lunedì 29 novembre 2010

Mario Monicelli



Si è tolto la vita un grande della cultura italiana.

Quest'anno alla manifestazione del Popolo Viola in piazza del Popolo l'ho sentito parlare ai giovani...

Uguaglianza, Giustizia e Diritto al Lavoro

Ecco le cose per cui ci si deve battere. La libertà è un'altra cosa dice Monicelli, senza questi tre ingredienti non si può avere libertà. La libertà può essere una trappola. Bisogna prima conquistare questi tre elementi essenziali.

Addio Monicelli

mercoledì 24 novembre 2010

Assedio a palazzo Madama

Occupazionde del senato



Dal sito www.uniriot.org

Roma ore 10.30 - Dalla Sapienza un corteo spontaneo di un migliaio di studenti si sta muovendo verso Montecitorio.

Pisa ore 10.30 - Assemblee partecipate in tutte le facoltà occupate, tra poco si uscirà in corteo.

Bologna ore 10.30 - Lezioni dei ricercatori in piazza Verdi e azioni comunicative in zona universitaria

Roma ore 10.50 - Migliaia di studenti partono dal Colosseo verso il parlamento: il coro 'assediamo il parlamento' risuona per tutto il centro di Roma!

Bologna ore 11.20 - Centinaia di studenti e ricercatoristanno tenendo lezioni in piazza Verdi. Un microfono aperto in piazza per esprimere tutta l'indignazione e la rabbia contro lìapprovazione del ddl. Apppeso in piazza lo striscione ' blocchiamo il ddl gelmini subito' firmato studenti e ricercatori Guarda le prime foto della mobilitazione

Padova ore11.20 - Centinaia di studenti bloccano gli ingressi delle facoltà di scienze, psicologia, lettere, scienze politiche occupata ed ora dalle facoltà si riuniscono per attraversare le strade della città.

Roma ore 11.30 - In tantissimi ci stiamo dirigendo verso Montecitorio: Assediamo il parlamento!

Roma ore 11.40 - Il corteo invade le strade del centro e si dirige in maniera selvaggia verso il parlamento! Guarda le prime foto della mobilitazione

Padova ore 11.55 - Un migliaio di studenti bloccano l'ingresso della stazione ferroviaria

Perugia ore 11.55 - Studenti ricercatori e precari salgono sul tetto della mensa universitaria

Roma 12.00 - Studenti e precari, tutte le facoltà occupate, in tantissimi siamo arrivati a montecitorio al grido NON CI RAPPRESENTA NESSUNO! GOVERNO DIMETTITI!

Roma ore 12.10 - La piazza di Montecitorio è strapiena continuano i cori contro il governo! Le università saranno ingovernabili! Gli studenti annunciano che la pizza è troppo piccola per contenerli tutti!

Padova ore 12.20 - Gli studenti si sono spostati sul cavalcavia dietro la stazione e bloccano la circolazione di tram e auto

Roma ore 12.20 - Gli studenti lasciano la piazza Montecitorio per bloccare selvaggiamente le strade

Roma ore 12.30 - Lanci di uova alla sede della Crui. Glistudenti invadono il Senato in migliaia, passano il primo portone poi vengono bloccati. La strada è bloccata il SENATO ASSEDIATO!!

Pisa ore 12.30 - Migliaia di studenti, divisi pe facoltà, stanno bloccando simultaneamente i 5 principali ponti dell'arno. Il traffico cittadino è completamente paralizzato!

Padova ore 12.40 - Gli studenti si avviano in corteo selvaggio attraverso la circonvallazione esterna della città!

Roma ore 12.40 Il corteo assedia il senato. La polizia spiazzata non sa cosa fare!

Roma ore 13.00 - Continua il corteo selvaggio dopo l'ingresso al senato, i lanci di uova e gli spintoni. Si riparte! La polizia richiude l'ingresso del senatogli studenti proseguono il corteo a ritmo di samba!

Roma ore 13.20 - Studenti e precari provanoad arrivare a palazzo Grazioli. Trovano davanti un cordone di polizia. Dimissioni dimissioni!!

