mercoledì 10 giugno 2009

Abbiamo mandato delle persone in europa che ci rappresentano

Marco Travaglio.

Ora d'aria
l'Unità, 8 giugno 2009


Non è vero che la campagna elettorale sia stata brutta, o inutile. S’è parlato poco di Europa. Ma in compenso s’è parlato molto di Berlusconi e della sua indegnità a rappresentare l’Italia. Si è toccato con mano ancora una volta il suo disprezzo per le regole. Si è constatata la geometrica potenza del suo conflitto d’interessi, che gli ha consentito di scorrazzare per tutte le tv, senza una domanda, come se fossero casa sua (e in effetti, come gli ha ricordato la direttora di Rai Parlamento, Giuliana Del Bufalo, lo sono). Ora che il plotone di europarlamentari appena eletti sta per partire alla volta di Bruxelles e Strasburgo, ci permettiamo un auspicio per quelli dei partiti di opposizione: andate al Parlamento europeo e occupatevi soprattutto di lui, di Silvio Berlusconi. Denunciate le vergogne che quotidianamente perpetra in Italia, tenete alta l’attenzione delle istituzioni comunitarie sull’incredibile “caso Italia”, sollecitatele a prendere posizione e a occuparsi di noi senza tregua. Chiedete l’apertura di procedure di infrazione per lo scandalo del monopolio televisivo berlusconiano, che viola tutte le regole europee sulla libera concorrenza (vedi sentenza della Corte di Lussemburgo sullo scandalo Rete4-Europa7).

Chi vi ha eletti l’ha fatto per questo, non per altro. Il clima internazionale è favorevole: la stampa estera ci tiene gli occhi addosso e ha cominciato a fare al nostro satrapo le domande che la stampa italiana, salvo rarissime eccezioni, non può o non vuole fare. L’indulgenza diplomatica che ha circondato il sultano italiota in questi anni s’è improvvisamente interrotta, col venir meno delle sue tradizionali sponde. La coppia Bush-Blair è un lontano ricordo. L’avvento di Obama ha fatto la differenza: il nostro è l’unico premier occidentale che non è stato ancora ricevuto dal nuovo presidente Usa, il famoso “abbronzato” (anche dell’invito alla Casa Bianca per metà giugno, millantato in campagna elettorale, non s’è più saputo nulla).

Al ducetto restano l’amico Putin e l’amico Gheddafi (che tra breve pianterà la sua tenda in un parco di Roma): due sinceri democratici. L’isolamento internazionale del pover’ometto non è mai stato così ampio e l’atteggiamento delle tv e dei giornali di tutto il mondo libero, da quelli di sinistra a quelli di destra, ne è un riflesso. Non è il “complotto” mondiale di cui vaneggia lui, ma è certo il sintomo di una crescente insofferenza per un personaggio imbarazzante agli occhi degli altri leader (e non solo per il ceco Topolanek, fotografato nudo a casa Berlusconi in circostanze ancora tutte da chiarire). Sarebbe ben triste se la stampa e le diplomazie internazionali scavalcassero in intransigenza le opposizioni italiane, se l’antiberlusconismo sfoderato dal Pd in campagna elettorale si tramutasse, chiuse le urne, nell’eterno ritorno al dialogo, cioè all’inciucio. Gli elettori, quelli rimasti, non lo dimenticherebbero.

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