sabato 31 gennaio 2009

Facciamo le corna



Quest'uomo è il simbolo dell'italianità!

Allora guardiamo in faccia l'Italia di oggi.

In questo ci aiuta un rapporto dell'Eurispes.

L'Eurispes (dal 1982 al 1993 si chiamava "Ispes") è un istituto privato di studi politici, economici e sociali, senza fini di lucro vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Eurispes

Il rapporto non è accessibile dal sito Eurispes ai non iscriti, ma l'ANSA riporta un breve articoletto che io ricopio qui:

2009-01-30 13:22
Eurispes: crisi per 66% famiglie

Per sondaggio crolla fiducia in Chiesa, 86% no a lodo Alfano

(ANSA) - ROMA, 30 GEN - Il 66,1% delle famiglie non arriva a fine mese per il rapporto Italia 2008 Eurispes. Meno fiducia nella chiesa, l'86% contro il lodo Alfano. Solo una famiglia su tre riesce a risparmiare qualcosa (33,4%), eppure cresce la fiducia nelle istituzioni: capo dello Stato,governo e Parlamento e poi associazioni volontariato, carabinieri, polizia. Crollo di piu' del 10% per la Chiesa, secondo un sondaggio per il 2009. Almeno sei italiani su 10 (64%) bocciano il maestro unico.


Anche la Repubblica ieri ha pubblicato un articolo sul rapporto Eurispes, ma non c'era accenno al dissenso dell'86 per cento CONTRO il Lodo Alfano. Come mai? Dopo tre giorni di denigrazione di Di Pietro che in piazza Farnese si era scagliato, tra le altre cose, contro il Lodo Alfano (non contro Napolitano), Repubblica non poteva pubblicare un dato così chiaro sul giudizio degli italiani sul Lodo Alfano. L'hanno omesso. O censurato se volete. Insomma hanno fatto disinformazione.

Qui l'articolo di Repubblica, dal quale si leggono le cifre sulla fiducia nei confronti delle istituzioni:

Solo il 27,7% dei cittadini ha fiducia nel governo. A giudicare però dai dati emergenti dal sondaggio sulla fiducia nelle istituzioni condotto dall'Eurispes, serpeggia molto scetticismo. Infatti la fiducia dei cittadini nel governo ha registrato una moderata ripresa, passando dal 25,8% dell'anno scorso all'attuale 27,7%, ma è pur sempre minoritaria rispetto alla ben più dilagante sfiducia (70,5%). Sale anche la fiducia nel Parlamento, dal 19,4% al 26,2%, mentre rimane su livelli più alti, ma pur sempre minoritari, la fiducia nella magistratura (44,4%). Percentuali oltre il 50% solo per il presidente della Repubblica (62,1%), i carabinieri (che passano dal 57,4% dello scorso anno al 69,6%), la polizia (che passa dal 50,7% al 63,3%).

Roma piazza Farnese, interviste alla gente



L'informazione viaggia su internet...ecco cosa dicono i partecipanti della manifestazione in piazza Farnese. Tutti hanno saputo della manifestazione grazie ad un passaparola o grazie al blog di Grillo o a quello di Di Pietro. La rete avanza, come un'onda.

venerdì 30 gennaio 2009

Di Pietro a piazza Farnese





Di Pietro dice: "lo possiamo dire o no? Rispettosamente. Ma il rispetto è una cosa, il silenzio un'altra. Il silenzio uccide, il silenzio è mafioso"

Sulla questione del discorso a piazza Farnese di Di Pietro riporto un articolo su MicroMega di Paolo Flores d'Arcais.


Le bugie su Di Pietro e la verità di Gramsci

di Paolo Flores d'Arcais


I quattro minuti integrali dell’intervento di Antonio Di Pietro (vedi sotto) sono inequivoci e inequivocabili: l’accusa al Presidente Napolitano di essere stato qualche volta non imparziale non è affatto seguita, quale esplicitazione dell’accusa stessa, dall’affermazione che “il silenzio è mafioso”.
Tale affermazione è successiva ad una serie di altre considerazioni, a cui è evidentemente riferita, che riguardano perfino il fatto che (ex) terroristi possano dare lezioni nelle università (trasparente il rimando al recente caso Morucci) mentre i familiari delle vittime vengono dimenticati. Addolora, dunque, che praticamente tutti i mass media abbiamo saltato la parte intermedia dell’intervento di Di Pietro, e abbiamo riferito, del tutto inesattamente, l’espressione “il silenzio uccide, il silenzio è mafioso”, al giudizio di Di Pietro sulla imparzialità del Presidente Napolitano.
In tal modo ascoltatori e lettori hanno ricevuto l’informazione, del tutto errata, che Di Pietro abbia dato del mafioso a Napolitano. Addolora che sulla base di questa informazione errata l’ex Presidente Oscar Luigi Scalfaro abbia parlato addirittura di “reato”. E infine, oltre che addolorare, indigna che alla testa delle accuse infondate a Di Pietro sia stata fin dal primo momento una testata fondata dall’uomo la cui frase più famosa, e più che mai attuale, suona: la verità è rivoluzionaria.

giovedì 29 gennaio 2009

Appello contro Berlusconi al Quirinale



Liberacittadinanza promuove e aderisce all'appello di Pancho Pardi:

BERLUSCONI NON PUO' DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


Clicca sull'immagine e firma!

mercoledì 28 gennaio 2009

Diretta streaming da Piazza Farnese


Manifestazione dei familiari delle vittime di mafia

Lo dice il nome della manifestazione il motivo per cui si sono riuniti a Roma qualche migliaio di italiani. Molti sono stati gli interventi a testimoniare i soprusi che i familiari delle vittime di mafia devono sopportare dopo la perdita per mano criminale di una persona cara. L'atteggiamento dello stato non è giustificabile in questi casi, se non capendo esattamente chi è legato alla mafia dentro le istituzioni.
L'inchiesta "Why not", iniziata da De Magistris, forse sarebbe andata in questa direzione ed è per questo che l'associazione familiari delle vittime di mafia ha chiesto a tutti quelli che vogliono sostenere il procuratore di Salerno Apicella di scendere in piazza (anche quella virtuale con lo streaming) a sostenerlo. Ed è per questo forse che lo schieramento politico di destra e di sinistra compatto, il CSM e l'ANM sono tutti concordi nel bloccare le inchieste costi quel che costi. Ed è per questo che i sopracitati si scagliano contro questa manifestazione e, non potendosela prendere pubblicamente con i famigliari delle vittime di mafia, attaccano Di Pietro. La sinistra rappresentata dal PD ha perso un'occasione per superare quello che sembrava un momento di crisi d'identità, ma che si sta dimostrando una realtà ignobile agli occhi dei suoi ex elettori.

