domenica 28 giugno 2009

Saviano racconta le donne di Gomorra

Foto di Alessandro Pangallo, dal sito di Saviano

Quelle donne a sud di Gomorra


di Roberto Saviano

ESSERE donna in terra criminale è complicatissimo. Regole complesse, riti rigorosi, vincoli inscindibili. Una sintassi inflessibile e spesso eternamente identica regolamenta il comportamento femminile in terra di mafie. È un mantenersi in precario equilibrio tra modernità e tradizione, tra gabbia moralistica e totale spregiudicatezza nell'affrontare questioni di business. Possono dare ordini di morte ma non possono permettersi di avere un amante o di lasciare un uomo. Possono decidere di investire in interi settori di mercato ma non truccarsi quando il loro uomo è in carcere. Durante i processi capita spesso di vedere donne accalcate negli spazi riservati al pubblico, mandano baci o semplici saluti agli imputati dietro le gabbie. Sono le loro mogli, ma spesso sembrano le loro madri. Vestirsi in maniera elegante, curarsi con smalti e trucco mentre tuo marito è rinchiuso, è un modo per dire che lo fai per altri. Tingersi i capelli equivale a una silenziosa confessione di tradimento. La donna esiste solo in relazione all'uomo. Senza, è come un essere inanimato. Un essere a metà. Ecco perché le vedi tutte sfatte e trascurate quando hanno i mariti in cella. È testimonianza di fedeltà. Questo vale per i clan dell'entroterra campano, per certa 'ndrangheta, per alcune famiglie di Cosa Nostra. Quando invece le vedi vestite bene, curate, truccate, allora il loro uomo è vicino, è libero. Comanda. E comandando riflette sulla sua donna il suo potere, lo trasmette attraverso la sua immagine. Eppure le mogli dei boss carcerati, sciatte sino a divenire quasi invisibili, sono spesso quelle che facendone le veci più comandano.

Tutte le storie delle donne in terra criminale si somigliano, sia che abbiano un destino tragico sia che riescano a galleggiare nella normalità. In genere marito e moglie si conoscono da adolescenti e celebrano il loro matrimonio a venti, venticinque anni. Sposare la ragazza conosciuta da piccola è la regola, è condizione fondamentale perché sia vergine. In genere, invece, all'uomo è permesso di poter avere amanti, ma il vincolo dato dalle loro mogli negli ultimi anni è che siano straniere: russe, polacche, rumene, moldave. Tutte donne considerate di secondo livello, incapaci di costruire una famiglia, secondo loro, di educare i figli come si deve. Mentre farsi un'amante italiana o peggio del proprio paese sarebbe destabilizzante, e un comportamento da punire. Attraverso la sessualità passa molta parte della formazione di un uomo e di una donna in terra di mafia. "Mai sotto una femmina" è l'imperativo con cui si viene educati.

Se mentre fai l'amore, decidi di stare sotto, stai scegliendo pure di sottometterti nella vita di tutti i giorni. Farlo per puro piacere ti condannerà, nella loro logica, a sottometterti. "Mai sesso orale". Riceverlo è lecito, praticarlo a una donna è da "cani". "Non devi diventare cane di nessuno". Vecchio codice a cui si attiene ancora molta parte delle nuove generazioni di affiliati. E regole anche più rigide valgono pure al di fuori dell'Italia. La Yardie, la potente mafia giamaicana egemone in molti quartieri londinesi e newyorkesi, oltre che a Kingston, ne è un esempio. Vietato praticare sesso orale e riceverlo, vietato sfiorare l'ano delle donne e avere rapporti anali. Tutto questo è considerato sporco, omosessuale (i gay sono condannati a morte nella cultura mafiosa giamaicana), mentre il sesso dev'essere una pratica forte, maschile e soprattutto ordinata. Senza baci. La lingua serve per bere, un vero uomo non la usa se non a quello scopo.
Gli affiliati delle cosche sono ossessionati non solo dalla loro virilità, ma da come poterla esercitare: farlo secondo la rigida applicazione di quegli imperativi categorici, diviene un rito con cui si riconfermano il loro potere. Valgono, quelle norme chiare e inderogabili, in pressoché tutti i paesi di 'ndrangheta, camorra, mafia e Sacra Corona Unita. E sono, a ben vedere, qualcosa in più del semplice specchio di una cultura maschilista. Nulla come quel codice sessuale dice forse come in terra di criminalità non possa esistere ambito che si sottragga alle logiche ferree di appartenenza, gerarchia, potere, controllo territoriale. Potere sulla vita e sulla morte, di cui la morte subita o data è posta a fondamento. E chi crede di poter esserne libero, si sbaglia. Il controllo della sessualità è fondamentale. Anche corteggiare diventa marcare il territorio. Avvicinarsi a una donna significa rischiare un'invasione territoriale.

Nel 1994 Antonio Magliulo di Casal di Principe tentò di corteggiare una ragazza imparentata con un uomo dei casalesi e promessa in matrimonio a un altro affiliato. Magliulo le faceva molti regali, e intuendo forse che la ragazza non era felicissima di sposare il suo fidanzato, insisteva. Era invaghito di questa ragazza assai più giovane di lui e la corteggiava come dalle sue parti è abituale. Baci Perugina a San Valentino, un collo di pelliccia di volpe a Natale, "postegge" ossia attese fuori dal luogo di lavoro nei giorni normali. Un giorno in piena estate un gruppo di affiliati del clan di Schiavone lo convocò per un chiarimento al lido La Scogliera di Castelvolturno. Non gli diedero neanche il tempo di parlare. Maurizio Lavoro, Giuseppe Cecoro e Guido Emilio gli tirarono una botta in testa con una mazzola chiodata, lo legarono e iniziarono a ficcargli la sabbia in bocca e nel naso. Più inghiottiva per respirare più loro lo ingozzavano. Rimase strozzato da una pasta di sabbia e saliva che gli si è cementificata in gola. Fu condannato a morte perché corteggiava una donna più giovane, col sangue di un importante affiliato, già promessa in moglie.

Corteggiare, chiedere anche solo un appuntamento, passare una notte insieme è impegno, rischio, responsabilità. Valentino Galati aveva diciannove anni quando è sparito il 26 dicembre 2006 a Filadelfia, che non è la città fondata dai quaccheri americani, ma un paese in provincia di Vibo Valentia, fondato da massoni. Valentino era un ragazzo vicino alla ndrina egemone. Aveva sangue ndranghetista e quindi divenne ndranghetista, lavorava per il boss Rocco Anello. Quando questi finisce in galera per aver organizzato un sistema di estorsioni capillare (per una piccola tratta ferroviaria ogni impresa che vi partecipava doveva pagargli 50 mila euro a chilometro), sua moglie Angela ha sempre più bisogno di una mano da parte della ndrina per andare avanti. Spesa, pulizia della casa, accompagnare i bambini a scuola. A Valentino capita di essere uno dei prescelti. Così lentamente, quasi naturalmente, nasce una relazione con Angela Bartucca. Punirlo è indispensabile e quando non lo si vede più girare per il paese, nessuno si stupisce.

Condannato a morte perché è stato con la moglie del boss. Solo sua madre Anna non vuole crederci. Suo figlio amante della moglie di un boss? Per lei è impossibile: è divenuto da poco maggiorenne, è troppo piccolo. Ammette che Angela veniva anche in casa a prendere il caffè, e da quando suo figlio è sparito, non si è fatta più vedere. Ma per la madre di Valentino questo non dimostra nulla. "Mio figlio non c'entra niente con questa storia". Insiste a credere vi siano altri motivi, ma per la magistratura antimafia non è così. Per lungo tempo Anna ha dormito sul divano perché lì c'era il telefono ed ha aspettato una chiamata di suo figlio, terrorizzata che in camera da letto potesse non sentire il suono "dell'apparecchio", come a sud lo chiamano. Così, alla fine, la madre di Valentino si chiude nel silenzio di un dolore che rispetta il silenzio dell'omertà, continuando a negare contro ogni evidenza.