Padova ore 13.20 - Gli studenti bloccano il cavalcavia Chiesanuova che permette l'accesso alla città, la polizia carica ma il blocco continua!

Bologna ore 13.40 - Gli studenti con cartelli 'o la borsa o la vita' e megafono entrano nella mensa universitaria per comunicare a tutti l'importanza della giornata di oggi e l'appuntamento di piazza Verdi fissata alle 17 .. per occupare il rettorato!!Guarda le prime foto della mobilitazione

Pisa ore 16.00 - Bloccato l'aereporto della città, gli studenti stanno invadendo le piste e hanno bloccato i check, in solidarietà agli arrestati di Roma, gridando "Solidarietà, blocchiamo il DdL, diritto al futuro!

sabato 20 novembre 2010

L'Italia che immagino

Dal canale Italia che immagino:

La mafia mi fa schifo

E' scritto nero su bianco che Berlusconi ha stretti contatti con la mafia alla quale ha versato fiumi di denari. Il fondatore di Forza Italia, Dell'Utri, e' condannato in Appello (manca solo la Cassazione, il suo processo ha gia' passato il primo, il secondo grado e appunto l'Appello, la giustizia italiana...) per associazione mafiosa esterna. Ma attenzione, non e' che un associato esterno e' meno "mafioso", meno pericoloso e cosi' e' meno importante la sua condanna. Ovviamente, la mafia senza gli "associati esterni" non potrebbe estendere gli affari ad un livello "imprenditoriale". Gli associati esterni devono allora essere imprenditori (vedi Mr B. ) o politici (vedi Andreotti, Dell'Utri, Cosentino) perche' l'azione della mafia sia piu' efficace! Travaglio dice di sapere da 15 anni che Mr B. ha legami con la mafia (e li ha almeno dal 1974, carta canta). Io l'ho scoperto almeno dieci anni fa, leggendo i blog e tutta l'informazione alternativa. Quanta gente ancora nei giorni d'oggi non sarebbe capace di accettare una notizia cosi' sconquassante. Non e' facile da accettare, io ho impiegato un po' di tempo per metabolizzarla, non perche' sia mai stato berlusconiano (rabbrividisco!), ma per la portata del messaggio e per la prudenza nell'utilizzare notizie da fonti "non ufficiali".

Insomma possiamo dirlo forte: "BERLUSCONI HA FATTO AFFARI CON LA MAFIA, HA FONDATO UN PARTITO CON UN ASSOCIATO ALLA MAFIA".

Non deve dimettersi, no, sono gli italiani che lo devono defenestrare!

Dal Fatto di oggi...