Leggetevi i quasi mille messaggi arrivati a Repubblica contro il loro articolo vergognoso di oggi sulla manifestazione: http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-8/manifestazione-di-pietro/manifestazione-di-pietro.html

Alle 22:50 c'erano 788 messaggi di persone per lo più deluse per le parole di Veltroni scagliate contro Di Pietro e contro la gestione dell'informazione della redazione di Repubblica.
L'articolo non riporta nulla della manifestazione. Nel sottotitolo scrivono che si tratta di una manifestazione dell'IdV, del partito di Di Pietro, sapendo di mentire, perché basta chiedere alla questura chi sono gli organizzatori (Sonia Alfano, presidente della associazione famigliari delle vittime di mafia). Siamo arrivati alla Disinformatia pura. Alle elezioni europee in molti dovranno fare i conti con la delusione diffusa dei cittadini.

La stampa (tutta) non si è accorta che sul palco è stata fatta sentire la telefonata tra Berlusconi e Dell'Utri sul caso della bomba ad Arcore messa da Mangano, lo "stalliere" di Berlusconi.

E non si sono accorti che Borsellino ha detto che Gioacchino Genchi ha scoperto che i servizi del SISDE hanno premuto il bottone della bomba che ha fatto saltare suo fratello.

Non si sono accorti che Sonia Alfano ha detto che l'Angelino suo omonimo, nonché ministro della giustizia, ha baciato il boss Croce Napoli al matrimonio della figlia di quest'ultimo.

Non si sono accorti che è stato detto che la corte dei Riesame ha dato ragione ad Apicella, ma il CSM l'ha sbattuto fuori.

Si sono però accorti che Di Pietro ha detto due frasi e le hanno messe insieme perché così potevano attaccarlo, dimenticandosi le vittime di mafia.

Grazie a voi, che partecipate in rete all'ultimo baluardo di democrazia, perché questi la stanno mettendo concretamente in crisi.

In
riferimento al bacio di Angelino Alfano, ministro della giustizia, non parente di Sonia, riporto l'articolo di Repubblica del 2002 che spiega l'episodio del bacio al boss mafioso Croce Napoli.

Repubblica — 05 febbraio 2002
Sezione: PALERMO

Un altro bacio, un altro matrimonio «imbarazzante», ancora relazioni pericolose con uomini di Cosa nostra. Ma questa volta l' ospite eccellente non è un «vecchio» della politica, come Andreotti o Mannino, ma un giovane delfino, Angelino Alfano, deputato nazionale di Forza Italia, pupillo di Gianfranco Miccichè. Una carriera folgorante la sua che adesso rischia di essere adombrata da un bacio: quello con Croce Napoli, capomafia di Palma di Montechiaro, morto l' anno scorso. Un bacio con il boss al matrimonio della figlia Gabriella, sposatasi nell' estate del ' 96 quando Alfano era stato appena eletto deputato regionale. Lui, oggi, nega di aver mai conosciuto Croce Napoli e tantomeno ricorda di aver partecipato al matrimonio della figlia. Ma una videocassetta delle nozze lo smentisce. Corsi e ricorsi storici. Nei guai giudiziari dei politici, nei pericolosi rapporti con boss e uomini d' onore, quasi sempre c' è di mezzo un bacio, un regalo e una partecipazione a un matrimonio della figlia o del figlio di un capomafia. Il "bacio" per eccellenza è quello presunto, raccontato dal pentito Balduccio Di Maggio, tra l' ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti e Totò Riina, e il regalo, anch' esso presunto, quello destinato ad Angela Salvo, figlia dell' esattore di Salemi Nino Salvo in occasione delle sue nozze con Gaetano Sangiorgi. Poi c' è la partecipazione dell' ex ministro Calogero Mannino al matrimonio di un figlio del boss Caruana. Episodio al centro del processo contro il leader dc che è stato recentemente assolto.
Ora spunta un altro matrimonio, un regalo e il bacio allo sposo e alla sposa. E al padre di lei, il boss di Palma di Montechiaro, Croce Napoli, morto un anno fa. L' ospite d' onore di quel matrimonio, tra Gabriella Napoli, figlia del boss, e Francesco Provenzani, celebrato nell' estate del 1996, è il pupillo di Gianfranco Miccichè, agrigentino, Angelo Alfano, ex deputato regionale e capogruppo all' assemblea regionale, attualmente deputato nazionale. Il bacio e il regalo alla sposa, allo sposo e al boss, è documentato da un filmato (con audio) di oltre un' ora che comincia con gli ultimi ritocchi al trucco e al vestito della sposa e prosegue con la cerimonia religiosa, il banchetto in un grande albergo all' ombra della Valle dei templi, il ballo tra gli sposi, i ringraziamenti con bomboniere e sacchetti di confetti a tutti gli invitati. La presenza di Angelo Alfano viene registrata a metà cerimonia, poco dopo che gli sposi hanno tagliato la torta nuziale. Il deputato di Forza Italia si fa spazio tra la folla che attornia gli sposi e ha in mano un pacco, il suo regalo di nozze agli sposi. L' arrivo dell' onorevole è salutato da un coro di «che onore, che onore~». Lo sposo e la sposa sono emozionati alla presenza del fresco deputato di Forza Italia. Alfano bacia prima la sposa, si complimenta con lei, poi bacia lo sposo. Infine l' abbraccio e il bacio con il padre della sposa, il capomafia Croce Napoli, titolare di una fedina penale di tutto rispetto: arrestato per associazione mafiosa, concorso in sequestro di persona, in omicidio e indicato dagli investigatori come «capo dell' omonima cosca mafiosa facente capo a Cosa nostra, operante in Palma di Montechiaro e nei centri limitrofi». Non proprio uno sconosciuto. Poi il deputato consegna il regalo nelle mani della sposa e si scusa per il ritardo a quel matrimonio: «Mi dispiace, ma non ho fatto in tempo, ero a Milano e sono arrivato ad Agrigento soltanto da poco». Alfano viene attorniato da altri invitati che lo ringraziano della presenza, parlano del più e del meno e dopo un po' , dopo essersi congratulato con la sposa e con lo sposo, saluta e va via. Ma di questo matrimonio, Angelo Alfano, che alle elezioni regionali del '96 ha ottenuto quasi 9 mila voti, risultando il primo degli eletti nella provincia di Agrigento, dice di non ricordare nulla. «Io non ho mai partecipato a matrimoni di mafiosi o dei loro figli, non conosco la sposa, Gabriella, né ho mai sentito parlare del signor Croce Napoli che lei mi dice essere stato capomafia di Palma di Montechiaro». E quando gli diciamo che c' è un video che prova la sua partecipazione al matrimonio della figlia del boss e il bacio al capomafia, Alfano ribatte: «Non ho nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio, attenti a pubblicare notizie del genere». Le immagini, però, sembrano chiare: il matrimonio, il regalo, il bacio agli sposi e al capomafia di Palma di Montechiaro.