La stessa sorte era già capitata a Santo Panzarella di Lamezia Terme, ammazzato nel luglio del 2002. Santo si era innamorato di Angela Bartucca quattro anni prima. Sempre lei. Gli hanno sparato contro un caricatore, convinti di averlo ucciso lo hanno messo nel portabagagli. Ma Santo Panzarella non era morto. Scalciava nel portabagagli. Così gli hanno spezzato gli arti inferiori per non farlo continuare a intralciare con i calci il suo ultimo viaggio; infine gli hanno sparato in testa. Di lui è stata ritrovata solo una clavicola, che ha però permesso di far partire le indagini. Anche lui condannato a morte per aver sfiorato la donna sbagliata. Valentino quindi forse sapeva di rischiare la pelle, ma ha continuato lo stesso ad avere una relazione con quella donna proibita.

Ci si immagina Angela Bartucca come una sorta di donna fatale, una mantide come i giornali l'hanno spesso chiamata, capace con la propria seduzione di far superare persino la paura della morte. Una donna che amava e amando condannava a morte. Ma in realtà a vederla non sembra essere così come vuole la leggenda. Dalle foto si vede il viso di una ragazzina, carina, la cui colpa principale era la voglia di vivere. Un marito in carcere per le donne di mafia significa astinenza totale. Di affetti e di passione. Solo i boss maturi, se sono sposati con donne più giovani e sono condannati a pene pesantissime, permettono che le mogli possano avere qualche marito sostitutivo. Quasi sempre si preferisce il prete del paese quando disponibile o un fratello, un cugino, un parente comunque. Mai un affiliato non del sangue del boss, che godendo del rapporto con la donna potrebbe assumerne in qualche modo di riflesso il carisma e sostituirlo.

Molte donne vestono di nero, anche quelle giovani, e quasi perennemente. Lutto per un marito ucciso. Lutto per un figlio. Lutto perché è stato ucciso un fratello, un nipote, un vicino di casa. Lutto perché è stato ammazzato il marito di una collega di lavoro, lutto perché è stato assassinato il figlio di un lontano parente. E così c'è sempre un motivo per tenere il vestito nero. E sotto il vestito nero si porta sempre un panno rosso. Le anziane signore indossavano una maglietta rossa, per ricordare il sangue da vendicare, le giovani donne indossano un intimo rosso. Un ricordo perenne del sangue che il dolore non fa dimenticare, anzi il nero accende ancora più il colore terribilmente intimo della vendetta.

Rimanere vedove in terra criminale significa perdere quasi totalmente l'identità di donna e ricoprire soltanto quella di madre. Se resti vedova puoi risposarti solo con il consenso dei figli maschi. Solo se ti risposi con un uomo dello stesso grado del padre (o superiore) all'interno delle gerarchie mafiose. Ma soprattutto solo dopo sette anni di astinenza sessuale e osservazione rigida del lutto. Perché gli anni della vedovanza dovevano corrispondere al tempo che secondo le credenze contadine un'anima ci metteva per raggiungere l'aldilà. Così si aspettava che l'anima arrivasse nell'altro mondo, perché se ancora stava in questo avrebbe potuto vedere la moglie "tradire" con un altro. Antonio Bardellino, boss carismatico di San Cipriano d'Aversa, tendeva a liberare le vedove da queste regole medievali e da questo perenne dolore imposto. In paese molti ricordano che fino a quando comandò, don Antonio diceva: "Si mettono sette anni per raggiungere il paradiso, noi andiamo da un'altra parte. E quella parte si raggiunge presto, int' a nà nuttata".

Ma quando fu fatto fuori Bardellino arrivò l'egemonia degli Schiavone, e tornarono le vecchie regole sessuali. Nell'agosto del 1993 Paola Stroffolino fu scoperta con un amante. Lei moglie di un boss molto importante, Alberto Beneduce, tra i primi ad importare cocaina e eroina direttamente sulle coste del Casertano. Dopo che Beneduce fu ucciso, lei non rispettò i sette anni di vedovanza e intraprese una relazione con Luigi Griffo. Il clan decise che un atteggiamento del genere era irriguardoso nei confronti del vecchio boss. E così per eseguire la punizione scelsero un suo caro amico, Dario De Simone. Invitò la coppia in una masseria di Villa Literno con la scusa di volergli far assaggiare le prime mozzarelle dell'estate. Un solo colpo alla testa per l'uomo e uno per la donna. Non di più per due infami che avevano insultato la memoria e l'onore del morto. Poi, aiutato da Vincenzo Zagaria e Sebastiano Panaro, l'uomo che aveva mostrato la sua lealtà uccidendo scaraventò i corpi in fondo ad un pozzo molto profondo a Giugliano.

Sandokan, cioè Francesco Schiavone, e suo fratello furono accusati come mandanti. La vedova di un boss è intoccabile, ma se si sporca con un altro uomo, perde lo status di inviolabilità. I pentiti che cercavano di superare l'incredulità dei giudici, diedero una risposta che è anche una sintesi eccezionale: "Dottò, ma scopare qui è peggio che uccidere. Meglio se uccidi la moglie di un capo. Forse puoi essere perdonato, ma se ci scopi sei morto sicuro". Amare, decidere di fare l'amore, baciare, regalare qualcosa, fare un sorriso, sfiorare una mano, provare a sedurre una donna, esserne sedotto può essere un gesto fatale. Il più pericoloso. L'ultimo. Dove tutto è legge terribile, i sentimenti e le passioni che non conoscono regole condannano a morte.

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by Arrangement with Roberto Santachiara Agenzia Letteraria

sabato 27 giugno 2009

Altre dieci domande

Dieci nuove domande di Repubblica al premier


Riporto un articolo di El Mundo tradotto da "Italia dall'estero":

Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi, ha detto che il suo cliente non può essere condannato per aver pagato le intrattenitrici che partecipavano alle sue feste, perché il primo ministro italiano era solo l’”utilizzatore finale”.

Anche se non lo ha specificato, immaginiamo che abbia voluto dire che prima dell’”utilizzatore finale” c’erano altri “utilizzatori iniziali” che erano gli imprenditori che ingaggiavano le ragazze per le serate a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa. L’unica cosa chiara è che le ragazze andavano lì per essere usate, per questo venivano pagate e, a giudicare dalle foto, utilizzatori e prestatrici di servizi se la spassavano.

Ha ragione l’avvocato di “papi”. Berlusconi non è il responsabile degli scandali che stanno mettendo in imbarazzo molti italiani. Più colpevoli dell’”utilizzatore finale”, sono gli altri “utilizzatori” che invece di portarsi le mogli alle riunioni, alle feste e ai ricevimenti del primo ministro, vi portano le loro figlie giovani o adolescenti per vedere se fanno carriera.

Come ne ‘La festa del caprone’ di Mario Vargas Llosa, però con borse di Prada e pantaloni di Versace. Alcuni dettagli inquietanti e amorali come questo, inducono a pensare che i valori di “papi” sono penetrati profondamente nell’establishment politico, sociale ed economico italiano, un paese del G8 che, proprio mentre incentiva il diritto del suo presidente ad esercitare lo “ius primae noctis”, ufficialmente porta avanti politiche di uguaglianza tra uomo e donna.

L’”utilizzatore finale” ha imposto il suo modello di televisione nella società italiana, divenendo il protagonista di un talk show permanente e senza interruzioni. Berlusconi non è più una persona, è un attore che interpreta sé stesso 24 ore su 24 davanti alle telecamere. E quando non ci sono telecamere, rappresenta sé stesso davanti a un pubblico pieno di veline.

