martedì 16 dicembre 2008

L'Onda torinese


Riporto un post di Sabina Guzzanti sul suo incontro con gli studenti torinesi.

aule magne

ho trovato un resoconto fatto dagli universitari di torino dopo il nostro incontro. lo pubblico perché possiate avere un’idea sia pur sintetica di quello di cui discutiamo.

E’ martedì 9 dicembre 2008, l’Onda Anomala torinese oggi ha un’ospite d’eccezione. Intorno alle 12 un’ovazione rompe la normale quiete della Facoltà di corso Regina Margherita. Sabina Guzzanti riceve, riconoscente, gli applausi della platea. Un sorriso lascia trasparire soddisfazione. Non perde tempo l’attrice comica romana, inizia subito a parlare, raccontare. Ha un piglio serio e deciso, chi si aspettava un personaggio giocondo e disponibile allo scherzo ne rimarrà deluso.

La Guzzanti fissa subito alcuni concetti sui quali tornerà spesso in seguito. Bandisce dal dibattito le espressioni che rimandano alla stanchezza, alla mancanza di forze degli studenti e delle studentesse dell’Onda. E’ lapidaria. Sostiene, quasi scocciata, che per lei non è concepibile essere stanchi. Solo con il continuo movimento, l’ininterrotto studio, i nostri cervelli possono riposarsi, se si fermano è la fine. Ammonisce, determinata, che ogni cambiamento, ogni lotta, ogni vittoria significano fatica, lavoro, duro impegno e abnegazione. Vietato lamentarsi.

A chi sostiene che l’Onda in questa ultime settimane scarseggia di partecipazione risponde ricordando che tutte le più grandi conquiste nella storia dell’umanità, soprattutto in tema di diritti, sono state fatte da minoranze.

L’incontro prosegue. A tratti pare di stare ad una lectio magistralis. La Guzzanti, in cattedra, tiene perfettamente il ruolo. Si alternano, moltissime, le domande e le riflessioni dal pubblico. Lei ribatte ad ognuna come medesima passione ed ottima retorica, difficile replicare. Ha voglia di darci la scossa, allontanarci da false paure e fuorvianti certezze. Sente l’entusiasmo scarseggiare, ne vuole iniettare. Ci ricorda che non dobbiamo attendere l’aiuto di qualcuno, semplicemente perchè quel qualcuno non esiste. Nessuno è in grado o non vuole aiutarci. Scaccia con forza “l’effetto santone” che lei stessa potrebbe provocare. La consapevolezza che tocca a noi, ultima speranza per questo maledetto paese, capire quale strada prendere e con quali mezzi. A questo ci tiene molto la Guzzanti, lo ribadisce più volte, è quasi un assillo. Il messaggio è sempre più chiaro, desolante e al tempo stesso stimolante: non avete alibi sta a voi, solamente a voi, la ricerca delle soluzioni.

Studiate, studiate, studiate. L’unica vera ricetta che l’attrice comica romana si sente di darci. Banale, come solo le cose vere sanno esserlo. “L’unica possibilità che avete – afferma la Guzzanti - è riflettere, analizzare, approfondire. Una continua ricerca ostinata. Se siete competenti e preparati nessuno vi può fermare.” Ci riporta all’essenziale, ci obbliga a focalizzare bene i nostri obiettivi e spendere al meglio le nostre energie, sfruttandole al massimo. Il “cosa dire” piuttosto del “come dire”, questa deve essere la rotta. Basta preoccuparsi di finire in tv e sui giornali. Basta piagnistei e vittimismi di qualunque sorta. Insomma “il futuro è nelle nostre mani”. Sono i contenuti la vera soluzione, solo la loro autorevolezza potrà aiutarci.

Sono passate quasi due ore e mezza, la Guzzanti deve andare, prima però di lasciarci ci racconta un aneddoto: la prima volta che ha incontrato di persona Silvio Berlusconi. A colpirla fu la sua estrema ignoranza. E’ divertente ascoltarla, è brava. Tante sono le risate che accompagnano il suo narrare. A pensarci bene però il nostro non può che essere un riso amaro, perchè è proprio contro quella ignoranza che noi oggi stiamo lottando.

Collettivo “Bonobo” Scienze Politiche Torino

1 commento:

Nadia ha detto...

"Vi fidate dell´ordine attuale della società senza pensare che tale ordine è soggetto a inevitabili rivoluzioni e che vi è impossibile tanto prevedere quanto prevenire quella che riguarda i vostri figli. Il grande diventa piccolo, il ricco diventa povero, il monarca diventa suddito; i colpi del destino sono forse così rari che voi possiate ritenervene indenni? Ci avviciniamo a un periodo di crisi e al secolo delle rivoluzioni. Chi può prevedere ciò che diventerete? Tutto ciò che gli uomini fanno, gli uomini possono distruggerlo; gli unici segni indelebili sono quelli impressi dalla natura, e la natura non crea né príncipi, né ricchi, né gran signori. Cosa farà dunque, nella bassezza, quel satrapo che avrete allevato solo per la grandezza? Cosa farà nella povertà quel pubblicano che sa vivere soltanto nell´oro? Cosa farà, sprovvisto di tutto, quel fastoso imbecille che non sa avvalersi di sé stesso e si affida solo a ciò che è estraneo a lui? Fortunato quindi chi sa abbandonare la condizione che lo abbandona, e rimanere uomo a dispetto della sorte! Che si lodi quanto si vorrà il re sconfitto che come un folle vuol essere sepolto sotto le macerie del suo trono; per lui io provo disprezzo; vedo che egli esiste solo con la sua corona in testa, e che non è più nulla se non è re; ma colui che la perde e sa farne a meno è allora al di sopra di essa. Dal rango di re, che un vile, un malvagio, un folle può adempiere come chiunque altro, sale alla condizione di uomo, che pochi uonmini sanno adempiere..." (J.J. Rousseau, Emile, 1762)