FRANCESCO VIVIANO

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/02/05/il-bacio-pericoloso-di-alfano.html

martedì 27 gennaio 2009

Auschwitz: per non dimenticare


Oggi è il giorno della Memoria dell'Olocausto. 64 anni fa, il 27 gennaio del 1945, le truppe russe entravano ad Auschwitz e liberavano la persone rinchiuse nel campo di concentramento. Auschwitz è diventato il simbolo dell'uccisione di milioni di persone, la maggior parte ebrei, da parte dei Nazisti.


Son morto con altri cento
Son morto ch'ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz c'era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d'inverno
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento,
A sorridere qui nel vento

Io chiedo, come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento,
In polvere qui nel vento.

Ancora tuona il cannone,
Ancora non è contenta
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento,
E ancora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.

Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.


Francesco Guccini

domenica 25 gennaio 2009

Piazza Farnese per la Giustizia

Mercoledì 28 gennaio 2009 dalle 9.00 - 14.00 in piazza Farnese

ci sarà una manifestazione dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia a sostegno del Procuratore Capo di Salerno Luigi Apicella, di Luigi De Magistris, di Clementina Forleo, contro il Lodo Alfano e contro l’ultima porcata governativa: il bavaglio alle intercettazioni.

Saranno presenti tra gli altri Antonio Di Pietro, Giuseppe Lumia, Beppe Grillo, Marco Travaglio, Carlo Vulpio, Gianni Vattimo, Pancio Pardi.

Da un articolo di Sonia Alfano, presidente dell'Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia:

L' Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, membro del comitato promotore della manifestazione "Difendiamo la democrazia e la legalità costituzionale" che si svolgerà a Roma, in Piazza Farnese, alle ore 9, annuncia la partecipazione di una propria delegazione che prenderà la parola nel corso della manifestazione. "Punire dei magistrati per aver tentato di fare rispettare la legge a politici, magistrati ed imprenditori corrotti, rientra in una logica dittatoriale alla quale noi, come familiari degli uomini e delle donne morti in difesa della democrazia e della legalità costituzionale, abbiamo il dovere di ribellarci". Ad affermarlo è Sonia Alfano, presidente dell' associazione che riunisce oltre ottanta familiari di vittime innocenti della mafia, che ha aggiunto: "L' aver rimosso dai propri incarichi e dalla procura di appartenenza dei magistrati il cui operato era già stato ritenuto legittimo dal Tribunale del Riesame è il segno che la democrazia di questo paese è fortemente danneggiata e quasi inesistente e senza una reazione forte e decisa da parte della società civile l'oligarchia dalla quale è di fatto retta l' Italia continuerà a perpretare i propri abomini in spregio al sangue degli eroi morti a difesa della nostra democrazia" Infine il presidente ha rivolto un sincero ringraziamento a "Antonio Di Pietro, Giuseppe Lumia, Beppe Grillo, Marco Travaglio, Carlo Vulpio, Gianni Vattimo, Pancio Pardi ed a tutte le persone libera che con coraggio ed impegno hanno aderito alla nostra manifestazione e saranno presenti il 28 gennaio in Piazza Farnese. Ma l'appello più accorato - ha aggiunto il presidente - oggi deve essere rivolto ai tanti magistrati liberi che, voglio credere, non possono assecondare la complicità di sistema assunta in modo bieco e protervo dall' ANM. Da quella ANM devono oggi distanziarsi, pena la perdita di ogni credibilità".

venerdì 23 gennaio 2009

Il ministro poeta

Dal sito di Daniele Martinelli una "intervista" ad un ministro della Repubblica, Sandro Bondi, MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI, nonché POETA:



leggete il resoconto di Martinelli sull'incontro con Bondi: http://www.danielemartinelli.it/2009/01/23/sandro-bondi-il-lodo-alfano-e-una-buona-legge/

BONDI: "il Lodo Alfano è una buona legge per i cittadini"

RIDATECI IL VOTO DI PREFERENZA! QUESTE PERSONE NON LE VEDREMMO PIÙ AGGIRARSI PER ROMA SCORTATE!

giovedì 22 gennaio 2009

Caso De Magistris

Come voi sapete il caso De Magistris è legato alla nuova Tangentopoli che la politica sta cercando di bloccare.

Trovate un'analisi dettagliata della situazione in un articolo di Felice Lima (Giudice del Tribunale di Catania) pubblicato su MicroMega col titolo: "Il C.S.M. da garante a carnefice dell’indipendenza dei magistrati".

Qui alcuni passi tratti dall'articolo:

"Un'attenta analisi delle vicende di Catanzaro e Salerno mostra come giustizia e indipendenza della magistratura siano oggi vulnerate proprio da coloro che si spacciano per i suoi tutori. Quanto sperimentato contro De Magistris, Apicella, Nuzzi e Verasani è l’espropriazione e il blocco di legittime attività di indagine, la copertura di gravi e diffuse illegalità sulle quali viene impedito di far luce.

[...]

"Da ultimo, il Consiglio Superiore della Magistratura, seguendo in ciò un percorso già inaugurato dal precedente Ministro della Giustizia e seguito ora anche da quello attuale, sta interferendo con il merito di un procedimento pendente nella Procura della Repubblica Salerno, dando una spallata definitiva al principio costituzionale della separazione dei poteri.

