sabato 20 novembre 2010

La mafia mi fa schifo

E' scritto nero su bianco che Berlusconi ha stretti contatti con la mafia alla quale ha versato fiumi di denari. Il fondatore di Forza Italia, Dell'Utri, e' condannato in Appello (manca solo la Cassazione, il suo processo ha gia' passato il primo, il secondo grado e appunto l'Appello, la giustizia italiana...) per associazione mafiosa esterna. Ma attenzione, non e' che un associato esterno e' meno "mafioso", meno pericoloso e cosi' e' meno importante la sua condanna. Ovviamente, la mafia senza gli "associati esterni" non potrebbe estendere gli affari ad un livello "imprenditoriale". Gli associati esterni devono allora essere imprenditori (vedi Mr B. ) o politici (vedi Andreotti, Dell'Utri, Cosentino) perche' l'azione della mafia sia piu' efficace! Travaglio dice di sapere da 15 anni che Mr B. ha legami con la mafia (e li ha almeno dal 1974, carta canta). Io l'ho scoperto almeno dieci anni fa, leggendo i blog e tutta l'informazione alternativa. Quanta gente ancora nei giorni d'oggi non sarebbe capace di accettare una notizia cosi' sconquassante. Non e' facile da accettare, io ho impiegato un po' di tempo per metabolizzarla, non perche' sia mai stato berlusconiano (rabbrividisco!), ma per la portata del messaggio e per la prudenza nell'utilizzare notizie da fonti "non ufficiali".

Insomma possiamo dirlo forte: "BERLUSCONI HA FATTO AFFARI CON LA MAFIA, HA FONDATO UN PARTITO CON UN ASSOCIATO ALLA MAFIA".

Non deve dimettersi, no, sono gli italiani che lo devono defenestrare!

Dal Fatto di oggi...

Coso nostro

di Marco Travaglio

Ci sarà tempo per valutare nei dettagli la sentenza della Corte d’appello di Palermo che spiega la condanna di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa a 7 anni di carcere (contro i 9 del primo grado). Il perché dello sconto era già chiaro dal dispositivo emesso il 29 giugno: i secondi giudici, diversamente dai primi, hanno ritenuto provata la mafiosità del senatore imputato fino al 1992 e non dopo, quando Dell’Utri inventò Forza Italia e Berlusconi portò la Fininvest nello Stato. Le motivazioni del taglio netto al ‘92 aprono ampi spazi per un ricorso in Cassazione: i giudici fanno i salti mortali per salvare il Berlusconi politico dalle contiguità mafiose, negando addirittura l’evidenza delle prove documentali (come gli incontri con Mangano nel novembre ’93 registrati nelle agende di Dell’Utri primo e da lui stesso ammessi) e liquidando frettolosamente le testimonianze di Spatuzza e Ciancimino. Ma, anche alla luce di questa sentenza discutibile e minimalista, non si comprende – se non per scopi di bieca propaganda – l’esultanza che accompagnò la lettura estiva del dispositivo. Semmai c’è da notare come i giudici più benevoli che Dell’Utri abbia mai incontrato nella sua lunga carriera di imputato non abbiano potuto fare a meno di citare in una sentenza di mafia Silvio
Berlusconi per ben 440 volte, mettendo nero su bianco che: per vent’anni Dell’Utri è stato “il mediatore” e lo “specifico canale di collegamento” tra Cosa Nostra e B. (non è un omonimo del nostro premier: è proprio lui); che “ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso” capeggiato prima da Bontate e poi da Riina fino a tutto il 1992, l’anno delle stragi di Capaci e via D’Amelio; che l’assunzione del mafioso Mangano nel 1974 fu suggellata da un incontro a Milano fra B. (sempre il nostro premier) e Dell’Utri da una parte, e i boss Bontate, Teresi e Di Carlo dall’altra; che Mangano non era uno stalliere o un fattore, come han sempre raccontato Silvio e Marcello, ma il garante di Cosa Nostra a protezione dell’“incolumità” di B. (sempre il nostro premier); e che, per vent’anni, fino al 1992 mentre esplodevano le bombe, B. versò sistematicamente a Cosa Nostra “ingenti somme di denaro in cambio della protezione alla sua persona e ai suoi familiari” e della “messa a posto” delle tv Fininvest in Sicilia. In pratica il nostro premier non denunciò mai alle forze dell’ordine attentati e minacce della mafia, ma preferì farsi proteggere dai mafiosi. Cioè: abbiamo un presidente del Consiglio che per vent’anni ha finanziato la mafia degli omicidi eccellenti e delle stragi, mentre il suo braccio destro che siede in Senato è un mafioso “esterno” infiltrato nelle istituzioni. Noi lo sappiamo da 15 anni. Altri, si spera, lo scopriranno ora. Ogni giorno che passa con Berlusconi a Palazzo Chigi e Dell’Utri in Senato è un giorno di troppo.

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