Coso nostro

di Marco Travaglio

Ci sarà tempo per valutare nei dettagli la sentenza della Corte d’appello di Palermo che spiega la condanna di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa a 7 anni di carcere (contro i 9 del primo grado). Il perché dello sconto era già chiaro dal dispositivo emesso il 29 giugno: i secondi giudici, diversamente dai primi, hanno ritenuto provata la mafiosità del senatore imputato fino al 1992 e non dopo, quando Dell’Utri inventò Forza Italia e Berlusconi portò la Fininvest nello Stato. Le motivazioni del taglio netto al ‘92 aprono ampi spazi per un ricorso in Cassazione: i giudici fanno i salti mortali per salvare il Berlusconi politico dalle contiguità mafiose, negando addirittura l’evidenza delle prove documentali (come gli incontri con Mangano nel novembre ’93 registrati nelle agende di Dell’Utri primo e da lui stesso ammessi) e liquidando frettolosamente le testimonianze di Spatuzza e Ciancimino. Ma, anche alla luce di questa sentenza discutibile e minimalista, non si comprende – se non per scopi di bieca propaganda – l’esultanza che accompagnò la lettura estiva del dispositivo. Semmai c’è da notare come i giudici più benevoli che Dell’Utri abbia mai incontrato nella sua lunga carriera di imputato non abbiano potuto fare a meno di citare in una sentenza di mafia Silvio
Berlusconi per ben 440 volte, mettendo nero su bianco che: per vent’anni Dell’Utri è stato “il mediatore” e lo “specifico canale di collegamento” tra Cosa Nostra e B. (non è un omonimo del nostro premier: è proprio lui); che “ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso” capeggiato prima da Bontate e poi da Riina fino a tutto il 1992, l’anno delle stragi di Capaci e via D’Amelio; che l’assunzione del mafioso Mangano nel 1974 fu suggellata da un incontro a Milano fra B. (sempre il nostro premier) e Dell’Utri da una parte, e i boss Bontate, Teresi e Di Carlo dall’altra; che Mangano non era uno stalliere o un fattore, come han sempre raccontato Silvio e Marcello, ma il garante di Cosa Nostra a protezione dell’“incolumità” di B. (sempre il nostro premier); e che, per vent’anni, fino al 1992 mentre esplodevano le bombe, B. versò sistematicamente a Cosa Nostra “ingenti somme di denaro in cambio della protezione alla sua persona e ai suoi familiari” e della “messa a posto” delle tv Fininvest in Sicilia. In pratica il nostro premier non denunciò mai alle forze dell’ordine attentati e minacce della mafia, ma preferì farsi proteggere dai mafiosi. Cioè: abbiamo un presidente del Consiglio che per vent’anni ha finanziato la mafia degli omicidi eccellenti e delle stragi, mentre il suo braccio destro che siede in Senato è un mafioso “esterno” infiltrato nelle istituzioni. Noi lo sappiamo da 15 anni. Altri, si spera, lo scopriranno ora. Ogni giorno che passa con Berlusconi a Palazzo Chigi e Dell’Utri in Senato è un giorno di troppo.

Bersani Rock o Lento?

Dal blog di Alexander Stille su Repubblica.it riporto un intervento di una studentessa che vive in america e che spiega come lei non di destra sia stata piu' toccata dalla parole di Fini che di Bersani a "Vieni via con me" il programma di Saviano (e di Fazio). Bersani, devo dire anch'io, mi ha fatto tristezza. E pensare che e' stato eletto al comando del partito democratico con lo slogan: Bersani Rock!

Dal sito http://stille.blogautore.repubblica.it/2010/11/20/fini-vs-bersani/?ref=HREA-1

Mi ha segnalato uno studente italiano della Columbia University, Francesca, un fatto singolare. Aveva guardato Pierluigi Bersani e Gianfranco Fini elencare i rispettivi valori della sinistra e della destra sul programma di Fabio Fazio. Pur non identificandosi come persona di destra, ha detto che aveva preferito di gran lunga l’elenco di Fini. Vedendo poi la trasmissione, è difficile non darle ragione.

La presentazione di Bersani era effettivamente noiosa e l’unico vero valore che ha espresso era difendere i più deboli contro i più forti, un richiamo ripetuto almeno quattro volte nell’elenco. Più che esprimere valori di fondo, Bersani sembrava difendere dei programmi sociali: la scuola pubblica, la salute pubblica, il diritto al lavoro, i diritti dei lavoratori precari a stipendi equi, e quasi sempre per la stessa ragione (indebolire la scuola pubblica significa danneggiare i più deboli). “Sentendo Bersani” ha detto Francesca “se non sapessi nulla di questi due signori, avrei pensato: questo alzerà le tasse, non lo voto.” Quelle che mi ha colpito nel discorso di Fini è che tutto sommato si poteva benissimo sostituire Destra con Sinistra nel titolo del discorso e l’intervento di Fini avrebbe avuto altrettanto senso, perché nonostante il fatto che amare la patria sia un valore della destra, Fini ha anche detto che essere di destra vuol dire essere solidali e generosi; non sono anche questi valori della sinistra? Fini con più efficacia, toccando corde più emotive, ha fatto dei richiami al senso dello Stato, a istituzioni autorevoli, meritocrazia, uguaglianza di opportunità, e a un sistema di giustizia dove la legge è uguale per tutti, che non tollera le clientele, dove chi sbaglia paga e chi segue le regole è premiato. Questi sono dei valori che toccano corde più profonde dell’elenco di programmi di Bersani ma paradossalmente sono tutti valori che un partito della Sinistra potrebbe benissimo abbracciare e fare suoi.

