Li hanno liberati!
Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani sono liberi!Ecco alcune testimonianze di Matteo, pubblicate sul sito di emergency poco prima di essere arrestato, che raccontano con poche parole pesantissime la crudeltà della guerra che tocca e distrugge la vita dei bambini afgani.
afganistan: 18 febbraio 2010
Anche a Nadali, altro distretto non lontano dall'ospedale di Emergency a
Lashkar-gah, stanno combattendo ormai da giorni.
Akter Mohammed è arrivato poco fa con il padre Wali Jan, un uomo di almeno 60 anni con una folta barba bianca.
Un proiettile, uno solo, gli ha passato la testa da parte a parte.
È ancora vivo e lo stanno operando.
Il padre urlava e si dibatteva il petto, non solo per quello che hanno fatto a suo figlio, ma anche per il modo.
Akter era in casa sua, dietro a una finestra su cui batteva il sole.
La sua curiosità l'ha spinto ad avvicinarsi per vedere cosa stava succedendo fuori, con tutti quei rumori di blindati e di armi.
Un soldato ha intravisto una sagoma dietro il vetro e ha sparato. Colpo singolo alla testa.
Poi gli altri sono entrati in casa, urlando e facendo alzare le mani al padre, spingendolo con forza contro il muro.
In un angolo, sotto la finestra, hanno visto il risultato del proiettile esploso contro la sagoma che appariva alla finestra.
Un bambino di nove anni. Nove.
Appena l'hanno visto a terra ferito e spaventato, se ne sono andati. Senza una parola.
Non si abbandona così nemmeno un cane.
afganistan: 19 febbraio
Gulaly ha una bellissima treccia di capelli scuri scuri e due occhi chiarissimi.
A Dilaram, altro villaggio dopo il distretto di Grishk, era davanti a casa.
Stava curando i pochi animali che molte famiglie afgane hanno e che permetteno loro di sopravvivere.
Ha sentito i rumori della guerra avvicinarsi, ha visto il fratellino più piccolo che si stava allontanando troppo.
E’ corsa da lui, lo ha preso in braccio ed è corsa verso casa.
Appena entrata, dopo essersi seduta, ha sentito una grande fitta di dolore e un intenso bruciore al fianco destro.
Allora la mamma l’ha guardata, ha visto un buco nei vestiti, del sangue.
Girandola ne ha visto un altro di buco, nella schiena,e ancora sangue.
Il padre l’ha carica in macchina, quella dello zio, hanno fatto pochi metri ma sono stati fermati.
Non si può passare, è ormai tardi, dicono gli stranieri.
Così la riportano in casa, ascoltando i suoi lamenti per tutta la notte.
Di mattina presto riescono finalmente a partire.
Gulalay è arrivata all’ospedale di Emergency a Lashkar-gah nel primo pomeriggio, dopo quasi 24 ore dal colpo di proiettile che l’ha ferita. E’ stata operata subito e ora, nonostante qualche drenaggio, sta bene, ma non ha nessuna voglia di sorridere.
Gulalay ha 12 anni.
Ennesimo ‘effetto collaterale’.
afganistan: 20 febbraio
Khudainazar è un ragazzino di 11 anni, con la faccia sveglia.
Era fuori dalla sua casa, a Nadali, era andato a riempire le taniche di acqua.
Improvvisamente ha sentito un gran bruciore e ha lasciato cadere l’acqua che stava trasportando.
E’ arrivato, dopo mille peripezie ed un viaggio estenuante, al nostro ospedale con una ferita da proiettile che è entrato all’inguine sinistro ed è uscito dal gluteo destro.
Proiettile sparato da ‘stranieri vestiti da guerra’.
E sì che non è carnevale, qui.
Per sua fortuna nessun organo vitale è stato danneggiato, stentavamo a crederci anche noi.
Non appena è arrivato, ha chiesto di Akter, il ragazzino che abbiamo ricevuto l’altro ieri con la testa trapassata da un proiettile.
E’ un suo amico, sono vicini di casa, giocano sempre insieme.
Auguro loro di poter un giorno raccontarsi a vicenda questa loro tragedia, davanti ad una tazza di te', mentre fuori i rumori della guerra saranno finalmente scomparsi.
afganistan: 21 Febbraio
Fazel Mohammed ha due occhi azzurri che parlano.
