mercoledì 3 febbraio 2010

"Piombo fuso" su Gaza

Di seguito un articolo dal Fatto di oggi.

LA DENUNCIA

I VELENI DI “PIOMBO FUSO” CONTAMINANO TERRA E UOMINI DI GAZA

di Stefania Pavone

Il suolo di Gaza esala veleno. Le armi non convenzionali usate da Tsahal durante la campagna di “Piombo Fuso” un anno fa hanno impastato il terreno della Striscia con una quantità impressionante di metalli cancerogeni, con effetti sulla salute degli abitanti. Cadmio, mercurio, molibdeno e cobalto si annidano nelle pieghe del terreno di Gaza City. Leucemie, problemi di fertilità, malformazioni nei neonati e patologie di origine genetica sono alcune delle malattie che rischiano di marchiare a fuoco il futuro della salute della popolazione della Striscia. È quanto emerge dallo studio di un comitato di scienziati indipendenti con sede in Italia (il New Weapons Research Group) che indaga sull’impiego di armi non convenzionali nei conflitti del nuovo secolo e sugli effetti di medio
periodo nelle aree in cui questi vengono utilizzati. Sono quattro i crateri analizzati dagli scienziati, formatisi a seguito delle esplosioni di bombe durante la campagna di Piombo Fuso: due nella città di Beit Hanoun, uno nel campo profughi di Jabalia ed, infine a Tufah, sobborgo di Gaza City. A Beit Hanuon sono state rilevate quantità consistenti di tungsteno e mercurio: altamente cancerogeni. La deflagrazione di una bomba ha contaminato acque e terreno. E poi: il molibdeno, presente in grosse quantità in tutti i crateri, è risultato tossico per gli spermatozoi. Cadmio nel cratere di Tufah: anch’esso cancerogeno. E ancora: cobalto, manganese, zinco, stronzio, tutti materiali con effetti devastanti per il corpo umano. Se si pensava che l’immagine dell’orrore della guerra a Gaza fosse incarnato solo da quelle lingue di luce emanate dalle bombe al fosforo bianco, ci si è in parte sbagliati. Gli scienziati del New Weapons Group hanno analizzato la composizione di una polvere residua di una bomba esplosa presso l’ospedale di Al Wafa: oltre al fosforo, altri metalli altrettanto pericolosi impastano il terreno contaminandolo, come molibdeno e tungsteno. Perché, dunque, tutto questo? Una prima risposta è quella fornita dalle accuse di crimini di guerra contro i civili del rapporto Goldstone, il giudice ebreo che ha compilato per l’Onu un dettagliato resoconto su Piombo Fuso. Ma una seconda risposta la fornisce Paola Manduca, ordinaria di Genetica presso l’Università di Genova e portavoce del gruppo internazionale degli scienziati. Che afferma: “Auspichiamo che le indagini fino a ora svolte dalla Commissione Goldstone, voluta dalle Nazioni Unite vadano oltre il rispetto dei diritti umani e prendano in considerazione gli effetti sull’ambiente provocati dall’uso di varie tipologie di bombe e le ricadute sulla popolazione nel tempo. Una rapida raccolta di dati può essere realizzata secondo modalità che si possono descrivere agevolmente e programmare”. E mentre a Gaza City il veleno avvolge un’intera popolazione, nei campi profughi le precarie condizioni di vita fanno da veicolo alle peggiori malattie attraverso la cute e gli alimenti. Cosa potrebbe fare la scienza per evitare il peggio? Dice ancora la Manduca: “Le persone possono essere curate con farmaci che costano poco ma che non entrano a Gaza, mentre per i territori e gli animali il discorso è più complesso, c’è il rischio che si possa fare molto poco, nell’area mediorientale in molti territori non si può fare più nulla. Nelle guerre contemporanee sono state usate armi formate da una serie di componenti chimici altamente tossici, che rimangono nei territori. Il mercato delle armi è il più florido di cui l’Occidente disponga”. Intanto l’ospedale Ash Shifa ha sfornato la prima mostruosità di Piombo Fuso. Si tratta di un bambino soprannominato “baby gorilla” per via del naso schiacciato, dell’incarnato rosso bruno, degli arti accorciati e delle dita dei piedi incurvate verso l’interno, proprio come i gorilla. Il neonato è stato rifiutato dai genitori. Sembra che, nel corso del 2009, i casi di bambini malformati siano saliti a 50. Per i medici, il colpevole numero uno si chiama a chiare lettere fosforo bianco. E mentre questo accade a Gaza City, in una quotidiana guerra per la sopravvivenza e nel disinteresse della comunità internazionale, nel cielo della Striscia i bambini non fanno volare più gli aquiloni.
L’incendio prodotto da un raid su Gaza (FOTO ANSA)

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