Non si capisce perché i partiti della Sinistra fanno così fatica a comunicare emotivamente con la maggioranza dell’elettorato e lascia a certe figure della destra di impadronirsi di valori che potrebbe benissimo utilizzare per ampliare il suo consenso.

È un peccato la prestazione di Bersani. Perché nel suo operato da Ministro lui ha effettivamente cercato di aprire certi mercati chiusi nella società italiana e di liberalizzare il mercato delle farmacie, dei notai, e altre categorie protette che godono di certi privilegi che sono anti-competitivi e che danneggiano sia i consumatori che i giovani che vogliono affermarsi in queste categorie. Per cui nel suo lavoro concreto ha voluto favorire uguaglianza di opportunità, competitività e merito, oltre al rispetto per le regole, ma non si capisce perché non riesce a spiegare questi valori come parte di una visione della sinistra.

Stranamente – e non è l’unico parallelo tra l’Italia e gli Stati Uniti – la stessa cosa avviene qui in America. La destra americana si è completamente impadronita di valori patriottici e non esita, a differenza di Fini, che si comporta con grande moderazione, a tacciare i Democratici come o non americani (Obama non è nato negli Stati Uniti, è un musulmano) oppure anti-americani (Obama mira a distruggere il sistema americano). Obama e i Democratici cercano di spiegare i dettagli della riforma sanitaria piuttosto che il loro piano finanziario senza esprimere in modo chiaro una loro visione del paese per toccare tasti più profondi.

venerdì 19 novembre 2010

La mafia al nord

Da Repubblica.it il COMMENTO di Ezio Mauro di oggi riportato solo in parte qui sotto, ma che potete leggere per intero QUI.


Il Caso Saviano


Ma Roberto Saviano ha davvero detto in televisione che il Nord è mafioso? Ovviamente no. L'autore di "Gomorra" conosce troppo bene il fenomeno delle organizzazioni criminali, della loro diversificazione economica e delle loro diramazioni per cedere a simili semplificazioni. Costruire questa sciocchezza, e imputargliela, è una chiarissima operazione ideologica, che si basa sul falso e dunque appartiene al solito marchio della fabbrica del fango, creato e custodito da anni nei quartieri bassi dell'impero berlusconiano.

Ci si potrebbe fermare qui. Ma in realtà nell'affanno di questa denuncia ci sono tre aspetti più generali, su cui vale la pena di riflettere, soprattutto oggi che ci si può complimentare col ministro degli Interni per la cattura del numero uno dei Casalesi, Antonio Iovine.

Il primo aspetto è istituzionale. Negare che la mafia sia ormai non solo infiltrata, ma insediata nel Nord d'Italia è un'ipocrisia, e quando l'ipocrisia è del governo diventa una pericolosa sottovalutazione della realtà, che non aiuta il Paese ad essere consapevole del fenomeno.

[...]

Il secondo aspetto di questa vicenda è culturale. La furia contro Saviano è furia contro un uomo solo. Saviano non ha dietro di sé un mondo strutturato, un partito, un apparato, un potentato economico, un'azienda: anzi, l'azienda editoriale per cui pubblica lo ha scomunicato attraverso le parole del suo azionista, e alla Rai è soltanto un ospite di passaggio, mal sopportato anche se di successo. Certo, ha lettori a centinaia di migliaia, nelle librerie e a "Repubblica", ma è un uomo libero nella sua vita minima, ridotta e sorvegliata. E soprattutto solo. Attaccarlo dalle sedi del potere, e dai suoi sottoscala, è un'operazione sproporzionata, una dismisura tipica del potere oggi dominante.

[...]