Con una storia come quella dell”impero romano alle spalle, sicuramente l’”utilizzatore finale” crede che ci sia ancora tanto da fare per eguagliare quello che fecero certi imperatori che sono ancora presenti nella mente di tutti e nella stampa italiana di questi giorni. Anche se penso che adesso “papi” stia studiando come e perché cadde l’Impero romano. E pensare che lo chiamavano “Il Cavaliere”…

[Articolo originale "El "usuario final"" di LUCÍA MÉNDEZ]

Figli di...


guarda il video

"...solamente in questo modo io posso ritagliarmi un piccolo spazio di libertà, di indipendenza, perché se io prendo in forze il linguaggio del potere divento come il potere. Cioè non penso, perché il potere non ha bisogno di pensare, anzi meno uno pensa più sta al potere e ha solo il pericolo di perdere il potere, perché c'è sempre uno lì che pensa meno di lui e che glielo può insidiare."

mercoledì 24 giugno 2009

La verità che non può dire

Porto all'attenzione il commento di D'Avanzo su Repubblica, che riassume benissimo la situazione paradossale del Paese Italia schiavo di un signore che ha perso il contatto con la realtà. Aveva ragione Montanelli quando diceva: "Berlusconi è l’unico bugiardo sincero che io conosca, crede davvero alle scempiaggini che dice e che fa." Lui, il Nano, ci crede ancora, ma la bomba dell'inchiesta di Bari non è ancora scoppiata...

La verità che non può dire


di GIUSEPPE D'AVANZO

Berlusconi esige da noi, per principio e diritto divino, come se davvero fosse "unto dal Signore", la passiva accettazione dei suoi discorsi. Pretende che non ci siano repliche o rilievi alle sue parole. Reclama per sé il monopolio di un'apparenza che si cucina in casa con i cuochi di famiglia. Senza contraddittorio, senza una domanda, senza un'increspatura, senza la solidità dei fatti da lui addirittura non contraddetti, senza un estraneo nei dintorni. Vuole solo famigli e salariati. Con loro, il Cavaliere frantuma la realtà degradata che vive. La rimonta come gli piace a mano libera e ce la consegna pulita e illuminata bene. A noi tocca soltanto diventare spettatori - plaudenti - della sua performance. Berlusconi ci deve immaginare così rincitrulliti da illuderci di poter capire qualcosa di quel che accade (è accaduto) non servendoci di ciò che sappiamo, ma credendo a ciò che egli ci rivela dopo aver confuso e oscurato quel che già conosciamo. Quindi, via ogni fatto accertato o da lui confessato; via le testimonianze scomode; via documenti visivi; via i giornalisti impiccioni e ostinati che possono ricordarglieli; via anche l'anchorman gregario e quindi preferito; via addirittura la televisione canaglia che da una smorfia può rivelare uno stato d'animo e una debolezza.

Berlusconi, che pare aver smarrito il suo grandioso senso di sé, si rimpannuccia sul divano di casa affidandosi alle calde cure del direttore di Chi. Insensibile alle contraddizioni, non si accorge dell'impudico paradosso: censurare i presunti pettegolezzi dalle colonne di un settimanale della sua Mondadori, specializzato in gossip. Dimentico di quanto poca fortuna gli abbia portato il titolo di Porta a Porta (5 maggio) "Adesso parlo io" (di Veronica e di Noemi), ci riprova. "Adesso parlo io" strilla la copertina di Chi. Il palinsesto è unico.

In un'atmosfera da caminetto, il premier ricompone la solita scena patinata da fotoromanzo a cui non crede più nessuno, neppure nel suo campo. La tavolozza del colore è sempre quella: una famiglia unita nel ricordo sempre vivo di mamma Rosa e nell'affetto dei figli; l'amore per Veronica ferito - certo - ma impossibile da cancellare; la foto con il nipotino; una vita irreprensibile che non impone discolpa; l'ingenuità di un uomo generoso e accogliente che non si è accorto della presenza accanto a lui, una notte, di una "squillo" di cui naturalmente non ha bisogno e non ha pagato perché da macho latino conserva ancora il "piacere della conquista".

Acconciata così la sua esistenza che il più benevolo oggi definisce al contrario "licenziosa", chi la racconta in altro modo non può essere che un "nemico". Da un'inimicizia brutale sono animati i giornali che, insultati ma non smentiti, raccontano quel che accade nelle residenze del presidente. Antagonisti malevoli, prevenuti o interessati sono quegli editori che non azzittiscono d'imperio le loro redazioni. C'è qualcosa di luciferino (o di vagamente folle) nella pretesa che l'opinione pubblica - pur manipolata da un'informazione servile - s'ingozzi con questo intruglio. Dimentico di governare un Paese occidentale, una società aperta, una democrazia (ancora) liberale, il capo del governo pare convinto che, ripetendo con l'insistenza di un disco rotto, la litania della sua esemplare "storia italiana" possa rianimare l'ormai esausta passione nazionale per l'infallibilità della sua persona. È persuaso che, mentendo, gli riesca di sollecitare ancora un odio radicale (nell'odio ritrova le energie smarrite e il consenso dei "fanatizzati") contro chi intravede e racconta e si interroga - nell'interesse pubblico - sui lati bui della sua vita che ne pregiudicano la reputazione di uomo di governo e, ampiamente, la sua affidabilità internazionale. Berlusconi sembra non voler comprendere quanto grave - per sé e per il Paese - sia la situazione in cui si è cacciato e ha cacciato la rispettabilità dell'Italia. Ha voluto convertire, con un tocco magico e prepotente, le "preferite" del suo harem in titolari della sovranità popolare trasformando il suo privato in pubblico. Non ha saputo ancora spiegare, dopo averlo fatto con parole bugiarde, la frequentazione di minorenni che ora passeggiano, minacciose, dinanzi al portone di Palazzo Chigi. Ha intrattenuto rapporti allegri con un uomo che, per business, ha trasformato le tangenti alla politica in meretricio per i politici. Il capo del governo deve ora fronteggiare i materiali fonici raccolti nella sua stanza da letto da una prostituta e le foto scattate da "ragazze-immagine", qualsiasi cosa significhi, nel suo bagno privato mentre ogni giorno propone il nome nuovo di una "squillo" che ha partecipato alle feste a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli (che pressione danno a Berlusconi, oggi?).

La quieta scena familiare proposta da Chi difficilmente riuscirà a ridurre la consistenza di quel che, all'inizio di questa storia tragica, si è intravisto e nel prosieguo si è irrobustito: la febbre di Berlusconi, un'inclinazione psicopatologica, una sexual addiction sfogata in "spettacolini" affollati di prostitute, minorenni, "farfalline", "tartarughine", "bamboline" coccolate da "Papi" tra materassi extralarge nei palazzi del governo ornati dal tricolore. Una condizione (uno scandalo) che impone di chiedere, con la moglie, quale sia oggi lo stato di salute del presidente del Consiglio; quale sia la sua vulnerabilità politica; quanta sia l'insicurezza degli affari di Stato; quale sia la sua ricattabilità personale. Come possono responsabilmente, questi "buchi", essere liquidati come affari privati?

La riduzione a privacy di questo deficit di autorità e autorevolezza non consentirà a Berlusconi di tirarsi su dal burrone in cui è caduto da solo. Ipotizzare un "mandato retribuito" per la "escort" che ricorda gli incontri con il presidente a Palazzo Grazioli è una favola grottesca prima di essere malinconica (la D'Addario è stata prima intercettata e poi convocata come persona informata dei fatti). Evocare un "complotto" di questo giornale è soltanto un atto di intimidazione inaccettabile.

Ripetendo sempre gli stessi passi come un automa, lo stesso ritornello come un cantante che conosce una sola canzone, Berlusconi appare incapace di dire quelle parole di verità che lo toglierebbero d'impaccio. Non può dirle, come è sempre più chiaro. La sua vita, e chi ne è stato testimone, non gli consente di dirle. È questo il macigno che oggi il capo del governo si porta sulle spalle. Non riuscirà a liberarsene mentendo. Non sempre la menzogna è più plausibile della realtà. Soprattutto quando un Paese desidera e si aspetta di sentire la verità su chi (e da chi) lo governa.

(24 giugno 2009)

martedì 23 giugno 2009

Gossip, pettegolezzo, improvviso moralismo, strumentalizzazioni, processi mediatici



Eh sì, come dice Augusto Minzolini direttore del TG1, si tratta solo di "gossip, pettegolezzo, improvviso moralismo, strumentalizzazioni, processi mediatici".