Il suo piccolo corpo è già pieno di cicatrici, ricordi di gioco e di malattie che da noi sono scomparse ormai da anni.
Una delle poche zone del suo corpo ancora intatte erano le ginocchia.
Ci ha pensato un proiettile, che lo ha rovesciato a terra mentre giocava in giardino, a lasciargli un bel segno.
E’ arrivato da noi grazie ad uno zio dopo tre interi giorni in cui non si è potuto muovere da casa sua,a Marjah.
Ora avrà anche lì due belle cicatrici, quelle del foro di entrata e del foro di uscita di quel maledetto pezzo di metallo.
Si è già messo in piedi, vuole andare a casa, è preoccupato per i suoi familiari.
Sembra un uomo, ma ha 10 anni.
Da noi i bambini di dieci anni fanno la quinta elementare.
E non rischiano la vita per la guerra.
afganistan: 22 febbraio
Stavamo per andare a casa, verso le 8 di sera, quando ci chiamano dal Pronto Soccorso: sono arrivati due feriti, uno da proiettile e uno da scheggia, stabili ma con ferite vecchie di 7 giorni.
Quando arriviamo, c’è una macabra sorpresa: due bambini, fratelli, seduti sulle sedie con una mano ciascuno bendata e sporca di sangue.
Il più grande, Majeed Gul, ha 7 anni, e ha perso un dito della mano destra.
Il più piccolo, Ghami, ha 5 anni e ha perso un dito della mano sinistra.
Sono troppo stanchi e spaventati per lamentarsi del dolore.
Il padre, un omone enorme, è riuscito ad uscire da Marjah solo oggi e ha fatto un viaggio pericoloso e lungo per poter portare i suoi due bambini al nostro ospedale.
Si fermerà anche lui per la notte, ormai fuori è buio e lui è stremato.
I suoi bambini riceveranno le cure necessarie, in un ambiente pulito, accuditi da staff preparato, insieme ad altri bambini con altre bende in altre parti del corpo.
Sperando che ciò possa alleviare almeno un po’ l’orrore che hanno respirato nell’ultima settimana.
afganistan: 23 febbraio
Verso le 10.40 della mattina, alla stazione degli autobus di Laskar-gah, è esplosa una bomba.
Abbiamo sentito molto bene il rumore dell’esplosione dal nostro ospedale e il nostro staff si è subito dato da fare per capire quanto vicino fosse successo.
Dopo una ventina di minuti sono arrivati 22 feriti. Abbiamo messo in atto il ‘Mass Casualty Plan’, il protocollo che adottiamo in caso arrivino nello stesso momento un gran numero di feriti.
Tre sono arrivati morti, un ragazzo è deceduto durante l'operazione.
Tutti gli altri stanno bene, alcuni di loro sono già stati dimessi.
E come sempre in queste situazioni extra-ordinarie, la risposta dell’ospedale è stata commovente: ognuno ha aiutato, ognuno ha contribuito alla salvezza dei feriti e allo svolgersi veloce di tutto il processo.
Alcuni dello staff che erano di riposo sono venuti in ospedale senza nemmeno che li chiamassimo, per aiutare la loro gente. Persone sconosciute sono venute a donare il sangue spontaneamente.
Alla fine di tutto, il nostro farmacista Safiullah, un ragazzo timidissimo e molto educato, è venuto a chiedere se poteva chiamare casa per assicurarsi che nessuno dei suoi familiari fosse rimasto ferito. L'ha chiesto solo dopo che tutti i pazienti avevano ricevuto le cure adeguate…
afganistan: 27 Febbraio
Sono arrivati stamattina al Pronto soccorso dell'ospedale di Emergency a Lashkar-gah, verso le 11.00.
Ci stavano in due in una sola barella, tanto erano piccoli.
Nagibullah, 5 anni, schegge di bomba su tutto il corpo.
Naquibullah, 7 anni, un piede ‘esploso’ e tante schegge dappertutto.
Sono fratelli, arrivati con l’elicottero da guerra.
Vengono da Marjah, l’incidente’ è accaduto stamattina presto.
C’era anche il padre, con loro, Abdul Walli. Quando abbiamo dovuto spiegargli che al più grande sarebbe stata amputata la gamba, ha voluto vedere la ferita e ha chiesto a suo figlio di tentare di muovere quello che rimaneva del piede.