Infine l'ultimo aspetto (per il momento) di questa storia: che è politico, finalmente. Attaccando Saviano per il suo monologo sulle mafie, il potere e le sue guardie del corpo cercano spaventati di colpire qualcos'altro che sentono ma non vedono, come se si muovessero al buio. Diamo un nome a questa cosa. È il peso politico, tutto politico del discorso di Saviano. Che è tale proprio perché non fa politica, e non vuole farla. Perché è un discorso sofisticato nella sua esperienza sul crimine, e insieme ingenuo nel senso originario del termine, un discorso che non bada alle conseguenze e agli opportunismi, non fa calcoli. Dunque un discorso disarmato da interessi collaterali, perché testardamente ha interesse solo per le parole che pronuncia. Che perciò vengono percepite come autentiche da milioni di persone. E questo fa confusamente paura al potere dominante, afasico nei suoi proclami, sempre più costretto a lavorare sottobanco, proprio perché le sue parole non funzionano più, o suonano false.

Fa paura l'idea che quei nove milioni di spettatori per Saviano non si spieghino soltanto con ragioni televisive, ma col bisogno di un linguaggio appunto nuovo, di significati diversi, di codici differenti. Un bisogno di cambiare programma non solo in tivù, ma nel Paese.

domenica 7 novembre 2010

A che bell’ò cafè

Prima pagina venti notizie
ventuno ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s’indigna, s’impegna
poi getta la spugna con gran dignità

Cambierà mai l'Italia?



Io mi chiamo Pasquale Cafiero
e son brigadiere del carcere oinè
io mi chiamo Cafiero Pasquale
sto a Poggio Reale dal ’53

e al centesimo catenaccio
alla sera mi sento uno straccio
per fortuna che al braccio speciale
c’è un uomo geniale che parla co’ me

Tutto il giorno con quattro infamoni
briganti, papponi, cornuti e lacchè
tutte l’ore cò ‘sta fetenzia
che sputa minaccia e s’à piglia cò me

ma alla fine m’assetto papale
mi sbottono e mi leggo ‘o giornale
mi consiglio con don Raffae’
mi spiega che penso e bevimm’ò cafè

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

Prima pagina venti notizie
ventuno ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s’indigna, s’impegna
poi getta la spugna con gran dignità
mi scervello e mi asciugo la fronte
per fortuna c’è chi mi risponde
a quell’uomo sceltissimo immenso
io chiedo consenso a don Raffaè

Un galantuomo che tiene sei figli
ha chiesto una casa e ci danno consigli
mentre ‘o assessore che Dio lo perdoni
‘ndrento a ‘e roullotte ci tiene i visoni
voi vi basta una mossa una voce
c’ha ‘sto Cristo ci levano ‘a croce
con rispetto s’è fatto le tre
volite ‘a spremuta o volite ‘o cafè

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

Qui ci stà l’inflazione, la svalutazione
e la borsa ce l’ha chi ce l’ha
io non tengo compendio che chillo stipendio
e un ambo se sogno ‘a papà
aggiungete mia figlia Innocenza
vuo’ marito non tiene pazienza
non chiedo la grazia pe’ me
vi faccio la barba o la fate da sé

Voi tenete un cappotto cammello
che al maxi processo eravate ‘o chiù bello
un vestito gessato marrone
così ci è sembrato alla televisione
pe’ ‘ste nozze vi prego Eccellenza
mi prestasse pe’ fare presenza
io già tengo le scarpe e ‘o gillè
gradite ‘o Campari o volite ‘o cafè

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

Qui non c’è più decoro le carceri d’oro
ma chi l’ha mi viste chissà
chiste so’ fatiscienti pe’ chisto i fetienti
se tengono l’immunità

don Raffaè voi politicamente
io ve lo giuro sarebbe ‘no santo
ma ‘ca dinto voi state a pagà
e fora chiss’atre se stanno a spassà

A proposito tengo ‘no frate
che da quindici anni sta disoccupato
chill’ha fatto quaranta concorsi
novanta domande e duecento ricorsi
voi che date conforto e lavoro
Eminenza vi bacio v’imploro
chillo duorme co’ mamma e co’ me
che crema d’Arabia ch’è chisto cafè

Votate per chi volete ma votate

Questo video non ha bisogno di commenti. È eccezionale!



giovedì 4 novembre 2010

Vecchietti

Dal sito www.voglioscendere.it

Quella che segue è la lettera di Bepi Covre, ex deputato leghista, imprenditore, sindaco di Oderzo, consigliere provinciale di Treviso che è stata pubblicata dal Mattino di Padova un paio di giorni fa. E’ indirizzata al nostro Cavaliere Supremo. E’ asciutta, diretta, efficace. Vale la pena di non farla passare inosservata.
p.c.