Di Pietro sul suo sito risponde:

Augusto Minzolini, direttore del Tg1, e' un gossipparo, un "l'Emilio Fede del servizio pubblico" che ha ridotto lo spazio dell'informazione politica in modo impressionante, oltre ad aver oscurato l'Italia dei Valori.
Minzolini andrebbe licenziato per “giusta causa”. Ricordo a Minzolini che quando ha fatto del vero gossip su di me, l'ho querelato tre volte, ha avuto una condanna a 4 mesi di reclusione, e “dulcis in fundo” il risarcimento danni lo ha pagato la Mondatori.
(Antonio Di Pietro)

Nucleare? Ecoballe!


Tempo fa postai il link ad una petizione contro il nucleare organizzata dal neonato partito "Per il bene comune". Da parte di "Per il bene comune" ho ricevuto oggi una mail che giro a voi. Se vi interessa come potete leggere qua sotto ci sarà domani (mercoledì 24 giugno) uno streaming sul tema del nucleare in Italia con ospite un professore di ecofisica che spiegherà bene dal suo punto di vista, da scienziato, la truffa del dejavou nucleare.

Di seguito la mail:

Innanzitutto volevo ringraziarti di cuore per aver contribuito alla raccolta delle firme on-line della nostra petizione "Non abbiamo bisogno del nucleare".
Anche grazie a te abbiamo abbondantemente superato quota 30.000 firme!

Ti scrivo per invitarti a seguire un appuntamento legato alla nostra petizione: mercoledì 24 giugno alle ore 21.30 in diretta da Torino sulla web tv di Per il Bene Comune (www.livestream.com/perilbenecomune) Monia Benini intervisterà il prof. Luigi Sertorio. Ecofisico, formatosi con Amaldi, Sertorio è stato per lungo tempo a Los Alamos negli Stati Uniti, ha approfondito gli studi del reattore francese di ultima generazione (Superphoenix) e ha lavorato per tre anni per la NATO. Durante l'iniziativa (che attraverso la chat potrà essere interattiva), il Professore spiegherà le ragioni per le quali è possibile parlare di inganno nucleare per l'Italia.

Per dare ancora più forza alla nostra voce vogliamo accompagnare queste firme virtuali con altrettante decine di migliaia di firme cartacee. Per questo abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti.
Per le strade di tutta Italia abbiamo organizzato e continuiamo ad organizzare banchetti per la raccolta delle firme. Se vuoi puoi aiutarci scendendo per strada insieme a noi o facendo firmare parenti, amici e conoscenti.
Scrivimi a questo indirizzo e ti farò sapere se sono previsti punti di raccolta nella tua zona.
Puoi scaricare i moduli per le firme sulla pagina del nostro sito, dove hai aderito alla petizione:
http://www.perilbenecomune.org/index.php?mod=petition
I moduli firmati vanno inviati alla sede centrale del movimento:

Per il Bene Comune
P.le della Stazione, 15
44100 - Ferrara (FE)

A presto

domenica 21 giugno 2009

Porcellum al quadrato

Vignetta di Bandanas

Dati i risultati di oggi sull'affluenza per il Referendum Truffa il quorum ormai se lo possono scordare :-)
Per chi non si fosse convinto di aver fatto la cosa giusta boicottando la presa per i fondelli del Referendum odierno segnalo due articoli che spiegano molto bene i motivi che hanno spinto molti a non andare a votare contro la Porcellum per ritrovarsi con la Porcellum al quadrato (come dice Gustavo Zagrebelski):

50 buoni motivi per astenersi al referendum beffa
di Domenico Gallo su MicroMega

Di seguito i punti per me più impotanti estratti dall'articolo:

12. Il referendum proposto non corregge nessuno dei difetti del “porcellum” ma, al contrario, li aggrava, esaltandone le conseguenze negative.

13. Il referendum non restituisce agli elettori il potere di scelta dei propri rappresentanti politici, che la legge vigente ha sequestrato per conferirlo nella mani dei partiti, conservando le liste bloccate.

14. Il referendum propone sostanzialmente due modifiche della vigente legge elettorale: a) attribuisce il premio di maggioranza alla lista che abbia ottenuto anche un solo voto in più delle altre liste concorrenti, abrogando la possibilità che il premio venga attribuito ad una coalizione di partiti; b) determina il raddoppio delle soglie di sbarramento confermando per tutti la soglia del 4% alla Camera dei Deputati e dell’8% al Senato (che la legge attuale impone soltanto ai partiti non coalizzati)

15. Le conseguenze che verrebbero fuori dalla legge elettorale modificata dal referendum sarebbero nefaste per la democrazia e ne sovvertirebbero il metodo basilare per il quale le decisioni si prendono a maggioranza.

16. La nuova disciplina elettorale sancirebbe il principio che il potere di governo spetta ad una minoranza e deve essere consegnato nelle mani di un solo partito, a prescindere dal livello del consenso popolare ricevuto

29. Se si fosse applicata alle elezioni del 2008 la legge elettorale con le modifiche proposte dai referendari, con lo stesso numero di voti, le forze politiche della attuale maggioranza (PDL + Lega) disporrebbero di circa il 62% dei seggi alla Camera. Con un piccolo sforzo potrebbero ottenere la maggioranza di due terzi necessaria per cambiare la Costituzione senza dover affrontare il giudizio del popolo italiano attraverso il referendum.

30. In questo modo si realizzerebbe una sorta di dittatura della minoranza, in quanto un solo partito, senza avere il consenso della maggioranza del popolo italiano, avrebbe nelle sue mani il controllo del Governo e la possibilità di eleggere – da solo – il Presidente della Repubblica, mentre una sola parte politica (cioè il partito beneficiato dal premio di maggioranza più i suoi alleati) avrebbe la possibilità di nominare i giudici della Corte Costituzionale e di modificare a suo piacimento la Costituzione.

34. Il sistema elettorale prefigurato dal referendum non esiste in nessun ordinamento di democrazia occidentale ma non rappresenta una novità assoluta nel nostro paese. Esso infatti si ispira alla legge “Acerbo” voluta da Mussolini, ed è stato già sperimentato nella storia d’Italia con le elezioni del 1924 che, schiacciando l’opposizione e le minoranze, aprirono la strada alla dittatura fascista.

35. Tuttavia la legge Acerbo era più democratica della disciplina che viene fuori dal referendum. Essa, infatti prevedeva che per accedere al premio di maggioranza, la lista più votata dovesse comunque superare la soglia del 25% dei voti e non imponeva soglie di sbarramento.

36. Per questo nel Parlamento del 1924 ebbero accesso – sia pure a ranghi ridotti - tutte le forze d’opposizione, mentre nel Parlamento repubblicano eletto nel 2008 con il metodo referendario, le opposizioni sono state drasticamente falcidiate.

37. Una situazione simile a quella del 1924 si produrrebbe di nuovo in Italia se venisse approvato il referendum.

38. Il principio democratico della rappresentanza verrebbe colpito a morte perché non vi è rappresentanza senza pluralismo e senza la libertà del corpo elettorale di scegliere le persone e le forze politiche da cui farsi rappresentare. Di conseguenza verrebbe meno il carattere democratico della forma di Governo.

39. Si produrrebbe quindi, attraverso la riforma elettorale, una riforma di fatto della Costituzione.

40. Il modello di democrazia, concepito dai padri costituenti, fondato sul pluralismo, sulla centralità del Parlamento e sulla partecipazione popolare dei cittadini associati in partiti, verrebbe definitivamente stravolto e sostituito da un ordinamento oligarchico.

43. A differenza che nelle elezioni politiche, che mirano al rinnovo di assemblee politiche le quali devono necessariamente essere rinnovate, nel referendum il voto non è un dovere civico, in quanto la proposta di abrogazione non deve necessariamente essere approvata o respinta. Nel referendum gli elettori scelgono liberamente se andare o non andare a votare, a seconda dei risultati che vogliono conseguire.

44. Questa volta la chiamata degli elettori alle urne per il referendum nasconde un inganno: essa sfrutta l’insoddisfazione generale che tutti noi nutriamo verso questa legge elettorale (il porcellum) per spingerci ad un voto che, qualunque sia il risultato, non può avere altro effetto che quello di rafforzare il porcellum.