L’autorità amministrativa, infatti, (il C.S.M., appunto) condiziona il corso di un procedimento penale, arbitrandosi contro la legge di valutarne negativamente il merito.

Abbiamo così il caso di un decreto di sequestro che viene confermato (il 9 gennaio 2009) dal competente Tribunale del riesame, che ne sancisce la legittimità, e che contemporaneamente viene addotto dal Procuratore Generale della Cassazione, dal C.S.M. e dal Ministro (più volte sollecitato a intervenire da membri del C.S.M. e dai vertici di una Associazione Nazionale Magistrati il cui ruolo si fa sempre più oscuro) quale atto disciplinarmente censurabile, sulla base del quale fondare sanzioni e addirittura il trasferimento dei magistrati che lo hanno adottato. Fino all’assurdo della richiesta del Ministro della Giustizia di sospensione del Procuratore Apicella dallo stipendio e dalle funzioni.

Sarebbe la prima volta nella storia della nostra martoriata Repubblica che un atto giudiziario del tutto legittimo viene usato come strumento di persecuzione dei magistrati che lo hanno adottato proprio dall’organo che ne dovrebbe garantire l’indipendenza.

L’altra particolarità dei casi qui in discussione sta nel fatto che la Procura Generale della Cassazione, il C.S.M., il Ministro della Giustizia e addirittura l’A.N.M. operano in tale preoccupante accordo da essere addirittura i vertici dell’A.N.M. e il Presidente della Prima Commissione del C.S.M. ad auspicare e sollecitare pubblicamente con interventi sugli organi di informazione l’azione del Procuratore Generale e del Ministro.

Il tutto avviene, poi, in un contesto di disinformazione dovuto in parte a scarsa professionalità dei giornalisti, in parte, purtroppo, a vero e proprio doloso depistaggio".



L'intervento di Travaglio ad AnnoZero del 15 gennaio scorso:

martedì 20 gennaio 2009

Progetto Come 2 Play

Clicca sul'immagine per conoscere il progetto Come 2 Play.

Pubblico la mail di un'amica con un appello importante per un progetto di solidarietà che si chiama Come 2 Play.

Care amiche e cari amici, colleghe e colleghi,

come alcuni di voi sanno da circa due anni sto seguendo un progetto di cooperazione allo sviluppo in Etiopia centrato sullo sport e dedicato ai bambini e ai ragazzi e ragazze che vivono in condizioni di difficoltà insieme alla ong CISP. Ora questo progetto è stato selezionato dall'Istituto per il Credito Sportivo che ha bandito una sorta di concorso tra 10 progetti centrati sullo sport, di questi solo 3 accederanno al finanziamento in base ai voti ottenuti. Ecco che vi chiedo di usare qualche minuto del vostro tempo per votare il nostro progetto COME2PLAY, che, come potete immaginare in questi tempi di ristrettezze e tagli, ha un grande bisogno di fondi e sostegno. Se andate a questo indirizzo nel sito dell'Istituto per il Credito Sportivo http://www.creditosportivo.it/VotaONLUS.asp, vi troverete in una pagina dove ci sono tante cartoline, noi siamo la onlus Comitato Italiano Sviluppo Popoli, votate e poi se volete approfondite, troverete il progetto in dettaglio. Abbiamo concorrenti molto forti perciò vi prego di far girare questa mail tra i vostri amici e conoscenti pregandoli di votare e di diffondere a loro volta la richiesta di votazione.

Grazie

Maura Misiti

lunedì 19 gennaio 2009

Calci nel culo agli studenti



Nel video si vede come vengono trattati gli studenti italiani che protestano contro il maggior rappresentante dell'italietta fascistella eletto a furor di popolino ad aprile dell'anno scorso.

Calci nel culo è la risposta del regime ai dissidenti inermi, muniti di cartelloni per protestare contro quella legge che toglie dignità all'università italiana, riducendo ulteriormente i fondi ad essa assegnati.

Andreotti, no grazie

Quanti sono gli uomini politici che stanno dando un cattivo esempio alla comunità italiana?

Quali sono i principi che animano molte di quelle persone che con la carica pubblica che ricoprono sono continuamente sotto i riflettori dei media e per questo possono rappresentare un esempio alla massa che li osserva e li ascolta?

Quale esempio dà un Berlusconi che dice di non voler partecipare alla cerimonia di insediamento di Obama, perché lui è un protagonista e non una comparsa? Quale alto principio muove una esternazione di questo tipo? Perché deve essere così importante far vedere che si è felici SOLO dei propri successi? In che mondo vogliono farci vivere questi fanatici del potere? Quante generazioni stanno rovinando queste persone che guidano il nostro paese? Non è solo una questione sociale, non è solo una questione morale (importantissima), sta diventando una questione culturale, cioè una cosa invasiva e pervasiva.

Andreotti ha festeggiato ipropri 90 anni anche nello studio di Vespa. Sul sito IdV Giuseppe Giulietti ne dà un resoconto che potete leggere QUI. Uno dei passi fondamentali del post è il seguente:

"Nè al conduttore, nè agli altri ospiti è venuto in mente di ricordare che sia la Corte d’appello sia la Cassazione hanno scritto pagine inquietanti sul rapporto tra mafia e poltica e sullo stesso Andreotti. Nessuno ha ricordato che il presidente Andreotti medesimo ha ritenuto di avvalersi della prescrizione per alcuni dei reati contestati, a nessuno è venuto in mente che in qualsiasi altro paese la descrizione dei rapporti tra poltica e mafia, prima del 1980, avrebbero assunto il sapore di una pietra tombale sulla futura attività politica."

Di seguito invece un post di IdVdi Felice Belisario sempre sul caso Andreotti:

Dal sito di IdV

Chi sia Giulio Andreotti non è un mistero per nessuno, basta aprire Wikipedia per farsi un’idea sul suo passato politico e sulle sue discutibili relazioni.

Se il Gruppo al Senato dell’Italia dei Valori non era ieri (14 gennaio 2009) in Aula per festeggiare i 90 anni del Sen. Andreotti non è stato casuale, e non è stato certamente solo per una riunione interna, che pure c'è stata, come minimizzano i giornali (leggi trafiletto).