Signor Presidente Berlusconi,
ho una figlia di 17 anni, ultima di due fratelli più grandi. Angela è una ragazza normale, che studia, fa sport, va alle feste che organizza assieme ai suoi compagni e coetanei. Se solo venissi a sapere che frequenta e va a feste dove ci sono «vecchietti» magari danarosi, profumati e stravaganti... Personaggi che potrebbero avere gli anni dei suoi genitori, se non dei suoi nonni?! Signor Presidente, mi sentirei un genitore fallito! Non per questo rinuncerei a prendere alcuni urgenti provvedimenti che vado ad elencare. Primo: due solenni scapaccioni alla figliola minorenne. Così come previsto dal manuale antico, consolidato della sana tradizione pedagogica contadina. Nei giorni a seguire, sbollita rabbia e senso di frustrazione, cercherei di ripristinare un corretto e utile dialogo con la figliola. Assieme alla moglie (madre della figlia) mi impegnerei su questo versante. Secondo: mi farei dare nome ed indirizzo dei vecchietti organizzatori del bunga/bunga. Prima ancora di denunciare e attendere lungaggini, accertamenti e indagini; prima ancora di coinvolgere la giustizia con i tempi secolari in cui si muove. Da subito farei visita ai vegliardi (mal invecchiati) ben munito di opportuna mazza da baseball!

Signor Presidente, queste le mie istintive reazioni genitoriali alla lettura di quanto riportano i mass media; l'ultima tristissima vicenda che La riguarda unitamente alla minorenne extracomunitaria (nipote presidenziale) in realtà una irregolare, neppure cittadina italiana. Il mio non vuole essere un giudizio, piuttosto la reazione di un padre. Non mi interessa sapere se e quante volte e quando Lei Signor Presidente, ha visto, incontrato, aiutato la giovane Ruby. Non me po' fregar de meno. Trovo innaturale, sconveniente, immorale, inopportuno che un Signore di oltre settantanni, padre e nonno, organizzi feste a casa propria senza selezionare rigorosamente gli ospiti. Permetta cioè che persone minorenni si imbuchino... Io mia figlia ad Arcore non la manderei MAI.

Signor Presidente, è giusto che i giovani frequentino i giovani, gli anziani rimangano tra di loro. E' sempre andata così, lo impone il buon senso e la civiltà latina (in altri Paesi ci sono altri usi e costumi). Signor Presidente, Lei è un vecchietto, si rassegni, non è una colpa neppure una disgrazia, anzi un privilegio arrivarci. Dovrebbe essere felice. Pensi solo a quanti non ci arrivano... Altra questione nella tristissima vicenda. Si legge che ha aiutato con del denaro la minorenne (nipote presidenziale). Gravissimo errore! Chi dà soldi, o fa la carità oppure è, nella migliore delle ipotesi, captatio benevolentia. Se è un gesto caritatevole, non andava fatto direttamente alla fanciulla. Presidente, doveva informarsi sui genitori e rivolgersi a loro. Vista la situazione nello specifico, cercare la Tutrice/Sorvegliante e trattare la questione a quel livello. Il fatto poi della telefonata in Questura, non so e non mi pronuncio.

L'altra sera in conferenza stampa da Bruxelles, Lei Signor Presidente ha detto, per giustificare piuttosto che chiarire, che per governare gli italiani sta conducendo una vita infernale e massacrante. Per una questione liberatoria e di «igiene mentale», ogni tanto organizza delle feste per divertirsi con donne varie e assortite. A casa sua può fare ciò che crede. Certo, se non fosse il Presidente del Governo del Paese! Cosa che sempre più frequentemente dimentica e, sa perché dimentica? Perché la Sua memoria è coerente con la Sua età. Coerente e onesta, la memoria, ogni tanto sbircia l'anagrafe! Mi conceda, Presidente Berlusconi, mica glieLo ha ordinato il geriatra di governare l'Italia! Lei si è proposto, molti l'hanno votata. Tutto ha un inizio, tutto ha una fine, c'est la vie, Monsieur Le President. Nessuno Le impedisce di fare un passo indietro e togliersi di torno. Lei ha detto che le case non Le mancano, ne ha ben venti tra cui scegliere. Scelga. Spiace solo constatare che ancora una volta, sull'altro versante politico, nebbia fitta, anzi la nebbia agli irti colle sale...

martedì 2 novembre 2010

Doppiamente indelicato

Dal Fatto...