45. Infatti, se prevalessero i no, l’effetto sarebbe quello paradossale di offrire ai fautori dell’attuale legge elettorale imposta dalle oligarchie il destro di dire che la legge avrebbe avuto l’avallo di un voto popolare.

46. Se prevalessero i si, l’effetto sarebbe quello di blindare l’attuale legge elettorale, nella versione peggiorata proposta dai referendari. Il parlamento difficilmente potrebbe metterci mano per effettuare delle modifiche, sia perché gli si potrebbe obiettare di essere vincolato dalla volontà popolare espressa attraverso il voto referendario, sia perché la legge così modificata piacerebbe ancora di più alla maggioranza che vuole restringere gli spazi e le opportunità della democrazia.

E poi il secondo articolo:

Resto contrario al referendum
di Giovanni Sartori sul Corriere online

sabato 20 giugno 2009

Vi paghiamo noi



Berlusconi ormai fa comizi blindati. La polizia lo deve proteggere dalle contestazioni oramai dilaganti. I TG non ne danno traccia. La gente va in piazza a chiedere la libertà di espressione ormai repressa. Da una parte "noi", dice Silvio, dall'altra "loro": "antropologicamente diversi". La folla lo osanna: "Silvio! Silvio! Silvio". I contestatori cantano "O bella ciao". Bello il confronto con le forze dell'ordine, i contestatori che cantano: "vi paghiamo noi, vi paghiamo noi", e i poliziotti, alcuni almeno, si sentono di sicuro di stare dalla parte sbagliata...
Resistenza!

venerdì 19 giugno 2009

Largo ai giovani!

Il Partito democratico e i notabili nel formaggio

Imparare a essere giovani


di Paolo Flores d'Arcais su MicroMega

Un avvocato di 38 anni non è un “giovane”. Se poi entra in politica, e raccoglie una mole di preferenze che quasi doppia il risultato del capolista, l’avvocato in questione è già potenzialmente un leader. A 36 anni Zapatero era segretario del Psoe e John Fitzgerald Kennedy a 35 viene eletto senatore (diventerà presidente appena un po’ “meno giovane” della nostro avvocato). Debora Serracchiani, perché di lei si tratta, deve solo decidere di rischiare come leader, o ripiegare – già ora, così “giovane”! - sul tranquillo tran-tran della carriera di notabile.
Debora Serracchiani ha deciso, non correrà da leader, non si candiderà alla segreteria del Partito democratico. Sarà uno dei notabili di Franceschini. Per i media continuerà a passare per “giovane”, ma ha già fatto la scelta più vecchia e di sempre, nella partitocrazia di destra, di centro, di sinistra: la cooptazione.
David Sassoli, giornalista, di anni ne ha 53, non lo si può far passare per giovane nemmeno con gli argani (bisognerebbe assumere come metro della vita umana quello delle promesse del dott. Scapagnini al suo più illustre paziente, e anche così sarebbe ormai di mezza età), e avendo preso 400 mila voti, uno strabotto, è ipso facto un candidato alla leadership del Pd. Ma anche lui ha preferito un futuro di rassicurante carriera “nel formaggio” della cooptazione di nomenklatura. Prosit.
Se questo è il “nuovo” del Pd, resta solo l’’abusato “si stava meglio quando si stava peggio”, ma risalendo assai indietro, ad Occhetto e anche prima.
Al possibile rinnovamento del Partito democratico ho personalmente smesso di credere, definitivamente, dopo le prime dichiarazioni/invocazioni di Veltroni sconfitto: “dialogo, dialogo, dialogo, Berlusconi non respinga la nostra preghiera di dialogo!”. Ma altri cittadini democratici (nel senso che, come noi, stanno con la Costituzione repubblicana, senza se e senza ma), assai autorevoli nel mondo della cultura e/o del giornalismo, continuano a ritenere che “extra Pd nulla spes”: se vogliono poter continuare a sostenere l’ipotesi del rinnovamento di tale partito, sarà il caso che riescano a convincere qualcuno di veramente estraneo alla vecchia combriccola dei cooptatori-cooptati-cooptandi (l’intero vecchio gruppo dirigente, insomma), a farsi avanti, perché nessuno crederà a un partito nuovo con segretari “sempre quelli”, e se un nome fuori dai giochi non correrà alle primarie, finiranno per dover dar ragione a girotondini, giustizialisti e altri pericolosi estremisti, perché nel Pd l’emorragia diventerà esodo biblico.

(16 giugno 2009)

Per i migranti soluzione come per la spazzatura di Napoli



Un articolo del Guardian pubblicato domenica 14 giugno 2009 e tradotto da Italia dall'estero

L’accordo di Berlusconi con Gheddafi per usare la Libia come discarica per i migranti che arrivano in Italia calpesta i loro diritti.

Con la visita del leader libico Muammar Gheddafi a Roma questa settimana, l’Italia e la Libia celebrano la recente ratifica del (loro) Trattato d’Amicizia. Ma questo accordo, che ha avuto come primo risultato le pattuglie navali congiunte che calpestano i diritti dei rifugiati e dei migranti - come ha commentato Tana de Zulueta - difficilmente la si può considerare come un’occasione per festeggiare.

All’incirca 500 migranti dagli inizi di maggio sono già stati rispediti sbrigativamente in Libia e, conseguentemente, le partenze di motoscafi dalla Libia si sono fortemente ridotte. Oggi, il centro di detenzione per migranti e i centri per l’accoglienza dei richiedenti asilo presenti sull’isola-avamposto italiana di Lampedusa sono vuoti, in forte contrasto con la situazione in cui versavano a gennaio, quando 1850 persone erano stipate in una struttura adatta ad accoglierne 800 e molte di loro dormivano per terra.

Ma i richiedenti asilo non sono semplicemente scomparsi. A molti di loro verrà rifiutata l’opportunità di cercare asilo da guerre e persecuzioni e pressoché tutti rischieranno di essere reclusi a tempo indeterminato, in condizioni pessime e subendo forse degli abusi.

Il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi ha promesso finanziamenti per duecento milioni di dollari nei prossimi 25 anni tramite investimenti in progetti per le infrastrutture in Libia. Lo scorso 14 maggio l’Italia ha fornito tre motovedette alla Libia, e ne ha promesse altre tre. L’Italia ha anche dichiarato che fornirà degli aiuti per la costruzione di un sistema radar atto a controllare i confini libici nel deserto, attraverso l’azienda che opera nel settore della sicurezza Finmeccanica.

Nell’elaborazione dell’accordo d’amicizia, Berlusconi e Gheddafi sembrano considerare sacrificabili i migranti e i richiedenti asilo provenienti da altri Paesi. Quest’accordo permette all’Italia di scaricare i migranti e i richiedenti asilo sulla Libia e di sottrarsi in questo modo ai propri obblighi, mentre la Libia riceve investimenti, un rafforzamento della propria infrastruttura di sicurezza e viene accolta come amica e partner dell’Italia.

Ma possiamo considerare la Libia come un partner per quanto riguarda la protezione dei rifugiati? La Libia non ha siglato la Convenzione sui Rifugiati del 1951 e non possiede una legge sul diritto d’asilo. L’Ufficio dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (UNHCR) opera in Libia senza una formale intesa da parte del governo. Anche se recentemente è stato possibile visitare i centri di detenzione per migranti e intervenire per evitare la deportazione di migranti dalla Libia verso i propri Paesi d’origine, i resoconti dei richiedenti asilo presenti a Malta e in Italia che sono passati attraverso la Libia indicano che la situazione è tuttora pericolosa per i migranti rimpatriati con la forza.

Oltre 50 migranti e richiedenti asilo a Malta e in Italia da me intervistati a maggio mi hanno riferito le stesse storie in cui riferiscono di reclusioni a tempo indeterminato in condizioni di sporcizia e sovraffollamento nei centri di detenzioni libici, maltrattamenti da parte delle guardie e collusione tra i trafficanti e le forze dell’ordine. Sono stato in Libia alla fine di aprile, la quale aveva promesso a Human Rights Watch di poter far visita ai centri di detenzione per migranti durante la nostra visita di 10 giorni. Ma in realtà non ci è stato permesso di entrare in nessuno dei centri, indicazione del fatto che le autorità hanno qualcosa da nascondere.