Noi non c'eravamo perché non volevamo esserci, perché per noi Giulio Andreotti non è il modello di uomo politico da cui vorremmo fossero rappresentati i cittadini italiani.

domenica 18 gennaio 2009

Nella testa dei killer di Gomorra così l'orrore diventa routine

Se un narratore avesse raccontato di un boss latitante che riceve nella sua villa imprenditori edili dell'alta velocità mentre carezza una tigre al guinzaglio; o se avesse scritto che i killer della faida di Scampia dopo le esecuzioni correvano a vedere come le televisioni trasmettevano la notizia e poi continuavano la partita alla Playstation, qualsiasi giornale o editore avrebbe respinto il suo articolo o il suo romanzo. Considerando inverosimile o esagerato lo scritto. E mitomane e infantilmente provocatore l'autore. E invece è la verità. Il primo episodio si riferisce al latitante Michele Zagaria, il secondo riguarda il gruppo di Ugo De Lucia killer di Scampia.

Ascoltare i dialoghi tra assassini - come quelli pubblicati ieri da Repubblica - è un modo per comprendere come la normalità sia intessuta con la guerra. Sparare in faccia, girare con Ak47 e calibro 38, è parte naturale della vita d'ogni giorno. Uno scrittore dopo aver letto quei dialoghi non può più fidarsi della sua fantasia. Le parole usate dai killer hanno un sapore irriproducibile e superano ogni immaginazione. Sono colme di un'aberrazione che spaventa perché inserita nei tempi e nei gesti quotidiani. Si uccide tra un caffè e una guantiera di dolci, si parla di sparare in faccia come si commenta una partita. E si almanacca su come fregare un nemico attraverso i più strani stratagemmi.

Giuseppe Setola che propone di prendere un caffè subito dopo un omicidio è parso scandaloso. Ma è una delle classiche situazioni da guerra di camorra. Dopo un'esecuzione si fa festa. Vincenzo Gallo, dopo aver ucciso Modestino Bosco nel settembre 2006 a Secondigliano, pur non riuscendo a trovare compagni con cui festeggiare, si compra una guantiera di profiteroles. "Spesi una cifra. Mi feci tre bicchieri di vino rosso". Non riesce a prendere sonno e non capisce il motivo. In fondo non ha fatto qualcosa di inusuale. Racconta che la moglie gli disse: "Non so come ti vedo". Compra dello champagne e lo beve vedendosi "Miseria e nobiltà" e al telefono aggiunge: "Mi schiattai dalle risate". Ma il sonno non gli arriva, così mette un dvd con degli incontri di wrestling. Giunta l'alba capisce finalmente qual era la sua preoccupazione: la mattina legge il nome dell'uomo che ha ucciso sul giornale e pensa di aver sbagliato persona. Infatti conosceva la vittima solo col soprannome di Celeste. "Quando ho letto Modestino ho detto: mamma mia, vuoi vedere che ho sparato uno per un altro? Non sia mai Gesù Cristo".

Questa è la quotidianità in un territorio di guerra che si finge invece essere un luogo di pace. Gallo dopo l'esecuzione racconta "Mi lavai la faccia con la pisciazza, presi l'acqua fredda, mi sciacquai, mi passai la leocrema nelle mani e mi lavai un'altra volta con la varechina". L'urina è l'unico modo per togliersi dalla faccia tracce di sangue e polvere da sparo. Se ti fermano e ti fanno la prova stub (per identificare la polvere da sparo), ti salvi se ti lavi in questo modo. Gallo, pur lavandosi la faccia, non riuscì a salvare le scarpe appena comprate, ma troppo lerce di sangue: dovette buttarle.

Due sono i topoi classici del linguaggio gestuale dei killer. Mangiare dopo un'esecuzione e cambiarsi le scarpe. Lo stesso Setola e il suo gruppo usano la messa in scena della festa per fregare Granata, loro ex amico. Vanno sotto casa sua, citofonano e gli mostrano di essere arrivati con torta e champagne. Oggetti che rassicurerebbero persino un sospettoso camorrista. Quello si sporge dal balcone, e loro iniziano a sparare con i mitra.

Oggi la parte maggiore dei killer spara alla testa. Negli anni '80 si sparava al petto e al basso ventre. Molte sono le ragioni tecniche per questo cambiamento: moto più agili, pistole più potenti e quindi meno precise da lontano, la coca di cui si riempiono che non gli permette di vedere bene l'obiettivo. Ma è anche soprattutto una questione di moda. Nei film si spara con la pistola messa di piatto, e tenuta con le due mani. E i killer sparano come gli attori di Tarantino. Giovanni Letizia - secondo il pentito Oreste Spagnuolo - quando uccise l'imprenditore Michele Orsi indossava una parrucca e ai piedi aveva un paio di Hogan di tela, scarpe indossate anche da Paolo Di Lauro. Uccisero in un tempo di azione ed esecuzione di sette minuti. Nella fuga dopo si fermarono perché "avevano forato".

Gli venne fame e quindi andarono a mangiare con "Letizia che aveva ancora le scarpe sporche di sangue", ma "preferiva pulirle con la spugnetta invece di buttarle". Quando il suo capo, chiese perché invece di perdere tempo a lavarle rischiando di essere beccato per quel paio di scarpe, Giovanni Letizia gli rispose che "Orsi non valeva le sue scarpe".

Giuseppe Setola che viene descritto come un criminale di grosso calibro è invece un killer disperato che i capi casalesi, ancora latitanti, o ancora al comando dal 41 bis hanno usato e tollerato. Un capozona incline ad agguati fatti con l'inganno. Un uomo senza molto coraggio, che preferisce uccidere solo se è sicuro che le vittime sono disarmate e preferibilmente di spalle.
Setola è già stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Genovese Pagliuca, ucciso a Teverola nel 1995. Il ragazzo si era ribellato alle violenze subite dalla fidanzata per aver rifiutato una relazione lesbica con Angela Barra, amante di Francesco Bidognetti. Fu sequestrata e violentata per 13 giorni. Pagliuca, che stava cercando di trovare il nascondiglio dove veniva tenuta prigioniera, venne poi ammazzato per ordine del clan. Ci pensò proprio Setola. Ma le uccisioni e le violenze equivalgono a messaggi che si vuole dare, a un linguaggio mediatico chiaro. Uccido quindi sono. L'immaginario collettivo si figura che un killer vada a compiere un omicidio con aria tragica, pieno di angoscia. In realtà ascolta canzoni neomelodiche, magari le canta pure. Ferocia e sentimentalismo vanno assieme perché fanno entrambi parte della vita quotidiana. Per Ugo de Lucia, altro killer, ammazzare si dice "fare un pezzo". Il linguaggio è già di per se tecnico. Come assemblare un'auto, essere metalmeccanici, artigiani. "Io l'ammazzavo, mica gli sparavo in una gamba se ero io gli spappolavo le membrane lo sai!" Così commenta in una telefonata il lavoro fatto da un altro e eseguito male perché aveva solo ferito la vittima.

