martedì 23 giugno 2009
Gossip, pettegolezzo, improvviso moralismo, strumentalizzazioni, processi mediatici
Eh sì, come dice Augusto Minzolini direttore del TG1, si tratta solo di "gossip, pettegolezzo, improvviso moralismo, strumentalizzazioni, processi mediatici".
Di Pietro sul suo sito risponde:
Augusto Minzolini, direttore del Tg1, e' un gossipparo, un "l'Emilio Fede del servizio pubblico" che ha ridotto lo spazio dell'informazione politica in modo impressionante, oltre ad aver oscurato l'Italia dei Valori.
Minzolini andrebbe licenziato per “giusta causa”. Ricordo a Minzolini che quando ha fatto del vero gossip su di me, l'ho querelato tre volte, ha avuto una condanna a 4 mesi di reclusione, e “dulcis in fundo” il risarcimento danni lo ha pagato la Mondatori.
(Antonio Di Pietro)
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1 commento:
"Pensando al tema da trattare questo mese, cercavo di condurre il pensiero entro i binari dell'estate, dei viaggi che ci attendono, dei colori vivaci con cui la moda tutto dipinge con la forza vitale dell'ottimismo.
Nonostante ciò, pur con le briglie saldamente in mano, la mia mente trotterella altrove e mi obbliga su altre vie. Sono convinta che parte del Look, e dunque del fascino, che caratterizza una donna, stia nel "portamento" della sua mente, nell'architettura delle sue convinzioni, nella sua capacità unica di tradurre con l'intelletto ciò che accade intorno a sè, nella società e nel mondo.
E specie in questo periodo di sfacciato "velinismo", io vorrei aprire una finestra sulle donne irregolari.
Mi piace questo aggettivo che curiosamente descrive l'eccezionalità di chi ha il coraggio di trasgredire, o più semplicemente superare la regola sia essa sociale, intellettuale o di costume.
Il mondo della moda è costellato di figure di talento tra cui spicca una in particolare, icona immortale di stile e di vita: Coco Chanel, l'irregulière, appunto. E' in uscita in questi giorni un film sulla sua vita, Coco avant Chanel, una pellicola che, a mio avviso ha perso un'occasione. Certamente la regista voleva celebrare l'unicità della sua biografia ma, ahimè, è caduta in qualche cliché di troppo. La donna che s'innamora ma che non riesce ad essere fidanzata e sposa come la vorrebbe la società. Vuole lavorare, essere indipendente e alla fine si ritrova sola ma professionalmente soddisfatta. E' questa Coco: il successo a scapito della passione, della famiglia?
Una lettura troppo parziale di una vita eccezionale. Eppure è la stessa che si potrebbe applicare ad altre vite di donne eccellenti che, per essere tali, hanno rinunciato a molto. Una di queste ha compiuto da poco cent'anni e nel suo curriculum vanta un premio Nobel per la medicina. Rita Levi Montalcini dovrebbe essere un vanto per tutte le ragazze d'Italia. Si è dedicata alla scienza anima e corpo fuggendo all'amore, non in se stesso ma proprio come regola sociale che costringeva le donne in un ruolo prestabilito di sottomissione al marito.
Credo dovremmo riflettere sulle regole che queste donne hanno infranto per essere irregolari. Dovremmo riflettere su chi impone, ancora oggi, certi modelli e certe "mode delle veline" e chiederci come potremmo riprenderci il diritto all'amore e alla carriera tanto garantito agli uomini e molto meno alle donne. Ma se per noi occidentali le ineguaglianze tra maschi e femmine non sono molto marcate, in altre parti del mondo la situazione è ben diversa. La Montalcini, con la sua fondazione, ha garantito borse di studio a migliaia di donne africane sostenendo che il mondo sarà migliore del passato quando alle donne sarà data "la possibilità di usare il cervello. Perchè le capacità sono identiche tra uomini e donne".
Un concetto ribadito con grande forza anche da Obama nel suo storico, seppur recente, discorso del Cairo rivolto al mondo islamico. Parole da non dimenticare, pietre d'angolo nella storia delle donne: "Sono fermamente convinto che negare l'istruzione alle donne significa negar loro il diritto all'uguaglianza".
Pensiamoci.
Germana Urbani (una PDina che ha scritto una cosa intelligente. Pensiamoci).
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