Certamente Italia, Grecia e Malta devono affrontare un numero spropositato di richieste d’asilo per l’Europa nell’ambito della Convenzione di Dublino, la quale di regola rende responsabile il Paese di primo approdo. La soluzione si trova nell’emendare le regole così da fare in modo che i Paesi UE condividano l’onere in maniera equa. Ma fare degli accordi con Paesi extra-UE che non si siano impegnati a proteggere i rifugiati, senza procedure per l’accoglienza dei richiedenti asilo e aventi alle spalle storie di trattamenti degradanti e inumani non è la soluzione.

Berlusconi giustifica da un punto di vista legale la sua nuova politica sostenendo che: “La nostra idea è quella di accogliere soltanto quei cittadini che hanno i requisiti giusti per richiedere l’asilo politico e coloro che, come stipulato in accordi e i trattati internazionali, siamo obbligati ad accogliere”, persone da lui descritte come “coloro che mettono piede sul nostro suolo, inteso anche come le nostre acque territoriali”. Da un punto di vista politico, egli sostiene che l’Italia non è e non dovrebbe essere una società multi-etnica. Entrambi questi ragionamenti sono discutibili.

La Convenzione sullo statuto dei rifugiati del 1951, a cui ha aderito l’Italia, vieta i respingimenti di persone “in qualsiasi modalità” verso quei luoghi ove le loro vite o la loro libertà potessero essere minacciate. Non specifica da dove vengono respinti, ma verso dove per legge non posso essere respinti. L’idea di impedire il loro ingresso e di respingerli con la forza annulla l’obbligo di proteggere le persone dalle persecuzione, mettendo in dubbio i principi della Convenzione sui Rifugiati.

Berlusconi, inoltre, ha dichiarato: “Sui barconi non ci sono in pratica persone che possono richiedere il diritto d’asilo. Ci sono alcuni casi solo in via del tutto eccezionale.” Ma la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo garantisce il diritto di cercare e ricevere asilo dalle persecuzioni. L’anno scorso, il 75% dei migranti approdati in Italia erano richiedenti asilo, e al 50% di essi è stata accordata una qualche forma di tutela internazionale. Più del 90% di questi è arrivato passando attraverso la Libia.

Le dichiarazioni di Berlusconi sulla “società multi-etnica”, fortemente criticate dalla Chiesa Cattolica italiana, sono indicazione di un crescente clima di intolleranza in Italia. Visto che la Libia viene considerata una discarica di esseri umani, come si aspettano l’Italia e l’UE che la Libia non tratti queste persone come dei rifiuti? I diritti umani sono universali - devono essere rispettati in tutti i Paesi, sulla terraferma e sul mare.

[Articolo originale "Treating refugees as refuse " di Bill Frelick]

Intercettare? Ma va là!


Scritto da Pino Corrias su VoglioScendere:

Nella bella Italia delle tre mafie planetarie, della corruzione politica, degli abusi edilizi, del traffico clandestino di uomini e donne, del flusso illegale di rifiuti tossici, nella bella Italia dell’usura e dell’evasione fiscale, della pedofilia, degli stupri, delle bande di quartiere, del traffico di cocaina e delle periferie avvelenate, in questa bella Italia, il governo Berlusconi sta per cancellare le interecettazioni telefoniche. E in subordine la libertà di stampa.

In attesa della seconda approvazione alla Camera e alla ratifica di Giorgio Napolitano, la nuova legge restringe a una manciata i reati in cui sarà possibile usare lo strumento delle intercettazioni, ma anche in quel caso per tempi limitati (60/80 giorni) e con tali meccanismi di controllo da vanificarne la segretezza (per gli interecettati). Ma da sancirne l’invisibilità per tutti gli altri, cioè l’opinione pubblica, che non saprà più nulla delle indagini in corso fino alla celebrazione dei processi. Cosa significa? Che nel recente passato non ci sarebbe mai stato lo scandalo Parmalat, salvo che per i correntisti truffati. Che non si sarebbero mai conosciuti i retroscena fangosi delle scalate bancarie, né il traffico di pazienti nelle cliniche milanesi.

Istruttivo che a pretendere la legge bavaglio siano gli stessi politici del centro destra che sulla sicurezza hanno fondato il loro successo. Gli stessi che varano le ronde in camicia verde, che arruolano la flotta contro i barconi, e la fanteria contro gli scippatori. Che chiedono la tolleranza zero contro i poveracci. Ma che a tutela d’altri telefoni & affari disarmano i magistrati e la libera stampa.

lunedì 15 giugno 2009

La cosa Berlusconi


Un articolo del premio Nobel per la letteratura José Saramago da El País tradotto da Italia Dall'Estero.

La cosa Berlusconi

Non vedo che altro nome gli potrei dare. Una cosa che assomiglia pericolosamente a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un conato di vomito profondo non riuscirà a strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrompere le loro vene e per squassare il cuore di una delle più ricche culture europee.

I valori fondamentali della convivenza umana sono calpestati tutti i giorni dai piedi appiccicosi della cosa Berlusconi che, tra i suoi molteplici talenti, ha un’abilità funambolica per abusare delle parole, sconvolgendone l’intenzione e il senso, come nel caso del Polo della Libertà, come si chiama il partito con il quale ha preso d’assalto il potere. L’ho chiamato delinquente, questa cosa, e non me ne pento. Per ragioni di natura semantica e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente ha in Italia una valenza negativa molto più forte che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa.

Per tradurre in forma chiara ed efficace ciò che penso della cosa Berlusconi utilizzo il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli dà abitualmente, sebbene si possa avanzare più di un dubbio che Dante qualche volta lo abbia usato. Delinquere, nel mio portoghese, significa, secondo i dizionari e la pratica corrente della comunicazione, “atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o ai precetti morali”.

La definizione combacia con la cosa Berlusconi senza una piega, senza un tirante, fino al punto da assomigliare più a una seconda pelle che ai vestiti che si mette addosso. Da anni la cosa Berlusconi commette delitti di varia, ma sempre dimostrata, gravità. Per colmo, non è che disobbedisca alle leggi, ma, peggio ancora, le fa fabbricare a salvaguardia dei suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, e in quanto ai precetti morali non vale neppure la pena parlarne, non c’è chi non sappia in Italia e nel mondo intero che la cosa Berlusconi da molto tempo è caduta nella più completa abiezione.

Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte per servirgli da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui vengono trascinati i valori di libertà e dignità che permearono la musica di Verdi e l’azione politica di Garibaldi, coloro che fecero dell’Italia del secolo XIX, durante la lotta per l’unità, una guida spirituale dell’Europa e degli europei. Questo è ciò che la cosa Berlusconi vuole gettare nel bidone della spazzatura della Storia. Gli italiani, alla fine, lo permetteranno?

[Articolo originale "La cosa Berlusconi" di JOSÉ SARAMAGO]

giovedì 11 giugno 2009

Terzo V-Day


Riporto parte del post di oggi di Grillo in cui dichiara che lancerà il terzo V-Day. Questa volta ci sarà un referendum contro il nucleare, sembra un dejavou!
Spero che questa volta Beppe non si faccia fregare da Carnevale e che porti in commissione 2 milioni di firme. Stay tuned!


