mercoledì 19 novembre 2008

L'esercito del Surf


Il libro

La marea sale. L’onda cresce. Imbracciamo le tavole. Siamo l’esercito del surf.

Siamo quelli che credevate assopiti. Quelli disposti a tutto per un posto nel mondo.
Che credevate timorosi, impauriti, docili a ogni riforma. Bamboccioni, fuori corso, perditempo, inetti. E invece eccoci qui, a fare surf nelle piazze, nelle scuole, nelle stazioni, nelle università. A fare surf sulle riforme, sul ministro, sulla crisi, sui ricatti, sul nostro presente e il vostro futuro.
Facciamo surf sull’anti-politica, perché l’unica politica possibile è il nostro surf.
Facciamo surf sui percorsi formativi, sugli avviamenti professionali, sui muretti delle discipline, sugli steccati delle conoscenze. Sulla miseria di oggi, sulla precarietà di domani.
Abbiamo imbracciato le tavole e abitiamo le pieghe dell’onda.

Internazionale surfista
L'Internazionale surfista vive e lavora tra le pieghe dell'onda.

un assaggio...
Antefatto
Compassione, odio e amore: l’età sociale dell’esercito del surf

Lo studente è oggi in Italia, dopo rom e rumeni, la categoria sociale più generalmente disprezzata. Sia che faccia quello che dovrebbe fare, andare a scuola o all’università, sia che faccia altro, lavorare o andare a divertirsi, la categoria sociale dello studente (meglio conosciuta come «i giovani») è da alcuni semplicemente compatita e dai più apertamente temuta.

Quelli che compatiscono lo studente sono in genere coloro che li frequentano. Che ne hanno una qualche vicinanza o che, per un verso o per l’altro, ci hanno a che fare. Genitori e fratelli, qualche nonno e famigliari in genere. I genitori nutrono per lo studente, sia esso liceale o universitario, una vera e propria compassione, per le più svariate ragioni. Lo compatiscono innanzitutto perché, avendocelo in casa ed essendo spesso frutto del loro sangue, non possono permettersi di odiarlo. Nel tentativo di contenere un sentimento che così tanto contrasta con la naturalità dell’amore genitoriale, gli tocca ripiegare sul compatimento. Del resto solo così si spiega perché non dilaghi un’epidemia di omicidi di figli in età scolare. Allora lo studente, anziché essere odiato dai genitori come una condanna all’ergastolo, viene compatito e biasimato per la condizione che gli tocca di vivere e che di rimando fa vivere a madri e padri. La cosa peggiora con l’avvicinarsi del periodo universitario.

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