento giusto". Un sistema che ha accontentato molti, compresi politici e soci in affari. Da Vincenzo Saraceni, vincitore della cattedra di Fisiatria nel 2001, proprio quando era assessore alla Salute del Lazio. A Marco Artini, socio di Frati nella Millennium Biotech, una società che si voleva lanciare nel business delle biotecnologie. La società non ha mai operato, ma Artini nel 2002 ha vinto un concorso per ricercatore nella facoltà del suo socio-preside.Frati è nato a Siena 63 anni fa. Laurea alla Cattolica, dal 1980 professore di Patologia generale alla facoltà di Medicina della Sapienza, il suo astro sale negli anni Ottanta quando fonda la Cisl universitaria e rompe il monopolio rosso della Cgil. La sinistra democristiana gli è riconoscente, lui si lega all'allora ministro Carlo Donat Cattin e al senatore Severino Lavagnini. Ma i suoi sponsor sono nel ministero della Pubblica istruzione: il potente direttore generale Domenico Fazio e il sottosegretario (e poi ministro) Franca Falcucci. A 40 anni è già vicepresidente del Consiglio universitario nazionale, il celebre Cun che gestiva l'assegnazione dei concorsi . Un'attività nella quale si rivelerà un autentico maestro. "Ho messo in cattedra più di 200 professori", ripete sovente. E tra questi sono tantissimi gli amici che gli hanno giurato imperitura fedeltà.


Nel 1990 raccoglie i frutti della sua semina e viene eletto per la prima volta preside della facoltà di Medicina. Da quella postazione preme sulla conferenza dei presidi di tutta Italia per modificare la tabella degli insegnamenti in modo da spezzettare le materie e così moltiplicare le cattedre. In particolare aumentano i ricercatori e i patologi come Frati che, a sentire l'ex direttore generale del Policlinico Tommaso Longhi, non brilla certo per l'attenzione ai pazienti. Secondo Longhi, spesso Frati non firmava le schede di dimissioni dei malati e non si curava delle diagnosi dell'unità operativa di Oncologia nella quale è direttore. La linea di Frati ha pagato: i medici che sono divenuti professori grazie a lui gli sono riconoscenti e lo dimostrano a ogni elezione. Così il suo incarico che avrebbe dovuto durare tre anni è ormai diventato a vita. Alla vigilia della sesta conferma, nel 2005, Frati ha tentato anche la scalata allo scranno più alto dell'università. Non è riuscito a diventare rettore, ma i suoi voti sono stati decisivi per l'elezione di Renato Guarini, che infatti lo tratta con grande rispetto. Il rettore firma gli atti di indirizzo relativi al Policlinico ma Guarini ascolta Frati prima di prendere qualsiasi decisione. Li accomuna anche un certo modo di intendere la famiglia e l'accademia. Se il rettore vanta due figli dipendenti dell'ateneo romano, Frati può contare su tre professori in casa: la moglie e i due figli. Famiglia, calcio e mare. Frati è un arcitaliano anche nelle passioni: tutti i venerdì gioca con una squadra di colleghi. Poi via verso gli amati lidi di Sabaudia, dove si gode il weekend nella villa di famiglia.

(12 gennaio 2007)

mercoledì 4 febbraio 2009

Gioacchino Genchi



Come sapete Gioacchino Genchi è vittima di un attacco infondato da parte del partito di Berlusconi. Gioacchino Genchi è reo solo di aver lavorato bene per diverse procure italiane. È una bufala il fatto che lui faccia delle intercettazioni ed è una bufala il fatto che lui abbia un archivio segreto su mezzo mondo politico e su molti italiani (ricordo che per il caso "Why Not" iniziato da De Magistris sono indagate diverse centinaia di persone e in tutto i tabulati delle telefonate incrociate tra gli indagati e tutte le persone contattate da questi riportano circa 700 numeri e questa è un'inchiesta di grande calibro, quindi non è possibile che molti italiani siano usualmente intercettati. Sappiamo benissimo invece chi di sicuro è intercettato e non vorrebbe più esserlo!). Berlusconi è ancora convinto che gli italiani si facciano abbindolare dalle sue bugie. Genchi ha partecipato ad una trasmissione di Telelombardia, di cui riporto il video, in cui si difende molto bene da tutte queste insinuazioni.