Io non mi arrendo, voi non vi arrendete, e questo Parlamento cloaca sarà, prima o poi, disinfestato, dovessi recarmi all'ONU. Ho deciso di lanciare il terzo Vday. Sarà un referendum per impedire la costruzione di centrali nucleari in Italia. Un'energia anti economica e pericolosa che vive solo di sussidi statali. Senza l'aiuto dello Stato il nucleare francese non esisterebbe. Negli Stati Uniti non vengono costruite nuove centrali da più di un decennio. Nessuna compagnia di assicurazione si impegna a coprire i richi di una centrale. Una Chernobyl in Italia renderebbe la penisola inabitabile per migliaia di anni. Chi vuole le centrali vuole in realtà i nostri soldi per far quadrare i bilanci. Come la Marcegaglia degli inceneritori. Il petrolio sta finendo? L'uranio, necessario per le centrali, finirà prima, entro il 2050. E di uranio in Italia non c'è traccia. Invece abbiamo il vento, il sole, l'acqua, le energie alternative e la possibilità di ridurre gli sprechi enormi delle nostre abitazioni e dei trasporti. Insieme a Greenpeace sto producendo un film per settembre con alcune tra le voci più importanti del pianeta, tra questi Brown, Stiglitz, Rifkin, Pollan.Tutti, da diversi punti di osservazione contro il nucleare e per le rinnovabili. Non lascerò ai miei figli un Paese con una pistola nucleare carica alla tempia. Lo psiconano se ne deve andare insieme ai suoi deliri e al piazzista Sarkozy. Vday, Vday, Vday. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

mercoledì 10 giugno 2009

Sonia Alfano



Sono orgoglioso di presentarvi la mia candidata in parlamento europeo. Ho votato Sonia Alfano perché credo in quello che sta facendo: lotta contro la mafia. Sonia è presidente dell'associazione dei familiari vittime di mafia, avendo perso lei il padre per mano mafiosa. Sonia è una donna e questo è un motivo in più per me per votarla. Sonia è decisa, ma per fortuna non è l'unica...Sonia è la donna in italia che ha preso più voti in assoluto in queste elezioni e non è stata appoggiata da nessun partito maggioritario, non ha fatto un'apparizione in TV! Sonia non esiste per la televisione. La manifestazione che lei ha organizzato in piazza Farnese viene ricordata per il cartellone sul sonno di Napolitano e NON per le parole di denuncia vera del fratello di Borsellino. È UN FATTO GRAVISSIMO CHE TROPPE PERSONE ABBIANO IGNORATO IL MESSAGGIO DI SALVATORE BORSELLINO durante la manifestazione.

Io seguirò l'operato di Sonia in parlamento. Questo blog segue il proprio rappresentante in europa e fará informazione su tutto ciò che lo riguarda.

Sapete bene che il tema della mafia mi sta a cuore. Ho scritto una lettera a Napolitano per sollecitarlo ad intervenire su questo tema alla quale il suo segretario generale ha risposto. Lettera che ho pubblicato QUA.

Ora ho un rappresentante in Europa che porterá avanti questa battaglia con decisione. Forza Sonia! Facci onore!

PS: un'altra delle mie preferenze è andata a De Magistris, persona che stimo moltissimo, ma che sapevo avrebbe riscosso un sucessone anche senza il mio appoggio :-). De Magistris ha preso più voti di tutti dopo il Papi-Psico-Pedo-Nano-Mafioso. È un fatto che dovrebbe far riflettere...

Abbiamo mandato delle persone in europa che ci rappresentano

Marco Travaglio.

Ora d'aria
l'Unità, 8 giugno 2009


Non è vero che la campagna elettorale sia stata brutta, o inutile. S’è parlato poco di Europa. Ma in compenso s’è parlato molto di Berlusconi e della sua indegnità a rappresentare l’Italia. Si è toccato con mano ancora una volta il suo disprezzo per le regole. Si è constatata la geometrica potenza del suo conflitto d’interessi, che gli ha consentito di scorrazzare per tutte le tv, senza una domanda, come se fossero casa sua (e in effetti, come gli ha ricordato la direttora di Rai Parlamento, Giuliana Del Bufalo, lo sono). Ora che il plotone di europarlamentari appena eletti sta per partire alla volta di Bruxelles e Strasburgo, ci permettiamo un auspicio per quelli dei partiti di opposizione: andate al Parlamento europeo e occupatevi soprattutto di lui, di Silvio Berlusconi. Denunciate le vergogne che quotidianamente perpetra in Italia, tenete alta l’attenzione delle istituzioni comunitarie sull’incredibile “caso Italia”, sollecitatele a prendere posizione e a occuparsi di noi senza tregua. Chiedete l’apertura di procedure di infrazione per lo scandalo del monopolio televisivo berlusconiano, che viola tutte le regole europee sulla libera concorrenza (vedi sentenza della Corte di Lussemburgo sullo scandalo Rete4-Europa7).

Chi vi ha eletti l’ha fatto per questo, non per altro. Il clima internazionale è favorevole: la stampa estera ci tiene gli occhi addosso e ha cominciato a fare al nostro satrapo le domande che la stampa italiana, salvo rarissime eccezioni, non può o non vuole fare. L’indulgenza diplomatica che ha circondato il sultano italiota in questi anni s’è improvvisamente interrotta, col venir meno delle sue tradizionali sponde. La coppia Bush-Blair è un lontano ricordo. L’avvento di Obama ha fatto la differenza: il nostro è l’unico premier occidentale che non è stato ancora ricevuto dal nuovo presidente Usa, il famoso “abbronzato” (anche dell’invito alla Casa Bianca per metà giugno, millantato in campagna elettorale, non s’è più saputo nulla).

Al ducetto restano l’amico Putin e l’amico Gheddafi (che tra breve pianterà la sua tenda in un parco di Roma): due sinceri democratici. L’isolamento internazionale del pover’ometto non è mai stato così ampio e l’atteggiamento delle tv e dei giornali di tutto il mondo libero, da quelli di sinistra a quelli di destra, ne è un riflesso. Non è il “complotto” mondiale di cui vaneggia lui, ma è certo il sintomo di una crescente insofferenza per un personaggio imbarazzante agli occhi degli altri leader (e non solo per il ceco Topolanek, fotografato nudo a casa Berlusconi in circostanze ancora tutte da chiarire). Sarebbe ben triste se la stampa e le diplomazie internazionali scavalcassero in intransigenza le opposizioni italiane, se l’antiberlusconismo sfoderato dal Pd in campagna elettorale si tramutasse, chiuse le urne, nell’eterno ritorno al dialogo, cioè all’inciucio. Gli elettori, quelli rimasti, non lo dimenticherebbero.

Siete finiti.



Grillo è arrivato in commissione parlamentare. Con lui è arrivato l'eco della ragione che SOLO IN ITALIA (tra i paesi civili) non risiede più nel posto del comando ma tra la gente comune.

FUORI I CONDANNATI DAL PARLAMENTO.

RIDATECI LA SACROSANTA PREFERENZA (con le preferenze De Magistris è il "politico" che dopo Berlusconi Psico-Pedo-Nano ha preso più voti! De Magistris è il Numero 2 in Italia dopo il Mafioso Piduista di Arcore. Con le preferenze Sonia Alfano è la prima Donna d'Ialia! Queste cose non sono nemmeno citate dalle fonti di informazione serve del potere. De Magistris e Sonia Alfano si sono candidati come lista civile associata a IdV. Unico partito che ha saputo dare spazio alla RAGIONE.)

Dopo 10 anni se non hai fatto tutto quello che potevi fare per il tuo stato lasci spazio a quelli che forse meglio di te (perché così è la naturale evoluzione) possono far fronte alle esigente della comunità. Regole molto più ferree valgono per tutti i posti di eccellenza, perché non dovrebbero valere anche per il parlamento?

La reazione di Maria Teresa Incostante del PD è sintomo dello stato della politica nel parlamento che è, come ha saputo dimostrare la Serracchiani, lontana anni luce dalla realtà del paese.

La sig.ra Incostante dopo la reazione che ha avuto si VERGOGNA!!!!! Vergogna è ciò che provano i nostri dipendenti quando a loro si rivolgono delle persone normali. VERGOGNA!!!!

È giunto il tempo della ragione. Ci vuole pazienza. "Siete finiti".

domenica 7 giugno 2009

Dal Porcellum al Monstrum: SI o NO?


Questa che vedete nella foto è la mia intenzione di voto per il Referendum sulla legge elettorale.

Ci chiamano ad abrogare parti di quella legge che il legislatore in persona, Mr. Calderoli (sì quello che passeggia con i maiali al guinzaglio), ha battezzato "Porcata" e che poi in Parlamento ha preso la dizione dotta di "Porcellum".

