Non credo sia il tempo di convincere qualcuno a cambiare idea politica, o a pensare di mutare voto. Non credo sia il tempo di cercare affannosamente il nuovo o il meno peggio sino a quando si andrà incontro a una nuova delusione. Ma sono convinto che la cosa peggiore sia attaccarsi al triste cinismo italiano per il quale tutto è comunque marcio e non esistono innocenti perché in un modo o nell'altro tutti sono colpevoli. Bisogna aspettare come andranno i processi, stabilire le responsabilità dei singoli. Però esiste un piano su cui è possibile pronunciarsi subito. Come si legge nei titoli di coda del film di Francesco Rosi "Le mani sulla città: "I nomi sono di fantasia ma la realtà che li ha prodotti è fedele". Indipendentemente dalle future condanne o assoluzioni, queste inchieste della magistratura napoletana, abruzzese e toscana dimostrano una prassi che difficilmente un politico - di qualsiasi colore - oggi potrà eludere. Non importa se un cittadino voti a destra o a sinistra, quel che bisogna chiedergli oggi è esclusivamente di pretendere che non sia più così. Non credo siano soltanto gli elettori di centrosinistra a non poterne più di essere rappresentati da persone disposte sempre e soltanto al compromesso. La percezione che il paese stia affondando la hanno tutti, da destra a sinistra, da nord a sud. E come in ogni momento di crisi, dovrebbero scaturirne delle risorse capaci di risollevarlo. Il tepore del "tutto è perduto" lentamente dovrebbe trasformarsi nella rovente forza reattiva che domanda, esige, cambia le cose. Oggi, fra queste, la questione della legalità viene prima di ogni altra. L'imprenditoria criminale in questi anni si è alleata con il centrosinistra e con il centrodestra. Le mafie si sono unite nel nome degli affari, mentre tutto il resto è risultato sempre più spaccato. Loro hanno rinnovato i loro vertici, mentre ogni altra sfera di potere è rimasta in mano ai vecchi. Loro sono l'immagine vigorosa, espansiva, dinamica dell'Italia e per non soccombere alla loro proliferazione bisogna essere capaci di mobilitare altrettante energie, ma sane, forti, mirate al bene comune. Idee che uniscano la morale al business, le idee nuove ai talenti. Ho ricevuto l'invito a parlare con i futuri amministratori del Pd, così come l'invito dell'on del Pdl Granata ad andare a parlare a Palermo con i giovani del suo partito. Credo sia necessario il confronto con tutti e non permettere strumentalizzazioni. Le organizzazioni criminali amano la politica quando questa è tutta identica e pronta a farsi comprare. Quando la politica si accontenta di razzolare nell'esistente e rinuncia a farsi progetto e guida. Vogliono che si consideri l'ambito politico uno spazio vuoto e insignificante, buono solo per ricavarne qualche vantaggio. E a loro come a tutti quelli che usano la politica per fini personali, fa comodo che questa visione venga condivisa dai cittadini, sia pure con tristezza e rassegnazione. La politica non è il mio mestiere, non mi saprei immaginare come politico, ma è come narratore che osserva le dinamiche della realtà che ho creduto giusto non sottrarmi a una richiesta di dialogo su come affrontare il problema dell'illegalità e della criminalità organizzata. Il centrosinistra si è creduto per troppo tempo immune dalla collusione quando spesso è stato utilizzato e cooptato in modo massiccio dal sistema criminale o di malaffare puro e semplice, specie in Campania e in Calabria. Ma nemmeno gli elettori del centrodestra sono felici di sapere i loro rappresentanti collusi con le imprese criminali o impegnati in altri modi a ricavare vantaggi personali. Non penso nemmeno che la parte maggiore creda davvero che sia in atto un complotto della magistratura. Si può essere elettori di centrodestra e avere lo stesso desiderio di fare piazza pulita delle collusioni, dei compromessi, di un paese che si regge su conoscenze e raccomandazioni. Credo che sia giunto il tempo di svegliarsi dai sonni di comodo, dalle pie menzogne raccontate per conforto, così come è tempo massimo di non volersela cavare con qualche pezza, quale piccola epurazione e qualche nome nuovo che corrisponda a un rinnovamento di facciata. Non ne rimane molto, se ce n'è ancora. Per nessuno. Chi si crede salvo, perché oggi la sua parte non è stata toccata dalla bufera, non fa che illudersi. Per quel che bisogna fare, forse non bastano nemmeno i politici, neppure (laddove esistessero) i migliori. In una fase di crisi come quella in cui ci troviamo, diviene compito di tutti esigere e promuovere un cambiamento. Svegliarsi. Assumersi le proprie responsabilità. Fare pressione. È compito dei cittadini, degli elettori. Ognuno secondo la sua idea politica, ma secondo una richiesta sola: che si cominci a fare sul serio, già da domani.
