L'editoriale del Fatto di oggi.
Silenzio assordante
Silenzio assordante
A Berlusconi non manca certo il dono della chiarezza. Soprattutto quando parla dei giudici. Li aveva già definiti “un cancro”. Ieri, li ha indicati come una “patologia”, ovvero una malattia da debellare. Per farsi capire ancora meglio ha detto che una certa magistratura (cioè quella che si ostina a fare il proprio dovere) vuole sovvertire il risultato elettorale. Poi, ha aggiunto che dopo le elezioni sistemerà i conti con questi golpisti. Lo farà eccome perché sono le uniche promesse che lui mantiene. Le sue riforme preferite. Del resto, non ha trasformato il governo nello scendiletto personale? E il suo sogno di un Parlamento di silenziosi pigiabottoni, non si sta forse realizzando? Dopo aver sistemato l’esecutivo e il legislativo, ora si accinge a sferrare l’assalto finale al potere giudiziario. Lo dice e lo ripete continuamente. Bisogna essere molto sordi per non capirlo. O molto distratti. O qualcosa di peggio. Ieri, a Torino, quando il premier ha strillato che “il partito dei giudici è una violazione della democrazia”, abbiamo pensato: ha superato il limite, adesso qualcuno reagirà. Si è sentita solo la voce dell’Associazione nazionale magistrati. Per il resto, un silenzio assordante. Nei tg abbiamo ascoltato il leader della maggiore forza dell’opposizione sorridere e fare dell’ironia sul partito dell’amore. E’ un metodo consolidato. Da un quindicennio i leader della maggiore forza dell’opposizione combattono Berlusconi a suon di battute poiché, sostengono, meglio non dargli troppa importanza. Un sistema infallibile. Ma per far vincere Berlusconi. Che dei tanto ironici leader dell’opposizione nel frattempo se n’è bevuti sei o sette. Per ora tace anche il Quirinale. Che in passato quando il sultano di Arcore aveva preso di mira la magistratura e la Corte costituzionale (dopo la bocciatura del lodo Alfano) seppe reagire con durezza. Il capo dello Stato presiede il Consiglio superiore della magistratura e sicuramente farà sentire la sua voce. Berlusconi va fermato prima che sia troppo tardi. Gli appelli ad abbassare i toni o ad evitare contrapposizioni, non bastano più.
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