domenica 5 luglio 2009

Resistenza, resistenza, resistenza

Vignetta di Bandanas


Antonio Di Pietro in parlamento, ma anche dal suo blog, sta conducendo una battaglia senza sosta contro l'indecenza di un primo ministro corruttore, che la sta facendo franca grazie allo scudo spaziale che prende il nome dal suo ministro di giustizia.


Di Pietro ha dedicato 7 posts fin'ora sulla particolare questione della cena tra

Berlusconi

(procedimenti giudiziari a carico di Berlusconi)

Letta

(da Wikipedia: L'8 aprile del 1993 il vicepresidente della Fininvest Comunicazioni, Gianni Letta, interrogato dal magistrato Antonio Di Pietro, ammette che nel 1988 l'allora segretario del PSDI Antonio Cariglia lo contattò alla vigilia delle elezioni europee per avere più spazio sulle reti della Fininvest e per avere dei contributi per il partito; Letta conferma di avere versato al PSDI una somma, forse di una settantina di milioni (ma il reato di violazione della legge sul finanziamento ai partiti era stato amnistiato fino al 1989))

Alfano

(da Wikipedia: nel 2002, La Repubblica rende conto della presenza di Alfano al matrimonio (avvenuto nel 1996) della figlia di Croce Napoli, indicato dagli inquirenti come boss mafioso di Palma di Montechiaro e morto nel 2001. Tale presenza è testimoniata da un video amatoriale della festa. Alfano, all'epoca neo-deputato all'Assemblea Regionale Siciliana, avrebbe salutato con affetto Napoli. Alfano in un primo momento dichiarò a Repubblica di non avere "nessuna memoria o ricordo di questo matrimonio" e che "non ho mai partecipato a matrimoni di mafiosi o dei loro figli, non conosco la sposa, Gabriella, né ho mai sentito parlare del signor Croce Napoli che lei mi dice essere stato capomafia di Palma di Montechiaro".[4]In seguito affermò di aver ricordato di essere stato effettivamente a quel matrimonio ma di aver ricevuto l'invito dallo sposo e di non conoscere la sposa e la sua famiglia),

Vizzini

(da Wikipedia: presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Nel giugno 2009 si è dimesso dalla Commissione Parlamentare Antimafia in seguito al suo coinvolgimento in un'inchiesta della Procura di Palermo riguardo a presunti favori all'associazione mafiosa che faceva capo a Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per mafia.)

e i due giudici della Corte Costituzionale, Paolo Maria Napolitano e Luigi Mazzella, che insieme agli altri giudici della Corte dovranno decidere ad ottobre se il Lodo Alfano è incostituzionale o meno.



Riporto i link ai post precedenti e il testo integrale dell'ultimo post.

http://www.antoniodipietro.com/2009/06/dimettetevi_commensali_interes.html
http://www.antoniodipietro.com/2009/06/dimettetevi_metastasi_minzolin.html
http://www.antoniodipietro.com/2009/06/dimettetevi_iii_nessuna_polemi.html
http://www.antoniodipietro.com/2009/07/ore_1500_diretta_streaming_dal_1.html#comments http://www.antoniodipietro.com/2009/07/dimettetevi_vi_la_corte_abband.html
http://www.antoniodipietro.com/2009/07/dimettetevi_vii_giu_la_mascher.html

Dal sito di Di Pietro

Dimettetevi VIII: non abbiamo scritto Giocondo in fronte

Voglio tornare, ancora una volta, sulla questione del lodo Alfano e della cena a casa del giudice Mazzella dove furono presenti l'imputato, e plurinquisito, Silvio Berlusconi, il ministro della Giustizia Alfano, due giudici della Corte costituzionale e un altro plurinquisito, l'onorevole Vizzini, tra l'altro presidente di commissione parlamentare Affari Costituzionali del Senato.
Allora, vediamo di capire: noi dell'Italia dei Valori abbiamo sollevato un problema, vale a dire l'incompatibilità di questi due giudici della Corte costituzionale, Mazzella e Napolitano, a partecipare all'udienza del 6 ottobre 2009, dove si deciderà se il lodo Alfano sia costituzionale o incostituzionale. Loro dicono che vogliono andare a cena con chi gli pare e piace, che hanno un rapporto di frequentazione e di amicizia con Berlusconi, che hanno fatto insieme tante cose. E a questo ci crediamo, tanto è vero che Mazzella è stato ministro del governo Berlusconi, mentre Napolitano è stato all'ufficio di Gabinetto del presidente della Camera Fini). Questi due signori rivendicano questo voler essere di parte, che hanno amicizie specifiche col presidente del Consiglio, diretto interessato, guarda il caso, al lodo Alfano.