Riporto un post di Sabina Guzzanti sul suo incontro con gli studenti torinesi.
aule magne
ho trovato un resoconto fatto dagli universitari di torino dopo il nostro incontro. lo pubblico perché possiate avere un’idea sia pur sintetica di quello di cui discutiamo.
E’ martedì 9 dicembre 2008, l’Onda Anomala torinese oggi ha un’ospite d’eccezione. Intorno alle 12 un’ovazione rompe la normale quiete della Facoltà di corso Regina Margherita. Sabina Guzzanti riceve, riconoscente, gli applausi della platea. Un sorriso lascia trasparire soddisfazione. Non perde tempo l’attrice comica romana, inizia subito a parlare, raccontare. Ha un piglio serio e deciso, chi si aspettava un personaggio giocondo e disponibile allo scherzo ne rimarrà deluso.
La Guzzanti fissa subito alcuni concetti sui quali tornerà spesso in seguito. Bandisce dal dibattito le espressioni che rimandano alla stanchezza, alla mancanza di forze degli studenti e delle studentesse dell’Onda. E’ lapidaria. Sostiene, quasi scocciata, che per lei non è concepibile essere stanchi. Solo con il continuo movimento, l’ininterrotto studio, i nostri cervelli possono riposarsi, se si fermano è la fine. Ammonisce, determinata, che ogni cambiamento, ogni lotta, ogni vittoria significano fatica, lavoro, duro impegno e abnegazione. Vietato lamentarsi.
A chi sostiene che l’Onda in questa ultime settimane scarseggia di partecipazione risponde ricordando che tutte le più grandi conquiste nella storia dell’umanità, soprattutto in tema di diritti, sono state fatte da minoranze.
L’incontro prosegue. A tratti pare di stare ad una lectio magistralis. La Guzzanti, in cattedra, tiene perfettamente il ruolo. Si alternano, moltissime, le domande e le riflessioni dal pubblico. Lei ribatte ad ognuna come medesima passione ed ottima retorica, difficile replicare. Ha voglia di darci la scossa, allontanarci da false paure e fuorvianti certezze. Sente l’entusiasmo scarseggiare, ne vuole iniettare. Ci ricorda che non dobbiamo attendere l’aiuto di qualcuno, semplicemente perchè quel qualcuno non esiste. Nessuno è in grado o non vuole aiutarci. Scaccia con forza “l’effetto santone” che lei stessa potrebbe provocare. La consapevolezza che tocca a noi, ultima speranza per questo maledetto paese, capire quale strada prendere e con quali mezzi. A questo ci tiene molto la Guzzanti, lo ribadisce più volte, è quasi un assillo. Il messaggio è sempre più chiaro, desolante e al tempo stesso stimolante: non avete alibi sta a voi, solamente a voi, la ricerca delle soluzioni.
Studiate, studiate, studiate. L’unica vera ricetta che l’attrice comica romana si sente di darci. Banale, come solo le cose vere sanno esserlo. “L’unica possibilità che avete – afferma la Guzzanti - è riflettere, analizzare, approfondire. Una continua ricerca ostinata. Se siete competenti e preparati nessuno vi può fermare.” Ci riporta all’essenziale, ci obbliga a focalizzare bene i nostri obiettivi e spendere al meglio le nostre energie, sfruttandole al massimo. Il “cosa dire” piuttosto del “come dire”, questa deve essere la rotta. Basta preoccuparsi di finire in tv e sui giornali. Basta piagnistei e vittimismi di qualunque sorta. Insomma “il futuro è nelle nostre mani”. Sono i contenuti la vera soluzione, solo la loro autorevolezza potrà aiutarci.
Sono passate quasi due ore e mezza, la Guzzanti deve andare, prima però di lasciarci ci racconta un aneddoto: la prima volta che ha incontrato di persona Silvio Berlusconi. A colpirla fu la sua estrema ignoranza. E’ divertente ascoltarla, è brava. Tante sono le risate che accompagnano il suo narrare. A pensarci bene però il nostro non può che essere un riso amaro, perchè è proprio contro quella ignoranza che noi oggi stiamo lottando.
Collettivo “Bonobo” Scienze Politiche Torino