Gioacchino Genchi ha anche un blog che potete visitare qui:

http://gioacchinogenchi.blogspot.com/


e una pagine web della quale vi segnalo il link alla rassegna stampa che fa riferimento al suo operato:

http://www.gioacchinogenchi.it/pagina.aspx?pg=5&lk=


Dal suo ultimo post:

Giovedì 05-02-2009 alle ore 21:00 sarò ad Annozero, su RAI DUE, anche per fare chiarezza sulle mistificazioni agitate sul mio conto da chi ha paura della Verità sulle indagini di Catanzaro.
Qualcuno cerca di abbacinare il popolo italiano, agitando una bufala mediatica di propozioni colossali.
Se con le idiozie che vengono dette sul mio conto si fosse potuta gonfiare una mongolfiera, questa avrebbe già raggiunto il pianeta Marte!
Gioacchino Genchi

martedì 3 febbraio 2009

Appello nopacchettosicurezza



Continuano le mobilitazioni contro il pacchetto sicurezza:

Mercoledì 4 Febbraio

SIT-IN SOTTO AL SENATO

ore 16:00 a piazza Navona

[mentre ne discutono nelle aule del Senato]

MOBILITAZIONE CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

E' in corso al Senato la discussione del“Pacchetto sicurezza” (DdL 733), che provocherà una grande trasformazione del quadro normativo italiano, già fortemente repressivo e discrezionale nel suo impianto. Le norme contenute nel Pacchetto, infatti, prevedono una politica esplicitamente fondata su misure segregazioniste e razziste per le persone migranti, con o senza permesso di soggiorno, le prime ad essere additate come figure pericolose e causa di “allarme sociale”, e su nuove ed ancora più drastiche misure repressive contro chiunque produca conflitto e non rientri dentro le strette maglie del controllo.

Questo è solo l’ultimo passo di un disegno politico che, attraverso una serie di leggi, ha portato ad crescente restringimento delle libertà di tutte e tutti, tramite la criminalizzazione del dissenso e degli stili di vita.

Dietro la loro sicurezza si nasconde la volontà di non affrontare la precarietà di vita che coinvolge tutte e tutti noi: il razzismo e la paura vengono usati per farci rassegnare a queste condizioni e farci restare chiuse e chiusi in casa e nei nostri luoghi di lavoro. Usare il razzismo e la paura come strumento di pacificazione sociale ha portato alla proposta di legalizzare le ronde dirette a reprimere i comportamenti giudicati “non conformi” ed alla reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale.

L’obbligo di dimostrare l’idoneità alloggiativa per ottenere l’iscrizione anagrafica colpisce migranti, senzatetto, occupanti di casa e chiunque non possa permettersi un’abitazione “idonea”. Le norme anti-graffito e l’inasprimento delle norme per il reato di danneggiamento, colpiscono tutti i cittadini e le cittadine che non si adeguano alla retorica del “decoro urbano”.

Ma le norme del pacchetto sicurezza colpiscono in primo luogo le persone migranti. Se il pacchetto sarà approvato, chi è senza permesso di soggiorno rischia di essere denunciato dal medico se va al Pronto Soccorso, non potrà più riconoscere i figli e le figlie, sposarsi ed inviare i soldi a casa. Il Ddl introduce inoltre: la detenzione nei CIE (ex CPT) fino a 18 mesi; una tassa sempre più alta per la richiesta o il rinnovo del permesso di soggiorno; controlli ancora più stretti per acquisire la cittadinanza; il reato di ingresso e soggiorno illegale nello Stato.

Questo delirio securitario esplode mentre i governi decidono di sostenere le aziende e le banche in difficoltà, invece di pensare a nuove poltiche sociali di sostegno alla cittadinanza colpita dalla crisi. Scaricando, tra l’altro, tutto il lavoro di cura sulle donne: in quest’ottica, l’unica immigrazione che sembra piacere è quella delle “badanti”. Ai sindaci ed ai prefetti sceriffo si attribuiscono nuovi poteri, mentre il Ddl Carfagna criminalizza e stigmatizza le persone prostituite, imponendo norme di comportamento a tutte e tutti. La loro soluzione alla crisi è il governo della paura. La risposta, in Italia come in Europa, da Milano a Castelvolturno, da Atene a Malmöe…è stata un grido di rabbia e libertà:

NON ACCETTIAMO LA SOCIETA’ DEL RAZZISMO,
DELLO SFRUTTAMENTO E DEL CONTROLLO!

Crediamo sia importante continuare a stare in piazza oggi per rifiutare questo stati di cose e rivendicare libertà, diritti ed autodeterminazione.