Sono Anna Adamolo, sono il Ministro Onda dell'Istruzione, Università e Ricerca. Il mio compito è quello di tutelare l'istruzione e l'università italiana. Il mio primo impegno sarà il ritiro della Legge 133 e della legge Gelmini.
Sono Anna Adamolo. Non capisco perché il mio ultimo bambino, che andrà a scuola fra sei anni, dovrà fare la scuola elementare con un maestro solo, mentre sua sorella da quattro anni studia con tre maestri, e sta imparando un sacco di cose.
Sono Anna Adamolo. Sono single, e lavoro. Ho già passato le pene dell'inferno per trovare un posto all'asilo per mia figlia, ed ora che lei va alle elementari rischio anche di vedermi rubare il tempo pieno. Sono piena di rabbia: vorrei pensare anche alla mia formazione, per non restare sempre rinchiusa in un ruolo che mi sta stretto. Ma come si fa? Sembra di parlare di fantascienza in questo paese. Eppure non sarebbe difficile: basterebbe avere più asili nido, non essere discriminate sul lavoro quando si hanno dei figli, il tempo pieno magari anche alle medie.
Sono Anna Adamolo. Mio figlio ha 17 anni, mi ha detto che domani ci sarà un'assemblea nella sua scuola. Discuteranno sul decreto Gelmini, cercheranno di capire perché vogliono tagliare i finanziamenti alle scuole pubbliche e lasciare inalterati quelli alle scuole private. Gli ho detto di ascoltare con attenzione, di decidere con i suoi compagni, e se vorranno occupare la scuola tutti insieme faranno bene a farlo. Sono molto preoccupata per il suo futuro.
Sono Anna Adamolo. Ho 42 anni, un'abilitazione all'insegnamento e ho vinto il concorso per italiano e storia negli istituti tecnici. Faccio supplenze da sette anni. Ho vinto un concorso, ma non ho una cattedra. Mi sa che con questa nuova legge non ce l'avrò mai.
Sono Anna Adamolo. Ho cominciato un dottorato di ricerca in fisica l'anno scorso, mi sono laureata con 110 e lode, il mio professore voleva farmi studiare a Livermore, ho preferito restare in Italia, mi piacerebbe, prima o poi, insegnare all'Università. Ho visto che in questa legge Gelmini è previsto che su cinque professori universitari che andranno in pensione, ne verrà assunto uno solo. Avrei fatto meglio ad andare a Livermore.
Sono Anna Adamolo. Sono una studentessa universitaria, non avevo tanta fiducia nell'università, le istituzioni sono dei carrozzoni e ognuno deve arrangiarsi come può. Mi fa rabbia che vogliano tagliare tutti questi fondi all'università, quasi il 25% in cinque anni. Non ci possono ridurre sul lastrico, devo passare altri tre anni qui, forse cinque. Come faremo a studiare senza risorse, con i professori sempre più demotivati, e noi non contiamo niente, niente. Mi sono sentita meglio quando sono andata alle prime assemblee, ho fatto i cortei con le mie amiche e i miei amici, abbiamo occupato. è la prima volta che riusciamo a parlare davvero, che capisco come funzionano le cose. Sono più viva, adesso. Non voglio smettere di lottare finché qualcosa non cambia.
Sono un'insegnante di un istituto professionale di Torino da trent'anni sulle barricate, felice di fare questo lavoro ed orgogliosa dei risultati ottenuti.
Sono una voce che da anni si rinnova, che usa le nuove tecnolgie in classe, che ha un dialogo continuo con gli studenti. Gli istituti professionali sono l'unico momento di riscatto per alcuni allievi, che arrivano da noi demotivati, da un ambiente sociale deprivato culturalmente e da situazioni famigliari spesso disastrose.
Forse dovreste condividere la mia gioia nel vedere che molti si sono realizzati nel lavoro, anche grazie agli sforzi fatti da noi.
Forse dovreste entrare nella mia 1b, dove ci sono 8 ragazzi straineri, uno appena arrivato dal Pakistan e che non spiacciava parola e adesso grazie ai suoi compagni italiani parla e impara scrivere.