Il "Porcellum" con le parti abrogate diventerà un "Monstrum". Vi immaginate 340 Seggi al partito di maggioranza che ottiene così d'ufficio (premio di maggiornaza) il 55%? E che fine fanno i programmi elettorali di una eventuale coalizione se un partito poi potrà governare da solo? Certo, così avremmo in un battibaleno un sistema bipolare. PdL da una parte e PDmenoelle dall'altra. Ma siamo pronti per un sistema così? O meglio è pronta la nostra classe dirigente per un sistema senza pesi e contrappesi?

L'unico che sul panorama politico odierno si sia mosso in modo concreto per risolvere il problemino della rappresentabiltà in Parlamento è Beppe Grillo. Lui ha raccolto durante il primo V-Day 350.000 firme di persone che presentano una proposta di legge. Una legge che andrebbe a SOSTITUIRE la Porcellum non ad abrogare alcune parti creando un mostro! Ha aspettato 2 anni. Ed ora ha ottenuto un incontro con Vizzini in comissione parlamentare per definire la data dell'appuntamento in Parlamento in cui lui, Beppe Grillo, in quanto primo firmatario, andrà a dire ai nostri dipendenti ben stipendiati, che 350.000 persone non vogliono permettere ai condannati di sedere in Parlamento, andrà a dire che 350.000 persone rivogliono la preferenza sulla liste, perché se Silvio candida delle veline, il popolo vuole poter scegliere il culo che più gli aggrada e poi andrà a dire che secondo lui due legislature (10 anni) sono sufficienti e che la figura del politico non deve essere una professione a vita.

Insomma, in attesa della discussione parlametare su questi temi importanti, io so cosa farmene dei quesiti referendari. Ah dimenticavo...se votate NO e siete in tanti, regalate il quorum al gregge del SI, quindi pensateci!

Io ora vado a fare il mio dovere con le mie schede...

"El Pais" chiama Italia, Italia rispondi!!

Sul caso Berlusconi non si può fare informazione in Italia? Ci pensano i giornalisti di "El Pais" scrivendo liberamente (il sogno della libera stampa!) e poi traducendo i loro articoli!
"El Pais" pubblica oggi online un articolo su Berluscolandia tradotto in inglese ed in italiano. Riporto le prime righe, il resto lo leggete QUA.


Anatomia di Berluscolandia

MIGUEL MORA 07/06/2009

Decine di voli di stato e privati portano ogni fine settimana in Sardegna un esercito di bellezze che intrattengono il capo del governo italiano ed i suoi amici. Dopo le accuse della first lady e del "Noemigate", l'Italia rivela al mondo il suo clima di basso impero. Costerà caro a Berlusconi?

Giardini infiniti, laghi artificiali, organi sessuali all'aria, giochi lesbici, effetti speciali, pizza e gelato gratis... Una residenza geriatrica ricolma di corpi stupendi. Le fotografie censurate in Italia per iniziativa di Silvio Berlusconi mostrano la routine disinibita dellla villa sarda del capo del governo, nella Costa Smeralda della Sardegna.

Lunedí 1, giardini del palazzo presidenziale del Quirinale, festa della Repubblica: centinaia di personalità del regime salgono a salutare il premier, braccato dalle reazioni suscitate dalle notizie sulla sua amicizia con Noemi Letizia, una giovane di 18 anni. Un 70% di queste personalità si dirige a salutare Berlusconi con la figlia a bracetto, invece della moglie. Benvenuti in Berluscolandia, il paese in cui tutte le ragazzine vogliono diventare veline.

Visitiamo adesso Villa Certosa, la misteriosa residenza sarda del magnate milanese, che è anche premier e attuale presidente di turno del G-8, e lider eletto per alzata di mano del partito del Popolo per la Libertà. Da quando si è saputo che Noemi Letizia, la ragazza che chiama Berlusconi Papi, ha trascorso lo scorso capodanno nella villa con altre 30 veline, tutti gli italiani fantasticano con questo nome: Villa Certosa.

http://www.elpais.com/articulo/internacional/Anatomia/di/Berluscolandia/elpepuint/20090607elpepuint_3/Tes

lunedì 1 giugno 2009

Il 10 giugno il Bepun in Parlamento! Fuori i delinquenti!

Beppe Grillo il 10 giugno andrà in Parlamento a discutere la legge di iniziativa popolare di cui lui è promotore, avendo nel 2007 al primo V-Day raccolto 350.000 firme. Tre saranno i punti che presenterà al Parlamento:
1) via i condannati definitivi (anche "solo" in primo grado) dal parlamento.
2) dopo 2 legislature (10 anni) un "politico" deve tornare a fare il proprio lavoro, la politica non è un mestiere a vita
3) ridateci le preferenze, che così forse si evita di eleggere in massa veline, puttanieri e delinquenti. Forse. Vista la decadenza morale delle famiglie italiane...

A voi il post originale di Grillo:

Carlo Vizzini mi ha convocato il 10 giugno per illustrare le tre leggi di iniziativa popolare: "Parlamento Pulito". Lo farò in Commissione Affari Costituzionali. Io non mollo, voi non mollate e quasi due anni dopo la raccolta di 350.000 firme è stato fatto un passo avanti. Sarà un discorso semplice: i condannati vanno espulsi dal Parlamento, chi è stato eletto per due legislature non può essere rieletto, i cittadini devono poter scegliere il loro candidato. E' prevista la diretta televisiva se non si rivolgono al Garante della Privacy per non essere ripresi. Il passo successivo è la presentazione della legge in Senato.
Il numero di condannati è aumentato dall'inizio della legislatura. Erano 18 e ora sono 20. Ho perso il conto degli indagati, dei prescritti, dei condannati in primo e secondo grado. Il Parlamento è l'ultima risorsa per non finire in galera. Il Lodo Alfano ha salvato lo psiconano da una condanna per corruzione. Altri, come Cuffaro e Dell'Utri, 14 anni in due in primo grado, sono parlamentari per meriti processuali. Altri ancora, come D'Alema, si avvalgono dello scudo spaziale del Parlamento italiano e europeo per non farsi interrogare dalla Forleo.
Se mettete una mela marcia in un cesto, col tempo tutte le mele marciranno. Gli onesti in questo Parlamento sono espulsi o emarginati. I cesti della Camera e del Senato sono pieni di mele marce, è difficile non farsi contaminare. Il verme cammina comprandoti con i soldi o con l'intimidazione. Sette persone hanno nominato 993 deputati e senatori. Ogni segretario di partito ha fatto la sua lista chiusa di fedelissimi, avvocati, leccaculo e mignotte. Il Parlamento è illegale, incostituzionale, immorale. Le mele marce hanno infettato il Paese. Lo hanno ipnotizzato con l'informazione.
L'occupazione crolla e i morti sul lavoro sono 3/5 al giorno e chi è alla guida del Paese giura che non avuto un rapporto piccante con una minorenne, sequestra le foto di ragazze in topless e del premier ceco Topolanek nudo ospiti nella sua Villa. Offre crociere ai terremotati. Attacca la magistratura, la Gandus. E, non contento, inquina l'Europa con i candidati Mastella, indagato, e Pomicino, condannato in via definitiva. La moglie di Blair ha confessato che il marito era terrorizzato di farsi fotografare vicino al nano bandanato. Temeva di perdere la reputazione.
Il tanfo dei nostri parlamentari è sempre più forte e in Europa cominciano a prendere le contromisure. Quotidiani come il Financial Times, El Pais o Le Figaro descrivono un'Italia fuori controllo, pericolosa. La Germania ha scelto Magna. Le nostre mafie sono un attentato per l'Europa. Le uniche grandi imprese che si sono affermate fuori dai confini nazionali. Da noi crescono, sono allevate con cura. Con leggi ad mafiam e con miliardi di contributi europei. Un mostro si aggira per l'Europa, si chiama Italia. E' contagioso. Il focolaio sta a Roma, dentro al Parlamento. Fischia il vento, urla la bufera. Non so perchè lo dico, ma me lo sento addosso. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.