Dal Fatto.
Codice epico
Codice epico
U ltimissime dalla Sardegna. Mentre il governatore Cappellacci è indagato per lo scandalo delle pale eoliche, il Pd risponde da par suo con una bella lezione sulla questione morale: candida alla guida della Provincia di Cagliari il presidente uscente Graziano Milia, che il 9 marzo è stato condannato dalla Corte d’appello a un anno e quattro mesi di reclusione per abuso d’ufficio per un mega-scandalo di licenze edilizie facili, sanatorie indebite e autorizzazioni paesaggistiche fuorilegge perpetrate tra il 1999 e il 2003. Scandalo che aveva coinvolto l'Ufficio regionale per la tutela del paesaggio diretto dall'architetto Lucio Pani e la giunta comunale di Quartu Sant’Elena (di cui Milia era sindaco). Pani, controllore e controllato, secondo l’accusa era riuscito – grazie a una fitta rete di amicizie e complicità – a farsi autorizzare la costruzione a Baccu Mandara del complesso turistico-sportivo abusivo “Green Blue Center”, a ottenere indebitamente il terreno e a sbloccare concessioni indebite in sanatoria ed è stato condannato a 6 anni e 4 mesi. Milia, che ha annunciato ricorso in Cassazione, è stato pure interdetto dai pubblici uffici, pur godendo della sospensione condizionale della pena. Ma, se venisse eletto e la condanna fosse confermata in Cassazione, decadrebbe da presidente perché perderebbe il diritto di elettorato attivo e passivo, risultando incandidabile. Un capolavoro. Si ripete paro paro il caso di Vincenzo De Luca, condannato in primo grado per smaltimento abusivo di rifiuti e rinviato a giudizio due volte per associazione per delinquere, concussione e truffa, dunque candidato dal Pd a governatore della Campania, dunque puntualmente sconfitto da Caldoro del Pdl, curiosamente incensurato. Ma con una fondamentale differenza: questa volta, memore forse della cantonata presa in Campania, Antonio Di Pietro non sosterrà Milia, diversamente dagli altri partiti del centrosinistra (sette liste), alcuni dei quali avevano giurato che mai l’avrebbero appoggiato e invece han deciso di appoggiarlo. L’Idv corre da sola candidando il deputato Federico Palomba, vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, che non solo è incensurato, ma è addirittura un ex magistrato. Così almeno il centrodestra degli scandali e delle speculazioni non potrà sventolare la questione morale in faccia al centrosinistra e gli elettori di centrosinistra che non vogliono imputati o condannati nelle istituzioni avranno un’alternativa credibile all’astensione. A questo punto, a costo di essere noiosi, ripetiamo la domanda rimasta senza risposte sul caso Campania: che differenza c’è fra Berlusconi che candida condannati e imputati e il Pd che candida condannati e imputati? Con quale faccia l’opposizione può condurre una battaglia contro il malaffare dilagante, per esempio contro gli scempi ambientali di cui è complice la nuova giunta della Sardegna, se consegna un’istituzione fondamentale come la Provincia del capoluogo a un tizio condannato in appello proprio per complicità in uno scempio ambientale? Per il “Codice etico” del Pd sono incandidabili i condannati non definitivi “solo” per reati di criminalità organizzata, terrorismo, armi, droga, sfruttamento della prostituzione e omicidio colposo per inosservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro”, per corruzione e concussione. E l’abuso d’ufficio? Un reato minore? È quello commesso dal “pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge… ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto…, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale”. Siamo certi che favorire se stessi o gli amici abusando di un pubblico potere e violando la legge sia una quisquilia? Non è abbastanza odioso, nel paese dei privilegi e del familismo amorale, avvantaggiare qualcuno a discapito di altri e, in questo caso, anche dell’ambiente? La risposta dei berluscones la conosciamo. Chissà qual è, se c’è, quella del Pd.
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