venerdì 7 maggio 2010

Un “fascista immaginario”

Dal fatto.

Dall’introduzione di “Gianfranco Fini - Sfida a Berlusconi”, edito da Aliberti.

L’ANTICIPAZIONE

Palmisano scrive del suo ex segretario

Fini, che è ancora un “fascista immaginario”

Io non sono un giornalista qualsiasi, uno dei tanti che avrebbero potuto
scrivere un libro su Gianfranco Fini. Nessuno lo avrebbe potuto scrivere come Enzo Palmesano per due motivi: per trent’anni ho fatto politica attiva nel partito del neofascismo italiano, anche quale componente del Comitato centrale del Msi-Dn e membro dell’Assemblea nazionale di An; porta la mia firma (l’ormai famoso “emendamento Palme-sano”) il documento di condanna dell’antisemitismo e delle leggi razziali approvato al congresso di Fiuggi, il 27 gennaio 1995. Quel documento diede credibilità (anche internazionale) alla svolta; scomparvero ufficialmente gli antisemiti dal partito erede del fascismo e della Repubblica sociale italiana di Salò, ma da allora in Alleanza nazionale gli anti-Palmesano diventarono un esercito. Fino alla mia più completa emarginazione, con gravi conseguenze sul piano politico e professionale e con grande dolore anche sul piano personale: camerati con i quali avevo fatto politica per decenni, da allora mi tolsero il saluto; non ci siamo più scambiati una parola nemmeno per litigare sul mio emendamento, neanche per esprimermi umana solidarietà a seguito di un lutto familiare, la scomparsa di mio padre. Volevano morto pure me. E politicamente parlando l’“ebreo Palmesano” è stato ammazzato, quantomeno non avevo più diritto all’esistenza in quello che era stato il mio partito. (...) La mia proposta piombò come una bomba nella vigilia del congresso nazionale, ma la parola d’ordine nel partito era quella di fare finta di nulla (...). Gianfranco Fini dimostrò che la sua levatura tattica era di gran lunga superiore a tutti gli altri dirigenti del partito. E mentre il suo staff diffondeva in Italia e all’estero il testo del mio emendamento, lui (padrone assoluto del partito) per realpolitik si preparava a cavalcare un’occasione propizia. Al congresso di Fiuggi Fini diede il via libera all’approvazionedell’emendamentoPalmesano,dicendo: “Chi non vota questo documento non può entrare in Alleanza nazionale. Dobbiamo scrivere nel Dna del partito il rifiuto di ogni forma di antisemitismo”. Non c’era stato bisogno di attendere un “Papa straniero” (come viene consigliato adesso al Pd, in altri scenari) per affrontare nel Msi-Dn e in An il nodo centrale, quello del fascismo e delle leggi razziali antisemite. Il documento era stato proposto da chi, come me, era missino fin dal 1972 (allora quattordicenne), capo del servizio politico del quotidiano del partito. Sul «Manifesto», Andrea Colombo sottolineò l’importanza del fatto che il documento fosse nato dal corpo vivo del partito. Ma ben presto dovetti rendermi conto che i tempi non erano maturi, per quella battaglia, all’interno del movimento erede del fascismo. Quando, infatti, appena dopo il congresso, furono pubblicate le tesi congressuali emendate, con il titolo Pensiamo l’Italia, il domani c’è già – Valori, idee e progetti per l’Alleanza nazionale, il mio documento, sebbene approvato,era stato tagliuzzato. Mancavano le ultime due righe: “La vergogna incommensurabile delle leggi razziali brucerà per sempre nellanostracoscienzadiUominiediitaliani”. Era troppo, per Fini e per gli altri, sostenere appunto che “la vergogna incommensurabile delle leggi razziali brucerà per sempre nella nostra coscienza di Uomini e di italiani”. (...) Paradossalmente, il finismo comincia quando Fini esce dai binari dell’almirantismo e riprende il discorso interrotto da Pino Rauti, che aveva abbandonato il partito al congresso di Fiuggi. Il “fascismo immaginario” di Gianfranco Fini ha molti punti in comune con il “fascismo immaginario” di Pino Rauti. Fino a che è rimasto a capo di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini non è andato oltre il fascismo immaginario (...). La categoria del fascismo immaginario non sembri una formulazione intellettualistica. È, invece, la sostanza con cui tanti giovani hanno riempito la propria esistenza, a cominciare dall’autore di questo libro. (...) Il “fascismo immaginario” ha dato per tanti anni un senso alla mia vita. (...) Fini è ancora un “fascista immaginario”. Un “fascismo immaginario” che vuole presentarsi quale una “Destra nuova”. Una “destra dei diritti” che piace alla sinistra in difficoltà politica e in cerca d’autore e ai giornali antiberlusconiani. (...)

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