L'INCHIESTA - Il peso del ricatto al premier della famiglia di Brancaccio sembra legato all'inizio della sua storia di imprenditore
Sono i soldi degli inizi del Cavaliere l'asso nella manica dei fratelli Graviano
Più che un eventuale avviso di garanzia per le stragi del '93, il premier dovrebbe temere il coinvolgimento da parte delle cosche sulle storie di denaro affari e politica
di ATTILIO BOLZONI e GIUSEPPE D'AVANZO
Sono i soldi degli inizi del Cavaliere l'asso nella manica dei fratelli Graviano
Più che un eventuale avviso di garanzia per le stragi del '93, il premier dovrebbe temere il coinvolgimento da parte delle cosche sulle storie di denaro affari e politica
di ATTILIO BOLZONI e GIUSEPPE D'AVANZO
Soldi. Soldi "loro" che non sono rimasti in Sicilia, ma "portati su", lontano da Palermo. "Filippo Graviano mi parlava come se fosse un suo investimento, come se la Fininvest fossero soldi messi da tasca sua". Per Gaspare Spatuzza, da qualche parte, la famiglia di Brancaccio ha "un asso nella manica". Quale può essere questo "jolly" non è più un mistero. Per i mafiosi, che riferiscono quel che sanno ai procuratori di Firenze, è una realtà il ricatto per Berlusconi che Cosa Nostra nasconde sotto la controversa storia delle stragi del 1993. Nell'interrogatorio del 16 marzo 2009, Spatuzza non parla più di morte, di bombe, di assassini, ma del denaro dei Graviano. E ha pochi dubbi che Giuseppe Graviano (che chiama "Madre Natura" o "Mio padre") "si giocherà l'asso" contro chi a Milano è stato il mediatore degli affari di famiglia, Marcello Dell'Utri, e l'utilizzatore di quelle risorse, Silvio Berlusconi.
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