Il dialogo della società contemporanea ormai è scritto nelle intercettazioni. E il mondo criminale non è un mondo a parte, anzi è parte integrante, se non l'avanguardia del nostro tempo. Non esiste più confine tra fiction, immaginazione, rappresentazione scenica, leggenda metropolitana. Nelle parole raccolte dalle intercettazioni c'è una sedimentazione di tutto. A seconda degli obiettivi. Emulare battute da film, prendere l'accento e la ferocia del proprio paese per incutere spavento, cantare una canzone, fermarsi a bere un caffè. Non ci resta da capire che, tragicamente, la quotidianità del male non avviene affatto in un mondo diverso da quello di ognuno di noi.

© Roberto Saviano 2008. Published by arrangement with Roberto Santachiara Agenzia Letteraria

sabato 17 gennaio 2009

Il grande fratello si apre al sociale


Vignetta di Molly Bezz

La questione Di Pietro

Da un post di voglioscendere:

Strano che un giornalista serio come Riccardo Barenghi parli di “Nemesi per Di Pietro” a proposito del figlio indagato; e àuguri all’ex pm di “uscire personalmente pulito”; e concluda che “così fan tutti”, ma “sarà più difficile a Di Pietro tuonare contro il malaffare”. Forse gli è sfuggito che Di Pietro non è indagato né sospettato di nulla, dunque non deve uscire pulito da niente. Quanto alla Nemesi, forse dimentica che nel 1994-’98 Di Pietro fu indagato decine di volte dalla celebre Procura di Brescia per corruzione, concussione e abuso, nonché perquisito 64 volte in un giorno, poi fu sempre prosciolto dal Gip perchè le indagini non stavano in piedi. Al confronto l’ultima campagna è acqua fresca. Pure allora si parlava di Nemesi. I ladri brandivano grimaldelli e piedi di porco in segno di vittoria. Poi dovettero rassegnarsi: il malfattore che li aveva colti con le mani nel sacco non aveva fatto niente. Ora si ricomincia. Sulla nave da crociera che porta i pellegrini craxiani sulla tomba del noto latitante, si brinda. Enzo Carra, falso testimone pregiudicato, azzarda paragoni tra sé e Di Pietro, che purtroppo è solo un testimone incensurato. Paolo Pillitteri, il cognato di Craxi che faceva il sindaco di Milano, riceveva le mazzette da Mario Chiesa “in una busta nascosta in un giornale” e s’è beccato 4 anni per corruzione, parla di “legge del contrappasso” perchè “Di Pietro predica bene e razzola male” e ricorda le parole di San Bettino: “La ruota gira”. Sono soddisfazioni. Arsenio Lupin si consola perché han multato il figlio del giudice per divieto di sosta.

(Vignetta di gavavenezia)

mercoledì 14 gennaio 2009

Berlusconi visto senza le fette di prosciutto sugli occhi



È di ieri la notizia che Berlusconi non presenzierà alla cerimonia di insediamento di Obama:

''No, non andro' all'insediamento: non sono andato a quello di Bush e poi io sono un protagonista non una comparsa''.

Lui è un protagonista, guardiamolo nel ruolo di italiano in europa visto dai nostri vicini...

All'estero Berlusconi gode della popolarità che potete apprezzare in questo video.

lunedì 12 gennaio 2009

Salerno ha ragione

Live streaming video by Ustream

Questa è la seconda parte del Passaparola di Travaglio. La prima parte la trovate sul sito voglioscendere.

Travaglio ci dà una notizia che non è ancora uscita sulla stampa "ufficiale", perché metterebbe in difficoltà un po' di persone, che dovrebbero dare delle spiegazioni, a cominciare dal CSM.

Il tribunale del riesame ha respinto le istanze di riesame verso il provvedimento di perquisizione preso della procura di Salerno nei confronti di alcuni esponenti della procura di Catanzaro e ha richiesto ai perquisiti (gli indagati di Catanzaro) il pagamento delle spese processuali.

Con questa notizia arriva la conferma che la procura di Salerno ha avuto ragione nei suoi interventi, che i procedimenti devono andare avanti e che la politica ("ministro" Alfano in primis) sta intervendo contro la magistratura non collusa (c'è anche quella collusa purtroppo) con armi improprie.
Hanno ragione Travaglio, Vulpio, Di Pietro, Grillo e tutti quelli che dicono che la guerra tra le procure è solo uno stratagemma per imbavagliare quella parte della Giustizia che ancora funziona.

domenica 11 gennaio 2009

Poche domande ai mafiosi


Segnalo un post di Piero Ricca su un'intervista a Giulio, il Divo, da parte di Goffredo de Marchis, cronista di Repubblica.

Scacco alla procura

Per capire cosa stia succedendo alla magistratura italiana consiglio di vedere la puntata di Annozero del 18 dicembre, dal titolo: Questione morale.

Hanno partecipato il leader dell’Italia dei Valori Antonio di Pietro, il deputato della Pdl Niccolò Ghedini, il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, il segretario generale dell’Associazione nazionale Magistrati Giuseppe Cascini e il giornalista del Corriere Carlo Vulpio.

