sabato 14 novembre 2009

Er munnezza

Dal "Fatto" di oggi.

Chi di monnezza ferisce…

di Marco Travaglio

La nemesi di Silvio Berlusconi si chiama monnezza. Non bastassero Veronica e i processi, la D’Addario e Fini, per non parlare di Ghedini che gli sta apparecchiando un’altra legge incostituzionale, una marea di spazzatura sta tracimando su Palazzo Grazioli proveniente dalla solita Campania e, adesso, anche da Palermo. Qui ben 65 comuni della cintura sono invasi dalla spazzatura e prendersela con la pesante eredità della sinistra appare arduo anche per un bugiardo come lui, visto che della sinistra in Sicilia si son perse le tracce dai tempi di Francesco Crispi. È il tramonto improvviso, fragoroso e maleodorante del Miracolo Berlusconiano. Solo un anno e mezzo fa il Cavaliere galoppava trionfante sulla Campania ridotta a immensa discarica a cielo aperto da vent’anni di malgoverno e di truffe miliardarie (in euro) bipartisan, al grido di battaglia: “Ghe pensi mi”. Soltanto qualche mese fa tutti i telegiornali e la stampa governativa (cioè quasi tutta) cantavano le gesta del Presidente Taumaturgo che sanava a una a una le piaghe del Malpaese con la sola imposizione delle mani. L’ultimo turiferario è stato Piero Ostellino che poveretto, vivendo all’estero, è sempre un po’ in ritardo: ancora il 5 novembre, sulla prima pagina del Corriere, incensava “il governo che ha gestito bene le ‘emergenze’, la spazzatura in Campania, il terremoto in Abruzzo”. È una fortuna per lui che viva all’estero: dovesse mai transitare per l’Abruzzo o la Campania, glielo farebbero vedere le popolazioni locali come il governo risolve. Decine di migliaia di sfollati nelle tende-freezer in Abruzzo e, quanto alla Campania, la raccolta della spazzatura ha ricominciato a fermarsi a San Giorgio a Cremano, a Quarto e in tutti i comuni-sentinella della penultima catastrofe, come documenta Claudio Pappaianni sull’ultimo Espresso. Con tanti saluti agli annunci del finto-efficiente Bertolaso, che aveva fissato la fine dell’emergenza al 31 dicembre 2009 con uno strepitoso piano a base di discariche a go-go, termovalorizzatori (cinque!) e raccolta differenziata. Risultato: un solo inceneritore, sempre il solito, quello di Acerra, ancora in fase di collaudo, senza bollino blu, con emissioni venefiche fuori norma; e due discariche in provincia di Avellino e di Benevento. Cioè i tre impianti messi in piedi dal piano De Gennaro del governo Prodi, che non fece in tempo a inaugurarli grazie al ribaltone di Mastella & C. Differenziata al palo, nessuna traccia del ciclo integrato dei rifiuti, nemmeno l’ombra del compostaggio e le ecoballe (4.700.000) sempre lì, a piramide, eterno monumento alla politica parolaia e camorrista. Intanto per le strade tornano ad accumularsi sacchi di rifiuti dappertutto, mentre ai cittadini campani il cosiddetto servizio di smaltimento costa 2 milioni di euro al giorno più la Tarsu più cara d’Italia. Una situazione esplosiva che solo la militarizzazione del territorio (2 mila soldati) e la neutralizzazione delle procure territoriali per decreto (incostituzionale) ha impedito che degenerasse di nuovo in rivolta. Dopo un anno e mezzo di Miracolo, si continua a gettare i rifiuti in discarica, grazie anche alla pax mafiosa garantita – se le accuse della procura e del gip sono vere – dal sottosegretario Cosentino, che aveva apparecchiato nel casertano una mirabile società mista fifty fifty: metà Stato, metà Clan dei Casalesi. Risultato: richiesta d’arresto a Cosentino, tre processi a Bassolino (il più fedele alleato di Berlusconi in Campania) e uno a Bertolaso, che ora medita di darsela a gambe per dedicarsi al volontariato. Ecco, bravo. L’avesse fatto prima, non avrebbe pianto nessuno.

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