Cosa dicono queste due persone?

Dicono, e se la prendono con noi, accusandoci di essere dei destabilizzatori, che loro possono fare quel che hanno fatto perché quel giorno non giudicheranno l'imputato Berlusconi, ma giudicheranno la costituzionalità di una legge e quindi, come tale, c'è la totale spersonalizzazione.

Non abbiamo scritto "Giocondo" in fronte!
Napolitano e Mazzella non sono due giudici della Corte costituzionale ignoranti, vogliono semplicemente considerare noi ignoranti!
Il lodo Alfano non è una legge fatta per la generalità degli italiani.
E' una legge porcata che il presidente del Consiglio si è fatto fare dal ministro della sua Giustizia, Alfano, e se la è fatta fare per non farsi processare.
Quindi, da quella decisione che la Consulta prenderà il 6 ottobre, per stabilire un principio o un non principio, cioè che "non tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge" e che uno, che è anche presidente del Consiglio, anche se ha ammazzato la moglie, se ha stuprato una bambina, o se ha spacciato droga, non può essere processato fin quando detiene tale ruolo. Decidere se tutto questo è costituzionale o meno non vuol dire semplicemente valutare una legge, ma in gioco c'è il destino del governo Berlusconi. Stiamo bene attenti! Berlusconi è accusato di corruzione di un testimone che si chiama Mills. Questo testimone, cioè il corrotto, è già stato condannato in primo grado a quattro anni e mezzo. E nelle motivazioni della sentenza si legge “corrotto da Silvio Berlusconi”. Quindi, se non avesse fatto il presidente del Consiglio, anche Silvio Berlusconi sarebbe stato condannato a quattro anni. Non è stato possibile processarlo perché si è fatto fare il lodo Alfano.
Allora il 6 ottobre è una data estremamente importante per la decisione che si andrà a prendere. Perché se si decide che la legge è costituzionale, allora vuol dire che Berlusconi non può più essere processato. Se invece il lodo è incostituzionale, il 7 ottobre ricomincia il suo processo e sapremo se, e in quale modo, anche lui è il responsabile come Mills, il corrotto, e se anche lui si merita quattro anni e mezzo di pena.

Allora, non nascondiamo la testa sotto la sabbia. Non pensino, Mazzella e Napolitano, che noi siamo tutti ignoranti. Prendere quella decisione su quella legge, il 6 ottobre, vuol dire decidere le sorti del governo, le sorti di Berlusconi, le sorti del nostro Paese.
Proprio ora, che questi due giudici hanno confessato definendosi amici intimi di Berlusconi, chiediamo ad entrambi di dimettersi e continuare a coltivare tutta l'amicizia che hanno con Berlusconi, oppure di astenersi quel giorno dal dover giudicare. Chiediamo anche al presidente della Corte costituzionale, Amirante, di non fare il “pesce in barile”, ma di assumersi la responsabilità di dire a quelle due persone che quel giorno vadano a pesca, piuttosto che presentarsi per decidere sul lodo Alfano.
Ci siamo appellati anche al capo dello Stato, e lui se l'è presa con me perché mi sono permesso di chiedergli se il comportamento di questi due giudici, sia accettabile. Il presidente Giorgio Napolitano ha risposto "ma io non posso interferire sull'autonomia e l'indipendenza della Corte costituzionale". Attenzione! Sull'autonomia e l'indipendenza della Consulta hanno già interferito questi due signori compromettendone l'indipendenza, quindi, al capo dello Stato spetterebbe il compito di ripristinare la credibilità e sacralità alla Corte! Ecco perché insistiamo dicendo che non si può stare a guardare, non ci si può comportare come Ponzio Pilato - non lo dico a lui, Giorgio Napolitano, ma lo dico soprattutto al presidente della Corte costituzionale, a tutta l'opinione pubblica. Questo è un fatto grave e si tratta di ritrovare quella serenità perduta sul fatto che, la Corte costituzionale, decida secondo scienza e coscienza, e non secondo rapporti personali pregressi, e attuali, tra un imputato e i suoi giudici.
Per questo ne facciamo una battaglia di civiltà, e ci sentiamo di farlo coerentemente alla raccolta, e nel rispetto, di quel milione di firme per il referendum contro il lodo Alfano.
Sulla questione del lodo Alfano, sul decreto intercettazioni e sul divieto di pubblicazione, l'unica strada da percorrere è il referendum, non volendo, e non potendo, utilizzare la mazza per la presa della Bastiglia.

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