domenica 16 novembre 2008

Questi non sono l'alternativa

D'Alema ha un grandissimo conflitto di interessi: quello di non aver risolto il problema del conflitto d'interessi nel 1997 al tempo della commissione bicamerale. La candidatura di D'Alema fu appoggiata anche da Berluscconi.

da Wikipedia:

Il 24 gennaio 1997 venne promulgata la legge costituzionale "Istituzione di una Commissione parlamentare per le riforme costituzionali." Si decise la formazione di una bicamerale composta da 35 deputati e da 35 senatori. D'Alema venne eletto Presidente con l'appoggio del centrodestra, vennero eletti 3 vicepresidenti: Leopoldo Elia (PPI), Giuliano Urbani (Forza Italia) e Giuseppe Tatarella (AN).

Il giudice Gherardo Colombo la definì come "figlia del ricatto" attirando numerosissime critiche dal centrodestra e dal centrosinistra. In seguito Violante in un dibattito parlamentare ebbe a dire che "era stata data piena garanzia a Berlusconi e a Letta che non sarebbero state toccate le tv".

Secondo Paolo Sylos Labini


« La legittimazione politica scattò automaticamente quando fu varata la Bicamerale: non era possibile combattere Berlusconi avendolo come partner per riformare, niente meno, che la Costituzione, con l'aggravante che l'agenda fu surrettiziamente allargata includendo la riforma della giustizia, all'inizio non prevista. E la responsabilità dei leader dei Ds è gravissima »

(La Repubblica 27/04/2001)

D'Alema ha anche un altro grande conflitto d'interessi: quello per cui il magistrato Forleo è stata sollevata dall'incarico perché indagava sul coinvolgimento di D'alema e di Fassino e di altri sul caso Unipol.

D'Alema ha anche un altro grande conflitto d'interessi: quello per cui i parlamentari europei non hanno dato il permesso di utilizzare le intercettazioni sul caso Unipol che lo vede diretto interessato.

da Wikipedia:

"[...] nel luglio 2007 Forleo aveva richiesto l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni di alcuni parlamentari: la motivazione recava quella che il presidente della Giunta delle autorizzazioni della Camera, deputato Carlo Giovanardi, definì un’inammissibile anticipazione di giudizio, in quanto preannunciava che l’autorizzazione sarebbe servita a consentire l’iscrizione dei cinque parlamentari sul registro degli indagati (Fassino, D’Alema, Comincioli, Latorre, Cicu). Per il Procuratore della Cassazione Delli Priscoli ciò avrebbe violato il principio secondo cui l’azione penale procede dal pubblico ministero e non dal GIP (quale è Forleo), la quale avrebbe così compiuto un atto “abnorme” sanzionabile disciplinarmente."

e ancora:

"Il 27 giugno 2008 il CSM assolve la Forleo dalle accuse riguardanti le sue dichiarazioni relative all'inchiesta Unipol, perché il fatto non costituisce illecito disciplinare."

QUESTO È IL VERO D'ALEMA:





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