Stavolta non abbiamo voluto sapere cosa stavano facendo, non c’è nessun motivo al mondo che possa giustificare questo orrore chiamato 'guerra'.
afganistan: 3 Marzo
Sono arrivati all'ospedale di Emergency a Lashkar-gah alle 19.15, con il loro papà Anar Gul, tramortiti dalle ferite e dallo spavento.
Bambini come tutti i bambini del mondo, che in giardino giocano tra loro.
Solo che in questo paese nei giardini delle case si possono trovare oggetti molto strani, che suscitano la curiosità soprattutto dei più piccoli.
Uno di loro ha cominciato a tirare sassi all'oggetto sconosciuto, ma visto che nulla succedeva, ha pensato di dargli fuoco con un accendino trovato chissà dove.
L'ordigno è esploso, e ha ucciso subito Masullah, 6 anni e Safiullah di 11.
Sharifullah, 7 anni, è arrivato da noi pieno di schegge su tutto il corpo.
Ed insieme a lui, è arrivata la sorella, Rahmat Bibi, con due brutte schegge che le hanno perforato la pancia.
I chirurghi l'hanno operata subito, la mascherina per l'ossigeno era quasi più grande del suo faccino.
Perchè Rahmat Bibi ha circa 1 anno. E ha già incontrato la follia della guerra.
afganistan: 8 marzo 2010
Oggi siamo contenti.
Roqia, Gulalay, Said Rahman, Khudainazar, Fazel, Ali Mohammed, Akter Mohammed, Majeed Gul, Ghami, Najibullah, ricoverati nelle passate settimane all’ospedale di Emergency, sono stati dimessi e stanno bene.
Naquibullah, l’ometto di 7 anni, finalmente ha sorriso dopo una seduta di solletico, nonostante abbia perso una gamba. Ora gira nelle corsie sulla sedia a rotelle per salutare gli altri pazienti: chissà se pensa ai suoi due fratelli che sono morti durante l’attacco a Marjah.
Per tutto il tempo del ricovero, Sharifullah, 8 anni, ha letteralmente ‘protetto’ la sorellina Rahmat Bibi di un anno, che si calma solo quando è abbracciata a lui.
Per fortuna oggi è arrivata anche la mamma di Bibi, che così ha potuto allattarla: in questi giorni la piccola ha rifiutato qualsiasi cosa le venisse offerta, dal latte in polvere ai dolcissimi frullati di frutta.
Non la vedevamo dal giorno del ricovero di Bibi. Si è scusata con le infermiere per l’assenza: nel frattempo, ha dovuto seppellire gli altri due suoi bambini morti nello stesso incidente…
afganistan: 31 marzo
Alle 11.00 di questa mattina, abbiamo iniziato a ricevere i feriti di un’esplosione avvenuta nel villaggio di Babaji, a mezz’ora di macchina da Lashkar-gah.
Era giorno di Mellà, il mercato tradizionale che si sposta ogni giorno in un villaggio diverso.
La gente lavora sodo tutta la settimana per portare i propri prodotti da vendere al mercato. Si trova veramente di tutto, dall’artigianato, agli animali, ai vestiti, agli alimentari.
Improvvisamente, in mezzo alla folla, c’è stata una violentissima esplosione e poi urla, grida e sangue dappertutto.
La prima ambulanza ha portato all’ospedale di Emergency 6 bambini, feriti e terrorizzati. Gambe, braccia, mani, visi pieni di sangue e bende. Non uno che piangesse.
Abbiamo perso il conto delle ambulanze che sono entrate dal nostro cancello.
L’ultima ha trasportato Noor Ali, sette anni, due ferite sulla natica e sulla coscia destra.
Era alla fiera anche lui con suo padre, per comprare delle pecore.
All’improvviso c’è stata l’esplosione: tra la gente che scappava urlando, ha visto l’asino con cui erano arrivati a terra, morto.
Noor Ali era inconsolabile, ma non per il dolore delle ferite: nell’esplosione avevano perso il bene più importante per il sostentamento della sua famiglia.
In tutta la giornata, abbiamo ricevuto 29 pazienti: 20 sono stati operati, 9 sono stati medicati e torneranno fra due giorni per la visita di controllo.
Matteo, Lashkar-gah