Forse dovreste venire in 1b dove il ragazzo disabile aiuta il pakistano e tutti, tutti hanno voglia di imparare. Credete davvero che nei licei questi ragazzi avrebbero l'opportunità di arrivare a un diploma? Se sì, si vi sbagliate; dopo neanche un mese di scuola verrebbero invitati a cambiare tipologia di studi e approderebbero, appunto da noi.
Forse dovreste conoscere le mie ragazze marocchine, che l'anno scorso non parlavano italiano e ora parlano e scrivono meglio dei loro compagni. Perchè non dovebbero andare all'università? E pensate davvero che in questa classi si possa lavorare con 30 studenti e senza codocenze?
Provate a venire nella mia scuola a fare un giro, provate a entrare nelle classi, dove tutti nella loro diversità rivendicano il diritto di imparare, e poi forse capirete.
Non importa, il mio senso etico mi spinge a lavorare in tutte le direzioni per salvaguardare i miei allievi più deboli e il loro futuro.
NON SONO UN'INSEGNANTE PER CASO! Sono una precaria della scuola, ma non per caso! Ho partecipato e superato due concorsi pubblici e ho frequentato la SSIS, ottenendo in totale quattro abilitazioni. Da otto anni insegno e quando ho iniziato ho accettato di trasferirmi dalla mia terra e dai miei affetti. In questi anni ho acquisito competenze, ho fatto esperienze, aggiornamento continuo, spesso con corsi autofinanziati.
Ho partecipato a progetti, ho proposto progetti alla scuola, ho stabilito contatti e rapporti professionali e adesso qualcuno mi dice che dal prossimo anno dovrò fare altro, non si sa bene cosa.
Il decreto Gelmini è un taglio anticostituzionale. L'art. 3 della Costituzione recita: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [...] è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, [...] impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Bene, in questo momento la Repubblica non rimuove gli ostacoli, ma li crea, limita la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impedisce lo sviluppo della persona umana, e la partecipazione alla vita politica, economica e sociale del paese. Se il lavoro è un diritto, le scelte cieche di questo governo ledono il diritto di chi da anni lavora per lo Stato.
Noi precari abbiamo servito il Paese come soldati sempre pronti e disponibili. Abbiamo accettato di essere usati come kleenex: nominati il 1 settembre e licenziati il 30 giugno senza lo stipendio estivo, abbiamo accettato di lasciare le classi in cui tanto avevamo creduto, in alcune grandi province non abbiamo usufruito delle 150 ore del diritto allo studio, abbiamo rinunciato ai 3 giorni di assenza per motivi familiari, ma tanto, i precari sono i meno assenteisti, altro che fannulloni!.
Ebbene, dopo tali umiliazioni quello che sta accadendo adesso è inaccettabile! 130.000 cattedre in meno coinvolgono altrettante famiglie, ma i cittadini coinvolti saranno molti di più.
Il decreto Gelmini colpisce i soggetti più deboli della società: donne e bambini. E' una legge maschilista frutto di un pensiero retrogrado che non trova supporto in nessuna teoria pedagogica, colpisce i bambini propinando il pensiero unico del consumatore che professa l'avere piuttosto che l'essere.
Non è una manovra grave solo per la scuola, ma per la società. E' uno tzunami, sul nostro Paese ma la protezione civile non sente l'SOS e non viene a soccorrerci!
3 commenti:
Mi pare di capire che ti chiami Anna Adamolo. Ma non è che insegnare all'università... Bé sai, bisogna avere anche qualcosa da dire, e saperlo dire... Tutto sommato non mi fa specie che tu non ci riesca, visto come scrivi, non offenderti ma proprio non mi sembra il caso.
Che peccato, e che gran perdita di tempo, soffermarsi sempre e solo su questioni estetiche e non capire quel che le parole significano davvero. Sarebbe molto più interessante leggere interventi che hanno come oggetto il contenuto del post a cui si riferiscono, invece che la forma. La lingua serve soprattutto per comunicare contenuti, c´è chi la sa usare benissimo e non ha niente da dire, c´è chi la usa meno bene e dice cose molto interessanti. Ognuno decida per sé...
Ah che intervento utile, che gran risparmio di tempo, questo commento saccente sì che è degno di nota.
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