I media egiziani

Tutti zitti su Mubarak

In Egitto è stata la rete a occuparsi senza remore dell'affaire Ruby. La stampa ufficiale ha appena sfiorato l'argomento. “Quando ci sono notizie, anche false, che riguardano direttamente il presidente Hosni Mubarak, i giornali e le televisioni vanno con i piedi di piombo”, ci dice il giornalista Issandr el Amrani. Il suo blog The Arabist è uno dei più seguiti dai giovani mediorientali e i suoi commenti alle vicende politiche internazionali sono argute analisi che poco hanno a che vedere con gli articoli ingessati pubblicati su buona parte dei media ufficiali. “La stampa egiziana è una stampa di regime – continua el Amrani che in Italia è ben conosciuto dai lettori del settimanale Internazionale, di cui è collaboratore – e quando succede qualcosa che tira in ballo Mubarak, prima di riferirne, bisogna essere sicuri che ciò non gli dispiaccia”. Anche quando il presidente Mubarak è vittima inconsapevole? “Sì, anche in questo caso. Anche se Mubarak non c'entra niente, di certo non è opportuno insistere sul fatto che un altro uomo politico abbia usato il suo nome per le sue sordide vicende private”. Vuol dire che una notizia del genere induce a pensare che Mubarak è così debole e poco stimato da poter essere usato dal premier di un altro Paese per scopi illeciti ? “Sì, possiamo metterla in questo modo. Ma diciamo che l'affaire Ruby è anche qualcosa di veramente imbarazzante per tutto il mondo della politica. E' un fatto unico nella storia degli incidenti diplomatici. Non si era mai visto un primo ministro sfruttare in modo così plateale le buone relazioni con il capo di un altro Stato, per trovare una giustificazione plausibile a un reato che stava commettendo. Certo è subito emerso che il vostro Premier avesse mentito. In Egitto nessuno ha dubitato della totale estranietà della famiglia di Mubarak in questa sordida vicenda. Ma anche per un nostro strano concetto del rispetto, qui si è preferito non dare troppo risalto alla vicenda”. Nonostante Ruby Rubacuori non avesse, e non abbia alcun grado di parentela con il vecchio e malato dittatore egiziano, nessuno al Cairo ha considerato opportuno sottolineare che Mubarak sia stato utilizzato come alibi dal suo alleato Berlusconi. Meglio far finta di niente, almeno pubblicamente. “Il titolo del mio post era proprio questo, Mubarak trasformato in alibi del Premier italiano che ha usato il suo nome per mentire e abusare del proprio ruolo istituzionale. Ho sottolineato anche le buone relazioni tra i due perchè è la dimostrazione che ormai non ci si può più fidare nemmeno degli amici. Scherzi a parte – ironizza el Amrani – va anche detto che l'atteggiamento del vostro premier è stato doppiamente indelicato, per non dire di peggio”. A Mubarak l'anno scorso è morto un giovane nipote in modo tragico. Per lui e la sua famiglia è stato un evento davvero doloroso e la trovata di Berlusconi non sarà stata presa solo come il patetico tentativo di trovare una scusa ai propri errori.

Roberta Zunini

Tanto di cappello al Fatto Quotidiano

Ho rinnovato il mio abbonamento al Fatto Quotidiano di Padellaro e Travaglio per rinnovare cosi' la mia stima per un lavoro ineguagliato nel panorama dell'informazione italiana.

Grazie ad Antonio Padellaro e Marco Travaglio!