Qui l'intervento iniziale di Travaglio sulla questione morale, nel quale confronta il caso del governatore dell'Illinois e gli innumerevoli casi italiani:



Dal sito voglioscendere riporto un post sul tema giustizia:

Applausi, siam fascisti

di Marco Travaglio

Un lettore domanda: “Non è esagerato parlare di fascismo sul caso Salerno-Catanzaro?”. Penso di no. Neppure il fascismo osò intromettersi in indagini in corso e nell’autonomia dei magistrati come sta facendo il governo col consenso di Pd, Anm e Csm. Mussolini istituì il Tribunale Speciale per i reati politici, ma per quelli comuni non intaccò l’indipendenza togata. Quel che sta accadendo contro la Procura di Salerno non ha precedenti. Alfano vuole trasferire i pm Apicella, Nuzzi e Verasani per “assoluta spregiudicatezza”, “mancanza di equilibrio”, “atti abnormi nell’ottica di un’acritica difesa di De Magistris e con l’intento di ricelebrare i processi a lui avocati”. Per la prima volta nella storia repubblicana, e pure monarchica, un ministro chiede di punire dei magistrati perché il contenuto delle loro indagini non gli garba. Presto trasferiranno i giudici perché le loro sentenze non piacciono al governo. Anziché insorgere contro questo abominio illegale e incostituzionale, l’Anm “prende atto con soddisfazione della tempestiva iniziativa del Csm e del Ministro della Giustizia”. Nel 2001, quando il Senato censurò un’ordinanza del Tribunale di Milano, l’Anm si dimise come nel 1924, quando si era sciolta dopo il delitto Matteotti e la svolta autoritaria. Ora, all’ennesima svolta autoritaria, nessuno protesta e l’Anm plaude “soddisfatta”. Poche ore dopo il Riesame di Salerno, unico tribunale abilitato a giudicare il merito del sequestro delle carte Why Not, lo conferma in toto. Ora si attende il trasferimento dei tre giudici del Riesame per aver osato dare ragione ai pm.

venerdì 9 gennaio 2009

Intervista a Carlo Vulpio


Chi tocca il tasto sbagliato viene trasferito from Pandora TV on Vimeo.

Giustizia all'incontrario

Non ci sono limiti ai sopprusi di questo governo. Cosa potevamo aspettarci da Angelino Alfano, autore del Lodo che porta il suo nome, che è una legge che non rispetta nemmeno il principio primo costituzionale dell'uguagliana dei cittadini di fronte alla legge? Ora il procuratore di Salerno viene sollevato dal proprio incarico e a lui viene bloccato lo stipendio. Tutto questo perché la sua procura ha fatto ciò che gli compete da quando il CSM ha spostato le inchieste di De Magistris da Catanzaro a Salerno. Catanzaro non ha "mollato" i documenti e Salerno li ha sequestrati, cosa doveva fare? Era nella sua competenza. Ora a pagare è ovviamente Salerno. In un paese all'incontrario. Anche la giustiza è all'incontrario.

ANSA. DE MAGISTRIS, ALFANO: VIA 7 'TOGHE' A SALERNO E CATANZARO

ROMA - Trasferimento di sede e di funzione per sei magistrati di Salerno e Catanzaro al centro dello scontro senza precedenti tra procure, e come ulteriore misura peggiorativa nei confronti del procuratore di Salerno, Luigi Apicella, di cui il pg della Cassazione ha già chiesto il trasferimento cautelare, la sua sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. E' la richiesta, in via d'urgenza, che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha firmato nella tarda serata di ieri e che - secondo quanto appreso dall'ANSA - sarà inviata alla sezione disciplinare del Csm, già convocata per domani, sabato 10 gennaio, con all'ordine del giorno la precedente richiesta del pg della Cassazione di trasferire ad altra sede e ad altre funzioni soltanto Apicella.

Oltre all'atto di incolpazione nei confronti di Apicella, gli altri magistrati di Salerno di cui Alfano chiede il trasferimento cautelare d'ufficio in via d'urgenza, sono i sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Versani, che hanno messo sotto inchiesta i colleghi di Catanzaro e che hanno firmato il sequestro del fascicolo 'Why not' dopo le denunce di Luigi De Magistris (l'ex pm di Catanzaro titolare di quell'inchiesta fintanto che non gli è stata avocata). I magistrati di Catanzaro colpiti dal provvedimento del Guardasigilli sono invece il procuratore generale Enzo Jannelli, i sostituti Alfredo Garbati, Domenico De Lorenzo e Salvatore Curcio: si tratta delle toghe che hanno firmato il provvedimento di controsequestro del fascicolo 'Why not' e che hanno a loro volta messo sotto inchiesta i colleghi salernitani. In questo modo, al termine di un'istruttoria avviata dal suo ispettorato, il ministro Alfano ha esercitato con pugno di ferro l'azione disciplinare, potere che condivide con il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito. Se però per quest'ultimo l'azione disciplinare è un obbligo di legge, per il Guardasigilli è una facoltà. Che Alfano ha voluto esercitare appieno, andando anche oltre la misura cautelare chiesta dal Pg della Cassazione soltanto per Apicella.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_850049759.html

mercoledì 7 gennaio 2009

Sgarbi contestato ad Agrigento



Per chi volesse saperne di più su Sgarbi come prescritto, pluricondannato, diffamatore e delinquente vi
rimando ai molti post dedicati all'argomento da Piero Ricca: http://www.pieroricca.org/index.php?s=sgarbi

Riporto qui la lettera scritta da Giuseppe, il contestatore del video di Agrigento, a Piero ed amici che racconta i retroscena al limite della legalità a cui è sottoposta una persona onesta, informata ed indignata come Giuseppe appunto, quando si vuol confrontare con il mondo del "potere" nella nostra italietta mafiosetta.

