martedì 20 aprile 2010

Il voto agli extra

Dalla rubrica "noi&loro" del Fatto di oggi.

“IO, NERO, VOTEREI FINI”

di Maurizio Chierici

Gli stranieri ci guardano. Vivono attorno a noi. Attorno, perché “assieme” sembra esagerato. La Lega ha vinto le elezioni e gli extra si preoccupano: cosa succederà? “Mi guardo attorno per capire chi sono. E che tipo di libertà mi è concesso. La proposta della Lega per rinnovare i permessi mi fa paura. Si può perdere il permesso come si perde la patente disobbedendo al Codice della strada. L’extra che cammina ubriaco sul marciapiede, 6 punti in meno. Se fa la pipì contro il muro, 15 in meno. Se non sa dire ‘come stai ?’ nel dialetto del nord dove lavori, 8 punti in meno. Aiuto: sto perdendo un’altra volta il diritto ad essere una persona. Cleophas Adrien Dioma viene dal Burkina Faso. Ha compiuto 38 anni con la felicità di aver trovato la strada che cercava. Poeta, video documentarista, direttore artistico dell’Ottobre Africano, scrive su Internazionale, Solidarietà Sociale, Domani. Ha un lavoro che gli piace anche se deve tirare i denti, ma la minaccia dell’esclusione lo inquieta. “Possiamo noi extracomunitari partecipare al dibattito politico? Possiamo pensare che ci riguardi come funziona questo paese sul piano culturale e sociale? Possiamo ogni tanto alzare la mano per dire la nostra con la pretesa di essere davvero ascoltati da chi magari non è d’accordo ? E la domanda che ci facciamo ogni volta che ci incontriamo: abbiamo diritto a pensare alla politica?”. Appena in Italia ha raccolto arance a Rosarno, clandestino come tutti. “Qualche mese fa guardavo in Tv le facce di Rosarno, nere come la mia. Rosarno è uno spazio simbolo non solo per il razzismo ma per il menefreghismo di una classe politica che usa l’immigrazione per obiettivi politici. Ho lavorato lì per tre mesi. Nelle cronache dei nostri
giorni ritrovo la stessa logica, gli stessi meccanismi. Gli anni passano, la violenza no. Per non pagare noi, poveri negri, alla fine della stagione del raccolto certe persone sparavano nelle baraccopoli. Volevano farci scappare per non darci quanto dovuto”. Gli anni passano, la violenza resta. In questi giorni Cleo e gli altri divorano i giornali e non si staccano dalla televisione: vogliono capire come andrà a finire e se ciò che succede è bene o male per loro. Loro che non votano eppure dipendono dai nostri politici. Parlano come cittadini che vorrebbero scegliere a chi affidare i loro diritti. “Tutti mi chiedono, ma davvero voteresti Fini? Sì, se avessi potuto. So benissimo che non si può votare Fini. Vuol dire votare Pdl, quindi Berlusconi. Non sono stupido. So benissimo che Fini viene dalla destra fascista. Che assieme a Bossi ha fatto una legge schifosa: aggroviglia i problemi e complica la vita. Ma posso sognare che per una volta in Italia si faccia politica con politici veri. Vedo due sole persone: Vendola che conosco poco, e Fini. Forse la Rosy Bindi. Parlano dell’immigrazione come risorsa. Fini cerca di dare la cittadinanza ai nostri figli e affronta la tematica immigrazione-sicurezza come la vogliamo noi. Per farmi capire: siamo su una barca alla deriva. Se arriva la marina militare cosa fai? Ci prenderanno, ci metteranno in prigione, ci riporteranno nel Burkina Faso. Ma i naufraghi non hanno dritto a scegliere. Devono chiedere aiuto al primo che allunga la mano”. Se gli extra avranno diritto al voto amministrativo, chi voteranno ? “Non lo so. Alcuni per la destra, pochi per Bossi se sono integrati e benestanti, con casa e lavoro. Potrebbero far la croce anche su Berlusconi perché in televisione non sembra così cattivo. A me dispiace, ma andrà così”. Con ironia amara gira la domanda a noi padroni di casa: “Voglio sapere perché non vi chiedete come mai un negro come me potrebbe votare Fini…”. Accendiamo la Tv: ecco Bocchino, Gasparri, Quagliariello, Bondi, Calderoli. Cleo sorride. I suoi pensieri e i suoi denti sono bianchi. (Così direbbero i benpensanti)

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