Segnalo un articolo su Repubblica sulla questione della giustizia, che riporto per intero.
Dalla rubrica Piccola Italia di Antonello Caporale:
In Italia, per nostra fortuna, c'è un ministro alla Semplificazione, esse maiuscola. Lo dice la parola stessa: semplificare, rendere chiare le ombre, semplici gli scritti complicati delle leggi. Ridurre, tagliare, disboscare. Il massimo della vita per Roberto Calderoli a cui è toccato il compito di assumerne l'incarico. Si è presentato all'Italia con una falce in mano: l'uomo avrebbe raso al suolo, come il contadino con il grano, le spighe dell'incomprensibile e dell'ingiusto.
Calderoli divide l'impegno di semplificatore con quello di costituzionalista. L'ex dentista lombardo ha in mano il piano del nuovo federalismo italiano. Cosicché i suoi colleghi, vedendolo un attimo affaccendato in altre questioni, lo stanno aiutando a disboscare la materia con articoletti semplici e chiari. Hanno iniziato dalla magistratura: quella speciale però, meno rognosa (e ringhiosa) di Pm e giudici.
Un articoletto di indicibile chiarezza, il 21-bis del decreto legge 85/2008 convertito nella legge 121 di quest'anno, semplifica, e di molto, l'attività per esempio della Corte dei Conti. Coniugando il 21-bis al successivo articolo 22 una manina sottile ha proposto, e il suo intendimento è stato accolto, che i magistrati contabili, addetti al controllo delle spese dello Stato, dei lumaconi ante litteram, dovessero ridurre e semplificare la loro organizzazione. E dunque ha attribuito al presidente della Corte, togliendo quel potere al consiglio di presidenza formato da 17 membri, l'autorità di nominare i magistrati che devono controllare, per esempio, le fatture e le altre spese dei servizi segreti. Lui, il presidente, nomina. Lui, il presidente, revoca. E non deve dare conto. In qualche modo il legislatore ha previsto, per estensione, il principio di segretezza. Se segreti sono i servizi, segreti saranno anche i magistrati addetti a far loro le pulci. Tutto riservato ma tutto più fast, veloce e sicuro.
Tutto il presidente fa. Prima per esempio il consiglio di presidenza autorizzava i magistrati ad andare fuori ruolo: cioè a fare un altro lavoro, nella specie impegnati negli uffici ministeriali con compiti di "diretta collaborazione" con il ministro. I ministri infatti si affidano spesso a magistrati cui conferiscono incarichi di alta segreteria e consulenza (capi di gabinetto soprattutto). Negli anni scorsi l'ufficio era remunerato con pochi spiccioli perciò il tizio andato "fuori ruolo" assommava quella modesta indennità (un piccolo ristoro) allo stipendio principale. Col tempo però non sono rincarati soltanto il pane e la pasta. No, signora mia: anche gli stipendi accessori dei fuori ruolo hanno subito un'impennata che li ha fatti volare a vette altissime, 70, 80 mila euro all'anno. Ogni capo di gabinetto ha un cachet diverso e nella stupefacente foresta delle remunerazioni la cifra dello stipendio accessorio ha raggiunto, per mano di una delle mille Autorità indipendenti che esistono, la punta dei 150 mila euro. Una tombola per i fuori ruolo: stipendione al ministero più stipendione del tribunale. Fino a ieri però la richiesta di essere posto in quel ruolo, oh, scusate, fuori ruolo (in panchina ma pagato da giocatore effettivo) doveva almeno passare per il giudizio di un consesso composto da numerosi colleghi. Adesso basta il sì e il no del presidente. Sei stimato dal presidente? Allora forse sì. Sei nemico del presidente? E allora, forse forse, proprio no.
E se passa un emendamento del senatore Carlo Vizzini (art. 6 bis del disegno di legge 847/2008) il presidente della Corte decide in splendida solitudine tutti gli incarichi extra (incarichi universitari per esempio) dei suoi magistrati. E in splendida solitudine li revoca. Come piace a lui, sempre che piaccia a lui.
Snellire, snellire. Nello snellimento l'organo di autogoverno dei magistrati contabili è stato ridotto: erano 17 membri, diverranno 11.
I dieci eletti dai magistrati diventano quattro. I quattro eletti dal Parlamento restano quattro. E tre restano quelli di diritto (Presidente, Presidente Aggiunto e Procuratore Generale). Perdono potere i magistrati, aumenta il potere dei deputati.
Tutto più semplice, e finalmente più chiaro.
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