Dal Fatto di oggi:

Prova su marciapiede

di Marco Travaglio

Il capo del governo chiama la questura, ordina di violare la legge e fornisce le menzogne necessarie per farlo. La questura obbedisce, ma c’è un problema: il magistrato. Niente paura: si racconta qualche menzogna anche a lui e alla fine gli ordini del capo del governo diventano legge. Anche se la legge dice il contrario. Anche se i poliziotti dovrebbero essere i “tutori della legge”. È la prova di laboratorio della “riforma della giustizia” berlusconiana, quella sperimentata la sera del 27 maggio sulla linea telefonica tra Palazzo Grazioli e la Questura di Milano. In ciò che è accaduto quella notte intorno a “Ruby” c’è tutta la democrazia ad personam che B. tenta da 16 anni di trasferire nella Costituzione e, nell’attesa, ha trasformato in prassi consolidata. In passato non c’era bisogno di tanta fatica: bastava corrompere politici, finanzieri, magistrati, testimoni e il gioco era fatto. Ma che fare se il poliziotto e il magistrato non si fanno comprare o non c’è tempo per corromperli? Si racconta che Ruby è la nipote di Mubarak (falso; ma, anche se fosse vero, la ragazza non avrebbe diritto ad alcun trattamento particolare), insomma si rischia l’incidente diplomatico con l’Egitto (falso); e che l’igienista dentale-consigliera regionale Nicole Minetti la prenderà con sé (falso, la scaricherà in casa di una escort brasiliana). Questo però non basta al pm dei minori, che raccomanda di tenere la ragazza in questura fino all’avvenuta identificazione o, in alternativa, di affidarla a una comunità protetta: allora si racconta al magistrato che è stata identificata (falso) e che non c’è posto in nessuna comunità protetta (falso, ce n’erano ben quattro disponibili, ma nessuna è stata chiamata, così come non è stato interpellato l’apposito ufficio comunale). Ce ne sarebbe abbastanza per far saltare il questore e il capo di gabinetto, ma il ministro Maroni ripete a pappagallo che “è stata seguita la normale procedura” (falso) ed è “tutto regolare” (falso). Per coprire le menzogne del premier e della questura, deve mentire pure il ministro dell’Interno, subito coperto dal suo leader Bossi, che è pure ministro (Riforme istituzionali) e se ne esce con un incredibile: “Berlusconi non doveva telefonare in questura: doveva chiamare Maroni o me”. Sintesi spettacolare della concezione proprietaria della democrazia che accomuna il governo della “sicurezza” e della “tolleranza zero” contro l’immigrazione e la criminalità: caro Silvio, se devi salvare un’amica minorenne fermata per furto dalle grinfie di polizia e magistratura (che notoriamente accolgono le minorenni fermate per furto col rituale del bunga bunga), non sporcarti le mani, ci pensiamo io e Maroni che a Milano facciamo il bello e il cattivo tempo. Una pennellata di federalismo sulla Casta del privilegio: la devolution dell’impunità. Chi ancora sobbalza o inorridisce dinanzi a simili spettacoli conservi un po’ di sdegno per il futuro. Ciò che è avvenuto in quella calda notte di fine maggio è quanto ci riserva il futuro se chi può – Napolitano o Fini o tutti e due (tralasciamo volutamente Schifani, la carica dello Stato rimasta, perché ci vien da ridere) – non si affretta a liberarci dal nano. E se dunque la controriforma della giustizia entrerà nella Costituzione. Secondo il progetto Alfano (cioè Berlusconi), il pm non potrà più disporre della polizia giudiziaria, che risponderà in esclusiva al governo; le procure dovranno attendere pazientemente che gli agenti portino sul loro tavolo questa o quella notizia di reato, opportunamente filtrata dal governo stesso, si capisce; ogni anno sarà il Guardasigilli, cioè il governo, a indicare le “priorità” dei reati da perseguire (quelli dei membri e degli amici del governo) e da tralasciare (quelli dei nemici del governo). Dunque, non capiterà più che un poliziotto zelante segnali alla Procura di Milano quel che è avvenuto quella notte in Questura. Vi piace il presepe? È il futuro che ci riserva questo governo. Il caso Ruby ne è la prova su strada. Anzi, su marciapiede.