Caro Piero, cari ragazzi di qml.


sono Giuseppe Gati’, 22 anni, il contestatore di Vittorio Sgarbi ad Agrigento. Vi allego un breve resoconto della serata.
Con alcuni amici l’altro giorno mi sono recato presso la biblioteca comunale di Agrigento per contestare con volantini e videocamera Vittorio Sgarbi. Ci siamo soffermati su due punti in particolare: la condanna in via definitiva per truffa aggravata ai danni dello stato, e quella in primo e secondo grado, poi andata prescritta, per diffamazione del giudice Caselli. Dopo quasi due ore di ritardo ecco che arriva, in sala la gente rumoreggia e fischia. Subito dopo aver preso la parola, naturalmente con qualche volgarità annessa, inizia la nostra contestazione. Nel video non si vedono o sentono certe cose. Sono stato subito preso e spintonato da un vigile, mentre qualcuno tra la folla mi rifilava calci e insulti. Sgarbi, prima chiedeva che venisse sottratta la videcamera alla mia amica, e dopo cercava lui stesso di impossessarsene. Ma è importante sapere cosa succede dopo. I miei amici vanno via perchè impauriti, mentre io vengo trattenuto dai vigili. Si avvicina un uomo in borghese, che dice di appartenere alle forze dell’ordine e cerca di perquisirmi perchè vuole la videocamera (che ha portato via la mia amica). Io dico che non puo’ farlo e lui mi minaccia e mi mette le mani addosso. Arriva un altro personaggio, e minaccia di farmela pagare, ma i vigili lotengono lontano. Dopo vengo preso e portato in una sala appartata della biblioteca, dove la polizia prende i miei documenti e il telefonino. Chiedo di vedere un avvocato
(ce n’era addirittura uno in sala che voleva difendermi), per conoscere i miei diritti, ma mi rispondono di no. Mi identificano piu volte e mi perquisiscono. Poi mi intimano di chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze dell’ordine in borghese e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo oltre un’ora e mezza mi dicono che non ci sono elementi per essere trattenuto ulteriormente, mi fanno fermare il verbale di perquisizione e mi congedano con una frase che non posso dimenticare: “Devi capire che ti sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro…”.

martedì 6 gennaio 2009

Missione compiuta

Domani 7 gennaio 2009 le firme per il referendum contro il Lodo Alfano verranno consegnate alla Corte suprema della Cassazione. A quanto ammesso da Di Pietro sono più di 1 milione! È un gran successo, tenendo conto che si è valso per lo più del passaparola. Siamo in tanti a non accettare questo stato delle cose in Italia. Sono orgoglioso di tutti quelli che ci hanno messo la faccia per dire NO a questa nefandezza. È una lotta per la sopravvivenza. Siamo tutti nella stessa barca e val la pena lottare affinché navighi in acque più sicure. Un grazie da parte mia a chi ha messo la propria firma qui a Mannheim. Grazie perché credo che questo sforzo sia di grande peso. E lo dimostreremo!

Questo è il post di Di Pietro sulle firme:

Piazza Navona è stata una grande vittoria di impegno civile, a dimostrazione di come la società civile non si è completamente rassegnata a chiudersi in casa, ma ha ancora la forza di riflettere e agire. Abbiamo dimostrato che si può tornare a fare politica anche tra la gente e non più solo nelle segrete stanze del potere. La Rete e il passaparola hanno fatto il miracolo.

A Piazza Navona abbiamo manifestato contro il lodo Alfano, una legge che di fatto ha violentato immoralmente e incostituzionalmente lo Stato di diritto, perché, d’ora in poi, nel nostro Paese "la legge è uguale per tutti, meno che per quattro persone", fra cui Silvio Berlusconi, rendendoli di fatto impunibili e impuniti.

La raccolta delle firme per il referendum contro il Lodo Alfano, iniziata l'11 ottobre scorso, ha superato il muro del milione, doppiando di fatto la quota minima richiesta di 500 mila. Abbiamo trascorso le vacanze di Natale a verificarle una per una, e domani alle ore 10:00 a Roma, davanti al Palazzo di Giustizia, consegneremo le firme presso la Corte Suprema di Cassazione.

Grazie a tutti per l'impegno.

lunedì 5 gennaio 2009

Si riparte dalla Giustizia

Buon anno a tutti!

È un Nuovo anno, ma i temi sono sempre quelli, ricominciamo con un post sulla Giustizia. Tema molto scottante da quando il giustizialismo non colpisce solo il PdL "ma anche" il PD!

Ma prima di questo, un piccolo commento sul discorso di fine anno del Capo dello Stato. Napolitano ha perso un'altra occasione per dimostrare che lui, sì, è al di sopra delle parti come previsto dalla Costituzione.
La legge chiamata Lodo Alfano prevede al Comma 2 che "l’imputato o il suo difensore munito di procura speciale può rinunciare in ogni momento alla sospensione [dei processi penali anche per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione]". Napolitano non ha bisogno di questa immunità, che non ha eguali nel mondo. Avrebbe potuto salutare il nuovo anno riportando la sua persona al livello di un comune mortale al quale è stato dato un incarico di grandissimo prestigio. Si sarebbe potuto sottrarre al gioco sporco della politica mafiosetta che invade ogni spazio della "civiltà" italiana. Ma questa sarebbe fantapolitica...a voi l'articolo di Travaglio:

Portateli via
da Zorro, l'Unità, 4 gennaio 2008

di Marco Travaglio

Ma perché gli esponenti del Pd, assediati dal partito dell’inciucio capitanato dal Corriere, non si prendono una vacanza dalle esternazioni sulla mitica “riforma della giustizia” e non cominciano a pensare prima di parlare? Fino a una settimana fa era urgentissimo separare le carriere, o almeno le funzioni (già separate due anni fa dalla porcata Castelli-Mastella, ma nessuno se lo ricorda), perché i giudici sarebbero appiattiti sui pm, che otterrebbero tutti gli arresti che vogliono. Ora che gip e Riesami scarcerano qualcuno contro il parere delle Procure, diventa uno scandalo che i giudici dissentano dai pm. Ma che diavolo vuole questa gente? Ma di che parla? Il primo che dà aria alla bocca innesca il “dialogo sulle riforme”. Il Pd Mantini delira: “Non possiamo sopportare che un avviso di garanzia possa eliminare politicamente, a volte fisicamente, un cittadino”. Benissimo, che si fa: si abolisce l’avviso di garanzia? Il Pd Tenaglia butta lì: “Affidiamo gli arresti a tre gip anzichè a uno”. Entusiasmo generale. Peccato che metà dei tribunali (70 su 166) abbiano pochissimi giudici: siccome lo stesso giudice non può pronunciarsi due volte sullo stesso arresto, se la prima decisione la prendono in tre, non se ne troveranno altri tre per fare il Riesame. Allora la Bongiorno propone di “rendere meno rigide le incompatibilità dei giudici”. Fantastico: così lo stesso giudice esaminerà il ricorso su un arresto disposto da lui. Ma cos’è diventato il Parlamento? Una comunità di recupero? Un repartino psichiatrico? Nel qual caso, quando arriva l’ambulanza?